BROWNIE CHOCOLATE EXPLOSION

Brownie Chocolate Explosion

2014 - Autoprodotto

A CURA DI
SANDRO NEMESI PISTOLESI
08/02/2016
TEMPO DI LETTURA:
7

Introduzione Recensione

Fra un CD dei Marillion e uno degli Yes, ogni tanto la redazione mi affida qualche lavoro di buona sana musica rock nostrana, e anche se tali lavori escono spesso dai binari del progressive di cui solitamente mi occupo, affronto sempre volentieri queste missioni alternative, uno perché mi piace arricchire sempre di continuo il mio bagaglio musicale, due, perché da musicista dilettante, quando si tratta di valorizzare una band del Bel Paese, lo faccio sempre volentieri, in barba alle cattiverie e alle invidie fra band che spesso aleggiano nell'underground musicale italiano. Già viviamo in un Paese dove fare musica è difficile, poi se fra colleghi ci mettiamo i bastoni fra le ruote è finita. Penso che invece la solidarietà fra band sia una delle poche cose su cui si possa contare veramente. Personalmente, quando apprendo che band o musicisti della mia zona hanno raggiunto obbiettivi soddisfacenti, provo orgoglio e stima, magari cercando di imparare qualcosa e se posso, nel mio piccolo, cerco di dare una mano. Ma veniamo a noi, stavolta facciamo un viaggio nei paesaggi mozzafiato del Sud Tirolo, per la precisione nella ridente provincia di Trento, andando a conoscere una giovane e frizzante band dal curioso ed originale nome Brownie Chocolate Explosion. La band nasce sotto il volere di quattro ragazzi acqua e sapone, amici di lunga data, che sin dalla tenera età di quattordici anni si sono tuffati nell'affascinante mondo della musica, condividendo spesso esperienze e progetti musicali. Veniamo subito alle presentazioni: il cioccolatoso quartetto trentino è composto da Jacopo Salvaterra, venticinquenne chitarrista nato a Tione, incantevole comune della provincia autonoma di Trento, Nicola Pedretti, bassista di un anno più giovane e concittadino di Jacopo, Maurizio Viviani, drummer di ventiquattro anni nativo di Villa Rendena, sempre in provincia di Trento e del vocalist Enrico De Bertolini, il più "anziano", dall'alto dei suoi ventinove anni, proveniente dal capoluogo trentino. I primi tre hanno lavorato insieme per molti anni nella rock band "The Butterfly Effect" e in altri progetti musicali minori, mentre Jacopo ed il vocalist Enrico erano l'anima del duo acustico Jam Express. Quindi, come potete notare, tutti più o meno hanno fatto parte della medesima orbita musicale trentina. La nuova band inizia a prendere forma nel 2012, in parallelo con gli altri progetti musicali dei singoli componenti. I nostri però non riuscivano a trovare un cantante che entrasse in perfetta sintonia con la loro orbita musicale. Dopo aver provato una lunga lista di vocalist (o presunti tali), Jacopo, ormai esasperato, propose di provare una serata con Enrico, con il quale condivideva il progetto acustico. La prova coincise casualmente con una richiesta di partecipazione ad un evento locale. I nostri misero in fretta e furia una scaletta di cover a base di Hendrix e Led Zeppelin. La serata risultò letteralmente esplosiva, scattò la scintilla e nacquero i "Brownie Chocolate Explosion", che una volta assestata definitivamente la line-up, decisero di cimentarsi in proprie composizioni, andando a sviluppare ed arrangiare tutti insieme le idee di Jacopo e Maurizio, i compositori principali del combo trentino. Come me, credo sarete curiosi a riguardo delle origine del bizzarro nome: tutto risale ad una vacanza ad Amsterdam dell'ex batterista Maurizio e del chitarrista Jacopo. I due furono letteralmente ammaliati da un gelato cioccolatoso dall'esotico nome "Chocolate Brownie Explosion". Durante la scelta del nome, i due si ricordarono dell'aneddoto e decisero di adottare il nome del luculliano gelato, invertendo l'ordine degli addendi per una migliore assonanza. Veniamo alle influenze musicali che hanno caratterizzato il sound del combo trentino. Le loro radici vanno come spesso accade, molto indietro nel tempo, fino al grezzo hard rock inglese degli anni settanta e quello più raffinato americano degli anni ottanta, non disdegnando alcune fiammate di funk, qualche spruzzatina di blues, e perché no, anche di pop, il tutto servito con una piccante salsa dal retrogusto seattleliano. Ad ottobre del 2014 pubblicano la loro prima e ad oggi unica fatica, che semplicemente si intitola con il nome della band, ovvero "Brownie Chocolate Explosion" (che per comodità di qui in avanti abbrevierò con l'acronimo "BCEx") un album di genuino hard rock che ripropone in chiave moderna le sonorità dei mostri sacri del passato, seguendo un po' le orme del super gruppo The Winery Dogs. Nel 2015, seguono il cammino intrapreso da molti musicisti degli anni settanta e si stabiliscono temporaneamente a Londra in cerca di fortuna, dove possono conoscere molti musicisti e immagazzinare nuove influenze ed esperienze fondamentali per la loro crescita, oltre che ad avere la soddisfazione di lanciare il loro messaggio musicale di fronte ad un pubblico assai diverso da quello italiano. Durante questa affascinante esperienza nel Regno Unito, gli inglesi, seguendo rigidamente le loro regole grammaticali, ovviamente li chiamavano "Chocolate Brownie Explosion". Nel loro curriculum brilla una apparizione al prestigioso "Rock Im Ring 2015" di Bolzano, insieme a nomi del calibro di In Flames e Refused. Stiamo parlando di uno storico appuntamento per gli amanti dell'hard rock che affonda le sue origini nel lontano 1994 e che si svolge in due giornate, offrendo la comoda possibilità di campeggiare. Un paio di mesi dopo questa prestigiosa esibizione live, lo storico batterista Maurizio Viviani decide di abbandonare la band e viene sostituito da Stefano Malchiodi.

