BLOODYWOOD
Rakshak
2022 - Indipendente
FEDERICO SICCARDO
06/04/2022
Recensione album
Avete presente quel detto "non si smette mai di imparare"? Beh, ognuno di noi prima o poi realizza l'innegabilità di questa affermazione, ma da cosa è dovuto? Lo sviluppo delle tecnologie, le scoperte sempre più numerose e il proseguirsi della storia portano ogni anno ad un'infinità di nuovo materiale su cui porre le menti di studiosi, curiosi e, usando proprio un neologismo di questi ultimi anni, i boomer.
Lo stesso concetto può essere tramutato in "non si smette mai di scoprire" e lo si può tranquillamente associare al nostro caro e vecchio mondo del dio metallo, anche se di "vecchio", in questo caso, non c'è proprio nulla.
Sicuramente se siete quel tipo di ascoltatore sempre alla ricerca di nuove proposte, nuove sonorità e magari di culture a noi distanti, vi sarete sicuramente imbattuti in queste settimane in una band alquanto insolita e ricca di sorprese. Sicuramente avrete già sentito qualcosa degli indiani Bloodywood.
Tutto ebbe inizio sulla più importante piattaforma streaming riconosciuta al mondo, YouTube, dove Karan Katiyar, avvocato appassionato di metal, caricava abbastanza regolarmente alcune cover parodistiche di canzoni pop appartenenti alla realtà di Bollywood (cinema popolare indiano che deriva dalla fusione dei nomi Bombay e Hollywood).
Vedendo riscontrare un dignitoso interesse dalla parte del pubblico sul web, Katiyar in qualità di chitarrista, produttore e compositore, si mise alla ricerca di un cantante con cui poter mettere radici per un progetto che andava ben oltre la "semplice" parodia. Ebbe dunque luogo l'incontro con Jayant Bhadula, conosciuto all'interno di un locale dove dimostrò le sue versatili abilità vocali.
Arrivò il 2016 e nella capitale indiana Nuova Delhi si formarono i Bloodywood.
La prima volta che il gruppo riuscì ad attirare l'attenzione delle riviste musicali fu in occasione della loro ri-registrazione del brano "Heavy" dei Linkin Park che venne descritta come la versione che sarebbe effettivamente dovuta suonare dalla band di Los Angeles.
Successivamente nel 2018, i Bloodywood rilasciarono la loro prima compilation di cover "Anti-Pop Vol. 1" garantendo loro un live tour toccando persino il palco del prestigioso Wacken Open Air nel 2019. Una volta integrato il rapper Raoul Kerr all'interno del gruppo, si diede finalmente inizio ai lavori del primo studio album di inediti: Rakshak (in indiano letteralmente "Guardiano"), a cui oggi vogliamo dare uno sguardo approfondito.
La musica dei Nostri si presenta come una miscela di indian folk ed heavy metal con numerose influenze metalcore e groove senza mancare di qualche elemento elettronico sempre ben accetto, d'altronde siamo nei nuovi anni '20, no?
Il primo singolo del disco è "Gaddaar" ("Traditore"), uscito lo scorso 9 novembre, apre le tempestose sonorità del gruppo agitando le onde del Gange con pesanti riff metalcore accompagnati dal caratteristico tumbi (cordofono monocorda tradizionale indiano) necessario per mettere subito le cose in chiaro, quale modo migliore per presentare meglio il proprio sound facilmente riconoscibile?
