BLIND GUARDIAN

A Past and Future Secret

1995 - Virgin Records

A CURA DI
CRISTIANO MORGIA
06/06/2019
TEMPO DI LETTURA:
8

Introduzione recensione

Il 1995 è stato un anno importantissimo per i Blind Guardian, e di conseguenza, diciamolo pure, anche per tutto il Power Metal. Certo, in quello stesso anno usciva anche "Land of the Free" dei Gamma Ray, che è un altro caposaldo del genere sfornato da un'altra band fondamentale capitanata da quello che può essere considerato a tutti gli effetti il patrono del Power, ovvero Kai Hanse. Però il 1995 è un album importantissimo per il Power anche per un altro motivo. Il perché è presto detto, è l'anno in cui è uscito quel capolavoro che risponde al nome di "Imaginations from the Other Side", ovvero il capolavoro assoluto della band o comunque uno dei picchi più alti della loro discografia, un album che non solo è bellissimo ma che si inserisce anche in un momento decisivo, quasi facendo da spartiacque. Per un'analisi più dettagliata dell'album vi rimando alla recensione ad esso dedicata, visto che qui non parleremo di lui, bensì di quanto successo un paio di mesi prima. Il 6 febbraio dello stesso anno, infatti, venne rilasciato il singolo di lancio "A Past and Future Secret", che aveva l'onere di far crescere le aspettative dei fan, di stuzzicarli e di cominciare a prepararli per quello che sarebbe stato. Tra l'altro il primo singolo della band risale addirittura al 1989, quindi forse non è un caso se prima di un album della portata di "Imaginations?" si sia ricorsi nuovamente alla stessa operazione. Quasi sicuramente band e produttore (il noto Flemming Rasmussen, già produttore dei Metallica) avevano capito le potenzialità del futuro capolavoro e volevano, come detto pocanzi, stuzzicare un po' i fan. Inoltre, l'ultimo album è "Somewhere Far Beyond" del 1992, quindi è passato del tempo, ben 3 anni per la precisione, ed è la prima volta che passa così tanto tempo tra un album ed un altro. Segno che qualcosa di grosso bolle in pentola. Un singolo come antipasto è più che comprensibile. Antipasto molto atteso se pensiamo che nel giro di pochi anni, e proprio l'ultimo album l'aveva confermato, la band era riuscita a diventare una certezza del panorama metallico degli anni '90, soprattutto in campo Power ovviamente.  La cosa buffa, se vogliamo, è che la canzone scelta per dargli il titolo è la meno Power dell'album! Ormai la conosciamo tutti, ma chissà cos'hanno pensato tutti i fan nel lontano 1995 trovandosi davanti ad un pezzo così fuori dai canoni del genere (almeno dai canoni di allora). In realtà, c'era già stata "The Bard's Song - In the Forest" dell'album precedente a far capire che i Bardi non disdegnavano per niente certe sonorità, ma qui la voglia di trasportare l'ascoltatore in un altro mondo è forse ancora più evidente. In ogni caso, non c'è da spaventarsi troppo, poiché all'interno del singolo si trova anche una traccia in pieno stile Blind Guardian (anche se col senno di poi pure una canzone medievale lo sarebbe), ovvero quel pezzo enorme che avrebbe dato il titolo proprio all'album del 1995, e là si sarebbero capiti ancora di più gli intenti della band e la direzione stilistica che volevano intraprendere. Ad impreziosire il tutto ci pensano una cover degli Uriah Heep ed una versione orchestrale della title-track.

