BLIND GUARDIAN
Bright Eyes
1995 - Victor Entertainment
CRISTIANO MORGIA
12/09/2019
Introduzione recensione
Il 1995 è stato un anno importantissimo per i Blind Guardian e di conseguenza, diciamolo pure, anche per tutto il Power Metal. Certo, in quello stesso anno usciva anche "Land of the Free" dei Gamma Ray, che è un altro caposaldo del genere sfornato da un'altra band fondamentale capitanata da quello che può essere considerato a tutti gli effetti il patrono del Power, ovvero Kai Hansen. Però il 1995 è un album importantissimo per il Power anche per un altro motivo. Il perché è presto detto; è l'anno in cui è uscito quel capolavoro che risponde al nome di "Imaginations from the Other Side", ovvero il miglior album della band o comunque uno dei picchi più alti della loro discografia, un album che non solo è bellissimo ma che si inserisce anche in un momento decisivo, quasi facendo da spartiacque. Per un'analisi più dettagliata dell'album vi rimando alla recensione ad esso dedicata, visto che qui non parleremo di lui, bensì di quanto successo qualche mese dopo. Il 21 giugno dello stesso anno, infatti, venne rilasciato il singolo "Bright Eyes", che a differenza dell'album esce per la giapponese Victor Entertainment. Secondo singolo dopo "A Past and Future Secret", dunque. Quest'ultimo aveva l'onere di far crescere le aspettative dei fan, di stuzzicarli e di cominciare a prepararli per quello che sarebbe stato il passo successivo. Questo qui, invece, vede luce dopo l'uscita del capolavoro, significa che serviva giusto per battere il ferro finché era caldo per fare ancora più pubblicità. Quasi sicuramente band e produttore (il noto Flemming Rasmussen, già produttore dei Metallica) avevano capito le potenzialità del capolavoro e volevano, come detto poc'anzi, stuzzicare un po' i fan anche dopo, ed in effetti per la title-track è stato anche girato un video. Inoltre, l'album precedente era "Somewhere Far Beyond" del 1992, quindi è passato del tempo, ben 3 anni per la precisione, ed è la prima volta che passa così tanto tempo tra un album ed un altro, quindi perché non fare le cose in grande? Aggiungo pure che un videoclip è stato girato anche per un'altra canzone, ovvero "Born in a Mourning Hall", che comunque non è presente qui sopra. Segno che la band aveva puntato molto sul disco. Un singolo come antipasto è più che comprensibile, un altro (un po' più tardo) per confermare il successo del CD e magari spingerlo un po' più in là è ancora più comprensibile. L'antipasto era molto atteso se pensiamo che nel giro di pochi anni, e proprio l'ultimo album l'aveva confermato, la band era riuscita a diventare una certezza del panorama metallico degli anni '90, soprattutto in campo Power ovviamente. Un modo per stare sulla cresta dell'onda è proprio quello di farsi vedere in giro, e girare dei video è un'ottima tecnica. Comunque, passiamo alla scaletta. Troviamo la title-track che però è in una veste leggermente diversa da quella dell'album, di qualche secondo più corta in realtà, ma è solo un taglio fatto in fase di missaggio per adattarla al video. Poi troviamo ben due cover. Una è totalmente inaspettata e non ha niente a che vedere con il mondo del Rock o del Metal, essendo una cover della famosa "Mr. Sandman" delle The Chordettes; l'altra è invece di una band che col Rock ha molto a che fare, essendo tirati in causa addirittura i Deep Purple con "Hallelujah". A conclusione però troviamo le versioni demo di "Imaginations from the Other Side" e "A Past and Future Secret", che erano presenti anche nel singolo precedente. Ovviamente messe soltanto come curiosità per i fan più ingordi. La copertina è sempre ad opera di Andreas Marschall e si vede, ma, strano per la band, stavolta ha quasi un tocco horror. Scopriamo senza mezzi termini questo nuovo singolo, che contiene diversi altri lavori che rendono pregevole il pacchetto.