Prestazioni mozzafiato, il growl di Bhadula spruzza rabbia da tutti i pori manifestando la propria furia e delusione nei confronti dei politici che in troppe occasioni hanno dimostrato di voler lucrare sulle illusioni del popolo ("Sadi-sadi janta niraash, Yuva hataash, Wah kya scene hai, Neta ayaash" - "avete ripetutamente deluso il popolo, lasciato i giovani impotenti, wow! Ecco come i politici hanno fatto i milioni"). Si aggiunge subito il rap ben riuscito di Kerr che enfatizza in lingua anglofona ("I see a state turning to faith, Faith turn into hate, Hate turn into votes, Votes turn into notes" - "Vedo uno stato che si trasforma in fede, la fede si trasforma in odio, l'odio si trasforma in voti, i voti diventano banconote"), e con altrettanta potenza lancia un messaggio di speranza e ribellione: "Yeah we're bringin' the hope, I'm what you're not, show you what i got, where you at? I don't need no gun, I bring the fire and the fury of the third world, son" - "Sì, stiamo portando la speranza Io sono quello che tu non sei, Ti mostro quello che ho. Dove sei? Non ho bisogno di una pistola, porto il fuoco e la furia del terzo mondo, figliolo". Il ritornello in tutta la sua potenza vi entrerà in testa e ci rimarrà per un bel po', siete avvisati.
"Aaj" ("Oggi"), secondo singolo rilasciato dal gruppo, tratta della rinascita da una vita di insoddisfazioni e di come l'oggi può essere oggetto di nuove battaglie per un domani migliore: "My battles in the chaos of every moment, have not worn me down, even when fate conspired against me. I did not stop, I did not bow. My path is uncharted, Yet I remain unfazed, with every step I reaffirm that this story has just begun" - "Le mie battaglie nel caos di ogni momento non mi hanno logorato, anche quando il destino ha cospirato contro di me. Non mi sono fermato, non mi sono piegato, il mio cammino è inesplorato eppure rimango impassibile, con ogni passo riaffermo che questa storia è appena iniziata". Il brano, decisamente più sperimentale, si presenta con un'ottima miscela tra l'alternative metal elettronico a la Amaranthe e qualche goccia di elemento trap che tutto sommato riesce a trovare il suo spazio nel contesto. Ad aggiungersi la piacevole presenza del flauto, altro strumento che rappresenta il folk indiano e che riesce anch'esso a trovare un'ottima coesione con il resto degli strumenti impegnati egregiamente, così come gli effetti elettronici impeccabili.
Con "Senjeero Se" ("Per Le Catene"), i Bloodywood mostrano il loro lato più emozionale, incentrando il testo sul sacrificio di una vita intera per continuare ad alimentare il fuoco della speraza per un futuro migliore ("My body will die but my story has a hope to send, so my friend, raise a glass, make a toast. Found my limits in my life but I lived it the most" - "Il mio corpo morirà ma la mia storia ha una speranza da trasmettere, quindi, amico mio, alza un bicchiere, fai un brindisi. Ho trovato i miei limiti nella mia vita ma l'ho vissuta al massimo"). Il gruppo scala di marcia ma tiene alte le sensazioni melodiche in questa simil-ballad alternative metal accompagnata da deliziosi scambi tra Bhadula e l'ospite Archy Jay (promettente suonatrice di cornamusa, anch'essa cresciuta sul web tramite i vari canali streaming).
Pochi secondi bastano per riconoscere la canzone grazie alla quale probabilmente siete tutti qui a leggere con curiosità questa recensione. "Machi Bhasad" (La Rivolta) è il brano che nel corso dei mesi dalla sua pubblicazione ha fatto il giro del mondo e che ha portato i Bloodywood all'attenzione dei più frenetici ascoltatori del nuovo nu-metal moderno. Vantando più di cinque milioni di visualizzazioni su YouTube, il video presenta una potente produzione così come il brano in sé: ambientato nelle umili terre di campagna indiane, troviamo ballerini tradizionali, strumenti folk come il dhol (un tamburo a doppia testa) o il tumbi il tutto appesantito ed egregiamente compattato dai riffoni groove e metalcore che coinvolgono e appassionano al primo ascolto. Inizialmente creato per il videogioco "Beyond Good and Evil 2" (attualmente ancora in pre-produzione), "Machi Bhasad" porta con sé un messaggio politico che vuole enfatizzare la potenza delle nuove generazioni e il suo potenziale di essere migliori delle precedenti, con l'intenzione di stimolare i pensieri popolari ponendo in discussione un sistema ingiusto che porta benefici a pochi e a spese di molti. Una call-to-action all'insurrezione per cambiare il mondo in meglio: "Till when do you expect us to weather the betrayals of your corruption? Jab belagaam pe de lagaam tu roke hoye. Machi bhasad, dekh. Khatam hua dekh mera sabar" - "Fino a quando vi aspettate che resisteremo ai tradimenti della vostra corruzione? Se cerchi di trattenere i liberi mettendoli al guinzaglio, allora... Aspettati una rivolta. Non abbiamo più pazienza, ne abbiamo abbastanza".