Personal Glory

Andiamo ora a scoprire quanto sia buona questa classica torta cioccolatosa esplosiva a stelle e strisce. Ad aprire le danze è "Personal Glory (Gloria Personale)", i nostri vanno sul sicuro e partono con un ammaliante riff di Angussiane memorie, ricamato da preziosi intarsi di chitarra. Arriva la strofa, Maurizio guida con un veloce 4/4, rafforzato dalle martellanti sedicesime sparate dal basso. La chitarra indica la strada da percorre a Enrico, che con la sua graffiante voce sale su nel bridge, dove emerge un melodico tema di chitarra, aprendo le porte al ritornello. L'azzeccata progressione degli accordi si sposa a meraviglia con la linea vocale. Breve break strumentale con un effimero solo di chitarra e si riparte con la strofa, dove predomina il riff di Mr. Salvaterra, semplice ma trascinante, di quelli che ti invitano a suonare una chitarra immaginaria. Arriva il melodico bridge, subito seguito dall'inciso, con cui prendiamo confidenza e riusciamo a ricanticchiarlo. Stavolta l'assolo di chitarra è di quelli seri, Jacopo alterna temi melodici con funambolici escursioni in tapping confezionando un prodotto ricco di tecnica e di gusto. Il successivo ritornello viene impreziosito da una serie di cori in pieno stile Twisted Sister che urlano "Don't Care" ai quattro venti, instaurando un botta e risposta con la graffiante voce di Enrico. Si chiude con il ritornello ad oltranza, con l'aggiunta di alcuni interessanti fraseggi di chitarra e basso all'unisono. Nelle liriche, partorite da Jacopo Salvaterra ed Enrico De Bertolini, si parla del sogno e delle ambizioni della band, e aggiungerei di ogni aspirante musicista. La strada è dura e farraginosa, ma dobbiamo credere al massimo in quello che facciamo e portare più lontano possibile il nostro messaggio musicale. Il sogno di ogni musicista è quello di vivere di sola musica, accerchiato da avvenenti ragazze, tempestato dai fans vogliosi di autografi, vivere nel lusso e girare per le città del Mondo a proporre la propria musica. Una volta saliti su un palco, davanti ad una folla urlante e con le luci che ci abbagliano la vista, otterremo la nostra gloria personale. Se il buongiorno si vede dal mattino, siamo curiosi di scoprire cosa ci aspetta dopo questo trascinante brano di sano e genuino hard rock d'altri tempi.

The Meal You Desire

La traccia successiva è intitolata "The Meal You Desire (Il Pasto Che Desideri)", aperta da un acido riff funckeggiante di chitarra che ci ricorda le calde sonorità degli scintillanti anni settanta. Dopo un paio di battute entra in scena anche la sezione ritmica con un incalzante 4/4 che mette in evidenza corposo giro di basso. Enrico De Bertolini in pieno black music style, segue la melodia dettata dalla sei corde. Il bridge viene tirato su dalle sedicesime sparate dal basso, che con una pungente scala ci riporta nella strofa. Enrico sfrutta l'effetto stereo, instaurando un suggestivo dialogo con se stesso. Il bridge stavolta apre le porte all'esplosivo ritornello. Una indovinata progressioni di accordi mostra la strada da percorrere al Vocalist Trentino che sembra essere impossessato dal fantasma di Corey Glover. L'energica linea vocale viene ricamata da una serie di graffianti scale sparate dal basso di Nicola Pedretti. Effimero break di chitarra e si ritorna alle incalzanti ritmiche della strofa. Il bridge ci spinge letteralmente verso il ritorno dell'inciso, dopo di che Jacopo Salvaterra ci investe con una pioggia acida di note con un assolo di chitarra dal retrogusto settantiano. Versione alternativa del ritornello e poi si va a chiudere con le funckeggianti atmosfere della strofa. Piacevole escursione nelle colorite sonorità funky, che mixate ai graffianti accordi del ritornello ci fanno venire in mente gli intramontabili Living Colour. Le liriche sono ancora opera del duo Salvaterra - De Bertolini che affrontano un problema di cuore, dovuto alla lontananza della persona amata, che si trova lontano, a molti chilometri di distanza e per di più in compagnia di un vecchio amico. E' difficile prendere sonno, con mille pensieri che tormentano la testa ed il cuore che batte forte, è difficile dover accettare di essere soli nel letto. La vita con lei era un Paradiso, senza è un Inferno. Un vecchio film non è l'ideale compagno per chi è affamato d'amore. Poi, a tarda notte, appena si chiudono gli occhi, come per magia appaiono suoi fluenti capelli biondi, le sue colline dove affondare la faccia, la vallata da esplorare. Ma purtroppo il lavoro chiama, era solo un sogno, una volta svegli non troveremo nessuno al nostro fianco e dovremo aspettare finché non torna. 

