BIOMORPHIC ENGULFMENT
Incubation In The Parallel Dimension
2021 - Show No Mercy Records
DAVIDE PAPPALARDO
12/09/2022
Introduzione Recensione
Uno degli aspetti più affascinanti dell'analisi della musica metal estrema, è l'esistenza di varie macro e micro scene legate a un determinato territorio o aria geografica, spesso caratterizzate da particolarismi che riescono a definire un determinato suono nonostante il processo di unificazione di certi topoi e modi dovuto a internet e alla "globalizzazione musicale". Da svariati anni il territorio asiatico si è distinto per aver dato luce a scene regionali e sottogeneri tra i più violenti e caotici della storia del metal, si pensi per esempio al black/death di matrice noise indiano capitanato da nomi come Tetragrammacide e Aparthiva Raktadhara, o al brutal death metal indonesiano che da tempo ha entusiasmato i fan del genere grazie a nomi come Bleeding Corpse, Asphyxiate, Decapitate Hatred, caratterizzati spesso anche da tendenze slam moderne. Un'altra scena del territorio asiatico di forte interesse è quella della Thailandia, dove abbiamo una sorta di "confraternita underground" chiamata Siamese Brutalism, composta da band grind, death metal, black, thrash come Failure Trace, Savage Deity, Killing Fields, Zygoatsis. Un network che mette in contatto le diverse band e si prodiga per creare eventi, concerti, spazi comuni, dove intervengono sia le band del territorio, sia gruppi provenienti dal resto dell'Asia e del mondo. Una delle band che fa parte di questo collettivo, e che si sta facendo notare anche all'estero, sono il terzetto brutal death metal Biomorphic Engulfment composto da Polwach Beokhaimook (batteria), Wit Klubvisat (basso, chitarre) e Kittipat Klinracon della band slam Tortured Animals alla voce. I Nostri nascono nel 2015 come Parasitic Infestation, ma nel 2017 cambiano nome adottando quello attuale e riescono l'anno successivo a pubblicare il demo/singolo "Pestilent Microparasitic Domination" con l'etichetta ucraina Realityfade Records. Sarà però solo nel 2021 che il loro primo album "Incubation In The Parallel Dimension" verrà pubblicato per la sudcoreana Show No Mercy Records, lavoro che ci apprestiamo ad analizzare in questa recensione e contenente tra le sue tracce anche il prima menzionato singolo. Troviamo qui un totale di otto tracce per quasi trentacinque minuti di musica, caratterizzata da uno stile brutal death abbastanza fedele all'area più "classica" del genere e impegnato in composizioni complesse dove però non dobbiamo pensare a tratti progressivi: il suono è brutale, dallo snare a "lattina" e dai growl che sembrano i versi di una sorta di maiale mutante che gorgoglia le sue parole tra attacchi di batteria e bordate di chitarra assolutamente massacranti. La copertina a cura dell'italiano Paolo Girardi, nome di prestigio nel giro del metal estremo e uno degli artisti più quotati che si è occupato anche dell'artwork di nomi come Diocletian, Nocturnal Graves e Inquisition, rappresenta perfettamente il mondo tematico del trio, che va a esplorare in ogni traccia fantasie sci-fi che ricordano il gusto surreale dei Demilich, tra fenomeni extra-dimensionali, mutazioni, parassiti preistorici, divinità morenti, entità aliene; storie che si allineano alla musica, ricreate nei loro tratti brutali, ma anche affascinanti e misteriosi. Una menzione va anche fatta nei confronti dell'indonesiano Januaryo Hardy detto Ryo, polistrumentista in diverse band e proprietario dello studio di registrazione Insidious Soundlab, che qui si è occupato del mixing e del mastering svolgendo un lavoro egregio nel mettere in risalto ogni strumento e nel riuscire a mantenere il tutto abbastanza organico evitando produzioni digitali e compressioni.
