Broken

In Pieces

2014 - RecLab Records

A CURA DI
LORENZO MORTAI
10/06/2014
TEMPO DI LETTURA:
6,5

Recensione

C’è chi dice che ormai il Rock sia morto, perché non ha più niente da dire, c’è chi dice che dagli anni ‘70/’80 ad oggi non è stato pubblicato niente di così decente da essere ascoltato. Questo non è del tutto esatto, è più un discorso da rapportare al Metal che, essendo un genere con canoni molto fissi, non sopporta certo tante strane rielaborazioni o interpretazioni, anzi, prevede spesso che, oltrepassato un certo limite, ci si fermi; per il Rock invece il discorso è alquanto diverso, esso è un genere che ormai esiste saldamente ancorato nelle nostre vite da 60 anni, ed ha subito negli anni svariate ricombinazioni o cambiamenti, senza mai perdere la vena di fondo venuta fuori con la sua nascita. Essendo esso un genere molto saponato e versatile, si adatta bene a quasi (e sottolineo, quasi) tutte le accezioni che gli si possono mettere accanto, da Prog a Psychedelic fino ad Hard. Ecco dunque che, pur passando gli anni, il Rock continua ad infiammare gli animi, oh certo, con canoni e suoni più moderni di 40,50 anni fa, ma sempre con quel ritmo e spirito che penetra direttamente al cuore della gente, un fattore questo che non è mai assolutamente cambiato. In Italia di tradizioni Rock ne abbiamo avute a bizzeffe (anche di Metal certamente, ma in minor parte e con minor intensità), abbiamo anche dettato legge sul mercato in alcuni generi (Progressive su tutti), e abbiamo sempre cercato di dare il nostro contributo a questa causa. La situazione al giorno d’oggi come è? Beh, vi sono svariate formazioni che intraprendono la strada della “musica del diavolo”, molte di loro cantano nella lingua nostrana, altre invece preferiscono linguaggi e ritmi provenienti dalle tradizioni anglosassoni. La band che andremo ad eviscerare oggi appartiene proprio a questa seconda categoria, provengono da Milano e si chiamano Broken,  ma nonostante questo danno di sé la definizione di “Southern Meridional Rock”, una musica improntata sull’acidità e il graffiato delle singole canzoni, ma con un ritmo di fondo che scalda il cuore come il sole del Sud. Il 19 Aprile di quest’anno è uscito il loro primo full lenght ufficiale, frutto di tutti i quattro anni di lavoro passati dalla loro formazioni, frutto soprattutto della fatica e del sudore che ogni singolo membro ha messo nel progetto, il disco si chiama In Pieces, e adesso andiamo a vedere che cosa ci offre fin dalla prima nota.