Synthetized

La successiva "Synthetized (Sintetizzato)" è anche il primo video girato dai nostri BCEx. Il brano viene aperto da Jacopo con un graffiante riff di chitarra, seguito da un potente wall of sound di Aerosmithiane memorie dove emerge prepotentemente la sei corde. Un funambolico fraseggio in tapping annuncia l'ingresso in scena di Enrico Di Bertolini, che fa centro con una linea vocale graffiante che si sposa alla perfezione con i riff della chitarra. Breve stacco con il riff portante e poi ritorna la strofa. Il basso ci martella fino all'arrivo del breve bridge, i melodici fraseggi di chitarra trasportano in alto il Cantastorie di Trento, che esplode nel solare inciso. Gli accordi distorti aperti accolgono Enrico, che non ha difficoltà a catturarci con una ammaliante linea vocale, supportata dal tappeto di sedicesime steso da Nicola Pedretti. Altro break con il riff portante e ritorna la strofa, seguita in maniera scolastica dal bridge e dall'inciso. Un repentino cambio di tono spinge Enrico in alto, trasportato dalle note della chitarra. Arriva il solo, Jacopo conferma che oltre ad essere dotato di una discreta tecnica strumentale, è in possesso anche di ottimo feeling e passione, che riesce a trasmetterci attraverso la ragnatela di note sparate dalla sua Fender. Il nostro mixa perfettamente tecnica e melodia facendoci venire a mente Mr. Joe Satriani, il quale senza eccedere nell'autocelebratismo da mal di testa, riesce sempre a confezionare prodotti vincenti. Dopo questo saggio chitarristico, i nostri vanno avanti con il melodico ritornello ad oltranza, fino che un rocambolesco finale dice stop. Altro brano trascinante che fa forza sulle tipiche calorose sonorità dell'hard rock americano. Le liriche sono ancora una volta firmate a quattro mani, dove viene esaminata una forte crisi totale, nessun raggio di Sole riesce a rompere il grigiore della vita, dovuto alla pessima situazione che sta attraversando attualmente il nostro Paese, che ogni giorno priva sempre più persone di una stabilità economica e di conseguenza di una dignità, rendendo le giornate interminabili e rendono l'essere umano abulico, portandolo a trovare nel letto l'unica soluzione per cancellare momentaneamente i pensieri che aleggiano nella mente. E' difficili riuscire a risorgere, ma un musicista ha un arma in più, ovvero la propria musica, che riesce a donargli energia per riuscire a superare momenti al limite del drammatico. E allora, grazie alle nostre canzoni scopriremo una nuova dimensione, un nuovo stato mentale che cancellerà la depressione, i vecchi problemi saranno solo ricordi utili a forgiare la nostra corazza. Un'ondata di positività squarcerà le tenebre che albergano dentro di noi, rendendoci tutto più facile.