Incubation In The Parallel Dimension
"Incubation In The Parallel Dimension" si apre con funesti campionamenti dai versi bestiali che evocano terribili creature mostruose, contornati da sirene d'allarme che ci portano in una sorta di film musicale fatto di azione e trame horror/sci-fi, con laboratori da cui sfuggono entità portate nel nostro mondo tramite esperimenti pericolosi. Ed è proprio questo il tema portante della traccia: la presenza di esseri fatti di melma verde, che vivono tra le pareti multidimensionali e sono formate da cellule indipendenti tra loro, creature capaci di comunicare tra loro tramite la telepatia in una mente collettiva che ha solo l'obbiettivo di consumare e riprodursi. Si palesa già il gusto dei Nostri per narrazioni che toccano orrori misteriosi che vengono o da oltre la realtà, o dal passato remoto, con tratti lovecraftiani cari a un certo metal estremo, capaci di solleticare la fantasia dell'ascoltatore tanto quanto la musica (a patto naturalmente di avere i testi davanti, l'idea di comprendere cosa stia dicendo la band nel cantato gutturale è forse più folle delle trame presentate). Suoni stridenti, come di violino, concludono l'introduzione portandoci a un brevissimo silenzio che viene presto sostituito da un trotto severo di chitarra; inizia quindi il brano vero e proprio, fatto di riff monolitici e colpi secchi di batteria in un death brutale e trionfante. Sinistre arie e versi rivoltanti completano il quadro, mettendo in gioco costruzioni dure, ma anche ammalianti nelle chitarre che si elevano in assoli che assicurano sin da subito le doti tecniche della band. Panzer di chitarra e ritmiche ossessive diventano lo strato per il growl gorgogliante del cantato, accelerati all'improvviso in doppie casse assassine che poi sprofondano in rallentamenti distorti. Gli esseri orribili intanto divorano le loro prede assimilando il loro DNA e ottenendo la loro forza, si trasmettono tramite l'incubazione dopo che gli scienziati hanno aperto un portale dimensionale dal quale sono usciti, consumando tutto con ferocia. Ora possono creare una progenie dotata di intelletto umano, che conquista l'umanità e la usa come bestiame in una calamità globale dove gli extraterrestri mostrano un'estrema crudeltà. Impossibile non pensare a una variazione del tema di "The Thing" (La Cosa) di John Carpenter o "Invasion Of The Body Snatchers" (Terrore Dallo Spazio Profondo) di Philip Kaufman rifacimento dell'omonima versione del 1956 diretta da Don Siegel, a loro volta basati su romanzi che riprendono il tema del diverso che assume le nostre sembianze, caro alla fantascienza dei primi anni del '900 e successiva. La musica conosce anche cesure oscure di stampo death classico, che evolvono in giri circolari a motosega lanciati con un drumming chirurgico che reincontra le spirali melodiche di chitarra in un suono che è sì brutale, ma anche capace di evocazioni e musicalità. La conclusione colpisce duro con una corsa lanciatissima che si consuma in un ultimo rallentamento che si dissipa in una digressione.
