BLAZE OF SORROW
Echi
2012 - Sun and Moon Records
PAOLO VALHALLA RIBALDINI
25/11/2012
Recensione
La band mantovana Blaze of Sorrow approda al terzo album dopo l'esordio L'Ultimo Respiro e il successivo Eterno Tramonto, accolto molto positivamente dalla critica e protagonista di un buon successo in Germania. Il recente Echi continua il viaggio musicale di Peter, autore di tutte le musiche e dei testi, all'insegna di un genere costituito da un amalgama cangiante di musica ambient, black metal, istanze folk e da un panorama d'ispirazione vasto e variegato che si riversa nella produzione dei Blaze of Sorrow. La responsabilità delle parti batteristiche di Echi è lasciata a N., dal 2011 unico altro componente fisso della band, che per i concerti dal vivo ricorre ai sessionmen V. e L. rispettivamente alla chitarra basso e alla chitarra solista. A testimonianza della freschezza ed intraprendenza del combo è doveroso menzionare uno show di apertura ai Sol Invictus, considerati numi tutelari del neo-folk europeo. Dopo due dischi orientati sulla mezz'ora abbondante, Echi allunga invece la durata della tracklist arrivando a poco meno di un'ora, una bella quantità di materiale per un album che si regge principalmente sui contrasti tra momenti atmosferici o acustici e momenti elettrificati e di chiaro stampo black. Peter è un musicista dallo stile spontaneo e senza compromessi, non bada alle mode e sceglie il metodo espressivo che ritiene più congeniale per rendere al meglio le proprie idee. Da qui la scelta coraggiosa (e inconsueta per un artista della scena black italiana) di adottare la madrelingua italiana per i testi dei brani di tutti i dischi pubblicati finora. Scelta che consente di esprimersi senza fraintendimenti e al meglio del potenziale semantico in merito a viaggi e natura, che Peter afferma essere gli argomenti principali della propria musica.
Il disco si apre con "All'Ignoto", brano introdotto da arpeggi semiacustici e da una batteria mid-tempo che sottolinea i temi. Questi ultimi sono spesso molto semplici e non mirano all'arzigogolo tecnico, quanto piuttosto ad avvolgere l'ascoltatore con una dimensione sonora fatta di strati che si sovrappongono, si aggiungono e si sottragono gli uni agli altri. Gradualmente, la massa di distorsione aumenta, riff dopo riff per arrivare ad uno stacco che ripropone il sound acustico, rapida introduzione al doppio pedale e allo screaming tipico del black metal più classico. Il sapore epico e melodico di questo riff supporta ottimamente la prima strofa del testo, un richiamo antico e pre-civilizzato al sublime della Natura che rammenta la caducità e transitorietà dell'essere umano:
"Figlia di luna / Mostrami ancora il candido oceano / Nel tuo aureo viso riavrò un respiro nuovo / Il vuoto si riempie con un forte chiarore / Nell’aria risuona l’eco del mare"
"Empatia" comincia con un semplice modulo chitarristico su cui si appoggiano effetti sonori di vento e tappeti armonici che danno l'impressione di un paesaggio non toccato da mano umano, al pieno del proprio splendore feroce e primordiale. Un cambio drammatico di livello riporta a melodie di chitarra distorta a pennate ribattute, in cui di nuovo è possibile individuare perfettamente una melodia coinvolgente. La voce narrante, inizialmente meno aspra rispetto al brano precedente, declama un testo al confine tra la nascita della Terra come la conosciamo e un sogno (non è detto che sia di un essere umano) che svanisce ben presto al momento del risveglio. Particolarmente d'effetto il climax del pezzo dalle armonie aperte e maestose, prima stemperato in una sezione semiacustica e poi di nuovo esplosivo nel terminare il brano con grinta eun mood quasi heavy metal classico. La strumentale "In Memoria" sfrutta la cooperazione tra la ritmica arpeggiata della chitarra semiacustica e le linee semplici ma dal tocco morbido ed evocativo della chitarra elettrica senza distorsione. Di colpo un altro riff maestoso esplode supportato dalla furia della batteria, conducendo la canzone in un crescendo di potenza fino al finale.