L'impeto e la potenza continuano a far tremare le pareti con "Dana-Dan" ("Picchia Duro"), ultimo singolo pubblicato dal gruppo lo scorso 18 febbraio, dove questa volta è la violenza sessuale e la necessità di abbatterla a portare la riflessione di tutti noi sul ruolo che giochiamo nel creare un mondo in cui vengono commesse atrocità di questa natura e lavorare per eliminarle completamente ("I put a fist through the face of a rapist, and yeah, I tape this for the viewing pleasure of the nameless faces, he disgraces" - "Ho dato un pugno in faccia a uno stupratore, e sì, l'ho registrato per il piacere di vedere le facce senza nome che lui disonora"). Musicalmente il brano presenta numerosi breakdown fuori controllo, extrabeat ben strutturati e il solito muro sonoro che ormai fa distinguere i ragazzi di Nuova Dehli.
"Jee Veerey" ("Vivi Coraggioso") apre con una deliziosa melodia di flauto tradizionale verso un brano decisamente più morbido seppur ricco di ottimo materiale e significato, sopportare e affrontare la peggiore minaccia che l'anima umana possa incontrare in quanto troppo spesso oscurata: la depressione ("Walk this valley of death, head high. Say "I'll be back, today I won't die" 'Cause try as we may we can never deny. We can get back up if we're still alive!" - "Cammina in questa valle della morte, a testa alta. Dite "Tornerò, oggi non morirò" Perché per quanto possiamo provare non possiamo mai negare. Possiamo rialzarci se siamo ancora vivi!").
"Endurant" ("Resistente") segue la scia più passionale di "Jee Veerey" proseguendo il concept spirituale questa volta contro il bullismo, da quello che solitamente si manifesta sin dalla tenera età a quella che si può sfortunatamente trovare addirittura sul posto di lavoro: "This goes out to the silent who fight the urge to get violent" - "Questo va ai silenziosi che combattono l'impulso di diventare violenti". Il messaggio, la musica, così come il video realizzato non abbassano minimamente la qualità di quanto già ascoltato. I fraseggi tra i due cantanti Bhadula e Kerr funzionano bene e il risultato è di notevole gradevolezza.
Avvicinandoci alla fine del disco troviamo la bella sorpresa "Yaad" ("In Memoria"), ottima ballad che riserva numerosi spunti interessanti, tra cui alcune sonorità heavy metal classico e il cantato rap dai toni decisamente più tranquilli e quasi poetici di Raoul Kerr. Si dà spazio a refrain in clean vocal che, dopo tutta la sfera musicale burrascosa del disco, le nostre orecchie non possono far altro che prendersi un attimo di pausa godendosi attimi di pace e permettendoci di accettare la perdita di persone a noi care guardando avanti, celebrare l'impatto permanente che ci hanno lasciato ribadendo la convinzione che li portiamo nei nostri migliori ricordi: "Never gonna be lost, your fire burns beneath the frost, an empire built between my thoughts. Crisscrossed across the line that can't be crossed. A million memories in this melody singing to me, smile: this is the way it's meant to be" - "Non ti perderò mai, il tuo fuoco brucia sotto il gelo, un impero costruito tra i miei pensieri incrociato attraverso la linea che non può essere incrociata. Un milione di ricordi in questa melodia che mi canta, sorridi: questo è il modo in cui dovrebbe essere".