Atrocious Consumption Through Abject Mutation
"Atrocious Consumption Through Abject Mutation" non perde tempo e ci assalta subito con un bel trotto di batteria e chitarra, presto commutato in assalti in doppia cassa e evasi gutturali bestiali. Rieccoci quindi nel mondo brutal death dei Nostri, fatto di avvenimenti terribili e assalti da entità che a malapena riusciamo a concepire. Sembrerebbe che qui continui la trama della precedente title track, approfondendo gli effetti della mutazione causata nel corpo umano dall'assimilazione da parte degli esseri extra-dimensionali che hanno conquistato il mondo. Essi penetrano le meningi e contaminano i fluidi del cervello, moltiplicandosi e portando a manifestazioni psicologiche in un'infestazione che si manifesta dopo l'incubazione. Le vittime iniziano a gridare in modo folle, e le facce e i corpi si distorcono, la pelle si riempie di bolle e il sangue esce dagli orifizi, inizia la caccia per i corpi, che siano vivi, morti, o putrefatti, in un odore di sangue e carne, con grida che riecheggiano in una caotica atmosfera dove conta solo la sopravvivenza. Insomma, scenari brutali e rivoltanti con un certo gusto verso il body-horror, che inutile dirlo trovano piena corrispondenza nella musica; gli attacchi di batteria e i riff selvaggi infatti ci investono insieme ai versi deliranti del cantante, veri e propri gorgogli che evocano più i mostri descritti che qualsiasi valenza umana. Anche in questa occasione non mancano cambi di tempi, ma la struttura si mantiene abbastanza diretta e lineare, mentre i colpi di batteria diventano come quelli su dei bidoni vuoti creando un suono che schiaccia l'ascoltatore tra le sue trame ritmiche. Largo quindi a doppie casse martellanti in una corsa che va a scontrarsi con una pausa fatta di riff rocciosi, destinata a evolvere in una marcia marziale dal chiaro gusto death. Non mancano assoli notturni, sempre evocativi e assolutamente ben suonati, che completano il quadro portandoci a un ultimo assalto fatto di batterie sincopate e sorprendenti versi in screaming che accompagnano quelli più gutturali, finale della traccia. Incomincia a palesarsi già una certa intuizione da parte dei Biomorphic Engulfment nel variare i modi del songwriting, offrendo ora momenti più contratti e tecnici, ora episodi come quello affrontato che, pur mantenendo una certa abilità e gusto, optano per l'assalto più dritto e ossessivo.
Immense Gravity Of The Cadaveric Moon
"Immense Gravity Of The Cadaveric Moon" ci introduce a una nuova narrazione, come in una raccolta di racconti horror/sci-fi che si mostrano uno dopo l'altro con nuovi inquietanti, ma anche affascinanti, orrori. Si mostra anche l'invettiva dei Nostri nel creare la narrazioni, dove Beokhaimook si fa aiutare a turno dagli altri membri per usare una certa fantasia e impegno che mostra la serietà della band dietro ogni aspetto della sua arte, ricordandoci anche quel gusto immaginifico che tanto ha reso unici i Demilich (anche se probabilmente quest'ultimi rimarranno sempre imbattibili nella stranezza dei loro testi, e della loro musica). Ecco quindi la storia di un satellite celeste che un tempo era coperto da oceani, situato in un sistema solare lontano dal nostro e bruciato dopo esser stato attratto dalla gravità di un sole, lasciando solo gli organismi unicellulari in vita. Come nei migliori film di genere, esso viene scoperto nel futuro dall'umanità ed esplorato, scoprendo che non è adatto alla colonizzazione, ma comunque offrendo materiale da studiare nell'acqua rimasta e negli organismi in essa contenuta, trasportati dagli scienziati sulla Terra. Naturalmente le cose non finiranno bene, come già ci fa intuire la musica introdotta da un rullante di batteria seguito da riff tempestanti e gli ormai familiari assalti in doppia cassa. Gli assalti vengono collimati da cesure dalle bordate circolari, creando un movimento contratto con momenti di raccolta dell'energia violenta, poi nuovamente rilasciata con colpi duri e chitarre distorte che corrono fino al raggiungimento di ulteriori pause dove si fa vivo anche il basso greve e tagliente. Nel frattempo la situazione degenera, gli scienziati vengono esposti agli organismi che trovano un nuovo nutrimento nel sangue umano, i corpi vengono conquistati e la struttura cellulare manipolata, ogni cellula adesso funziona in modo indipendente, e anche se smembrati rimangono vivi nei singoli pezzi in una bizzarra fissione multipla dei protisti (organismi eucarioti che non sono ne animali ne piante ne funghi). Crescono anche zanne, artigli e tentacoli, i mostri uccidono e si moltiplicano velocemente producendo gas dal loro metabolismo e facendo galleggiare i cumuli di esseri non morti e succhia sangue nel cielo, che si riuniscono tra loro formando una luna fatta di carne che sfrutta la sua immensa gravità per risucchiare la vita dal pianeta, e che di seguito si dirige verso lo spazio alla ricerca di altri pianeti. Il sospetto che i Nostri abbiano letto il manga "Hellstar Remina" di Junji Ito è molto forte date le somiglianze con la trama dove un corpo celeste vivente divora la Terra e i suoi abitanti, sconvolgendo anche la gravità del pianeta. La musica ricrea i vortici gravitazionali tramite doppie casse folli e versi che vorticano in spirali mediate da brevi rallentamenti dove i colpi da bidone del drumming regnano sulle chitarre belliche. Nella sezione finale non mancano gli assoli appassionati, sempre pronti a inserire un elemento più' umano nelle contrazioni isteriche del resto della strumentazione massacrante.