Shining Star

Con la successiva "Shining Star (Stella Luminosa)" i nostri ci riportano indietro nel tempo, con una avvolgente ballata funky-rock che grida anni ottanta da tutti i pori. Gli accordi di apertura ed i raffinati ricami di chitarra mi hanno illuminato di gioia. Lo stile mi ha ricordato molto da vicino quello di uno dei mie chitarristi preferiti, sua maestà Steve Howe, e questo per quanto mi riguarda, è uno dei migliori complimenti che posso fare ad un chitarrista. Sarei curioso di sapere se è solo una coincidenza, oppure se Jacopo ha fra le sue muse il talentuoso Chitarrista Di Holloway. La calda voce di Enrico si sposa alla perfezione con le trame della chitarra ed il sinuoso groove di basso. Breve break con i raffinati fraseggi di chitarra che mi hanno stregato e ritorna la strofa, seguita dal bridge, che mette in evidenza delle calorose trame di chitarra, ricamate da pungenti fraseggi di basso. Maurizio si limita ad accarezzare il set dei piatti. I nostri confezionano un'avvolgente atmosfera che sembra tenere in sospeso in aria il Vocalist di Trento, che con classe ci porta lentamente verso il funckeggiante inciso, dove emerge il basso, ricamato dagli accordi in contro tempo della chitarra. Altro effimero break di chitarra e ritorna la strofa, con i suoi raffinati ricami di chitarra, seguita dal "galleggiante" bridge e dal trascinante ritornello. Jacopo ci accompagna delicatamente verso il finale con un assolo dai sentori fusion che sprizza classe da tutti i pori. Piacevole e nostalgica ballata funky rock di gran classe. Sono sempre Jacopo ed Enrico a firmare le liriche, spesso, quando una persona con cui ci sentiamo in perfetta sintonia entra nella nostra vita, riesce a farci dimenticare le notti brave e a scacciare i demoni dell'alcool, tutti fattori che incidono negativamente sul nostro umore. Il suo sorriso ci sembrerà una stella luminosa che squarcia prepotentemente le tenebre in cui ci siamo rintanati, sperando invano di cancellare i nostri problemi. Il passato è indelebile, non possiamo cancellarlo, ma se la freccia sagittabonda farà centro, con accanto la persona giusta possiamo rendere migliore la nostra vita.

As You Are

Con i suoi 05:02 minuti "As You Are (Come Sei)" è il brano più lungo del platter. Il brano è aperto con estrema delicatezza da Maurizio Viviani, dopo qualche battuta viene raggiunto dal compagno di sezione ritmica, che con profonde pennate di basso dona un anima al brano. La chitarra si limita ad una melliflua progressione di accordi arpeggiati che accompagnano l'avvolgente linea vocale con cui entra in scena il bravo Enrico. Il quartetto trentino per oltre un minuto ci fa respirare della nostalgica aria anni settanta, con una dolce ballata che fonde le atmosfere del rock con le acide sonorità seattleliane, ma quelle di classe. Arriva l'inciso, che porta una piacevole ventata seatteliana. Jacopo con struggenti fraseggi di chitarra indica la strada melodica ad Enrico, che con classe aggiunge una spruzzata di energia della linea vocale, aiutato da un leggero incremento della sezione ritmica, che comunque rimane sempre su ritmi tranquilli. Ritorna la strofa, che riesce a diffondere un piacevole senso di serenità e quiete. Nella seconda parte i nostri aumentano leggermente l'intensità, aprendo le porte al ritorno dell'inciso. Il basso spinge il Vocalist Trentino in alto, che poi va ad esplodere, trasportato dalle trame della chitarra. Arriva un bridge, più energico, dove percepiamo piacevoli venature soundgardiane. Il caloroso strumming di chitarra accompagna Enrico, che con un paio di graffianti vocalizzi apre i cancelli all'assolo di chitarra. La sezione ritmica inizia a picchiare con più energia, Jacopo Salvaterra parte con un melanconico fraseggio, che poi sfocia in una serie di scale. Il nostro riesce a miscelare con classe la tecnica con la passione, facendo uscire direttamente da cuore le avvolgenti trame dell'assolo. Brividi. Seguendo l'energica scia dell'assolo, anche il successivo ritornello viene servito con una salsa più piccante. Enrico si graffia l'ugola seguendo gli accordi della sei corde, fino a che non ritornano le avvolgenti atmosfere della strofa. I melanconici arpeggi della chitarra ci accompagnano dolcemente verso il finale. Stavolta i due Poeti Trentini buttano giù una vera e propria poesia nei confronti di una ragazza. Con una serie di melliflue licenze poetiche viene esternata tutta l'ammirazione nei confronti di una ragazza che ha letteralmente stregato uno dei due nostri romanticoni. Ormai il cuore è stato infranto, nei pensieri ci sono solo i capelli lucenti, gli occhi pieni di amore, le vellutate carezze ed il magico tocco delle labbra dell'ammaliante ragazza, che ha cercato conforto e amore in una figura maschile, che tenta con tutto l'amore possibile di guarire i problemi e liberarle la mente con la sola forza dell'amore. Abbiamo ascoltato una ballata di gran classe, ideale compagna per sorseggiare un buon distillato di fronte al calore di un affascinate camino a legna.

