BLACK SABBATH

Mob Rules

1981 - Vertigo/Warner Bros./Castle Sanctuary

A CURA DI
PAOLO VALHALLA RIBALDINI
27/09/2011
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Recensione

Dopo nemmeno un anno dalla release di "Heaven and Hell", i Sabbath tornano in pista nel dicembre 1980 per incidere un pezzo destinato a finire nella galvanizzante colonna sonora di "Heavy Metal", un lungometraggio animato del canadese Leonard Mogel, prodotto nientemeno che da Sua Maestà Ivan Reitman (chi ha detto Ghostbusters?). Al di là della fama raggiunta dal film nel circuito del cult, dalle sale di incisione esce un grande pezzo dei "nuovi Black Sabbath", quelli della vera seconda formazione: Dio, Iommi, Butler e Appice, quest’ultimo stavolta non semplice session man reclutato per rimpiazzare l’uscente Bill Ward, ma membro effettivo della band. Dietro le tastiere, anche se non accreditato, il solito bravo Goeff Nicholls. Sulla scena britannica, proprio in quell’anno, comincia ad affacciarsi la nuova corrente della NWOBHM, un solido e roccioso misto tra la violenza ferina del punk e la competenza tecnica del proto-metal dei padri fondatori come Led Zeppelin, Deep Purple (questi due gruppi in grave declino in quegli anni, il primo per la morte di John Bonham, il secondo caduto nel dimenticatoio dopo lo split del 1976) e Black Sabbath, gli unici della triade maledetta a resistere a questa nuova forsennata corrente, destinata ad esaurirsi nel giro di un paio d’anni. Passata l’ondata di novità infatti, le band di questa nuova genìa si riallineeranno ai canoni del metal classico, facendoli propri, oppure spariranno dal circuito internazionale. In ogni caso, fino al 1983-84 per le band vecchia scuola (ironicamente, fonte d’ispirazione e base di lancio per i gruppi di nuova concezione) la vita si fa dura: l’imperativo è rispondere colpo su colpo al sound grezzo, aggressivo e arrogante della New Wave, oppure soccombere. Inutile dire che molti finiscono la loro parabola nel secondo dei due modi, retrocedendo alla "serie B" del rock di quegli anni… Dal canto loro, i Sabbath cominciano la lavorazione di un nuovo disco (edito da Mercury, registrato in California e prodotto dal Re Mida Martin Birch), la cui uscita è prevista per l’autunno del 1981, al termine di un altro tour di dimensioni mastodontiche, che porta la band in giro per tutto il mondo a macinare date su date, forte anche di buoni risultati di vendita di "Heaven and Hell". La divertente esperienza della registrazione della canzone "Mob Rules" per il film di Mogel convince senza troppi dubbi la band a dare al disco lo stesso nome. In copertina, alcune misteriose figure incappucciate e senza volto sembrano uscire minacciosamente dall’artwork, radunate attorno ad una pergamena misteriosa, mentre in molti critici piuttosto smaliziati dicono di distinguere chiaramente le parole "kill Ozzy" mimetizzate all’interno del disegno… Difficile credere a questa ipotesi visto che l’immagine risale al 1970 ed è un’opera concessa in licenza d’uso. Opener del disco è "Turn Up The Night", un pezzo che ricorda in maniera evidente la "Neon Knights" che appena un anno prima apriva "Heaven and Hell". Il testo non troppo chiaro di Dio non inficia la bontà del pezzo, comunque carico, ben suonato e cantato, impreziosito inoltre da un prodigioso solo di Iommi che si avvale del pedale wah. Uno degli elementi di fondamentale differenza con l’album precedente, come si può già notare in questo pezzo, è il drumming potente e fantasioso di Appice, sicuramente meno vario e più schematico rispetto a Ward, ma probabilmente più efficace nell’ottica di un genere, quello dell’heavy anni Ottanta, che i Sabbath stanno inconsapevolmente contribuendo a fondare con questo disco e il precedente. Si prosegue con un pezzo forse un po’ sopravvalutato dalla band nel corso degli anni, "Voodoo": nonostante sia una canzone più che dignitosa, non regge il confronto con altre perle dell’album meno considerate in sede live nei decenni successivi, ed inoltre continua a reggersi sul tema misticheggiante cui Dio attingeva a piene mani anche in "Heaven and Hell". D’accordo che lasciare una strada battuta e sicura comporta dei rischi, ma anche abusare delle stesse soluzioni alla lunga diventa