BLUEROSE

Darkness and Light

2013 - Areasonica Records

A CURA DI
VALENTINA FIETTA
23/06/2013
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Recensione

Li avevamo conosciuti con il concept "Fallen From Heaven" che rimandava ad un rock melodico dalle sfumature intriganti. Ora la band triestina Bluerose torna in pista e prova a trovare consenso proponendo un'evoluzione del loro sound verso soluzioni meno radiofoniche e più heavy. Vediamo da vicino questo disco.



La prima track " Darkness and Light" ci fa attendere più di qualche secondo in silenzio prima di introdurci con una batteria potente e precisa verso l'alternanza quasi mistica di quell'accordatura bassa e a tratti ipnotica che fa sobbalzare alla mente le arie di qualche pezzone trash dei compianti eighties. Tutto è congeniale al titolo: se nel precedente disco Fallen from Heaven il leitmotiv era quello del viaggio qui invece è il cammino nelle luci ed ombre dell'esistenza "Can you see the light in these cold blue nights?" Buona la prova del ormai noto Riccardo Scaramelli che mostra di aver dato un taglio ai troppi vocalismi per preferire una tonalità più dura ed incisiva ma non per questo meno carismatica, e degno di nota resta anche un assolo verso i 3 minuti di Giuliano Soranno che regala quel dinamismo che non stanca mai in questi pezzi. L'intento è chiaro: la ricerca di un sound meno melodico e più heavy, una sterzata verso i lidi più metal e meno rock. I nostri Bluerose scendono di nuovo in campo con questo intro esplosivo e decisamente più graffiante, che di fatto anticipa il tiro che ascolterete in quasi tutto l'album. Ottimo lavoro. Cambio di ritmo per la seconda track "Reloaded" che parte con un climax di chitarra presto sostenuta da un vero e proprio muro di batteria e basso ed effetti talmente accattivante che potrebbe sembrare il theme di qualche film d'azione. All' adreanalina fa presto da contraltare la voce di Riccardo che sceglie qui una tonalità diversa dall' intro, più calda e veloce forse anche per agevolare il lavoro di backing vocals del bassista Guido Lucchese. Anche qui non cè spazio per annoiarsi dato che un meritevole solo a metà della canzone dona quella marcia in più che ci ricorda lo spessore della band triestina, sempre alla ricerca di soluzioni accattivanti e poco scontate. Mentre si ripete in chiusura "I need you here right now to feed my love unbound" ci pensa ancora la chitarra a suggellare con vivacità la fine del pezzo. Se finora mi son concentrata soprattutto a livello compositivo non posso che cambiare mood quando ascolto la terza track "Run" in quanto il songwriting e il personal committment dei triestini si fa netto ed intenso. Di fatto la band affronta qui in modo trasversale il tema delle difficoltà date dal vivere in un mondo di crisi morale prima che economica , ecco allora il loro suggerimento di redenzione: " Dont wait for the day, Start live from today and runaway...stop wasting your time [...] there's no revolutions or fast solutions to save our lives in this world pollution" ( Non aspettare il nuovo giorno, inizia a vivere ora e vattene..smettila di sprecare il tuo tempo [...] Non ci sono rivoluzioni o soluzioni veloci per salvare le nostre vite in questo mondo corrotto). Da un punto la melodia forse ha un po' meno presa rispetto agli altri pezzi del lotto ma riesce comunque a creare una buona sinergia col testo. Le sezioni ritmiche sono sempre curate e precise e costruite con il solito intento di mettere in primo piano i virtuosismi del dotato Giuliano Soranno. Continua con questo tema la successiva "On My Way" che parla ancora una volta della ricerca di una propria via di riscatto , lontano dal mondo corrotto e socialmente inquinato che fa pagare alle generazioni future gli sbagli di quelle passate: "we' re living in a dream without a mean, working to the bone to pay their bills, we live to work we work to live [...]let me i want to stay on my way " ( stiamo vivendo in un mondo senza significato, lavoriamo sfiniti per pagare i loro debiti, viviamo per lavorare e lavoriamo per vivere [...] lasciami vivere a modo mio ). Musicalmente parlando il pezzo mi ha un po' deluso perchè parte con un grintoso intro che fa eco all'energia di stampo Motley Crue salvo poi svolgersi in modo un po' monolitico puntando tutto su un groove un po' scontato. Resta un pezzo meno in linea con gli altri , anche se qui e là le sferzate di chitarra intervengono per spruzzare quel rock prepotente tanto caro alla band triestina. Bella pausa di riflessione con la quinta track "I Know" che riporta la mente verso sonorità tipiche delle ballad rock, timbrica più calda per il frontman e ritmiche dall'incedere più lento ma non per questo meno intenso. Testo in perfetta simbiosi: si fa foriero della speranza che qualcosa cambierà nel domani e lo avvertiamo nel pathos del refrain in quel " I know my sorrows today... but i know the wind can change" ( Conosco i miei dispiaceri di oggi...ma so che il vento può cambiare). L'atmosfera è sospesa, complice la batteria e gli assoli un po' barocchi, mentre a rendere il pezzo radiofonico è la facile presa dei chorus pre ritornello. Un pezzo ben confezionato e piacevole che pero' mi ricorda più lo stile di Fallen From Heaven che una creazione del nuovo periodo più heavy. Torno a riconoscere l'evoluzione compiuta in questo Darkness and Light solo con la successiva "Leaving You " che ricalca sound appunto più heavy in cui nelle sezioni ritmiche pare perfino di ascoltare qualche gruppo heavy prog di pregiata fattura. La struttura è potente e laboriosa, ottimo il lavoro del basso che ricrea un'atmosfera crepuscolare e sinistra, mentre anche il lavoro dei sintetizzatori affidati al frontman collaborano nel disegnare orizzonti misteriosi. Si continua con un accattivante "Rock Your Soul" che di fatto azzecca tutto: melodia, timbrica vocale, cambi di direzione e ritmo, sferzate di chitarra col wha-wha . Dal primo minuto all'ultimo sarete avvolti da un rock aggressivo ma scanzonato che vi resterà facilmente impresso grazie al lavoro alla voce di Riccardo che mostra di sentirsi più su agio in pezzi come questo, il risultato è un'amalgama compatta ed intensa. Inutile dire che il dinamismo sfrenato è dovuto alla magistrale esecuzione della chitarra solista che davvero qui ,forse più di altre canzoni , sfoggia una precisione chirurgica unita a una splendida interpretazione. Il disco si chiude con il metaforico approdo alla terra della luce, appunto "The Land of Light" che sembra proseguire un po' le creste pseudo-prog di Leaving You. L'incedere del pezzo è affidato a un ritmo quasi sincopato su cui si reggono assoli pregevoli e un ottimo lavoro alle pelli con un Cristiano Primosi che mostra senza timori di abbracciare a pieno il nuovo tiro a tratti ipnotico che la band ha ricercato di creare qui e là. Riccardo alla voce è garanzia di successo, e chiude con un "Take me There" che raggiunge l'olimpo degli acuti, mentre il souno diminuisce scomparendo nella polvere. Buona la chiusura.