Bright Eyes
Dei gelidi e cupi accordi di chitarra segnano l'inizio della title-track: Bright Eyes (Occhi
Luminosi). Ad un primo impatto si potrebbe pensare che il pezzo parli di Mordred, la nemesi di Artù, ma in realtà non è così, e questo lo sappiamo anche grazie a quanto successo con l'album "Beyond the Red Mirror", che tematicamente parte da qui e da "And the Story Ends". Dopo i già citati accordi introduttivi la canzone inizia sul serio con dei cori che ripetono ossessivamente la stessa frase, in un modo magico ma al contempo cupo e pauroso. Confesso che quando ascoltai questo pezzo per la prima volta mi vennero in mente i Queen, proprio per questi cori iniziali ma anche per i successivi che si intrecciano con le linee vocali principali durante il corso della canzone. Non un rimando casuale, non è un mistero infatti che i Bardi siano estimatori della Rock band inglese. In ogni caso siamo al cospetto di una canzone cadenzata e seriosa. I riff sono ovviamente pesanti e minacciosi, così come la voce di Hansi che ci narra le sue sventure: "Lasciatemi solo, l'isolamento porta speranza, c'è qualcos'altro in attesa, un destino promesso". Un destino promesso che nell'album "Imaginations?" comincerà a palesarsi con la già citata "And the Story Ends", ma proseguirà per bene con l'album del 2015. Il ritornello è un po'; spiazzante ma tremendamente efficace ed enfatico. È spiazzante perché la tipica formula del ritornello corale, epico e bombastico è accantonata per lasciare libero sfogo a Hansi che in questo frangente può sfogare tutta la sua frustrazione: "Occhi luminosi, accecati dalla paura della vita. Nessun Merlino è al mio fianco". Nessun Mago Merlino è al suo fianco, come invece è stato per Artù. Sono proprio questi versi ad avermi fatto pensare al Ciclo Arturiano, ma in realtà abbiamo a che fare con un bambino solo, quasi abbandonato a sé stesso e senza una guida. C'è spazio anche per alcuni momenti più melodici e calmi dove voce e chitarre si attenuano, sono momenti però in cui, paradossalmente, vengono espressi, intervallati dal ritornello i sentimenti più negativi di tutta la traccia, i quali provano quanto detto pocanzi: il bambino oltre a sentirsi solo e senza una guida è anche in pieno contrasto con i suoi genitori. Forse questo contrasto tra musica e parole sta a simboleggiare una presa di coscienza da parte del bambino: non c'è più bisogno di rabbia, l'odio verso i genitori è ormai parte di lui come il respirare. Verso metà ci sarebbe un'accelerazione, ma questa versione è modificata ed essa manca, così come manca l'assolo che si tesse su di essa, e quindi si ritorna alle ritmiche consuete, sempre con gli ipnotici cori in sottofondo. Questa è una canzone particolare anche perché non si conclude con una ripetizione del ritornello macon dei brevi versi cadenzati in cui il protagonista del pezzo dà l'addio alle sue ultimesperanze. Le vicende personali qui narrate toccano l'ascoltatore, rendendolo partecipe e facendolo quasi mettere nei panni dello sfortunato bambino, che però avrà molte cose da dire una volta cresciuto, ma questa è un'altra storia.