A Past and Future Secret

Un arpeggio magico ci introduce in questo breve viaggio che è solo un assaggio di ciò che sarebbe avvenuto con l'uscita dell'album. L'arpeggio magico apre A Past and Future Secret (Un Segreto del Passato e del Futuro), e un po' ci spiazza col suo essere delicato ed evocativo. Certo già "The Bard's Song - In the Forest" dell'album precedente ci aveva deliziato con una soluzione totalmente acustica, ma qui sembra che i Bardi vogliano calarsi, e calarci, ancora di più in un altro mondo. L'atmosfera medievale ci avvolge anche grazie all'uso di altri suoni oltre a quello della chitarra, suoni che rimandano immediatamente ad un certo immaginario e ci catapultano in un'epoca lontana, poco conosciuta, ma piena di fascino. Il narratore, interpretato magistralmente da Hansi, sembra improvvisamente trovarsi lì, proprio come noi, solo che per lui, che c'era già stato prima, non era cosa nuova. La voce di Hansi è delicata e perfetta per una ballata del genere, con le sue linee vocali pacate ed espressive, in cui è molto facile perdersi. Ad un certo punto intervengono anche tamburelli, e tastiere in sottofondo, e se prima ci sentivamo soltanto vagamente immersi in un contesto medievale ora riusciamo a vedere anche i dettagli: il narratore potrebbe essere Merlino in persona e potrebbe stare dritto davanti a noi, illuminato da un fuoco, a narrarci le gesta del compianto Re Artù mentre una folla lo circonda e si appresta a sentire la sua storia. Lo stregone ha visto il suo re ascendere e cadere, ma niente è stato una sorpresa, poiché egli già sapeva tutto. La musica è meno atmosferica rispetto all'inizio e l'incedere è decisamente più scoppiettante, come le fiamme che vibrano davanti al volto di Merlino. Sembra quasi che non sia un vecchio stregone a raccontarci la storia, ma un vero e proprio menestrello pieno di energia e contento di assolvere alla sua vocazione, ma sempre con una certa pacatezza. Il ritornello riporta in primo piano il lato delicato del brano, con un Hansi che ripete i versi già sentiti all'inizio quasi a bassa voce e con malinconia. Dopo un po' però la sua voce si fa più graffiante e anche la musica si fa più pomposa, con le percussioni sempre più in primo piano e le tastiere più solari. Sembra come se Merlino si sia arrabbiato per un attimo nel pensare il suo re e amico morto, o meglio, dormiente ad Avalon in attesa di essere risvegliato per regnare ancora. Proprio qui, infatti, ci sono due tra i versi più belli del brano, molto enfatici e molto orgogliosi anche su lato musicale: "Aspetterò e custodirò la corona del futuro Re". Merlino è ancora qui tra noi, aspettando che nuovamente Artù diventi re. Il ritornello fa nuovamente la sua comparsa e porta con sé un po' di quella malinconia nostalgica che comunque fa da colonna portante a tutto il pezzo, ma è accompagnato da una breve coda che, riproponendo con una certa enfasi e forza una melodia molto efficace, ci prende per mano e ci riporta al nostro tempo, lontani da Avalon, Merlino e Artù.

Imaginations from the Other Side

La seconda traccia è proprio quella che sarà l'opener nell'album che da lì a poco avrebbe visto la luce: Imaginations from the Other Side (Fantasie dall'Altro Lato). È un inizio perfetto non solo per la caratura del brano, ma anche per come inizia esso stesso. Ci vuole un po' prima di entrare nel vivo, ma è tutta atmosfera! Siamo infatti avvolti da un'aria cupa e minacciosa, in cui sono ben udibili le tastiere, e questa è una cosa abbastanza inusuale, anche se già nell'album precedente i Bardi avevano cominciato ad usarle più spesso. Tuttavia, insieme ai tocchi di tastiera non mancano i serrati e taglienti riff della coppia Olbrich/Siepen, e qui sì che torniamo su lidi conosciuti, soprattutto quando da ritmiche lente e massicce passiamo ad una fugace sfuriata simil-thrash. Ci si aspetterebbe una gran cavalcata in doppia cassa dominata da Stauch, ma invece la band decide di restare su tempi lenti e atmosfere cupe dal retrogusto drammatico, in cui le tastiere continuano a rintoccare come campane. La voce di Hansi si inserisce alla perfezione su questo tessuto, impersonando un uomo adulto che si chiede dove siano finite tutte quelle facce che popolavano la sua infanzia. La cosa bella è che il cantante si risponde da solo, come se la maturità stessa fosse un personaggio del brano e ammette di aver atrofizzato la fantasia del personaggio narrante. Siamo ancora all'inizio, ma lo sforzo della band nel sposare liriche e musica risulta già di alto livello. Dopodiché è tutto un turbinio di emozioni, con le ritmiche che si fanno sempre più aggressive e veloci, simboleggiando quasi la rabbia dell'uomo adulto, rabbia rivolta quasi contro sé stesso per aver perso tutte quelle cose che hanno popolato la sua infanzia. La canzone è aggressiva e drammatica come quelle a cui i fan erano abituati, e quindi, come da abitudine, non manca neanche un ritornello che si stampa subito in testa, risultando sì orecchiabile, ma anche magniloquente e pieno di pathos. La canzone però non si ferma qui e procede inarrestabile e mai scontata, un vero ciclone, così come lo è il flusso di coscienza di Hansi, che con la sua voce più tagliente che mai dà vita ad alcuni dei versi più belli e significativi che abbia mai scritto: "Sai se Merlino è mai esistito? O se Frodo indossò l'anello? Sai se Corum uccide gli Dei, o dov'è il Paese delle Meraviglie, quello che la piccolo Alice ha visto...o magari era solo un sogno. Io sapevo le risposte, ma ora le ho perse.". L'adulto, in quanto tale, è ormai da quest'altro lato, per così dire, e tutte le vecchie fantasie sono perdute, finite in un altro spazio. Il ritornello però è sempre là, un punto inamovibile che potrebbe quasi essere un appiglio per tornare indietro ai gloriosi giorni ormai andati, una testa di ponta per rigettarsi dentro allo specchio e buttarsi nell'altro lato che ci chiama con così tanta passione. L'assolo di Olbrich non fa che confermare questa spinta e noi riusciamo quasi a seguire il flusso delle sue note che ci guidano verso quel mondo. Però non è così. Ormai è tutto perduto, si può rievocare il ricordo, renderlo vivo ancora, essere consapevoli che quel mondo esiste, ma resterà per sempre lì da quell'altra parte. Il brano si chiude con il magniloquente ritornello e con dei riff minacciosi che si fanno sempre più lontani. Senza dubbio questo è definibile senza problemi come uno dei brani-manifesto della band, sia per quanto concerne il lato musicale sia per quanto concerne quello lirico, e i fan forse cominciavano a capirlo già prima dell'uscita dell'album.