"Il Soffio Del Sole" si apre su uno scenario nel quale voci in lontananza ricordano quasi le litanie dei monaci di un'abbazia. Il testo, sussurrato solennemente nella prima parte da una voce narrante, descrive un cupo paesaggio che sta per vedere l'ennesima alba, un rito che nonostantela propria regolarità assume in questo caso una connotazione quasi sacrale. Un riff distorto, ancora una volta semplice e ricorrente ma efficace, introduce l'ingresso del Sole annunciato dalle screaming vocals. A circa metà brano si ripropone il contesto della chitarra semiacustica che sostiene quella elettrica in pulito con interessanti variazioni di batteria sul mid-tempo. Ci vuole solo qualche giro armonico, tuttavia, perché distorsione e doppio pedale avvolgano di nuovo la trionfale cavalcata vocale tra recitato e distorto. "Alberi" mantiene costante l'approccio ambient senza particolari stacchi nel corso della canzone, con una sola frase recitata al ritmo della musica e la linea melodica della chitarra elettrica vera protagonista del brano. La lunga title track "Echi" è di ben altra pasta, dato che comincia subito con un altro killer riff di stampo black, ancora una volta fortemente caratterizzato dalla melodia. L'episodio acustico è stavolta brevissimo, mentre il protagonista del testo incede in un contesto entropico e di decadimento, quasi nichilistico, salvo poi negli ultimi versi invertire il processo e invocare forze naturali capaci di trasportarlo di nuovo agli albori del processo stellare.
Anche in "Ma Il Vento Ricordò Il Mio Nome" si ripete il consueto dominio della melodia nell'alternanza di contesto ambient e black, con particolare menzione per una coda il cui riff acustico suona antico quanto il tempo. Ultima traccia è "Aspettando Il Tempo", completamente strumentale, che passa attraverso varie "zone tematiche", in cui l'assenza delle parole lascia via via spazio a diversi protagonisti: chitarra acustica, chitarra elettrica, arpeggi, pennate, stacchi di percussioni, interventi di sintetizzatori.
Echi ha diversi Leitmotive: il primo sono i testi in Italiano molto riflettuti e mai banali, brevi e incisivi piuttosto che strascicati in inutili parole al vento; volendo identificare un argomento riassuntivo e ricorrente (pur rischiando di appiattire la complessità e plurivocità dei testi, che ovviamente sono stati qui interpretati secondo la comprensione personale del recensore), la maggioranza delle liriche esplora un rapporto antico tra l'uomo e una natura di vaga reminescenza Stürmer e Preromantica, in cui il paesaggio non è mai visto come un oggetto ma come la viva forza che popola il mondo, descritta nei propri riti che si ripetono incessantemente dall'alba dei tempi e che costituiscono forse il grande motivo di invidia umana nei confronti del mondo circostante.
"Aprile è il mese più crudele" (T.S. Eliot, "La Terra Desolata", 1922)
Il secondo elemento caratterizzante si concretizza nella frequente apertura di ogni pezzo con sonorità soffuse, ambientali e con lunghe sezioni strumentali. Il climax di violenza e distorsione viene generalmente raggiunto nel centro o nella seconda metà delle canzoni. Uno dei grandi pregi del disco è la semplicità delle linee melodiche, sempre ripetute più volte in modo da dilatare la dimensione temporale e fornire all'ascoltatore la comodità dell'ambientamento in un contesto sonoro non aggressivo, quanto piuttosto capace di trasportare gradualmente la coscienza su altri piani. Tra i pochi contro, bisogna segnalare che a volte la parti di batteria potrebbero essere più in linea con le melodie principali dei vari brani, soprattutto per quanto riguarda il doppio pedale, ma questa particolarità all'interno del contesto del disco risulta quasi un'esaltazione delle sue peculiarità primitive e ancestrali piuttosto che una vera e propria pecca. Anche i volumi, generalmente ben bilanciati, potrebbero qua e là lasciare più spazio alle chitarre, ma in questo caso il gusto dell'autore entra in gioco.
Concludendo, Echi è un album che non inventa niente di nuovo "ma invece sì", che è complesso ma al contempo semplice, in cui non basta un solo ascolto ad apprezzare il gusto delle scelte con cui materiale musicale basilare viene utilizzato per creare un tessuto musicale che cattura e crea significazione. Il rischio è che il ritmo del disco sia un po' lento per chi cerca la violenza del puro black, ma il consiglio è comunque di sedersi in poltrona e dare più di una possibilità a questa ottima release.
1) All'Ignoto
2) Empatia
3) In Memoria
4) Il Soffio Del Sole
5) Alberi
6) Echi
7) Ma Il Vento Ricordò Il Mio Nome
8) Aspettando Il Tempo