Mr. Sandman
Il singolo segue con Mr. Sandman (L'omino del sonno), cover della conosciuta canzone delle The Chordettes, risalente addirittura al 1954. Forse il titolo da solo non vi dirà niente, ma l'ascolto vi farà sicuramente venire in mente qualcosa. I primi secondi del pezzo ci portano subito all'atmosfera tipica dell'originale, con quelle tastiere simil-carillon che sembrano suggerire una sorta di ninna nanna. Neanche quando entra in gioco il vocione di Hansi l'atmosfera cambia molto, il cantante infatti si adagia perfettamente all'umore generale e dona una prestazione delicata e quasi dolce. Stessa cosa per gli altri strumenti: le chitarre ancora non risultano marcatissime o graffianti, suonano molto anni '50, per così dire; la batteria invece risuona lontana e quasi assente. Ormai il sonno sta per arrivare e stiamo per chiudere gli occhi, manca solo qualche piccola richiesta all'uomo dei sogni (Mr. Sandman per l'appunto): "Mister Sandman, portami un sogno, rendilo il più carino che io abbia mai visto?" Dalla terza strofa le cose cominciano a cambiare lentamente; le chitarre cominciano a farsi sentire di più, soprattutto a livello di melodie, così come la batteria la quale comincia a diventare parte integrante della canzone. Senza contare che la voce di Hansi comincia a sporcarsi lievemente. Stiamo per addormentarci, eppure sembra che più andiamo avanti più cominci a mancare la quiete! Da notare ovviamente il celebre coro zuccheroso che rese famoso questo pezzo, qui cantato da dei Blind Guardian in una veste buffamente molto femminea. Dopo questo breve momento sognante la parte Metal prende il totale sopravvento e capiamo che nessuno riuscirà a dormire. La voce di Hansi è tuonante e graffiante, le chitarre sorreggono l'impalcatura del tutto con riff decisi e martellanti quanto gli assoli, la batteria di Stauch entra finalmente a far completamente parte della canzone pestando come se si volesse svegliare qualcuno, invece che farlo addormentare tra i sogni più rincuoranti. La cover prosegue così fino alla fine, trasformandosi quindi da un'innocente richiesta di un sogno ad un grido disperato per esso: "Mister Sandman, portaci, per favore, per favore, per favore, Mister Sandman, portaci un sogno". Negli ultimi secondi si può sentire una risata di Hansi, a riprova che quest'operazione è stata realizzata divertendosi e per divertire. I Bardi in passato si erano già cimentati con due cover dei Beach Boys, per niente riuscite secondo me. Qui, però, la band non si limita a risuonare un pezzo datato e lontanissimo dal Metal, lo modifica adattandolo al proprio stile, rendendo quindi il risultato finale molto apprezzabile, divertente anche, visto che il contrasto tra i coretti e le schitarrate è decisamente marcato, ed è chiaro che questo era solo un pretesto per giocare un po'.
Hallelujah
Se la cover appena terminata era un'occasione per divertirsi, Hallelujah è un'occasione per ascoltare la musica con attenzione e riverenza. Il brano originale appartiene addirittura ai Deep Purple ed apparì per la prima volta nel lontano 1969, prima del celeberrimo "In Rock" (1970). Il brano porta la firma di Roger Cook e Roger Greenaway, ma è importante notare che è la prima canzone suonata e cantata dalla Mark II, ovvero la formazione storica e quella più famosa. All'inizio della canzone veniamo subito accolti dall'inconfondibile suono della chitarra di Olbrich, che si erge con una melodia potente ma dal retrogusto malinconico e quasi lacrimevole. Questa breve e fugace melodia prepara la strada, apre il sipario ad Hansi e cori che ripetono con passione il titolo del pezzo, come dei pellegrini che camminano in fila durante una processione. I pellegrini aumentano sempre di più, una folla si aduna nel deserto per sentire un uomo parlare. Hansi continua a cantare, ma le voci in sottofondo sono sempre lì a dare manforte, come un aiuto divino che è lì a vegliare sul cantante; Olbrich non pago della bella introduzione accompagna ogni verso con melodie distorte molto lontane dal Ritchie Blackmore del 1969, ma decisamente più Metal. Se aguzzate l'udito potete anche sentire un organo, e questo è un chiaro richiamo a Jon Lord. In ogni caso, l'uomo nel deserto parla: "Sono un predicatore con un messaggio per la mia gente nel mondo, graffito per terra cercando la pace che nessuno ha trovato." A questo punto capiamo che si tratta di Gesù Cristo, che nella strofa dopo parla di amore, e a questo punto non abbiamo più dubbi. I fedeli ascoltano ed inneggiano a lui cantando hallelujah con un coro che risuona tra le dune e le corrode come un vento, spianando la strada all'accelerazione che segue, in cui la batteria comincia a farsi sentire di più ed i riff di chitarra si fanno più serrati, dando ancora una volta quel tocco Metal che inietta potenza e forza insieme alle perenni voci in sottofondo, fide compagne di Hansi, in ogni occasione. La prestazione del cantante è, poco dopo che l'accelerazione si è stemperata, graffiante ed enfatica, come per lanciare per bene un messaggio importante: "C'è un modo migliore di vivere la vita e non è difficile da trovare se vivi e lasci che le persone del tuo mondo dicano la propria". Si prosegue in questo modo anche con la strofa successiva, la quale però riporta il brano su tempi medi che però hanno un retrogusto ancora più malinconico, essendoci forse un riferimento a Giuda, che ha venduto Gesù per 30 denari. Questo però non sembra alterare la maestosità della traccia, che invece ripropone ancora una volta, e per l'ultima, dei sacrali "hallelujah" che si spengono piano piano e svaniscono dietro agli aridi rilievi come un rosso Sole che tramonta. Gran bella cover, una delle migliori dei Blind Guardian. Gran parte del fascino sta nell'originale ovviamente, ma i Bardi riescono a dare il loro tocco senza snaturarla e anzi, dando anche un po' di energia in più.