The Wizard

A questo punto basta con le anticipazioni di "Imaginations from the Other Side". La terza traccia è infatti una cover: The Wizard (Lo Stregone). Il pezzo è molto famoso nella scena hard rock, e la versione originale è opera degli Uriah Heep, gruppo presumibilmente abbastanza caro a Hansi e soci. Il tema del pezzo, in effetti, è palesemente fantasy e non è neanche l'unico pezzo della storica band inglese con questa tematica, inoltre si trova nell'album del 1972 dal titolo quanto mai emblematico, ovvero "Demons & Wizards", che, guarda caso, è anche il nome del progetto che Hansi avrebbe creato insieme a Jon Schaffer degli Iced Earth, sul finire degli anni '90. Insomma, non è un caso se questa cover esiste. Una cosa tipica delle cover dei Bardi è quella di lasciare quasi intatto lo stile originale, e qui le cose non sono molto diverse. L'inizio acustico ci riporta subito alla mente la canzone d'apertura che abbiamo finito di ascoltare da non molto, e potrebbe far pensare ad un altro brano di stampo medievale, ma poi riconosciamo subito quel giro di chitarra e capiamo che si tratta del famoso pezzo degli Uriah Heep. Soprattutto perché ad abbellire il tutto c'è anche un mood che è molto lontano dal power metal, ma molto vicino al Rock degli anni '70. La prima strofa ci trasporta subito in una terra lontana nel tempo, dominata da re e stregoni, in cui noi ci ritroviamo a passeggiare sperando di incontrare lo stregone per eccellenza. Gandalf? Merlino? Poco importa! Purché sia lo stregone! D'altronde, se l'incontro avvenisse, forse non sarebbe neanche il primo, dato che Hansi ci dice che l'uomo magico si diletta a raccontare storie e a bere vino. Sembra esserci un'atmosfera particolarmente gioviale, tant'è che anche la musica sembra diventare leggermente più vivace: la batteria di Stauch arriva e si unisce alle chitarre acustiche e al moog, la voce di Hansi, da pulita e pacata, cambia lievemente e si fa più piena e graffiante, ma l'atmosfera generale non cambia poi di molto, restando sempre molto rilassante e positiva. È nella strofa che potrebbe considerarsi un ritornello, però, che la musica si fa più dura, potendo contare sull'aiuto delle chitarre elettriche e di un Hansi ancora più deciso e roboante (sempre nei limiti di una ballata, ovviamente). Il messaggio dei versi però è estremamente positivo, come se la chiacchierata con il saggio stregone ci avesse lasciato con un cuore più leggero e voglioso di cose buone. Vorremmo che tutti cantassero e si abbracciassero. Certo sono versi molto diversi da quelli drammatici tipici della band tedesca, ma non dobbiamo dimenticare che la canzone originale risale al '72, e non è improbabile che portasse con sé strascichi di cultura hippy. L'ultima strofa torna ad essere più pacata e simile all'inizio, come se di colpo la nostra voglia di fare si sia placata e lo stregone sia pronto per andarsene, lasciandoci però con preziosi consigli e con il solito buon umore: "Così parlò lo Stregone dalla sua casa nella montagna. L'osservare della sua saggezza ci suggerisce che non saremo mai soli/ allora sognerò le mie magiche notti, con milioni di stelle argentate che mi guidano con la loro luce". La voce di Hansi e le voci in sottofondo accompagnano la sagoma dello stregone che sparisce oltre le colline, e così anche le voci si fanno sempre più flebili e spariscono piano piano fino ad arrivare al silenzio.