Leave Me

 Si cambia decisamente atmosfera con la successiva "Leave Me (Lasciami)", i nostri ci aggrediscono con un caustico impatto sonoro, spazzando via le melliflue atmosfere del brano precedente. Basso e chitarra viaggiano all'unisono, mentre il charleston sferraglia dettando i tempi, in pieno stile stoner rock. Arriva anche Enrico De Bertolini, che con energia canta la strofa, rischiando di graffiarsi la gola. E' il turno dell'inciso, la sezione ritmica riduce i BPM, due potenti accordi distorti aprono la strada al Vocalist Trentino, che esplode letteralmente, ricamato da melanconici fraseggi di chitarra. Breve break all'unisono, dove gli strumenti sembrano ripercorrere a ritroso il riff portante e poi ritorna la seconda parte del chorus. Andando avanti rincontriamo il break strumentale, che stavolta precede la strofa, che per alcune battute viene presentata in versione strumentale, mettendo in luce un funambolico fraseggio che apre i cancelli al ritorno di Enrico. La strofa viene impreziosita da alcuni taglienti fraseggi megadethiani. La graffiante voce del Cantastorie Di Trento ci riporta verso il chorus, stavolta seguito da un oscuro bridge dai sentori doom. Fra i cadenzati colpi del drummer e gli acidi accordi di chitarra, Enrico dà il meglio con una pregevole escursione vocale che ricorda molto da vicino Mr. Glenn Hughes. Una seconda traccia di chitarra tesse dei caustici ricami che rendono ancora più oscura l'atmosfera, poi una potente corsa sulle pelli annuncia l'assolo di chitarra. Il basso ci massacra lo stomaco con un ridondante groove in pieno stile anni settanta, Jacopo spara una serie di caustici fraseggi, alternati a veloci escursioni in tapping, andando a collegarsi poi in maniera impeccabile ai melodici fraseggi dell'inciso, con il quale i nostri vanno a concludere il brano, firmato dal talentuoso chitarrista Jacopo Salvaterra, come del resto tutti i precedenti cinque brani. Stavolta il nostro scrive le liriche in completa solitudine, si sente oppresso, incatenato, da un legame troppo oppressivo, e forse anche dalle sue stesse paure. Lui implora di essere lasciato, ha bisogno di aria fresca e che le sue ali della libertà tornino a sbattere, facendolo volare nei suoi sogni. Ha bisogno di una buona dose di ragione, l'unica cura che può farlo tornare libero e radioso.

Sad Lie

I nostri riescono a spaziare verso vari generi, pur rimanendo dentro i loro parametri standard, stavolta è toccato alle acide sonorità dello stoner, mentre con la successiva "Sad Lie (Bugia Triste)" si esplorano lidi decisamente più orecchiabili. Dopo una breve corsa sul rullante irrompe un solare riff di chitarra che ci ricorda molto da vicino quelli di The EdgeNicola ci punge con un'orda di sedicesime, obbligando il collega di sezione ritmica a pestare di brutto. Nella strofa calano vistosamente i BPM ed anche l'intensità. Enrico è guidato da una progressione di accordi e dal corposo giro di basso. La sognante linea vocale viene ricamata da sottili fraseggi dal sapore hawaiano. Nell'inciso la sezione ritmica accelera i tempi, i graffianti accordi della chitarra, seguiti dal basso, esaltano la linea vocale in questo breve inciso, che ben presto lascia nuovamente il campo alle avvolgenti atmosfere della strofa, dove emerge la calda voce di Enrico De Bertolini, che va ad esplodere nuovamente nel successivo inciso. Andando avanti incontriamo uno stralunato interludio funkeggiante. Inizialmente Jacopo fa letteralmente parlare la sei corde, finendo poi in un complicato vortice di scale e fraseggi dal retrogusto acido. Il basso inizia a pompare mostrando la strada ad un coro che in crescendo apre i cancelli al ritorno dell'inciso, con il quale i nostri vanno a concludere questo brano che porta la firma del bassista Nicola Pedretti, fautore anche delle liriche, dove il nostro esorta l'essere umano a rendere migliore il mondo, troppo spesso rovinato da tristi bugie. Il Mondo è come un enorme quadro in cantiere, ci sono le stelle che brillano, il sole che splende, le onde azzurre del mare. L'uomo ogni giorno durante il duro cammino della vita, completa gradualmente il dipinto, ogni suo gesto rimarrà indelebile. Per rendere migliore il dipinto, l'uomo dovrà cercare di disegnare solo cose positive, infondo quel dipinto rappresenta lo spirito di ognuno di noi, perché rovinarlo con una bugia. Sinceramente questo è il brano che mi ha colpito di meno, fra quelli ascoltati fino ad ora. 