Imaginations from the Other Side
Ora si prosegue con la celeberrima Imaginations from the Other Side (Fantasie dall'Altro Lato), il pezzo che fa da apertura all'omonimo album. Qui però c'è una versione demo, che a dir la verità si sente anche piuttosto bene, l'unica cosa che cambia è qualche verso qua e là, ma il risultato non cambia. È un inizio pesante, oscuro e atmosferico, dominato da un tappeto di tastiere assai singolare. Cori evocativi e misteriosi presto supportati da un ritmo preciso ed incalzante, un ensemble particolarmente onirico che presto lascerà spazio a dei riff taglientissimi e nervosi, tutt'altro che ariosi e sognanti come la gran parte della tradizione Power vorrebbe. Le eteree melodie Power vengono infatti sacrificate da dei riff assai aggressivi e serrati: il lavoro di chitarra risulta infatti pesante ed oscuro al punto giusto, un tappeto sul quale si staglia l'altrettanto minacciosa voce di Hansi Kürsch, qui con un tocco di malinconia, mentre intona i celebri versi iniziali: "Dove sono queste facce silenziose, le ho prese tutte?" Dopodiché la canzone si velocizza e si fa più aggressiva, e con i riff delle due asce la voce stessa diventa più cattiva e tagliente. Una strofa che quindi scorre via, dominata nella sua seconda parte da voci ben più eteree e sommesse, le quali sono però destinate ad esplodere con l'arrivo dell'anthemico ritornello, letteralmente da cantare con i pugni al cielo. Un refrain incredibilmente ben riuscito, potente ed imperiale, il quale lascia spazio ad un assolo al fulmicotone, ben eseguito e presto infranto verso il battere nervoso delle pelli. Ecco, è dunque tempo, per una nuova strofa, di palesarsi; una strofa nella quale assistiamo ad un maggior uso della tastiera ed anche a tutta una serie di particolari virtuosismi vocali, a partire dalla voce del cantante e dai cori adoperati. Ora frazioni più epiche ora gridi acidissimi, ora cori evocativi ora linee vocali più aggressive. Un ottimo frangente che ben presto si avvia verso un nuovo, incredibile ritornello, il quale lascia spazio ad un nuovo assolo dal sapore epico. Le velleità melodiche durano comunque poco, visto che l'epica e le chitarre massicce vengono riprese in chiusura di brano. Un pezzo che dunque si chiude riproponendo un bel refrain e riprendendo la parentesi strumentale simile a quella ascoltata nei primi secondi. Dal punto di vista testuale, la canzone sembra parlare di una capacità di sognare ed immaginare persa per sempre nei meandri degli anni passati. Una capacità che non tornerà mai più nonostante se ne senta il disperato bisogno: l'adulto non è più in grado di immaginare, tutti i sogni e le invenzioni della fanciullezza sembrano svanire non appena ci si tramuta in dei "grigi" e vuoti adulti. Responsabilità sempre crescenti, obblighi, doveri... Un insieme di elementi che sembra dunque giocare a sfavore della volontà di perdersi nei sogni giovanili. Non abbiamo la forza per poter credere ancora nelle fantasie di qualche anno fa, preferendo immolarci ad una triste e monotona realtà. Questo sembra essere confermato dai seguenti versi, pieni di riferimenti letterari: "Dov'è la figlia dell'oceano? Peter Pan è stato a Mordor? Non c'ènessuno per tenere in vita tutte queste fiabe. Posso tornare a Oz? Incontrerò l'Uomo di Latta? Leone Codardo, dove sei?" L'adulto ha ormai dimenticato tutti i personaggi che l'hanno accompagnato durante la sua infanzia, nella fattispecie si fa riferimento al "Mago di Oz", a "Peter Pan" e all'universo narrativo di J.R.R. Tolkien. Letture cariche di magia e suggestioni, nei quali i personaggi vivono avventure al limite del fantastico. Dopo lo splendido assolo di Olbrich posto a metà canzone e già segnalato, torna infatti il disperato grido di Hansi con dei versi che confermano quanto detto più sopra e che tradiscono una voglia di tornare ai "vecchi tempi". Nella stessa strofa, però, c'è anche una drastica presa di coscienza: la fanciullezza non tornerà mai più, tuttavia resta una piccola speranza, poiché l'immaginazione per viaggiare verso altri mondi esiste ancora, e questo pezzo ne è la riprova.
