BRUCE DICKINSON

Skunkworks

1996 - Raw Power

A CURA DI
PAOLO FACCHINELLO
29/09/2011
TEMPO DI LETTURA:
6,5

Recensione

Con la seguente recensione voglio tornare ad analizzare un altro capitolo discografico della carriera solistica di BRUCE DICKINSON. Il disco in questione è il suo terzo full lenght intitolato SKUNKWORKS, un album assai controverso e discusso che a detta di molti ha segnato un punto di rottura con il passato dello stesso Dickinson e che rappresenta tutt'ora forse "l'anello debole" della sua parentesi da solista. Una delle differenze sostanziali di cambiamento radicale per Dickinson è sicuramente la sua nuova immagine pubblica insieme al suo rinnovato look. Prima dell'incisione di questo disco, infatti, lo stesso cantante si presenta in studio di registrazione con un taglio di capelli differente da come era solito comparire, accorciando la sua folta chioma e abbandonando parzialmente il classico vestiario da metallaro con il chiodo e le borchie per un abbigliamento molto casual e trendy. Altro elemento che denota una grossa novità è la formazione che affianca il cantante. Per questo lavoro Dickinson decide di pianificare un proponimento musicale alternativo e indipendente che sceglie di chiamare "Skunkworks Project". In questo progetto Dickinson ingaggia una formazione composta quasi esclusivamente da giovani esordienti inesperti ma dotati di talento e buone motivazioni. A fare parte del gruppo ci sono quindi Alex Dickson alla chitarra, Chris Dale al basso e l'italianissimo Alessandro Elena alla batteria. Dopo queste premesse con cui era quasi obbligatorio fare un'introduzione, andrei a immergermi nei contenuti dell'album per spiegare meglio le mie convinzioni e impressioni che si possono ricavare dall'ascolto di questo disco. SKUNKWORKS, prodotto dal noto Jack Endino (Mudhoney, Nirvana, Soundgarden) esce nel giugno 1996 per la Castle Communications e si compone di 13 tracks. Si parte con Space Race, una song dai tratti molto rock che ricorda da vicino certe sonorità grunge con echi che rimandano agli Stone Temple Pilots. Si prosegue con la 2^traccia, Back To The Edge, dove la chitarra di Dickson prende il sopravvento trascinando il pezzo verso orizzonti musicali vicini ai Foo Fighters più "cosmici" che rendono il tutto molto accattivante e radiofonico. Inertia, 3^traccia, parte molto a rilento con buoni arpeggi ma poi si trasforma in un brano rabbioso dove un concitato Dickinson entra in scena prepotentemente trainando il pezzo con la solita maestria vocale al quale ci ha abituato da sempre. La 4^traccia, Faith, è una delle composizioni più heavy rock del disco con dei momenti solistici apprezzabili che riportano le lancette del tempo indietro di qualche anno, tanto che pare quasi di sentire un pezzo dei Whitesnake di David Coverdale! Solar Confinement, 5^traccia, offre degli spunti molto interessanti dal punto di vista della sezione ritmica che sembra più abile del solito a destreggiarsi con un Dickinson che concede un'ottima prestazione vocale con un registro che ricorda in certi passaggi Chris Cornell. Dreamstate, 6^traccia, è una delle canzoni più calme e distese del disco con riverberi chitarristici che ricordano certe sonorità vicine ai Soundgarden. I Will Not Accept The Truth, 7^traccia, riprende il discorso iniziato con il brano precedente delineando dei contorni elegiaci con sfumature melanconiche. Si arriva a Inside The Machine, 8^traccia, che a mio parere è una delle canzoni più riuscite dell'album, con degli intrecci chitarristici e vocali molto indovinati che trasformano il pezzo in un piccolo capolavoro di adrenalina rock. Headswitch e Meltdown, rispettivamente 9^ e 10^traccia, mostrano il lato più grintoso di Dickinson presentandosi come due canzoni dal piglio hard rock molto potente e veloce che riescono a catturare da subito l'attenzione dell'ascoltatore più esigente e che alla prova del nove appaiono tutt'altro che banali e scontate. Octavia, 11^traccia, è un'energica power ballad dai contorni funk rock, piacevole da sentire, con Dickinson che cambia la propria timbrica di vocalizzi, sembrando quasi di proseguire sulla scia dei Red Hot Chili Peppers per via di certe "gradazioni tonali". La penultima traccia, Innerspace, è una delle canzoni più articolate e possenti sia nel sound a tinte heavy sia nella vocalità graffiante e tagliente di Dickinson. A concludere il disco ci pensa Strange Death In Paradise, un pesante brano dai toni cupi e drammatici cadenzato dalla struttura ritmica complessa e articolata, con Dickinson che a più riprese entra in scena con i suoi mirabili interludi vocali facendo da cerniera perfetta per completare il brano. Arrivati alla fine è necessario trarre delle dovute osservazioni. Ascoltando in blocco tutte le canzoni di questo disco si ha la sensazione di rimanere un pò in uno stato di smarrimento. Questo è dovuto sicuramente per la scelta coraggiosa di imbattersi in certe sonorità grunge e hard rock inusuali per un personaggio come BRUCE DICKINSON. Certo è che alla base di questo tentativo c'è un tema che lega e fa da filo conduttore a tutto l'album, e cioè l'obiettivo dichiarato e lapalissiano di Dickinson di concentrarsi sul campo dell'improvvisazione e della sperimentazione musicale. Per quest SKUNKWORKS rischia di apparire molto disomogeneo e incoerente con il sostrato heavy di BRUCE DICKINSON. E' per tale motivo che consiglio a tutti di ascoltarsi e riascoltarsi più volte questo disco a mente fredda libera da preconcetti di fondo, elementi che possono causare i più vari detrimenti possibili e immaginabili. Tuttavia resta il fatto che questo album contrassegnerà delle discrepanze con i vecchi fans di BRUCE DICKINSON che peseranno negativamente sui risvolti commerciali della vendita del disco. Nonostante ciò credo sia comunque un album da rivalutare con lucidità nella sua complessa diversità con la consapevolezza che anche i grandi della musica a volte possono permettersi di sbagliare.


1) Space Race
2) Back From The Edge
3) Inertia
4) Faith
5) Solar Confinement
6) Dreamstate
7) I Will Not Accept The Truth
8) Inside The Machine 
9) Headswitch 
10) Meltdown
11) Octavia
12) Innerspace
13) Strange Death In Paradise

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