BLACK MOTEL SIX

For a long time

2013 - Revalve records

A CURA DI
ENRICO PULZE
21/05/2013
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Recensione

Giunge nelle mie mani e soprattutto nelle mie orecchie l'ep di debutto dei nostrani Black Motel Six a titolo For a long time, e lo dico subito... horns up! Il lavoro, edito da Revalve records si presenta assai elegante, con un digipack a due ante e copertina raffigurante un motel (che porta il nome della band...), su tonalità di azzurro e stile fumettistico che, lo ammetto, fa la sua figura risultando accattivante. E' stata davvero tanta la sorpresa all'ascolto di questo ep, perchè risulta essere un lavoro che ha veramente poco da invidiare (e anzi probabilmente deve essere invidiato) alla maggior parte delle uscite discografiche d'oltreoceano degli ultimi periodi. Un ep dannatamente fresco, trascinante, suonato con passione e perizia, dalla produzione potente e non caotica in cui ogni singolo musicista riesce ad avere il suo giusto spazio, senza toglierne agli altri. Una trentina di minuti che scorrono velocemente risultando variegati, mai noiosi, sempre dal tiro giusto e che giunti alla fine fa premere nuovamente il tasto play per un secondo ascolto; disco che ha anche il pregio di essere immediato, facilmente assimilabile grazie alle melodie sapientemente distribuite nelle 6 tracce. E allora,  visto questa lucente introduzione, veniamo al track by track: For a long time si apre con la granitica Never enough che dopo un breve attacco di batteria esplode subito in un riffone dal sapore thrash anni 2000, mid tempo roccioso su cui si insedia lo scream (veramente ottimo) di Stefano Calabrese, mai eccessivo e sempre ben calibrato su tutto il disco. Il refrain  pur essendo scream risulta melodico su chitarre più aperte che ben contrastano con i riff ribassati del resto della canzone. Ottimo inizio con questo brano dal testo "stradaiolo" con quelle due parole "never enough (mai abbastanza)" che compaiono spesso, rabbiose, quasi come una valvola di sfogo. Con la seconda canzone The fool i BMS cambiano decisamente mood presentandoci un brano forse meno rabbioso ma ancora dannatamente convincente, che fa muovere la testa su e giù grazie al lavoro chitarristico di Federico Carradini e Luca Zavelloni che intersecano bene riff dal gusto più rock'n'roll e atmosfere heavy. La voce è ancora una volta una carta vincente, sempre misurata e potente, anche quando apre al pulito sul refrain e la sezione ritmica dona il giusto tiro al brano senza farlo scadere di tono anche nel rallentamento pre solo. Altro pollice su per il terzo tema Until I'm gone , che si apre con una clean guitar e una voce di gola, che crea quasi una litania oscura e convincente. L'attacco del riff risulta potente , moderno e intelligente e ci porta verso il refrain, ancora una volta vincente e melodico. Il pezzo risulta essere bello compatto come l'opener, scorre senza intoppi nei suoi sei minuti e oltre senza annoiare impreziosito da un testo intelligente incentrato sulla costanza e la passione, senza arrendersi mai. Stone in the river si presenta con un arpeggio di chitarra e voce non scontato, su cui si intersecano un basso dal sapore nu metal e un ottimo lavoro di batteria ad opera rispettivamente di Emanuele Calvelli e Alessio Brancati. La parte centrale risulta più potente, accompagnata sempre da un refrain melodico misurato e di gusto; a dirla tutta il brano è forse quello che più di ogni altro si avvicina al nu metal , ma con risultati qualitativi comunque di livello e ampiamente godibili, e rende comunque bene l'atmosfera angosciosa trattata nel testo. Segue Low life, in cui i BMS ci riportano su ritmi leggermenti più sostenuti, riff più stoppati e un altro ritornello decisamente azzeccato e sopra la media in cui stavolta la voce resta scream e sono le chitarre a tessere trame più melodiche soprattutto grazie alle code "lavorate" dei riff. Lo stacco centrale acustico dona varietà e atmosfera, impreziosito ancora una volta da un ottimo lavoro della sezione ritmica che viaggia all'unisono in una sequenza quasi progressive (quasi, ho detto quasi eh) e da una vocalità insolitamente soffusa e riverberata dal grande effetto emotivo. Chiude il lavoro la trascinante Mosquito che si apre con un riff sapientemente lavorato in fase di mix in modo da permettere una bella esplosione di adrenalina sull'attacco vero e proprio. Impossibile tenere la testa ferma sulla sequenza di note in ascesa della strofa a cui fa da contraltare l'ormai solito vincente refrain melodico. La mia impressione è che questa sia un'altra traccia heavy, moderna, ma dall'anima rock'n'roll, con un testo sarcastico e intelligente (siamo marionette, ogni giorno, in ogni luogo.... dannatamente vero!) . In conclusione: questo ep merita tutta la considerazione possibile, perchè risulta essere fresco nel sound e allo stesso tempo maturo nel songwriting, molto equilibrato nell'alternanza tra parti più violente e melodiche, con idee interessanti e molto variegato nella sezione ritmica, fattore questo che permette al gruppo di variare le dinamiche anche all'interno dello stesso riff, e per il sottoscritto un grandissimo pregio. Non mi soffermo a a complimentarmi con i musicisti coinvolti perchè per ognuno di essi ci sarebbe tanto (e troppo forse) da dire e non voglio correre il rischio di sembrare sdolcinato o ancora peggio: un BRAVO al collettivo penso e credo sia il migliore dei complimenti. Avrei potuto tranquillamente aggiungere un punto al voto, ma si tratta di un ep e non di un full, e come al solito sui debutti tendo al ribasso; promossi e a presto, i dischi come questo For a long time sono sempre benvenuti.


1) Never enough
2) The fool
3) Until I'm gone
4) Stone in the river
5) Low life
6) Mosquito