A Past and Future Secret
In chiusura troviamo A Past and Future Secret (Un segreto passato e futuro), la ballata che era stata presentata come singolo prima dell'uscita dell'album, stavolta però in versione demo anch'essa. L'arpeggio acustico che apre la canzone è dolce, dal marcato sapore medievaleggiante. Ad onor del vero e per dovere di cronaca, le avvisaglie già c'erano tutte in "The Bard's Song: In The Forest", capolavoro e super classico dell'album precedente: ma qui, in questa occasione, questo loro lato antico e pittoresco esce fuori ancor di più ed in maniera ancor più marcata e soprattutto concreta, con tanto di tamburelli a tenere il ritmo e flauti. Tutto ciò trasmette quel tocco magico e sognante che serve assolutamente ad una canzone come questa. L'atmosfera cala e si ha davvero l'impressionedi stare in una piazza medievale illuminata solo da fuochi ad ascoltare un qualche cantastorie impegnato a narrare di cavalieri e dame. Nemmeno a dirlo, il tema principale dell'originale è squisitamente arturiano, ma qui il narratore impersonato da Hansi non è Merlino come nella versione dell'album, ma un bardo immortale che prima di cominciare si scusa dicendo di non essere preparato per raccontare storia che la gente si prepara a sentire: "Ascolta, folla, ti dirò tutto, sebbene debba dire di non conoscere molto". Essendo una versione demo, i suoni sono leggermente diversi e l'incedere del brano è meno sciolto e agile, così come il testo è diverso, ma tutto sommato l'essenza è già tutta qui. Il ritornello è leggero, lento e quasi sussurrato, perfetto per l'atmosfera soffusa che si vuole qui ricreare, Hansi dimostra ancora una volta la sua versatilità, passando dalle linee vocali aspre della canzone precedente a quelle descritte qui. Dopo il secondo ritornello la canzone sembra diventare lievemente più enfatica, la voce diventa più forte e con essa anche gli altri strumenti, fanno capolino anche delle parti che recitano "Potreste non sapere mai il mio nome", quasi riallacciandosi al tema di "The Bard's Song". Dopo questo momento appassionante torna il ritornello che, ripetendosi, ci trasporta delicatamente fino alla conclusione delle canzone. Un vero e proprio poema recitato con tanto di musica, il quale ci narra di una figura cara ai Blind Guardian, ovvero quella del cantastorie, del bardo che vaga per le lande sconfinate incontrando genti al quale cantare le sue storie, le sue canzoni, invitando tutti a cantare con lui, anche se purtroppo nessuno poi conoscerà la sua identità. Un tema già visto in "The Bard's Song", per l'appunto, e qui abbozzato per una versione demo di un brano che sull'album ha tutt'altro tema: c'è sempre qualcuno a narrare una storia, ma questo qualcuno è addirittura Merlino che racconta dell'ascesa e della caduta di Artù. Un tema ancora più affascinante.