Concludendo direi che "Darkness and Light" è un buon disco, variegato e tutto sommato  discretamente bilanciato tra irruenza e melodia , tra sonorità più heavy e rock. La scelta di registrare solo otto canzoni e far durare il disco poco più di mezzora ci mostra quanto sia stata attenta la band a ricercare solo le soluzioni più innovative ed evocative , tralasciando il minutaggio riempitivo che fa sentire un disco "ripetitivo". Si sente che la band è cresciuta in termini qualitativi dato che l'amalgama a 4 ha raggiunto un affiatamento più deciso ed intenso. La cabina di regia Cristiano Primosi si mostra spesso il vero propulsore del tiro da impartire, mentre la chitarra di Giuliano Soranno libera energia pura nelle sferzate, accompagnata da un meno vistoso (ma non meno importante) lavoro al basso di Guido Lucchese. Per quanto riguarda la voce invece ho trovato un po' di tentennamenti. Mi spiego. E' di certo meritevole la volontà di Riccardo di mettersi alla prova in contesti vocali per lui inediti o poco esplorati, ma si sente che ancora fatica a capire come sfruttare al meglio le sue indubbie doti, dato che in alcuni pezzi più prog manca il giusto tiro e si rischia di scadere in soluzioni un po' piatte. Come a dire: avete optato per un terreno affascinante quanto scivoloso, quello dell'heavy , quindi attenzione a non fare passi falsi da ora in avanti. I Bluerose stanno maturando e sicuramente questo album è una tappa obbligata verso una propria identità, e tuttavia manca ancora la direzione definitiva da seguire, ancora si vortica tra le luci ed ombre di "Darkness and Light".


1) Darkness and Light
2) Reloaded
3) Run
4) On my Way
5) I Know
6) Leaving You
7) Rock your Soul
8) The Land of the Light

correlati