Single Living Thing

Meglio passare alla successiva "Single Living Thing (Singolo Essere Vivente)", aperta da un brioso unisono che mixa la spensieratezza del punk rock con l'energia del hard rock californiano. Il graffiante riff di chitarra viene affiancato da un pungente groove di basso, mentre il Batterista di Villa Rendena tira su l'asticella dei BPM. Riusciamo a respirare l'aria frizzante del simpatico hard rock dei D.A.D., colorito combo danese esploso nella seconda metà degli anni ottanta. Nella strofa predomina il brioso riff di chitarra, che per una volta ruba la scena ad Enrico. Un paio di accordi distorti mettono in evidenza una pungente scala di basso. Pausa di un secondo e poi un rocambolesco passaggio all'unisono annuncia l'inciso. Gli interessanti fraseggi di chitarra vengono rafforzati da una bella progressione di accordi, che insieme alle sedicesime sparate dal basso, indicano la via melodica al Menestrello di Trento. Breve break con il riff portante di chitarra in evidenza e ritorna la strofa, seguita dall'allegro ritornello. Andando avanti incontriamo un simpatico interludio dove il riff portante viene alternato a fraseggi, glissati, rullate e vocalizzi, che poi annunciano il rockeggiante assolo di chitarra. Le funamboliche scale finali dell'assolo vanno a riallacciarsi al brioso inciso, che per l'occasione viene raddoppiato fino al trascinante e rocambolesco finale. Questo brano è stato composto dal batterista Maurizio Viviani, che ha firmato anche le liriche, leggermente più impenetrabili rispetto a quelle dei colleghi. Per come le ho interpretate io, per dare una svolta alla nostra vita, bisogna salire sul treno al momento giusto e giocare la nostra scommessa. Una volta saliti sopra il treno, però non bisogna adagiarsi, ma bisogna far forza su noi stessi e gettare del carbone per alimentare il motore e far sì che il treno corra più veloce, in modo da raggiungere quanto prima il nostro obbiettivo. Brano che sprizza gioia da tutti i pori, dove io ho percepito qualche leggera venature del trascinante punk rock americano. 

Run Tonight

Andiamo avanti ed incontriamo "Run Tonight (Corri Stanotte)" una melliflua ballata che alle prime note ricorda vagamente una vecchio classico dei Poison. Dopo alcune battute voce e chitarra, un melanconico fraseggio sparato dalla Fender di Jacopo annuncia l'entrata in scena della sezione ritmica, che lo fa con classe e delicatezza. Le corpose note del basso fanno da legante ai calorosi accordi in strumming, impreziositi da raffinati intarsi di chitarra. Enrico interpreta con dolcezza e passione queste prime strofe, andando ad esplodere nell'inciso, trasportato dagli accordi distorti della chitarra. Ritornano le melliflue atmosfere della strofa, le cui ultime battute vengono interpretate in maniera più energica, legandosi magnificamente all'esplosivo ritornello. Arriva l'assolo, e non poteva essere che di quelli strappalacrime, curato nei minimi dettagli. Pelle d'oca. Arriva un bridge a smorzare il brano. Enrico quasi sussurra accompagnato dalla chitarra in strumming, in sottofondo inizia a farsi sentire una corsa sulle pelli che va ad aprire i cancelli all'inciso, che nella parte finale viene variato leggermente con una intelligente soluzione ritmica. Una solitaria chitarra in strumming va a chiudere dolcemente il brano made in Jacopo Salvaterra, che da solo ha firmato anche le liriche, dove pullulano le licenze poetiche. Il nostro fa forza su se stesso, ignorando le odiose persone saccenti che ti dicono chi essere e cosa devi fare. Si vuole chiudere in se stesso ed estraniarsi dal mondo, in modo da poter raggiungere la sua stella, una ragazza che insegue da tempo. Ora che è un uomo, si accorge che tutto è più difficile e diverso rispetto agli spensierati anni dell'adolescenza. Lui insegue con tutte le sue forze la ragazza, che corre per la sua strada. Una volta raggiunta, i due troveranno finalmente il Sole. Struggente e nostalgica power ballads d'altri tempi che in alcuni frangenti riesce a trasmettere forti emozioni.

One Man's Meat Is Another Man's Poison

Una potente corsa sulle pelli dai sentori tribali apre la successiva "One Man's Meat Is Another Man's Poison (La carne di uomo è veleno per un altro uomo)", poi un graffiante "slide" con la chitarra annuncia il potente riff cadenzato. Il basso fa un oscuro lavoro in sottofondo rendendo ancora più cupa l'atmosfera, Enrico si appoggia agli accordi della chitarra con una tristissima linea vocale, ricamata da melanconici arpeggi che danno un tocco di classe. Dopo un profondo glissato di basso, Maurizio rimane per qualche secondo da solo, accarezzando le pelli, poi una rullata ci porta nel bridge, affrontato con energia da Enrico che si appoggia sui melanconici accordi della chitarra. Breve interludio che trasmette la sensazione di essere sospesi nel vuoto e poi la chitarra torna a graffiarci con i potenti accordi, suonati molto più energicamente e rafforzati dal tappeto di sedicesime sparato dal basso. Il potente Drummer di Villa Rendena pesta forte sulla batteria, poi con una rullata ci porte verso l'inciso, dove è ancora la chitarra a dominare con caustici accordi che accompagnano delle discrete escursioni vocali di Enrico De Bertolini. Una avvolgente scala di basso ci riporta alla potente strofa, l'impatto sonoro è di notevole importanza, poi un prolungato "Ohoooooo" annuncia una versione alternativa dell'inciso, dove emergono alcuni sinuosi fraseggi di basso, potenti corse sulle pelli della batteria e graffianti escursioni vocali. Maurizio diminuisce dolcemente l'intensità dei colpi, annunciando l'epilogo del brano, firmato dal drummer Maurizio Viviani, che si è impegnato anche nella stesura delle liriche, devo dire impenetrabili ed oscure, che vanno a riprendere le tetre atmosfere emanate dal brano. Dietro all'inquietante titolo dai sentori cannibaleschi, si potrebbe celare un profondo viaggio introspettivo all'interno dell'essere umano, spesso invaso dall'odio e dalla vendetta, un atroce sentimento che non porta mai a nulla di buono, se non ad abbassarsi ai livelli dell'odiato nemico e ad avvelenarci l'anima, con indelebili rimorsi. Finalmente un brano che si discosta dalla canonica struttura strofa-ritornello che predomina nel platter, un brano che diffonde una oscura atmosfera e che emana malinconia da tutti i pori, per quanto mi riguarda il migliore ascoltato fino ad ora.