Dead Seeds Of Yggdrasill
"Dead Seeds Of Yggdrasill" prosegue il nostro percorso nell'avvincente, ma brutale, mondo dei Biomorphic Engulfment presentando questa volta orrori botanici da incubo, sempre con il gusto pieno di immaginazione incontrato fino a ora. Facciamo la conoscenza di Yggdrasill (nella mitologia nordica l'albero della vita), qui invece un arbusto ribelle che decide di sovvertire le leggi della catena alimentare e di diventare il centro della vita vegetale collegandosi a tutte le piante tramite le sue radici; il suo scopo è semplice, dato che non può usare armi, fa emettere una sostanza che fa impazzire le persone, desideroso di eliminare l'umanità per i suoi fallimenti. Ecco che gli umani, contaminati, incominciano a vivere terribili allucinazioni con le loro più grandi paure. Il risultato è un caos dove tutti si massacrano tra di loro, e i corpi riempiono il terreno fornendo nutrimento per l'albero che nutrito abbastanza evolve e produce frutti e fiori spargendo nel mondo il suo seme. Visioni introdotte da versi ormai familiari e ritmiche sempre su di giri, mitragliate che si giostrano tra riff massacranti e galoppi death robusti dalle punte stridenti. Percorsi che ci trascinano in assalti brutali, ora lanciati, ora improvvisamente commutati in scosse spasmodiche dove incontriamo anche fraseggi severi e solenni, in un'atmosfera tetra che ben si coniuga con i duri e brutali suoni. Il songwriting è sempre in forma e tecnico, dedito a vortici e cambi di tempo, e non manca una cesura preparatoria con bordate sospese, che poi si aprono a marce dal groove militante. Ormai il pianeta è ricoperto da un numero infinito di alberi di Yggdrasill, che spazzano via l'umanità mentre le radici s'intrecciano con la Terra che inizia a frantumarsi, lasciando che i semi si spargano nello spazio in modo tale da diffondere la morte ovunque, semi della fine che ironicamente sovvertono la funzione mitologica dell'albero. Ed è così che si chiude l'episodio, altra prova di maestria death dei Nostri.
Pestilent Microparasitic Domination
"Pestilent Microparasitic Domination" parte con un riffing secco presto sormontato da doppie casse e versi gutturali in un assalto tecnico dai momenti contratti e dai fidi rullanti metallici. Nel testo si palesa un'ennesima minaccia per l'umanità: una piaga creata in laboratorio e costituita da microparassiti che infestano le cellule e depongono uova ricoperte di melma, che attendono di essere incubate. In questo modo la mente delle vittime viene invasa e dominata, controllando il cervello e manifestandosi all'inizio con forti e costanti mal di testa, poi facendo sanguinare da ogni orifizio, provocando vomito, una malattia che si espande rapidamente sull'umanità avvicinando la fine. Immagini che richiamano il fascino per la malattia e la decadenza del corpo che hanno fatto parte del mondo death più estremo sin dai suoi albori (si pensi ai Carcass e a tutto il corollario grind/deathgrind), e che vengono riprese nei suoni violenti e caotici, dove i Nostri impiegano una tecnica che usa i cambi di tempo per creare vortici massacranti, incastrando però anche assoli progressivi dalle scale elaborate, che si librano nell'etere e si alternano a cesure pestate nelle loro bordate unite a un drumming impazzito. Ruggiti di chitarra death e punte isteriche che usano una specie di squealing gridato generano corridoi che ci portano dopo l'ennesima pausa a ulteriori assalti tellurici. C'è poco da dire, i Biomorphic Engulfment si confermano anche qui maestri di brutalità death, dove si da libero sfogo a un caos organizzato e dove l'ascoltatore più attento troverà vari topoi classici a volte de-costruiti in modo da essere frammentati nei continui cambi di direzione; rispetto ad altre tracce c'è meno evocazione, ma questo fa parte del tentativo di dare una certa varietà in un contesto musicale dove la monotonia può sorgere facilmente, offrendo anche punti più diretti senza scordare la perizia nel songwriting.