A Past and Future Secret (Orchestral Mix)

L'album si chiude nuovamente con la title-track, ma stavolta nella veste di un mix orchestrale. A dire il vero il sottotitolo "Orchestral Mix" potrebbe essere fuorviante, un ascoltatore potrebbe aspettarsi davvero una versione orchestrale e decisamente più pomposa della versione originale; in verità è praticamente la versione strumentale del famoso classico della band. Certo, il lato sinfonico, prima più in sottofondo e coperto dalla voce di Hansi, qui può emergere di più, così come quei suoni che rimandano ad un immaginario medievale. L'atmosfera magica e sognante della versione originale quindi non è alterata di molto, e questo è un bene; ovviamente senza il bellissimo testo e senza la voce narrante del tedesco risulta un pochino più difficile lasciarsi trasportare verso Camelot, al cospetto di Artù, ma la musica è talmente piacevole che come pezzo da ascoltare in sottofondo va benissimo lo stesso. Magari non ci trasporterà proprio a Camelot o ad Avalon, ma senza dubbio ha la capacità di trasportarci in qualche altro luogo che non sia qui nella contemporaneità, grigia e spenta. Dopotutto, una bella chicca che impreziosisce questo singolo. Chicca che, col senno di poi, potrebbe essere tranquillamente vista come un assaggio di quello che sarebbero diventati i Blind Guardian di lì a pochi anni, non una band symphonic metal in senso stretto ovviamente, ma è certo che l'apporto delle tastiere per creare partiture simil-orchestrali sarebbe stato importante; e anzi, negli ultimi due album possiamo apprezzare il lavoro di una o più orchestre vere e proprie. Questo poteva essere un piccolo assaggio del futuro dunque.

Conclusioni

Insomma, alla fine dei conti il singolo risolta ben costruito. Non svela troppo dell'album che sarebbe dovuto uscire dopo ma lascia comunque intravedere quale sarebbe stata la direzione intrapresa dalla band. La tile-track del futuro album, infatti, è forse il manifesto per eccellenza di ciò che sarebbe avvenuto e sicuramente spiazzò i fan che si trovarono tra le mani questo lavoro. In realtà tutti erano ormai abituati ai cambiamenti dei Bardi, già tra "Tales from the Twilight World" e "Somewhere far Beyond" ci sono alcune differenze stilistiche ed una maturazione non indifferente; basti pensare a come si passi da un album praticamente teorico del Power ad uno che già comincia a dimostrare la volontà di spingersi oltre. Ergo, perché non aspettarsi un ulteriore passo in avanti pure in questo caso? Certo, dopo due album come quelli appena citati non tutti saprebbero fare di meglio e nel contempo maturare anche, ma con questo singolo i Bardi di Krefeld dimostrarono che forse era possibile. D'altronde è proprio quando la qualità è alta che la curiosità cresce, così come la speranza di ritrovarsi tra le mani un lavoro che possa essere anche migliore, la speranza di trovare delle bellezze ancora più esagerate e che possano emozionarci e colpirci come non mai. Una sensazione che conosciamo tutti. La title-track, come dicevamo, con il suo stile roccioso e tagliente ma estremamente drammatico ed enfatico si lascia apprezzare proprio come una sorta di canzone di svolta, per non parlare della produzione perfetta. Chissà se l'album sarebbe stato sulla stessa qualità? Come altro assaggio abbiamo poi "A Past and Future Secret", che è una ballata medievale emozionante e magica come poche, e anche qui il fan del 1995 restò sicuramente spiazzato. Prima una canzone monumentale e poi una cosa così delicata? Il nuovo album non sarebbe passato di certo inosservato! Ovviamente i Blind Guardian avevano già iniziato la loro ascesa, e questo è già di per sé un fattore che mette una certa curiosità verso i lavori futuri, anche verso quelli che ancora dovevano uscire e che ancora non esistevano neanche nella mente di Hansi, ma quando ci si avvicina al momento di uscita di un album su cui si hanno delle aspettative di questo genere, allora la curiosità aumenta ancora di più, e questo singolo la soddisfa al punto giusto: svela qualcosa ma non troppo. Inoltre, l'aggiunta di una piacevole cover e della versione strumentale/orchestrale di uno dei pezzi impreziosisce il lavoro e lo rende appetibile, come al solito per questo genere di uscite, soprattutto per i fan più accaniti e dediti al collezionismo. La vera bomba sarebbe scoppiata di lì a poco!

1) A Past and Future Secret
2) Imaginations from the Other Side
3) The Wizard
4) A Past and Future Secret (Orchestral Mix)
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