BILOCATE

Sudden Death Syndrome

2008 - Daxar

A CURA DI
FABIO MALAVOLTI
05/09/2011
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Recensione

La dolcezza e l'armonia delle note di un piano generano un notevole contrasto se vanno ad incorniciare la violenza del Death Metal. Su questo contrasto di chiaro/scuro la band giordana dei Bilocate ha posto le fondamenta per un album, intitolato "Sudden Death Syndrome", un album ricco di poesia, atmosfera e potenza dalla cui fusione ne è nato un piccolo capolavoro di Melodic Death Metal fuori dagli schemi dettati dalla scena scandinava, maestra indiscussa del genere. Questo perchè l'omogeneità con la quale questa miriade di elementi ed influenze è quasi una novità assoluta, e considerando le radici culturali della band finisce per sorprendere ancora di più. Inserito il CD nel lettore e premuto il tasto Play si viene trascinati nella dimensione dell'introduzione strumentale "Humans and the Dark Affiliation", brano che per merito delle sonorità riconduce la mente alla terra di origine dei Bilocate, nel desolato panorama semidesertico di questo paese che ha visto nascere nei paraggi alcuni dei più diffusi culti religiosi. Sul finale i primi colpi sulle pelli del batterista Ahmad Kloub ci introducono il secondo, lunghissimo brano in stile Progressive "Blooded Forest", che nei suoi 17 minuti di durata non risulta mai monotono o noioso, ma che per merito della creatività della chitarra e della fusione di diverse sezioni padroneggiate dall'alternarsi di più strumenti (batteria, pianoforte e chitarra in successione) finisce per prestarsi ottimamente all'ascolto. La chiusura, affidata ad un poetico chorus dall'ampio respiro epico, precede il capolavoro "The Dead Sea", brano introdotto da un armonioso pianoforte che si dimostra validissimo strumento accompagnatore e che non stona affatto al fianco del poderoso muro sonoro di puro Death Metal e del potente growl di Ramzi Essayed, riuscendo a fare in modo che l'armonioso alone poetico irrompa senza sconvolgere gli equilibri generati dallo stile Progressive che va via via delineandosi con azzeccatissimi e continui cambi di tempo. Il brano successivo è la bellissima "Ebtehal", che rivela un'acuta influenza da parte degli Opeth, band maestra indiscussa del Progressive Death Metal mondiale: la canzone è costituita da sezioni brutali alternate ad altre più placide ed introspettive, e persino analizzando il cantato è possibile rilevare qualche assonanza con lo stile di Mikael Akerfeldt. Si prosegue mantenendo una linea Progressive/Melodic con "Inoculate", brano che denota un rallentamento ritmico e sonorità folkloristiche che non stancano assolutamente, anzi, rendono un brano già accattivante di suo ancora più coinvolgente. Il finale carico di tensione introduce il dolce pianoforte con il quale parte "Pure Wicked Sins", brano con il quale la band continua ad esplorare lidi Progressive, ma in questo caso più calmi e riflessivi avvalendosi persino del contrasto fra growl e clean vocals. Un cupo ed arcano intro apre "Stone of Hate", lunghissimo outro e capitolo finale del disco che attanaglia l'atmosfera ingrigendola conferendogli tensione, chiudendo in bellezza un disco con il quale i Bilocate ci hanno fatto rivivere una miriade di stati emotivi. Per alcuni sarà un album difficilmente comprensibile, ma secondo me è solamente un capolavoro proveniente dall'Underground che non ha nulla da invidiare ai più grandi masterpieces dei gruppi maggiormente blasonati.


1) Humans and the Dark Affiliation
2) Blooded Forest
3) The Dead Sea
4) Ebtehal
5) Inoculate
6) Pure Wicked Sins
7) Stone of Hate