Horrid Engenderment Of Infectious Immortality
"Horrid Engenderment Of Infectious Immortality" parla di un esperimento condotta da (presumiamo) uno scienziato su se stesso, e che porta a risvolti inaspettati dove quello che teoricamente è un sogno dell'umanità, diventa un incubo a occhi aperti: l'immortalità. Egli si inietta di proposito un siero, diventando appunto immortale. Quando le sue cellule vengono distrutte, si ricostruiscono all'infinito, portando addirittura al punto dove non c'è più bisogno di dormire fisicamente. Ma la mente continua a spegnersi saltuariamente, e il corpo in queste situazioni incomincia a desiderare non più il cibo, bensì la carne umana, seguendo gli istinti più basilari legati al cibo e all'accoppiamento; la mente può solo vivere tutto questo come in un sogno, senza poter controllare il corpo che con una fame terribile divora sua moglie e i membri della famiglia. Orrori che vengono introdotti musicalmente da solide bordate death/thrash, sconvolte subito da follie ritmiche spaccaossa e versi inumani, delineati da falcate prima di librarsi nuovamente in galoppi dove imperano gli snare a lattina. I tempi veloci danno idea della situazione incontrollabile, della violenza improvvisa dove non si può fare in modo di difendersi o rimediare, soccombendo all'orrore; l'ascoltatore stesso è sopraffatto dalla musica, trovando un po' di respiro in marce fatte da giri circolari a motosega severi e violenti. Al minuto e quarantaquattro un bel motivo fa da cesura con i suoi riff squillanti dal sapore quasi heavy metal, poi mutuati in un loop scolpito dal drumming in doppia cassa e dai versi gutturali del cantato. Di seguito intervengono assoli elaborati e notturni, a loro volta interrotti dalla ripresa della centrifuga ritmica e dei riff rocciosi che ci consegnano una sorta di groove death irresistibile. Nuovi eventi si stagliano all'orizzonte: i corpi dei familiari divorati vengono infettati dal virus dell'immortalità, portando a una pandemia disastrosa sparsa tramite la fame e il sesso, portando l'umanità a essere pervasa da dolori fisici e mentali. L'immortalità è ora una maledizione, e ora le persone implorano Dio chiedendo di morire. Una tremenda conclusione che vede come colonna sonora nuove contrazioni dalle digressioni violate da riff segaossa, che esplodono con un drumming distruttivo, lanciandosi verso l'oblio.
