BILLY IDOL
Charmed Life
1990 - Chrysalis/EMI
DONATELLO ALFANO
18/09/2012
Recensione
A volte basta sentire il nome di un gruppo o di un singolo artista per far tornare in mente una lunghissima serie di ricordi legati al nostro ingresso come ascoltatori nel mondo della musica seria! Personalmente da più di vent'anni mi capita quando leggo o sento pronunciare il nome di Billy Idol, se da oltre un quarto di secolo quella che ritengo la più grande forma d'arte è una presenza fissa nella mia vita gran parte del merito è da attribuire a quest'uomo. Ancora oggi non riesco a decrivere come vorrei tutte le sensazioni provate nel lontano 1985 durante il primissimo ascolto di Rebel Yell (custodisco quella cassetta come un tesoro inestimabile) in un solo colpo avevo capito il significato di due parole fondamentali come "rock" e "mito" ed inoltre da quel momento avevo scoperto che esisteva un genere musicale melodico al pari del pop tanto in voga all'epoca ma caratterizzato da una potenza sbalorditiva, una voce piena di energia e da un suono di chitarra veloce ed incendiario, non mi importava se spesso vedevo il suo volto accanto a quelli di Simon Le Bon e Tony Hadley in quelle riviste nate con l'unico scopo di spillare un po' di soldi alle teenager ottantiane, quelle foto non significavano niente per me perchè avevo appena trovato il mio (perdonatemi il banale gioco di parole) primo e vero idolo! Nel giro di un paio d'anni grazie a due album basilari per la mia crescita musicale come 5150 dei Van Halen e Somewhere In Time degli Iron Maiden, le forme più nobili dell'hard rock e dell'heavy metal erano entrate con forza nel mio cuore e contemporaneamente con l'arrivo di Whiplash Smile (da sempre il mio preferito) la devozione nei confronti del rocker britannico aveva raggiunto un livello ancora più alto, la strabiliante intesa con il chitarrista Steve Stevens (ormai poteva definirsi un alleato fedelissimo) era palpabile in ogni minuto di quel platter. I singoli "To Be A Lover", "Sweet Sixteen" e "Don't Need A Gun" garantirono al disco l'ennesimo successo planetario, non è stato solo questo memorabile trittico però a delinearne la grandezza; ogni traccia metteva in mostra una straordinaria vena creativa destinata a crescere ulteriormente nelle successive releases, insomma c'erano tutte le premesse per poter continuare almeno sugli stessi standard qualitativi ma è risaputo; nella musica come nella vita non ci sono mai certezze assolute infatti il cammino artistico di Billy proseguì in una direzione differente... Come un fulmine a ciel sereno il sodalizio con Stevens giunse al capolinea, il guitar player statunitense ormai era sempre più preso da altri progetti, in quel periodo oltre ad aver fondato una nuova band (gli Atomic Playboys) per lui arrivarono anche altre prestigiose collaborazioni, da ricordare due nomi su tutti: Michael Jackson e la soundtrack del blockbuster Top Gun. Idol non si è mai arreso di fronte alle difficoltà e pur avendo impiegato circa quattro anni per il comeback sulle scene (interrotti soltanto dal rilascio di un paio di inutili raccolte, all'epoca operazioni del genere erano necessarie, nessuno poteva permettersi uno stop così lungo) ha sempre potuto contare sull'incrollabile affetto dei suoi fans. Nella primavera del 1990 la copertina in stile fantascientifico di Charmed Life (per la prima volta non appariva una foto reale) aveva immediatamente conquistato un posto d'onore nelle vetrine dei negozi di dischi, il quarto full-length dopo il sopracitato Whiplash Smile è stato l'album più atteso nella carriera del singer, la curiosità di ascoltare del materiale realizzato senza il contributo di Steve (sostituito da Mark Younger-Smith) era fortissima... Nonostante un grave incidente con la moto avvenuto durante le registrazioni in cui ha rischiato di perdere una gamba il rocker era tornato mostrando tutta la grinta che ha palesato fin dagli esordi con i Generation X e