BLUEROSE
Fallen From Heaven
2011 - Self produced/Indipendent
VALENTINA FIETTA E PAOLO FACCHINELLO
17/10/2011
Recensione
Fallen From Heaven? Non è un componimento poetico, ne il titolo di un testo sacro ma è il primo concept album dei BLUEROSE, band triestina attiva dal 2006 nel campo AOR/Hard Rock. La loro particolarità di fondo consiste in una composizione molto ricercata in un arrangiamento curato in ogni dettaglio; una propensione molto rara al giorno d'oggi che spicca in confronto alla miriade di gruppi dagli standard mediocri!! La line-up del gruppo è formata da Riccardo Scaramelli (voce, chitarra, tastiera), Giuliano Soranno (chitarra solista), Guido Lucchese (basso e cori) e Cristiano Primosi (batteria e percussioni). A completare al formazione si è aggiunto di recente Sebastiano Canalaz, altra chitarra. Passando invece a parlare delle sonorità della band, è deformazione professionale dell'appassionato di musica cercare corrispondenze e richiami di un gruppo nuovo con altri, più o meno recenti, quindi se noi dovessimo dire a che sonorità ci riportano questi Bluerose, diremmo certamente: echi anni 80 nello stile di band quali Bon Jovi, Cinderella, Whitesnake, Def Leppard, Dokken, Europe, Night Ranger, Warrant. Parlando ora di FALLEN FROM HEAVEN, la stesura di questo album inizia già alla fine del 2009 e si completa nel 2010 per venire infine pubblicato nella primavera 2011 come auto-produzione indipendente senza etichetta (ed è anche per questo motivo che si percepisce una certa vena compositiva libera da logiche o da rigorismi imposti dalle label discografiche! \m/_ )
La tematica principale di questo concept ruota attorno alla figura dell'angelo Bluerose (da cui prende nome il gruppo). Caduto sulla terra si ritrova a fronteggiare sentimenti di natura umana, in un vortice di emotività che si staglia in lui con ardore, passando da sensazioni di perdizione e smarrimento a una tormentata speranza d'amore...
Questo intreccio di "different fellings" traspare nelle liriche dei testi cosparse di sinuosa teatralità che non trascende quasi mai in eccessi macchinosi e che garantisce un'ottima tessitura d'insieme. Quasi tutti i brani son preceduti da brevi interludi che preparano l'ascoltatore a sintonizzarsi sulla stessa visceralità emotiva. E' per questo che delle 18 tracce totali, sono 10 quelle effettive. Ma passiamo ora ad esaminarne nello specifico... L'opener dell'album inizia con un breve intro in cui riecheggia lontana una voce angelica, amplificata da note celestiali che anticipano in sequenza la titletrack: Fallen From Heaven è particolare degno di nota è l'assolo ad effetto verso il finale che rende più dinamico il brano. Un breve stacchetto pianistico anticipa Eyes to eyes, che parte in maniera roboante con riff e assoli di chitarra al fulmicotone, e prosegue via con degli ottimi incastri vocali combinati e intersecati a dovere con tutta la sezione ritmica che appare ampiamente su di giri. Una cascata di ritmi e suoni dal sapore elettronico confezionati sibariticamente sono l'antipasto ideale per Wasted, song dai tratti marziali ancorata in un versante heavy rock con il gruppo che da una prova lampante delle proprie perizie tecniche tramite delle sequenze musicali da capogiro. (N.b. A nostro parere questo pezzo appare tra i più rappresentativi dell'intero lotto di canzoni all'interno del cd.) Uno spezzone registrato a manovella è il preludio di Lonely Days, 1^power ballad del disco, inserita nei canoni dell'hard classico. L'inizio del brano fa ricordare vagamente Always dei Bon Jovi ma solo per alcuni istanti visto che successivamente si nota un cambio di direzione in un frangente più elettrico con momenti che in certi istanti rovistano in un