Menacing Army Of Parasitic Cockroaches
"Menacing Army Of Parasitic Cockroaches" ci porta a orrori preistorici che si ripresentano nel presente con conseguenze naturalmente non positive per l'uomo. Scopriamo che i dinosauri in realtà sarebbero stati infestati da degli scarafaggi parassiti, che li hanno infiltrati e hanno divorato i loro corpi, trasformandoli in zombie controllati dagli insetti che hanno portato all'estinzione di massa che conosciamo. Questi scarafaggi, generati da un misterioso creatore (ne sapremo di più nel brano conclusivo dell'album) sono riusciti a sopravvivere e sono andati sottoterra, attendendo l'era della civiltà umana; a seguito di esperimenti nucleari e all'apertura delle falde tettoniche essi ritornano, ripetendo il ciclo con i corpi umani e portando a una guerra che investe il mondo di un odore nauseabondo, mentre i cieli si riempiono di una nera armata alata che copre addirittura il sole. Roboanti vortici di chitarra ci investono insieme al drumming battagliero, dai tempi folli che sprofondano in cesure dal gusto quasi death/thrash, di seguito lanciate in galoppi dove si fa riconoscere come sempre il particolare suono dei rullanti, mutuata ancora dopo in scariche nervose che suonano come mitragliate. L'impianto è quello di un brutal death metal caotico e aggressivo, che rappresenta perfettamente gli scenari di lotta e orrore che provengono dal testo, in una guerra sonora che ci trascina in sessioni massacranti. La batteria è qualcosa di inumano, mentre le vocals gutturali si danno anche a versi ritmati che creano un certo groove; largo poi ad assoli spericolati dalle tecnica sopraffina, ripetuti tra accelerazioni e rallentamenti improvvisi. I riff devastanti ci conducono a nuovi vortici sonori, che concludono la traccia riportando anche i versi gorgoglianti che con inventiva fanno da parte ritmica fino alla chiusura improvvisa.
Hedonic Carnage Through Narcissistic Enthronement
"Hedonic Carnage Through Narcissistic Enthronement" è la conclusione dell'album, dove abbiamo un "plot twist" intelligentemente orchestrato che va a unire i racconti vissuti nei vari brani in un unico universo narrativo incorniciato da un antefatto: scopriamo che ogni universo esistente è stato creato dal primo dio, divinità che non è però immortale e i cui giorni stanno arrivando alla fine. Per questo motivo ha organizzato una sorta di torneo con i suoi sette figli, in modo tale da poter scegliere un nuovo dio tra loro, facendo scontrare tra loro le razze che hanno creato fino a che solo una rimanga decretando la divinità vincitrice. Il figlio più giovane ha creato la razza umana, inizialmente debole, ma poi evoluta grazie a varie sfide affrontate per sopravvivere; si rivela infatti che ogni piaga, mostro, entità qui incontrate hanno fatto diventare l'umanità la razza più intelligente. Le altre sei specie vengono trasportate sul pianeta, e scatta una guerra che viene condotta con dignità da tutti, tranne che dall'uomo stesso, che la affronta come un divertimento, combattendo con inganni senza morale e uccidendo con piacere, fino a rimanere l'ultimo rimasto. Ecco che così il dio dell'umanità diventa la nuova divinità principale, ma le cose non vanno esattamente come da esso sperato. Infatti gli umani non gli danno la loro fede, considerandosi invece loro stessi il vero dio, fino a che l'entità svanisce, e lascia libero gioco all'umanità che crea un nuovo gioco al massacro esclusivamente riservato al suo intrattenimento. Una conclusione insomma tetra che ben si adatta all'estetica della band, dove alla fine il mostro più grande e peggiore si rivela l'uomo, e dove non c'è un lieto fine. Ancora una volta il corrispettivo sonoro non può essere che un assalto all'udito, introdotto da una marcia rocciosa delineata da colpi cadenzati che poi si organizza in doppie casse e motivi di chitarra ossessivi; dopo una cesura nervosa si libra una corsa folle fatta di versi gorgoglianti e severi passaggi death vecchia scuola dalle atmosfere tetre, violate dai rullanti e da un songwriting putrido e volutamente caotico. L'elemento epico e melodico è comunque presente, grazie ad assoli dalle scale alte che si manifestano con un gusto