rivelando un'attitudine al passo coi tempi ponendo l'accento sulle parti più aggressive del lavoro precedente, complessivamente il disco confermava un livello qualitativo più che buono anche se alcuni pezzi denotavano un leggero calo d'ispirazione nel songwriting. Un rimbombante giro di chitarra dà il via all'opener "The Loveless", poche note (ripetute per tutta la durata) che costituiscono uno dei punti di forza della track, la struttura è quella di un up tempo sorretto da una batteria rumorosa ma precisa, un suono di tastiere di pura ispirazione settantiana e da un basso potente ed incisivo, Billy entra in campo al quindicesimo secondo con la solita performance ricca di carisma ed energia, rispettando la tradizione di alcuni vecchi cavalli di battaglia la sua voce assume toni profondi nelle strofe per poi esplodere nel grintoso refrain, Mark offre un breve assolo in perfetto hard rock style, buono ma lontano mille miglia da quelli travolgenti del suo predecessore, il lavoro in cabina di regia ad opera del fidato Keith Forsey è sempre un sinonimo di perfezione, l'avvio è da promuovere senza indugi, la fusione tra elementi classici e moderni si rivela vincente ed accattivante! I primi secondi di "Pumping On Steel" con quei marcati richiami alla musica elettronica potrebbero far pensare ad un episodio dalle reminiscenze new wave ma si tratta di un'impressione errata; il mood iniziale è notturno e misterioso (Idol accarezza leggermente con una timbrica soffusa) il ritmo però aumenta col passare del tempo fino ad arrivare ad un cattivissimo ritornello supportato da un drumming sempre più fragoroso e da un guitar riff dalle forti tinte heavy, sono proprio le chitarre a dare al brano la spinta definitiva in termini di potenza ed incisività. La tensione viene leggermente stemperata dalla ballad "Prodigal Blues", l'intento del rocker era quello di regalare al suo pubblico l'erede della mitica "Eyes Without A Face", le coordinate stilistiche in fondo sono simili (tra queste l'alternanza tra suoni acustici ed elettrici e la presenza di ammalianti voci femminili) ma alla resa dei conti la magia unica dell'hit single di Rebel Yell rimane irraggiungibile, la parte migliore è rappresentata da un intenso testo autobiografico con Billy che rievoca un periodo molto particolare come l'adolescenza partendo dai preziosissimi consigli del padre. Il singer non ha mai nascosto una devozione totale nei confronti dei leggendari The Doors, l'arte e la filosofia del mito Jim Morrison sono state un punto cardine nella nascita e nello sviluppo del musicista ed ovviamente nella sua discografia non poteva mancare un tributo alla band californiana, la scelta è ricaduta sul mega classico del 1971 "L.A. Woman", lo spirito della versione originale resta immutato soprattutto dal punto di vista vocale, Idol ribadisce di aver imparato a memoria la lezione del maestro, si percepisce in ogni secondo un coinvolgimento emotivo piuttosto elevato, le uniche differenze sono da ricercare in un sound più tirato, nelle chitarre che prendono il sopravvento sulle tastiere (c'è soltanto un pianoforte ad accompagnare il pezzo) e nel taglio della penultima parte, quella più psichedelica ed evocativa, mi sono sempre chiesto il motivo di questa decisione, mistero... Per completare il clima di celebrazioni in maniera strabiliante ricordiamo anche la presenza del cantante nel cult movie del 1991 "The Doors" diretto dal grande Oliver Stone. "Trouble With The Sweet Stuff" si muove tra qualche soluzione melodica appena sufficiente, dei suoni elettronici fin troppo invadenti e delle ritmiche scontate, provate ad immaginare quei momenti in cui si vorrebbe premere a fondo l'accelleratore ma c'è qualcosa che impedisce di farlo ed avrete un quadro dettagliato della track, se non ci fosse stato l'efficace guitar work quest'episodio sarebbe finito ben presto nel dimenticatoio. Idol dimostra di conoscere ancora perfettamente la formula