I ritmi sono serrati fin dai primi minuti, quando la chitarra di Stefano, che ci ricorda nei primi passaggi quasi uno Zakk Wylde di altri tempi, ci introduce alla traccia numero 1, "Broken" (Rotto): i ritmi, seppur tirati e ritmici, sono anche profondi e melanconici come sottofondo, vanno quasi a formare un tappeto musicale dai toni oscuri e tetri. Perfettamente in linea con la canzone è il testo, che ci parla di rotture e strappi, strappi che avvengono fra due persone quando ormai il rapporto è diventato routine, e si arriva ad una fine certa; l’analisi che viene fatta dal gruppo riguarda principalmente la voce di uno dei due “partecipanti al gioco”, che si scaglia violentemente contro la sua controparte amorosa persa da poco, additando con fare da uomo (o donna, a seconda di chi ascolta) ferito, tutto ciò che quella persona ha portato via chiudendosi la porta alle spalle. E’ una ferita che non riesce a rimarginarsi, continua copiosamente a perdere sangue e lacrime, lacrime amare come il fiele, e la voce di Salvatore Cataldo, col suo tono si moderno, ma allo stesso tempo forte di tradizioni antiche come quelle dei Pearl Jam e simili, fa perfettamente da cassa di risonanza per trasmettere il messaggio, mentre intorno a lui i ritmi del pezzo si fanno sempre più Noise e claustrofobici, non dimenticando qualche sessione prettamente tecnica.  Assume invece i toni da ballad la traccia successiva, "Wish" (Desiderio); qui assistiamo anche ad un cambio di vocalizzi da parte di Salvatore, che passa dai toni graffiati del primo brano, a linee decisamente più morbide (seppur incisive) di questo brano, e anche la musica stessa diventa più effimera ed eclettica, dando molto risalto alle parti di chitarra, lasciata libera di sfogarsi come meglio crede. Considerando il salto tendente al “positivo” fatto dalla musica, anche il testo segue a ruota la stessa strada, e ci parla di desideri, desideri dei più disparati, ma sempre basilari nella nostra vita, quei momenti in cui la mente viaggia libera e senza freni, permettendosi di vagare fra le ambizioni più sfrenate e i progetti più assurdi, nella vita possiamo desiderare ogni cosa che vogliamo, basta avere la volontà di portare avanti il piano, basta essere consapevoli di quali siano i propri limiti e di quali i propri vantaggi, e questo può essere rapportato anche alle storie d’amore, quando vediamo un ostacolo pararsi dinnanzi ai nostri occhi, non dobbiamo certo fermarci e tornare indietro, ma avere la forza di prendere la rincorsa e saltarlo, evitando di lasciarsi trasportare dalla mera paura che incombe in certi frangenti. Perché alla fine tutti nella nostra vita cerchiamo sempre di far sì che le cose vadano nella maniera migliore possibile, ed i Broken è proprio questo che ci stanno dicendo, concetti Schopenhaueriani di musica, in cui la volontà di compiere azioni vince anche sulla difficoltà delle stesse, ed in cui la felicità non significa accontentarsi, bensì cercare di fare il maggior numero di cose prefissate. Ritornano i toni Noise e Rock moderno invece nello slot successivo, occupato da "You" (Tu): assistiamo di nuovo alla predominanza della chitarra aggressiva, ma questa volta combinata con un cantato molto morbido e lineare, pregno di sentimento e verve, che ci racconta di quanto sia difficile ricominciare dopo una storia finita, quanto sia difficile togliere dalla testa il ricordo di quella persona, e cercare soprattutto di riconquistare quella routine quotidiana che è mancata tutta assieme. Ci viene presentata l’immagine di un uomo in una squallida e buia stanza di Motel, mentre urla al mondo ciò che il suo cuore ormai pensa da troppo tempo, il baratro in cui sta sprofondando per l’amore perduto si fa sempre più profondo, e raggiungere nuovamente la cima sembra quasi impossibile (citando le sue esatte parole “chi mi salverà stanotte? Tutti i giorni sei nella mia testa”), ogni passo che egli cerca di fare per tornare alla superfice, non fa altro che far franare un altro frammento di lui, costringendolo a cadere ancora più in basso. E’ particolare vedere come i Broken riescano a rendere pregni di sentimento cantati abbastanza lineari nella resa, sicuramente questo è agevolato dalla musica così incisiva, che conferisce risalto anche alle voci più normali, ma è anche forse la passione che si sente aleggiare per tutto il disco che rende l’ascolto così impegnato, si provano sulla propria pelle quasi le stesse sensazioni di fatica realizzata che i singoli membri del gruppo devono aver provato pubblicando il lavoro. Se invece siete quelle persone che ritengono di avere scheletri nell’armadio, allora ciò che viene dopo fa al caso vostro; "Burns the Flame" (Brucia la Fiamma), una canzone dal ritmo molto più sincopato rispetto alle precedenti, e anche dalle musiche che hanno ancora più il sapore del moderno (se infatti fino ad ora avevamo passaggi che ricordavano tanto il Rock anni ’80 quanto quello precedente, in Burns the Flame troviamo suoni e partiture che si ispirano maggiormente agli anni ’90 e seguenti), anche se in alcuni momenti quel sound settantiano si fa sentire , per non dimenticare mai le radici. Cosa vuol dire bruciare la fiamma? Probabilmente si riferisce alla voglia di andare avanti e seguire la propria strada, lasciandosi alle spalle ogni cosa negativa che si è