deleterio. Terzo pezzo del disco è "Sign Of The Southern Cross", primo brano di un certo spessore in questo album. La durata piuttosto consistente lo rende forse difficile da apprezzare, ma il testo ispirato, la sua marzialità al contempo intima e tragica, la numerose sfumature timbriche usate dal frontman ed il lavoro eccelso dei quattro strumentisti lo rendono uno dei pezzi da antologia in casa Sabbath! La sinistra "E5150" (cioè "evil" in una bizzarra trasposizione dei numeri romani: E + V=5 + I=1 + L=50) è una intro strumentale pesantemente effettata e minacciosa, che scatena la furiosa "Mob Rules", dal riff trascinante e tagliente come la lama di un coltello. Il pezzo mostra tutta la complicità della line-up, la cui formula segreta è il costante mantenimento di una dimensione aggressiva e ritmica a fianco di un’altra marcatamente melodica ed orecchiabile, un po’ il marchio di fabbrica di questi Black Sabbath "mark II". La perfetta sinergia tra le caratteristiche dei vari componenti offre un sound di grande raffinatezza, meno sperimentale e più sicuro rispetto alla novità spiazzante di "Heaven and Hell". A seguire si trova "Country Girl", un mid-tempo cadenzato e con un riff davvero intrigante, cantato ottimamente da Dio ma penalizzato da un testo di per sé anche interessante ma troppo simile per lessico e contenuto a quello di "Lady Evil" dell’anno precedente: la canzone narra del pericolo di innamorarsi di una donna fatale e diabolica, probabilmente connessa con le forze occulte. "Slipping Away" è l’anello un po’ più debole del disco, ben suonata e prodotta ovviamente, ma a conti fatti collage superficiale tra riff con poca interazione reciproca e liriche piuttosto scadenti. Ben altro spessore vanta "Falling Off The Edge Of The World", un lamento straziante in più sezioni, tutte terribilmente tragiche ed arrangiate in modo magniloquente e barocco. Chiude il disco "Over And Over", una potente ballata sui generis, già carica del suono pastoso di una decade americana in procinto di spiegarsi al mondo. Il testo drammatico, la voce incredibile di Dio, la coesione sonora totale tra i componenti della band ed un solo chitarristico frenetico e furioso rendono questo brano una perla dimenticata dell’universo sabbathiano. Pur non essendo un album "nuovo" rispetto a "Heaven and Hell", "Mob Rules" ne perfeziona la formula e ne potenzia il concetto sonoro. Non aggiunge nulla a quanto mostrato con stupore di tutti nel predecessore, e tuttavia ne rappresenta l’ideale compimento, lo sviluppo organico. Al giorno d’oggi i brani contenuti del disco sono meno famosi rispetto a "Neon Knights", "Heaven and Hell", "Children of the Sea", e ciò è naturale perché questi ultimi rappresentano una novità assoluta rispetto a quello che gira sulla scena del 1980. Le canzoni di "Mob Rules", tuttavia, dimostrano una maggiore consapevolezza, uno sforzo organizzativo portato al limite nello sfruttare ogni arma a disposizione della band per confezionare un album pieno di "già sentito", ma terribilmente affascinante: ben suonato, ben prodotto, forte di alcuni pezzi da antologia (e di altri, purtroppo, meno apprezzabili), ambiente ideale per la coesistenza di quattro giganti quali sono i componenti dei Sabbath. Ulteriore elemento non trascurabile è l’apporto in termini di minutaggio che le nuove canzoni forniscono alla setlist dell’interminabile tour promozionale: Dio, prima costretto a cantare pochi dei propri pezzi e molti di quelli di Ozzy, nel 1982 è costretto a cantare solo alcuni dei grandi classici della band precedenti al suo arrivo, dedicandosi però in maniera più estensiva rispetto a prima al repertorio più congeniale per la propria voce. "Paranoid", "War Pigs", "N.I.B.", "Children of the Grave" sono alcune delle canzoni di vecchia data che il folletto deve ancora eseguire sul palco, peraltro interpretandole magistralmente a modo proprio. I Black Sabbath si avviano così al primo album dal vivo ufficiale della propria carriera, che vedrà la luce nel 1982 e sarà la causa principale dello split di questa fenomenale formazione.


1) Turn Up The Night
2) Voodoo
3) Sign Of The Southern Cross
4) E5150
5) Mob Rules
6) Country Girl
7) Slipping Away
8) Falling Off The Edge Of The World
9) Over And Over

correlati