BILLY IDOL

Rebel Yell

1983 - Chrysalis

A CURA DI
PAOLO GLENNTIPTON ERITTU
26/08/2012
TEMPO DI LETTURA:
6,5

Recensione

Rebel Yell, uscito nell'83, ebbe un successo sbalorditivo in tutto il mondo, ed è considerato tutt'ora l'album più rappresentativo di Billy Idol, nonché uno dei suoi lavori migliori. Fu scritto e composto a quattro mani da Idol e Steve Stevens (tranne che per “Catch Me Fall” opera del solo Idol), le tematiche principali sono sesso, amore e ribellione. Alcune delle tracce furono usate per il film “Big” con Tom Hanks. In effetti  è particolare per la sua eterogeneità, il suo passare da canzoni più incazzate ed elettriche, a ritmi più posati e soavi, tuttavia, nonostante alcuni pezzi effettivamente piacevoli, non mi ha convinto del tutto. Soggettivamente parlando, è un album simpatico (permettetemi il termine) senza dubbio, ma non è di sicuro un disco particolarmente impegnativo. Inoltre, mentre le tastiere fanno bene il loro lavoro e la chitarra e il basso riescono a brillare, la batteria è talmente elementare e povera da risultare fastidiosa. Orsù, passiamo alla descrizione di ogni traccia. Rebel Yell oltre a essere la title-track è la canzone più d'impatto, a un semplice intro di chitarra segue l'attacco della batteria e delle tastiere; è un ringhio, un “Grido Ribelle” riferito a una donna,  che parla di sesso e vita notturna. Come già accennato le tastiere e la chitarra (con una distorsione piacevolmente aggressiva) creano una bella base, semplice ma solida, perfettamente in tono con le tematiche della canzone, l'assolo di chitarra è piacevole e, pur non essendo niente di nuovo, aggiunge un'ottima carica. Il ritornello è un mantra, la voce di Idol è un urlo graffiante che riesce però ad ammorbidirsi quando serve diventando più pulita e profonda. Tra le varie cover, risalta quella dei finlandesi Children of Bodom. Daytime Drama è una canzone sulla vita di tutti i giorni vista come una sorta di spettacolo, un “dramma” di tutti i giorni, che porta perdere sé stessi, l'unica salvezza è una donna, che lui definisce “Beautiful star of a daytime drama”. Strumentalmente la traccia è inserita da un bel giro di basso, che continua invariato tranne che durante il ritornello, e che fa da base a un intro di chitarra. La voce è pulita e piacevole, e si muove bene sopra  la base del basso. La chitarra regala una buona performance, in particolare per quanto concerne la melodicità dei licks, ugualmente valide sono anche le tastiere, specie per l'assolo che segue il primo ritornello. In Eyes Without a Face il testo parla di un uomo che si strugge per il difficile amore che lo lega alla sua donna. É una canzone piuttosto noiosa, con un'atmosfera eterea accentuata dall'uso di un coro di soavi voci femminili durante il ritornello, inoltre è presente un fastidiosissimo handclap che prosegue fino alla fine della canzone. Il pezzo si riscalda verso la metà, con l'entrata in scena della chitarra, che aggiunge un po' di Rock al pepe, e il cambiamento della voce smielata di Idol che si incattivisce un po', per poi ritornare serena e pacata per il ritornello finale, che fa da chiusura.Una menzione speciale la merita il basso, che nonostante tutto è davvero bello da sentire.

 In Blue Highway la distorsione della chitarra si solleva, gemendo stridente, e Idol attacca con un urlo belluino, indi parte un allegro riff di chitarra, sostenuto dal basso. La chitarra la fa da padrona insieme alla voce, in una traccia davvero piacevole, con un breve break alla fine, che carica un solo di chitarra bluesggiante, molto bello, di sicuro uno dei brani più validi. Flesh for Fantasy, incentrata su quello che sembra un giro notturno in cerca di prostitute, ha un ritmo marellante, quasi da discoteca (intendo musica Disco anni '80, non gli aborti musicali di oggi), ma la similitudine finisce qui, perché la chitarra riesce a slegarsi dal riff continuo per infervorarsi in lick effervescenti, la voce si mantiene su toni alti, il basso è molto bello, le tastiere ricamano melodie insieme alla chitarra, e la batteria è abbastanza decente. In generale un pezzo discreto. In Catch my Fall  un ragazzo ribelle, visto il suo stile di vita incentrato sull'estrema voglia di libertà, chiede “ Se io dovessi inciampare/blocca mia caduta”. Da un saliscendi di tastiera partono basso e batteria, sui quali si eleva la voce, dal tono rilassante, e la chitarra che, a parte per alcuni lick e il breve solo, rimane più di sottofondo. In questa traccia a seguire voce e chitarra è presente un bel sax, che si intreccia con gli altri strumenti, mantenendo però la libertà di lanciarsi in lick (si potrà dire per il sax?), alternati o sovrapposti a quelli della chitarra, e che arricchiscono la musica in maniera consistente. Forse un po' troppo stucchevole verso l'inizio, ma nel complesso un bel brano. Crank Call inizia con quella che potrebbe essere la sigla di qualche programma tipo “Renegade” o giù di lì, ma si trasforma in un bel pezzo Rock d'impatto, con un gran bel lavoro di chitarra e di voce, accattivante e coinvolgente, le tastiere fanno da base, in sottofondo e il basso non risalta in maniera particolare, la batteria è suonata senza infamia e senza lode. (Do Not) Stand in the Shadows, un inno all'anticonformismo, al non seguire la massa e credere a tutto quello che essa e i suoi mandriani ci propinano, è il pezzo più bello dell'album. Inizia con una tastiera riecheggiante su dei semplici accordi di chitarra, che esplode dopo un po' in un intro di chitarra caricato dalla batteria, e accompagnato dalle tastiere, finchè non inizia la canzone e ci si ritrova coinvolti in un ritmo martellante, che sfocia in un ritornello impossibile da dimenticare. La chitarra,  in generale dà il meglio di sé, rinforzata dalle tastiere, che si limitano a questo, il basso fornisce l'ossatura insieme a una batteria che finalmente (o troppo tardi?) acquista un pò di verve. The Dead Next Door è il pezzo strappalacrime, consistente in una voce appassionata che si muove con l'accompagnamento delle tastiere, e degli accordi della chitarra, a rovinare un pò il pezzo,  purtroppo, compare anche qui un fastidioso e inutile handclap, ma il risultato finale non ne è compromesso, e il pezzo risulta molto piacevole.

Per finire, dunque, ricapitoliamo un po' riguardo all'impressione che mi ha lasciato quest'album: senza dubbio è un lavoro ben scritto e ben suonato, ma non mi ha entusiasmato granché. Ci sono pezzi anche belli, ma non è nulla di nuovo né tantomeno di innovativo; è carino e poco consistente, un album che posso ascoltare in sottofondo, piuttosto che come uno sul quale il mio cervello rimane avvinghiato a ogni singola nota. Scivola piacevolmente.



 



 



 


1) Rebel Yell
2) Daytime Drama
3) Eyes Without a Face
4) Blue Higway
5) Flesh for Fantasy
6) Catch my Fall
7) Crank Call
8) (Do Not) Stand in the Shadows
9) The Dead Next Doo

 

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