fatta, significa guardare in faccia i propri demoni e ridere di loro, senza lasciarsi trasportare dal pentimento o dalla paura, ormai le azioni sono state compiute, più o meno riprovevoli che siano, esse non potranno mai essere cambiate, per cui, unica soluzione è continuare i propri passi, salire la china della vita con la consapevolezza di aver imparato qualcosa, e che certi errori non si ripeteranno mai più. Nessuno dice certamente che sia semplice, ma i Broken ci comunicano che sicuramente non è impossibile, basta avere la forza di farlo, e anche se quella strada ci sembra impervia e piena di ostacoli pronti a farci ricordare ogni nostro singolo errore, se l’animo del marciatore di vita è forte, quegli ostacoli verranno superati senza troppi problemi, e gli spettri del nostro passato staranno là, guardandoci mentre conquistiamo la vetta, senza poter fare niente per impedirlo. Conoscete la sensazione di solitudine? Quella morsa alla bocca dello stomaco che viene quando si diventa consapevoli di essere soli al mondo? Bene, se la conoscete quanto me, certamente apprezzerete le lyrics di "Tonight" (Stanotte): si racconta la storia di un fugace incontro di una sola notte, ma che per la persona che parla ha rappresentato qualcosa che come un uragano ha spazzato via ogni cosa, nella sua testa ormai albergano solo i momenti di quell’incontro, quelle sensazioni che ha provato sulla sua pelle. Ritrovatosi nuovamente solo, il protagonista urla alla notte che gli conceda un altro incontro così, che faccia da palliativo per il suo Io, che riesca anche solo di poco ad alleviare il dolore. Qui, pur partendo con toni quasi da ballad amorosa, la canzone si sposta verso il finale su toni che quasi orecchiano al Metal moderno, con possenti venature di chitarra stoppata che si ripercuotono nella nostra testa come martelli d’acciaio; grande qui è la prova di ogni singolo membro, combinato assieme agli altri in un mix omogeneo e senza crepe, nel pezzo sentiamo tanti stili e prove differenti, ma che non risultano mai soltanto un grande calderone pieno di cose messe li per caso, quello che ci arriva invece è un lavoro di artigianato davvero fatto bene, ogni piccolo tassello si colloca al suo posto con grande tranquillità, e a noi non rimane altro che premere Play ancora ed ancora. Ci prendiamo un attimo di pausa da tutto questo Rock ascoltandoci una vera e propria ballad tranquilla e pacata, in cui il testo la fa davvero da padrone, fra l’altro con una sorpresa: "My Sacrifice" (Il Mio Sacrificio) ci introduce anche una voce femminile, che coadiuva il cantato di Salvatore e Stefano, essa fa quasi da tramite fra i due, conferendo ancor più significato alle parole pronunciate. Evidentemente i Broken non devono aver avuto un passato amoroso molto felice, perché anche qui torna il tema della storia finita, e dell’uomo che si dispera per essa; ci viene presentata la scena con una serie di foto che vengono tenute in mano dal protagonista, mentre pensa al suo amore che ora appartiene ad un altro uomo, ma egli continua con la sua convinzione che il dolore che sta provando un giorno sarà ripagato, e che il suo sacrificio non sia vano. L’uomo vorrebbe comunque rimanere accanto alla donna, e ci rimarrà, nascosto nell’angolo più privo di luce, ma pronto ad uscire fuori ogni volta che lei ne avrà bisogno, e probabilmente anche quando non ne avrà, ma lui sarà sempre li, pronto e scattante a difendere quello che egli ritiene l’unico vero amore della sua vita. La quiete prima della tempesta però dura poco, perché veniamo subito investiti dall’intro al vetriolo di "Crash" (Crash): torna anche qui la voce femminile a dare man forte al cantato principale, un duetto davvero niente male, anche se rispetto alla traccia precedente, qui la donna occupa molto meno spazio. Grande risalto invece viene dato alla chitarra e alla batteria, che qui vengono lasciate comodamente a briglia sciolta, dando la possibilità di fare più o meno quello che vogliono, ed ecco infatti che sentiamo vari stili ed influenze, e molti cambi di ritmo, dall’intro aggressivo alla parte centrale calma, che ri-esplode poi nel finale, prima di acquietarsi definitivamente negli ultimi istanti. Considerando il titolo della canzone, è facile intuire di cosa parli, si argomenta di passione ed eccessi, di folli corse amorose e di corpi che condividono uno stesso momento; i ritmi, seppur inframezzati dagli stacchi lenti, sono abbastanza serrati per tutto l’ascolto, atti a farci sentire le urla del protagonista che ci parla di momenti topici e situazioni passionali, il tutto con la consueta carica che Salvatore riesce a dare ogni volta che si posiziona davanti al microfono. Filo conduttore di In Pieces, lo avrete capito ormai, sono gli amori perduti, è una sottile linea rossa che attraversa ogni traccia, più o meno intensamente, tuttavia non risulta quasi mai ripetitiva, perché l’abbandono o la perdita comunque di una persona cara viene vista da varie rifrazioni, e vengono analizzati vari aspetti di essa: uno di questi è certamente la storia che finisce perché uno dei due viaggia fino all’altro capo del mondo, e le miglia che separano i due innamorati si fanno così pressanti che alla fine il rapporto va in pezzi come un vetro colpito da un martello. "Twenty Days" (Venti Giorni) parla proprio di