BIALYWILK

Próznia

2021 - Indipendente

A CURA DI
LUCA GAZZOLA
13/12/2021
TEMPO DI LETTURA:
7.5

Recensione album

Il 2021 č stato un anno decisamente interessante per il black metal, che tra le uscite degli album di Darkthrone, Impaled Nazarene, Kanonenfieber, 1914 nonché i nostrani Ą Répit e Agharoth ha fornito materiale interessante da usare durante le quarantene pił o meno generalizzate: cosa aspettarsi di meglio? Tra le altre, fra l'altro, č uscito anche il primo full lenght dei Bialywilk, chiamato Próznia. Per chi se lo chiedesse, si tratta di polacco e i due termini significano rispettivamente Lupo Bianco e Vuoto. Si tratta del progetto solista del chitarrista dei Vukari, Marek Cimochowicz, ed č nato nel 2020 a Chicago (Illinois) esordendo l'anno scorso con l'EP Temporary: Collection I. Ma, a differenza dell'opera precedente, in questo album c'č stata anche la consulenza del bassista Spenser Morris (sempre dei Vukari) nell'incisione e nel mixaggio, e di John Kerr, il batterista che milita nei Noltem, Pyrithe, e Seidr. Si tratta di un album decisamente pestato ma melodico, in una mistura decisamente azzeccata di black metal classico, doom e atmospheric; si sentono inoltre influenze da diversi gruppi, tra cui naturalmente i Vukari per le atmosfere cupe ed elaborate, ma i ritmi e le melodie sono decisamente pił da Uada o 1914, anche da Sojourner dei primi tempi, ma senza la componente folk. Si tratta di un album tutto sommato breve, composto da 6 brani di una durata che va dal minuto e mezzo ai 7 minuti scarsi, per una durata complessiva di 30 minuti circa. L'album comincia con Lachesis (un genere di serpenti appartenenti alla famiglia delle Viperidae, o un rimedio omeopatico per la menopausa, o, come detto anche dall'autore, una delle 3 Moire della mitologia greca, quella che decideva la durata vitale e il destino degli umani), e fin dall'inizio mette in chiaro le cose con un riff pestato vagamente melodico tra chitarre e basso in tremolo e la batteria scatenata, a cui subentra quasi subito la voce gracchiante. Lo stile č decisamente melodic black metal, senza assoli, senza fronzoli, senza intro o outro, con soltanto un bridge a spezzare il ritmo di uno dei brani pił incisivi dell'opera. Segue quindi Our Shared Fear (la nostra paura comune), un brano decisamente pił elaborato, lungo e melodico in cui si concatenano parti melodiche, parti veloci e parti lente da doom metal. Si tratta del brano pił lungo dell'album, ma ne vale la pena tra il ritornello orecchiabile, i riff frenetici vagamente epici, i bridge che danno un'atmosfera cupa e inquietante al tutto. Un brano che puņ riassumente di che si tratta quando si parla del progetto Bialywilk, dei suoi punti di forza e delle sue caratteristiche principali.
Próznia I (Vuoto I), fedele al nome, č il primo "vuoto" dell'album: un pezzo perlopił strumentale in cui dominano gli effetti sonori e di sinth e tastiere, troppo vivace per essere drone ma troppo tranquillo per essere un bridge track come se ne puņ trovare, ad esempio, nei Mechina. Ricrea un'atmosfera calma, cupa ma fino ad un certo punto, caricando la tensione con le voci finali per poi sfociare nel brano successivo, che č Will and Representation (Volontą e Rappresentazione). Il quarto pezzo riprende i ritmi e le modalitą dei brani della prima parte dell'album per 6 minuti, ma in maniera molto pił rabbiosa e risoluta, riflettendo il testo del brano. Tra riff melodici e pestati, una voce che fa capolino nei riff intermedi e un ritornello strumentale si tratta di un pezzo decisamente intenso e godibile nel complesso, ma tendenzialmente tronco sul finale.
A seguire c'č Merkavah (dottrina mistica ebraica eretica), un pezzo relativamente pił ordinario, statico nelle mazzate e curato nelle melodie all'inizio. La voce č pił presente e spicca un po' pił in primo piano rispetto ad altri pezzi, mentre le chitarre osano parecchio di pił supportate da una batteria carica a pallettoni fino al finale che dą una sensazione di precipitare, come la ridiscesa sulla terra dopo l'ascensione verso Dio seduto sul carro celeste, o almeno cosģ dice una delle interpretazioni del testo del Ma'aseh Merkabah il testo principale della setta, che raccoglie i canti dei "discendenti" a seguito della loro "ascesa mistica". La cover dell'album con ogni probabilitą riprende questo momento in un disegno grezzo ma molto evocativo, con pochi colori e molti dettagli.
Conclude l'album Próznia II (Vuoto II), un pezzo-outro simile a Próznia I, ma senza carica e pił mormorii cupi e distanti, che chiude l'album in maniera fosca, inquieta anche se un po' lassa. Ma va bene anche cosģ, dato che i punti di forza sovrastano i punti di debolezza lasciando una sensazione positiva a fine ascolto, nonostante l'angoscia provata durante.
Rispetto all'EP antecedente si tratta di un prodotto decisamente pił elaborato, pestato, pesante e studiato, come se Temporary: Collection I fosse semplicemente un intro a che quello che doveva seguire, ma č abbastanza anonimo e diverso rispetto allo stile molto ben definito nell'album, meno doom e ambient ma parecchio pił vivace, solido e aggressivo. Sarebbe stato un album particolarmente audace se fosse stato completamente cantato in polacco, ma rimane comunque un balzo in avanti enorme sotto ogni punto di vista, compresa la cover (l'EP aveva una foto in bianco e nero leggermente sfuocata). Non rimane che aspettare per il prossimo album.

Tracklist:

1.Lachesis 05:21 

2.Our Shared Fear 06:56

3.Próznia I 03:43

4.Will and Representation 05:59 

5.Merkavah 06:38

6.Próznia II 01:35

Lineup:

Marek Cimochowicz