di un singolo destinato ad un grande successo, "Cradle Of Love" conferma in pieno questa tesi, ritmo veloce e lineare, chitarre taglienti al punto giusto, una prestazione vocale positiva e grintosa e dulcis in fundo un'avvolgente melodia che raggiunge l'esaltazione massima nel memorabile ritornello, l'impronta pop è evidente ma passa in secondo piano perchè a farla da padrone qui è un vortice sonoro creato appositamente per trascinare l'ascoltatore in un viaggio meraviglioso. Tornano le atmosfere cupe con "Mark Of Caine", song segnata da un andamento cadenzato ed ipnotico e da buone trame chitarristiche; questa volta la componente elettronica svolge un ottimo lavoro nell'amplificare una vena alquanto tormentata, nel testo il rocker rivela un altro lato intimo e solitario della sua personalità descrivendo i rimpianti e le difficolta da affrontare quando termina una storia d'amore. "Endless Sleep" è una rilettura moderna del blues più viscerale e polveroso, gli strumenti guidano una base ritmica lieve e profonda, un sottofondo perfetto per la timbrica calda e pungente di Billy, ascoltandolo attentamente si tende ad immaginare l'esibizione alle quattro del mattino di un gruppo sconosciuto (ma ricco di talento) nel peggior locale di Chicago, in definitiva un brano anomalo ed affascinante. In "Love Unchained" riemergono toni allegri e spensierati, la matrice ottantiana è ben radicata in questo episodio di pop rock iper melodico molto vicino per stile ed attitudine alle cose migliori incise dagli australiani INXS, pur non essendo un capolavoro la traccia ha il potere di trasmettere una lunga serie di sensazioni positive, la successiva "The Right Way" prosegue sugli stessi sentieri ritmici con l'aggiunta di una massiccia dose di cattiveria in più, il basso e la batteria lasciano il segno con un sound chiassoso ed incendiario, Smith dimostra il suo valore destreggiandosi tra riff durissimi ed assoli combattivi ma la dominatrice assoluta del pezzo è la voce ribelle e selvaggia del singer, basta fargli trattare argomenti legati a due passioni eterne come le donne ed il rock 'n'roll (I glorify your face/like I love rock and roll) per farlo ruggire come un ferocissimo leone! Tocca alla dinamica "License To Thrill" chiudere il platter, nelle battute iniziali si ripresenta uno scenario notturno e tetro, un coro quasi tribale e delle tastiere morbose intensificano quest'atmosfera oscura, Idol nelle strofe esplora tonalità basse e misteriose per poi tornare a graffiare violentemente nel veloce refrain, da segnalare anche l'impetuoso guitar solo finale (il migliore dell'intero album) una conclusione degna di essere affiancata a quelle indimenticabili tracce che hanno permesso al rocker di raggiungere le vette della scena mondiale. Charmed Life per Billy ha sancito la fine del percorso artistico inaugurato con l'ep "Don't Stop" del 1981, il desiderio di evoluzione e di orientare la propria musica verso territori elettronici lo porteranno nel 1993 a pubblicare un album controverso e sperimentale come Cyberpunk (da sempre un acceso argomento di discussione tra i fans) il testamento del "vecchio" Idol fu firmato con un lotto di brani caratterizzati da alti e bassi, fortunatamente i primi battevano in maniera netta i secondi. Per assistere ad un ritorno all'altezza del suo nome bisognerà attendere dodici anni, da adoratore di vecchia data ho gioito di fronte al comeback del 2005, da molto tempo altri nomi l'avevano surclassato nella lista dei miei miti ma l'ammirazione ed il rispetto per l'uomo e l'artista non sono mai venuti a mancare; era un pensiero fisso quando avevo sedici anni, ha continuato ad esserlo quando ne avevo trenta e continuerà anche a quaranta, cinquanta... Grazie Billy!
1) The Loveless
2) Pumping On Steel
3) Prodigal Blues
4) L.A. Woman
5) Trouble With The Sweet Stuff
6) Cradle Of Love
7) Mark Of Caine
8) Endless Sleep
9) Love Unchained
10) The Right Way
11) License To Thrill