BRUCE DICKINSON
The Chemical Wedding
1998 - Air Raid
PAOLO FACCHINELLO
11/10/2011
Recensione
Se vogliamo restare sulla scia dei masterpieces dell'heavy metal dobbiamo per forza di cose discorrere nuovamente del grande BRUCE DICKINSON con uno dei capolavori assoluti del suo percorso da solista: THE CHEMICAL WEDDING. Questo disco si presenta fin da subito come un concept molto ambizioso incentrato su tematiche criptiche e misteriose rivolte al mondo dell'occulto e a degli aspetti sibillini del misticismo più introspettivo. Per le liriche di questo album, infatti, BRUCE DICKINSON prende come spunto la vita e le opere di un personaggio emblematico e geniale: il poeta e pittore inglese William Blake. (N.b. Proprio in riferimento a Blake si può notare un suo dipinto già nella cover dell'artwork dell'album.) Per tutta la durata di THE CHEMICAL WEDDING si possono avvertire delle sonorità decisamente spigolose con le più svariate contaminazioni, ma orientativamente il genere è un heavy metal classico con delle enfatiche liriche di stampo barocco. Ma parliamo della realizzazione di questo masterpiece. Innanzitutto per questo lavoro BRUCE DICKINSON riconferma 2 personaggi chiave che già in diverse occasioni hanno portato fortuna al cantante: da una parte vi è la presenza del chitarrista Roy Z, dall'altra invece viene affiancato dal suo caro vecchio amico Adrian Smith. A completare l'organico della band vengono riconfermati i già noti Eddie Casillas al basso e David Ingraham alla batteria. Da sottolineare inoltre la presenza di ospiti di prestigio che compaiono in diverse tracce del disco tra cui Greg Schultz alle tastiere e il funambolico e pittoresco cantante inglese Arthur Brown. THE CHEMICAL WEDDING, esce nel luglio 1998 per la Air Raid Records, e si compone di 10 canzoni molto cariche e trascinanti. Si parte con King In Crimson, pezzo acuminato e oscuro cadenzato da potenti riff di chitarra con un taglio doom che ricorda dei passaggi vicini allo stile dei Black Sabbath, Candlemass ed Electric Wizard con un Bruce Dickinson che incanta nel ritornello con la sua voce duttile e intensa con dei tecnicismi davvero carichi ed esplosivi. Si prosegue con Chemical Wedding, un brano avvolto da un mantra oscuro che elargisce dei connotati dark con il fluire del pezzo. The Tower, 3^track, è un brano che vede in primo piano le chitarre con Roy Z e Adrian Smith che compiono un lavoro eccelso attraverso riff e assoli notevoli con il canto sfavillante di Bruce a fare da contorno ideale. Degni di nota in questo pezzo sono le linee di basso che ricordano in certi tratti una vecchia canzone degli Iron: Wrathchild! Si arriva così a Killing Floor, 4^track, che a mio parere è uno dei pezzi forti del disco. Tutta la fragorosa potenza e la tensione emotiva possibile viene concentrata in questo brano con assoli, fraseggi e riff di chitarra davvero "maligni" e impetuosi. Molto buono e oculato anche il songwriting con Dickinson che qui da forse la sua migliore prova in fase vocale. Book Of Thel, 5^track, parte come una song lenta e quieta per poi trasformarsi in una cavalcata epica dai contorni cupi e fuligginosi. Da notare le provi assolutamente superlative di Casillas e Ingraham, che si concedono a testa un mini assolo di basso e di batteria. Anche in questo episodio Dickinson da una prova magistrale del suo estro creativo incredibile. La 6^track, Gates Of Urizen, è la prima power ballad del disco. La canzone ha un ritmo molto sostenuto e procede via in modo aulico e facondo con una buona prestazione generale del gruppo. Jerusalem, 7^track, è la seconda ballad del disco con una struttura metrica e ritmica divisa in 2 parti: la prima parte è acustica con Bruce Dickinson che sorregge in maniera soddisfacente l'assetto vocale, nella seconda parte assistiamo a un repentino cambio di musicalità con l'innesto frequente delle chitarre elettriche di Roy Z e Adrian Smith, che ad un certo momento sfoderano degli assoli virtuosistici davvero favolosi. Trumpets Of Jericho, 8^track, parte in maniera tellurica con le chitarre che sfoderano riff infuocati e vibranti con il gain dell'amplificatore alzato al massimo. La penultima track, Machine Men, è un altro pezzo molto roccioso dove in evidenza sono sempre le chitarre di Roy Z e Adrian Smith con Dickinson che anche qui si dimostra abbondantemente all'altezza del suo compito primario. A concludere il disco c'è The Alchemist, song dalle sfumature eteriche e opalescenti, caratterizzata da degli arrangiamenti ricchi di melodie notevoli e consistenti, con dei pregevoli assoli nella fase centrale del brano. Meritevoli sono i coretti di sottofondo con la voce satura di Dickinson che chiude degnamente un disco superlativo. In poche parole THE CHEMICAL WEDDING rimarrà negli annali come uno dei gioielli più rari e pregiati sfornati da BRUCE DICKINSON. Di sicuro questo lavoro si eleva di molto dagli standard dei precedenti lavori per energia, gusto musicale e impianto concettuale davvero intrigante e suggestivo: la figura di Blake viene evocata (anche se con modalità disomogenee vista la trasversalità del tema proposto) con riferimenti più o meno eloquenti all'esoterismo più arcano e ignoto.
Forse anche per questo l'album ha in sè una sorta di aura magica, e tanto per fare un accostamento non troppo azzardato si potrebbe dire che questo album sta a BRUCE DICKINSON come IV (o meglio ZOSO) sta ai Led Zeppelin. Questo paragone può essere considerato credibile solo per la "pareidolia" delle immagini o del contesto lirico. Se dovessimo cercare un aspetto "negativo" (o meglio un punto a sfavore) quello riguarderebbe sicuramente la poca considerazione che il disco ha avuto al tempo della sua uscita. Tale fatto è sicuramente dovuto a una scarsa promozione a livello mediatico, che a sua volta ha inciso notevolmente sulle vendite del disco. Ciò nonostante THE CHEMICAL WEDDING diventa un disco indispensabile per tutta quella schiera di fan attaccata a BRUCE DICKINSON e in senso più ampio a tutto l'heavy metal. Chi non ha ancora adempiuto al proprio dovere di metallaro, provveda subito. Non è mai troppo tardi per provare a gustarsi la migliore cioccolata svizzera in formato musicale, visto che il palato non verrà mai deluso.
1) King In Crimson
2) Chemical Wedding
3) The Tower
4) Killing Floor
5) Book Of Thel
6) Gates Of Urizen
7) Jerusalem
8) Trumpets Of Jericho
9) Machine Men
10) The Alchemist