Il video musicale è stato girato tra le montagne innevate dell'Himalaya e usa il legame tra un uomo e un cane per sottolineare il suo messaggio, il cui spirito ha portato i Bloodywood a collaborare con la Posh Foundation (un'organizzazione non governativa e senza scopo di lucro per il ricovero e il salvataggio degli animali) utilizzando i profitti realizzati nel tour di debutto di grande successo in Europa chiamato "Raj Against the Machine" nel 2019 che ha permesso l'acquisto di un furgone adibito come ambulanza per animali per l'organizzazione. Questo furgone aiuterà potenzialmente a salvare la vita di 27.000 animali senza casa nella regione della capitale nazionale dell'India nei prossimi 5 anni.
Avvicinandoci alla conclusione di questo primo full-lenght dei Nostri, le sorprese non finiscono per nulla. "Bsdk.Exe" sbalordisce esordendo con basi elettroniche simil-trap che danno il via al brano che lascia di stucco per la sua brutalità, ricordando in molte situazioni gli Slipknot di fine anni '90 riproponendo la combinazione tra influenze occidentali e le caratteristiche musicali degli strumenti tradizionali indiani garantendo una versatilità di rara bellezza. Tra breakdown dinamitardi e riff spezzacollo, i Bloodywood trattano il tema della propaganda politica moderna, ormai divenuta quasi totalmente via internet, come un continuo contagiarsi di menzogne e bugie come se fosse un virus o il veleno di un serpente: "Like the Covid spread, they spreading the hate, Wake up and take the fire that's inside you, use it to obliterate this venomous snake" - "Come il Covid si diffonde, diffondono l'odio , Svegliati e prendi il fuoco che è dentro di te, usalo per annientare questo serpente velenoso".
In chiusura, "Chakh Le" ("Ogni Giorno") non aggiunge né toglie nulla di quanto già abbiamo avuto il piacere di ascoltare e di lasciarci coinvolgere durante l'ascolto di Rakshak. Ottima struttura e ritornello in linea con quello che ormai è palese essere il marchio di fabbrica dei Bloodywood, trattando questa volta tematiche economico-sociali sottolineando come ogni giorno il divario tra le classi all'interno di una popolazione aumenti a dismisura: "The poor stayed poor and the rich got richer" - "I poveri sono rimasti poveri e i ricchi sono diventati più ricchi".
In conclusione, per essere un gruppo nato sul web unicamente come cover band, i Bloodywood hanno saputo sfruttare al massimo il loro potenziale riuscendo a portare sugli scaffali un debut di ottima qualità. L'originalità delle loro canzoni e la popolarità che stanno guadagnando di giorno in giorno li hanno portati ad essere tra i migliori gruppi metal da tenere d'occhio nel 2022, meritatamente. Attenzione però, lo stile così come le strutture delle canzoni possono rischiosamente finire nel "già sentito" in un futuro secondo album, per questo ci auguriamo che la creatività di Katiyar e co. non venga a meno e che il loro percorso di maturazione e solidificazione del sound possano portarli sui palchi più importanti d'Europa e non solo. Noi, per ora, aspettiamo con ansia le tappe italiane il prossimo marzo 2023 per il "Rakshak Tour"!
Lineup
Jayant Bhadula - voce
Raoul Kerr - voce (rap)
Karan Katiyar - chitarra, flauti, arrangiamenti, produzione
Tracklist
1. "Gaddaar" (Traitor) 4:44
2. "Aaj" (Today) 5:00
3. "Zanjeero Se" (These Chains) 4:11
4. "Machi Bhasad (Album Version)" (Expect a Riot) 4:00
5. "Dana Dan" (Give a Beatdown) 4:54
6. "Jee Veerey (Album Version)" (Live, Brave One[13]) 4:38
7. "Endurant (Album Version)" 4:46
8. "BSDK.exe" 4:55
9. "Yaad (Album Version)" (In Memory) 5:40
10. "Chakh Le" (Rise Up) 4:25