classico, naturalmente però poi soppiantati da nuove marce taglienti che creano una sorta di groove malsano. Cambi di tempo e sfuriate improvvise sono all'ordine del giorno, e ci conducono in corridoi delimitati da cesure preparatorie, convertite in bordate sobbalzanti. Nuovi assoli stridenti si danno a virtuosismi affascinanti, sprofondando di seguito in digressioni doom che lasciano il posto alla ritmica portante. Un effetto finale con versi mostruosi e suoni di battaglie chiude all'improvviso il tutto, coronato da una risata maligna che come nei cliché più inflazionati segna la "vittoria" dell'umanità, il vero villain finale
Conclusioni
"Incubation In The Parallel Dimension" è un album che mostra tutti gli aspetti positivi della scena asiatica brutal death metal, e nello specifico del micro-cosmo tailandese, una lettera d'amore nei confronti del genere fatta da persone che, lontane da ogni logica e possibilità commerciale, suonano con il massimo dell'impegno e della serietà, senza però dimenticare quali sono le vere radici di certa musica, e come sia possibile offrire momenti di piacere musicale anche nella brutalità più estrema. Può infatti sembrare contraddittorio a chi non è avvezzo a tali suoni, ma il brutal death metal vecchia scuola se ben suonato è caratterizzato anche da piacevoli virtuosismi e assoli melodici di stampo death, nonché da momenti "groove" che trascinano l'ascoltatore. I Biomorphic Engulfment lo hanno capito, e creano un'opera che aderisce ai canoni del genere senza però suonare come derivative o noiosa, anzi ricca nelle soluzioni ammalianti; tutto questo tra l'altro senza seguire la strada moderna delle commistioni con lo slam e/o il deathcore, rendendo l'operazione ancora meno facile e richiedendo un songwriting che partendo dai mezzi in gestione si districa in un dosaggio di cambi di tempo, marce rocciose, assalti in doppia cassa, e lo spesso citato drumming da bidone di latta che è delizia di alcuni e croce di altri, ma tipico di certe sonorità. Come più volte ripetuto ogni aspetto è curato in modo da dare un'identità alla band e al suo suono, estetica, arte in generale, cosa che ritroviamo anche nei testi dove si evitano facilonerie o infantilismi atti a provocare la morale, ragionando invece dei piccoli racconti horror/sci-fi che vengono ingegnosamente incorniciati in una sorta di concept dalla traccia finale, regalando una soddisfacente coerenza anche tematica al nostro viaggio. Certo, nessuno dei musicisti coinvolti è un novellino alle rime armi, tutti i componenti hanno militato o militano tutt'ora in altre formazioni tailandesi, ma l'esperienza ci insegna che non sempre questo porta a lavori così definiti e maturi. Il debutto della band è ottimo e mette in mostra un ensemble che già sa come funzionare, una precisa macchina da guerra dove ogni singolo strumento ha posto e spazio, con un ruolo di riguardo comunque per la batteria e i versi gorgoglianti del cantato. Come già detto questo è possibile anche grazie al lavoro in sede di mixaggio e mastering da parte di Hardy, produttore che comprende molto bene il suono affrontando essendo lui per primo un musicista coinvolto in esso, e che riesce a valorizzare i modi della band nella migliore maniera. Se siete amanti del death più brutale, ma anche dai connotati legati alle radici del genere, che sa essere evocativo, feroce, trascinante e ben suonato, questo è decisamente un disco per voi, segnale del fatto che, nonostante le lamentele dei puristi e di chi è ancorato solo al passato, tali suoni siano ben rappresentati nella scena moderna da gruppi che ne capiscono l'essenza e la trasmettono secondo una propria inclinazione; adesso non rimane che attendere la prossima uscita della band, recentemente anticipata dalla pubblicazione del demo a due tracce "Calamitous Devastation Through Grotesque Reproduction" pubblicato in autonomia dai Nostri.
2) Atrocious Consumption Through Abject Mutation
3) Immense Gravity Of The Cadaveric Moon
4) Dead Seeds Of Yggdrasill
5) Pestilent Microparasitic Domination
6) Horrid Engenderment Of Infectious Immortality
7) Menacing Army Of Parasitic Cockroaches
8) Hedonic Carnage Through Narcissistic Enthronement