Start

La successiva "Start (Inizio)" è una breve escursione sulla chitarra acustica. Se ascoltiamo con attenzione, possiamo percepire le dita che sgusciano sulla tastiera fra un accordo e l'altro, quel piacevole suono sguisciante che ci fa capire la passione che un musicista mette quando ha in mano uno strumento. Ma se andiamo ad esaminare con attenzione i crediti, noteremo con sorpresa che non è farina del sacco del chitarrista Jacopo Salvaterra, bensì del batterista Maurizio Vanni, che a quanto pare se la cava anche con la chitarra e che ha firmato anche i crediti del brano

Earthquake

Questi rilassanti 46 secondi di fraseggi con la sei corde acustica fanno da introduzione alla successiva e conclusiva "Earthquake (Terremoto)", aperta da un solare e articolato fraseggio sempre con la chitarra acustica, che inevitabilmente mi fa ripensare al maestro Steve Howe. Privo degli oneri ritmici, Maurizio Vanni accompagna i preziosi fraseggi di Jacopo con un caloroso strumming da spiaggia, sempre rigorosamente con la sei corde acustica. Nicola Pedretti partecipa alla jam acustica, dando il ritmo con profonde note che vanno ad incastonarsi tra le brillanti trame delle due chitarre. Enrico si dimostra un cantante eclettico, e rammentando i bei tempi dei Jam Express, interpreta in maniera calorosa e passionale questa insolita ballata dal retrogusto old west. Arriva l'inciso, la voce di Enrico si fa più avvolgente, sposandosi alla perfezione con le articolate trame delle due chitarre, a rendere ancor più suggestiva l'atmosfera, ci pensa il poliedrico Maurizio che canta all'unisono le strofe del ritornello, impreziosito da preziosi intarsi di chitarra e da profondi glissati di basso. Breve interludio strumentale con le due chitarre in evidenza, poi un glissato annuncia il ritorno della strofa, con le sua atmosfere da saloon, seguita da un breve bridge che mette in luce emozionanti vocalizzi che aprono le porte al ritorno del sensuale ritornello, cantato ancora una volta delle due calde voci trentine. Le scale del basso si intrecciano a meraviglia con gli arabeschi disegnati dalle chitarre acustiche, dando vita ad un bellissimo gioco armonico che ci accompagna dolcemente verso l'estinzione di questa piccola perla, che vede la firma di Maurizio Viviani, che abbina alle gioiose atmosfere del brano delle liriche oscure. Il nostro si sente sicuro di sé, è desideroso di rischiare ed esplorare nuovi orizzonti, è pronto a fare un salto nel buio senza dove rendere conto a nessuno. Lui è convinto che in qualsiasi situazione si troverà, lui saprà sempre ritrovarsi, riuscirà ad emergere anche di fronte alla disarmante forza di distruzione di un terremoto. Lui non ha più sangue da dare, la vita del ventunesimo secolo lo ha portato ad essere cinico ed egoista. Sa essere grato e piacente quando le occasioni lo richiedono. Anche se le correnti che caratterizzano il fiume della vita lo spingeranno indietro, lui saprà sempre ritrovare se stesso e trovare la forza per guardare avanti. I nostri hanno confezionato un piccolo gioiello, ascoltandolo ci sembrerà di essere intorno ad un falò acceso davanti ad un paio di tende canadesi, in uno sperduto bosco, durante una calda notte di mezza estate.