Conclusioni
Insomma, alla fine dei conti il singolo risulta abbastanza ben costruito. C'è da dire che l'album era già uscito comunque, quindi questo disco non ha certo l'onere di dover fare da antipasto. Per chi ancora non l'aveva ascoltato, però, per chi era indeciso, non svela troppo dell'album che era già uscito ma lascia comunque intravedere cosa c'era da aspettarsi una volta intrapreso l'ascolto di quel capolavoro che è "Imaginations from the Other Side". La tile-track del futuro album, infatti, porta sicuramente la firma della band, ma ad un orecchio attento potrebbe risultare lievemente diversa da quanto già sentito; in un certo senso più raffinata forse, più "ragionata". In realtà tutti erano ormai abituati ai cambiamenti dei Bardi, già tra "Tales from the Twilight World" e "Somewhere far Beyond" ci sono alcune differenze stilistiche ed una maturazione non indifferente; basti pensare a come si passi da un album praticamente teorico del Power ad uno che già comincia a dimostrare la volontà di spingersi oltre. Il capolavoro menzionato poco più su prosegue proprio questo discorso. Certo, dopo due album come quelli appena citati non tutti saprebbero fare di meglio e nel contempo maturare anche, ma con questo singolo, e con quello precedente, i Bardi di Krefeld dimostrarono che forse era possibile. D'altronde è proprio quando la qualità è alta che la curiosità cresce, così come la speranza di ritrovarsi tra le mani un lavoro che possa essere anche migliore, la speranza di trovare delle bellezze ancora più esagerate e che possano emozionarci e colpirci come non mai. Una sensazione che conosciamo tutti. La title-track, come dicevamo, con il suo stile a metà tra il raffinato ed il misterioso, tra rabbia e malinconia, con tutte le varie parti corali, si lascia apprezzare nonostante il piccolo taglio che ci nega l'accelerazione. Non ci sono altri assaggi dell'album, o meglio, ci sarebbero pure, però sono in versione demo e già erano presenti nel primo singolo. Parlo ovviamente di "Imaginations from the Other Side" e di "A Past and Future Secret", che al di là di una produzione ovviamente da demo e dei testi un po' diversi (soprattutto nel secondo caso) conservano il loro fascino. Dunque, oltre ai tre pezzi già presenti nell'album abbiamo anche due cover. Entrambe molto riuscite a mio parere. "Mr. Sandman" lascia uscire quel lato ironico tipicamente Power che nei Bardi di Krefeld è molto nascosto, anzi, non emerge proprio, quindi una cover del genere, con un pezzo lontanissimo dal loro stile, potrebbe divertire. Sicuramente non è un capolavoro ma il tentativo è apprezzabile e piace. "Hallelujah" invece resta in linea con l'originale anche nello spirito, l'approccio è più serioso e l'atmosfera sacrale, qui non si sente la voglia di giocare, ma il risultato è comunque molto interessante. Ovviamente i Blind Guardian avevano già iniziato la loro ascesa e l'album già era uscito, quindi, ripeto, questo singolo non è da prendere come un'anticipazione, piuttosto come un modo per far parlare di sé anche dopo la data d'uscita dell'album, un modo per battere il ferro finché è caldo, come si suol dire. Oggigiorno non c'è più questo bisogno, e sicuramente non c'era neanche allora per chi aveva già comprato e ascoltato "Imaginations?", quindi questo conferma quanto ho appena detto. Può darsi che i fan più accaniti se lo siano comunque procurato, pur di avere tutto della band, e magari oggi vale una fortuna, dato che non credo si trovino ancora copie in giro da comprare o sia più venduto proprio. Ma cosa ci aspetta nei prossimi capitoli? Alcuni li abbiamo già trattati, perciò se siete arrivati a leggere fino a qui, date un'occhiata anche agli altri presenti in basso. Il lavoro dei Blind Guardian si configura come ce lo si aspettava. Ma qual è invece la vostra idea a riguardo? Cosa vi è piaciuto di più? Cosa invece di meno?
2) Mr. Sandman
3) Hallelujah
4) Imaginations from the Other Side
5) A Past and Future Secret