classicismo acustico intimista. (Se proviamo a chiudere gli occhi si può giusto immaginare la tipica scena di un live con una folla ondeggiante armata di accendino!) Ad un certo punto si sente in sottofondo lo zapping di una radio che cambia velocemente la frequenza, sintomo di una svolta, ed ecco che puntualmente arriva il pezzo che spacca tutto. Rock on si presenta così, come un fiume in piena di note rock che con la sua irruenza rompe i propri argini con schitarrate e assoli architettati in modo da garantire un vibrante finale. Power, invece, si apre con degli accordi e dei licks che fanno venire in mente un mix tra AC/DC e Dokken. (In particolare ci vengono in mente alcuni spezzoni di It's Not Love dei Dokken e Let There Be rock degli AC/DC). In realtà si tratta di un brano ben arrangiato che colpisce maggiormente per il cambio modulato della voce che si accorda perfettamente con lo spirito del testo; si passa da un'autocoscienza dai toni sommessi (voce "soffocata") a un timbro più aperto e limpido con l'uso di un canto a pieni polmoni presagio di una maggiore consapevolezza di sé ("... I got the power, that's burning inside ...") Passa presto l'entusiasmo ascoltando The Sorrow, primo dei preludi cantato in maniera corale e che prepara il terreno a On Through The Night, lo defineremmo un brano cuscinetto più che di spicco, toni melodici ma poco coinvolgenti ed intensi rispetto ad altri frangenti dell'album. (Per rendere l'idea, avete presente il gusto del caffè americano al posto del caffè espresso!?) Segue poi The Love; da questo titolo ci si potrebbero aspettare note suadenti e invece l'atmosfera si fa sulfurea e spettrale, pare quasi che l'angelo stia sospeso in uno spazio atemporale in una terra di mezzo, tutto questo grazie a una commistione di risonanze suggestive.
La track che segue Born To Be In Love, pur rimanendo coerente con lo spirito del concept, viene scandito da contorni aleatori e passeggeri. Stesso identico andamento serpeggia nelle arie di The Guilt. No More Lies, penultima track, è un'altra ballad semi acustica dal sapore ottantiano molto bella e orecchiabile, mentre No One But You, si regge su note soavi e toccanti ed è la giusta canzone per concludere un cd nel generale coinvolgente e interessante. In conclusione, si tratta di un buon disco e di un concept piuttosto riuscito, a nostro parere soprattutto per la prima parte dell'album. Peccato invece si senta un calo di originalità nella seconda parte, con soluzioni compositive e vocali un po' piu' ripetitive, si nota insomma una sorta di parabola discendente... del resto debuttare nella giungla rock con un concept è un progetto molto ambizioso ed è da apprezzare che c'è chi ci provi al giorno d'oggi! La strada è in salita, ma siamo convinti che questi BLUEROSE possono arrivare in alto. Come dicono gli AC/DC "It's a long way to the top if you wanna rock n roll"! Non possiamo negare che questa band triestina sia sicuramente una bella sorpresa per i tanti amanti dell'hard rock classico ricco di arrangiamenti e di sfumature melodiche intriganti, un disco che non consiglierei quindi solo ai nostalgici degli anni 80, ma a tutte quelle persone che amano il Rock tout court... THUMBS UP! Ps. consiglio prettamente personale: la registrazione dell'album è ben fatta ma l'artwork è piuttosto minimale e di poco impatto (colori, disegni, ecc). In un mondo che sempre piu' GUARDA cosa ascoltare e non piu' solo ascolta, consigliamo di curare maggiormente questo aspetto, magari per il prossimo album! :D ) KEEP THE FLAMES BURNING GUYS!
1) Fallen From Heaven
2) Eyes To Eyes
3) Wasted
4) Lonely Days
5) Rock On
6) Power
7) On Through The Night
8) Born To Be In Love
9) No More Lies
10) No One But You