questo, ci vengono sparati nelle orecchie i pensieri di colui che è partito, e che ha visto sempre più la persona amata allontanarsi, fino a diventare un puntino lontano nello spazio, talmente lontano che raggiungerlo diventa impossibile, anche i ricordi, che ormai erano l’unica cosa che permetteva all’uomo di sopravvivere, stanno man mano svanendo come castelli di sabbia sferzati dal vento. Perché alla fine un viaggio può essere certamente un esperienza, ma ti mette nell’insana condizione di dover rinunciare a qualcosa, la distanza è un’arma a doppio taglio, può rafforzare come distruggere i rapporti, può renderli duri come l’acciaio o fragili come il vetro, e può soprattutto rivelare se la storia fra due persone era destinata a durare o meno. La musica qui si risposta ancora una volta verso il Noise andante, inframezzato come sempre da momenti di stanca in cui gli strumenti vengono lasciati “raffreddare”, tutto sommato comunque il modo di suonare dei Broken, se amate certi ritmi, è sempre godibile, e molti riusciranno senza dubbio a trovarvi spunti di riflessione e di ascolto. Arriva per tutti gli uomini nella vita il momento in cui incontrano un diavolo venuto dall’inferno, una donna per cui uccidere, un vero e proprio corpo da reato: "Corrosive" (Corrosivo) cerca di raccontarci questo tipo di storia, la storia di una donna che fa impazzire qualunque essere umano di sesso maschile che abbia la fortuna (o la sfortuna, dipende dai casi) di poggiare il proprio sguardo su di lei, essa si mostrerà nelle pose più abbiette e malsane mai concepite, ed alla fine si concederà senza troppi complimenti, insinuandosi come una spina nel cuore dell’uomo, il quale, seppur consapevole di essere solo l’avventura di una notte, continuerà ad andare dietro al suo essere perfetto, cercando di farle capire che lui è l’uomo giusto, e che gli altri sono solo manichini. Purtroppo per lui (e gli altri) la donna pensa solo a sé stessa, è una cacciatrice, e chi caccia la preda la mangia, non la conserva per fargli due carezze, per cui la nostra valchiria è destinata a lasciarsi dietro una scia sempre più grande di cuori infranti e lacrime versate. Adatta allo scopo, la musica di questa traccia contiene una forte componente sessuale, i ritmi sono pregni di passione ed emozioni, sinuosi come una vestaglia di seta, mentre il cantato di Salvatore si fa ancora più profondo, quasi a sottolineare la storia di questa donna con la coda da diavolo, ma allo stesso tempo quel piglio Hard Rock che i Broken riescono a dare ad alcuni dei loro brani, viene fuori con vasta intensità, e fa si che l’acceleratore dei suoni venga premuto con più forza. Dopo averci comunicato quanto gli amori finiti siano dolorosi, i Broken decidono alla fine di fregarsene di tutto e di tutti, godersi la vita e suonare la propria musica; chiude il disco infatti il pezzo più Rock di tutta la produzione, "BBQ 69" (Barbecue 69), in cui veniamo letteralmente scaraventati su una griglia rovente, sentendo la voce che torna ai toni iniziali, graffiati e acidi, mentre la musica di sottofondo diventa un vero e proprio inno al Rock e alla musica in generale, offrendoci piogge di note e cascate di riff strutturati davvero bene. Così come la musica è un inno al Rock, anche il testo stesso si rifà al concetto sessantino e settantino di questa musica, il classico “Sex, Drugs & Rock’n Roll”, in cui ogni momento dell’esistenza va vissuto come se fosse l’ultimo, in cui ogni donna che incontri è una potenziale preda, ed in cui la musica sarà la tua unica compagna per la vita, l’unica femmina che non ti tradirà mai, se tu ovviamente continuerai ad alimentare il suo fuoco. Dunque alla fine si scopre che In Pieces non era solo una raccolta di pezzi melanconici, ma era un vero e proprio percorso di redenzione, siamo passati da amori finiti a storie complicate, da donne malefiche ad amori impossibili, fino ad arrivare alla finale consapevolezza che la vita è una, e purtroppo non ci è dato sapere ne quanto durerà, ne quanto intensamente la vivremo, spetta a noi fare in modo che, quando arriveremo alla fine, guardandoci indietro non ci pentiremo di nulla, ma chiuderemo gli occhi con sorriso beffardo.



Dunque, se amate le sonorità moderne, certo questo è un disco che fa al caso vostro, mentre ai puristi del Rock (in cui mi riconosco) dico questo: è una produzione in cui secondo me troverete vari spunti di riflessione, e varie sfumature su cui concentrarvi, non fatevi fermare ne dai testi mono-tema, ne dalle musiche apparentemente troppo moderne per le vostre orecchie abituate ad un In Rock qualsiasi. Ripeto ciò che ho detto nelle prime righe, il Rock non ha canoni fissi, è una creatura che può essere plasmata a proprio piacimento, togliendo o aggiungendo strumenti, modificando l’intensità dei riff, cambiando la voce da pulita a sporca, giocando con i cambi di tempo eccetera. Il Rock non deluderà mai nessuno, perché ogni nuova accezione porta con sé il ricordo del passato, e aggiunge semplicemente qualcosa di nuovo, del resto, se ancora oggi ci sono milioni e milioni di persone che si emozionano di fronte ad un riff o ad un pezzo, storico o meno che sia, ci sarà il suo motivo no?


1) Broken
2) Wish
3) You
4) Burns the Flame
5) Tonight
6) My Sacrifice
7) Close Your Eyes
8) Twenty Days
9) Corrosive
10) BBQ69