Conclusioni

E' giunta l'ora di trarre le conclusioni, senza ombra di dubbio i BCEx hanno saputo confezionare un prodotto piacevole e raffinato. L'album scorre via veloce, l'ideale compagno per affrontare un viaggio in macchina. I nostri riescono a spaziare fra l'hard rock degli anni settanta ed ottanta (i migliori decenni in assoluto per chi scrive NDR), il funky e le calde sonorità seattleliane mantenendo sempre inalterata la loro identità musicale. Se proprio devo fare un appunto a questo giovane combo trentino, la mia visuale da amante del progressive rock, fa emergere la classica struttura scolastica strofa-bridge-ritornello che predomina per quasi tutto il platter. Visto che la tecnica ed il gusto non gli manca, potrebbero prendersi qualche responsabilità ed azzardare alcune soluzioni in modo da rendere meno lineare la struttura dei brani. Ma tengo a rimarcare che, oltre ad avere dalla loro molto tempo a disposizione, sono in possesso di tutte le carte in regola necessarie a migliorarsi. Si tratta del loro primo album, e come spesso è accaduto anche per le grandi band del passato, il primo album è quello più ingenuo, ma allo stesso tempo è anche il preferito dai fans di lunga data, basta pensare a Kill'Em All dei Metallica, o rimanendo nel mio ambito del progressive rock al debut album dei Marillion, sicuramente meno maturo e più ingenuo rispetto ai suoi successori, ma senza ombra di dubbio il preferito dai fans di lunga data. Fra i solchi di questo disco, emerge la tecnica del chitarrista Jacopo Salvaterra, fautore di graffianti riff, ma che dà il meglio di se durante le parti soliste, confezionando assolo che lasciano sempre il segno, senza eccedere i virtuosi autocelebratismi fini a se stessi. Il nostro ha firmato più della metà dei brani, occupandosi anche della maggioranza delle liriche insieme a Enrico De Bertolini, la sua calda e graffiante voce si sposa a meraviglia con le trame della chitarra. Il nostro riesce a confezionare delle ottime linee vocali senza mai trascendere nel banale. Veniamo infine alla granitica sezione ritmica. Il bassista Nicola Pedretti che mette la sua firma sulla traccia numero sette, ci massacra sovente con tappeti di sedicesime, alternandoli a sinuosi groove dal sapore anni settanta, andando a dare un'anima melodica alle potenti ritmiche del drummer Maurizio Viviani, che all'occorrenza sa essere anche delicato e raffinato. Il nostro mette la firma su quattro tracce e dimostra di cavarsela anche con la chitarra, rubando la scena al collega nella effimera "Start", oltre a dare una mano con la seconda voce e la chitarra ritmica nella traccia conclusiva. Questo "Brownie Chocolate Explosion" è venuto alla luce il 25 Ottobre del 2014, autoprodotto e autofinanziato, è stato registrato e mixato da Luca Tacconi presso i "Sotto Il Mare Recording Studios" di Povegliano Veronese, ridente comune della provincia di Verona. A causa di un cambio decisionale quando ormai le copertine erano già state stampate, nei crediti che compaiono nel back di copertina, la masterizzazione viene accreditata a Carl Staff, ma porta invece una firma assai più illustre, che dona ulteriore prestigio al CD, quella di Mr. Paul Logus, che nella sua lunghissima carriera ha firmato una lista infinita di lavori, fra i quali spiccano i vari progetti di Mr. Portnoy compresi non a caso i The Winery Dogs. Il bellissimo art work, un lussuoso digi pack, è stato affidato alla [Esse]Quadro Graphic Design for Bands, azienda specializzata in copertine musicali, come si evince facilmente dal nome. Si tratta di una foto royalty free di Frerk Meyer che raffigura un imponente cantiere invaso da mastodontiche gru, che gigantesca su un paesaggio urbanistico, a sottolineare che i nostri sono un cantiere aperto, desiderosi di costruire qualcosa di importante. In terza di copertina troviamo i nostri rappresentati in maniera stilizzata in quattro quadrati di colore diverso, immagine che a me ha fatto venire in mente i Beatles. Ma la chicca la troviamo all'interno, dove è raffigurata la mappa catastale di Villa Rendena. Proprio sotto il vano CD, troverete un punto rosso, che non è altro che l'ubicazione esatta della sala prove dove i nostri hanno sudato a lungo, prima di vedere finalmente concretizzate le loro fatiche. Chi ama le frizzanti sonorità hard rock deve procurarsi assolutamente questo CD. Chi come me ama passare le serate in sala prove a comporre brani, e quindi è cosciente della fatica e del costo di questa meravigliosa passione, è invitato ad acquistare il CD, tramite il canale che preferisce, in modo da aiutare questi quattro simpatici e disponibilissimi ragazzi che si fanno in quattro per diffondere il loro messaggio musicale; vi assicuro che non rimarrete delusi.

1) Personal Glory
2) The Meal You Desire
3) Synthetized
4) Shining Star
5) As You Are
6) Leave Me
7) Sad Lie
8) Single Living Thing
9) Run Tonight
10) One Man's Meat Is Another Man's Poison
11) Start
12) Earthquake