BEYOND MELANCHOLY

Memories... of a Happy Life...

2021 - Independent

A CURA DI
DAVIDE CILLO
09/11/2022
TEMPO DI LETTURA:
9

Introduzione recensione

Qualche mese fa vi abbiamo raccontato del progetto black metal Suicidal Anxiety, con protagonisti il chitarrista Haborym ed un gruppo di ragazzi pugliesi che ci hanno saputo regalare "Negative Thoughts", un eccellente demo rilasciato nell'autunno 2020. Se non avete avuto modo di ascoltare il lavoro, vi consiglio assolutamente di approfondirlo e di non tralasciare brani come "Krieg", che sapranno certamente soddisfare i fan del black metal più oltranzista. Introduciamo questa recensione con i Suicidal Anxiety perché, protagonista di oggi, sarà un altro progetto del chitarrista e fondatore Haborym: si tratta dei Beyond Melancholy, black metal one-man band dalle forti tinte atmosferiche e depressive; si tratta in questo caso di un progetto nuovo di zecca, avviato nel 2021, e che con l'album protagonista della recensione odierna, intitolato "Memories... of a Happy Life...", conosce il suo debutto discografico in assoluto. Da qualcuno definiti "depressive black metal", da altri "atmospheric black metal", da altri ancora "melancholic raw black metal, ognuno dà la sua definizione al genere. Quella che conta, come sempre, è però la musica, e oggi avremo modo di ascoltare e di parlare di questi 40 minuti di album, suddivisi in un totale di sei tracce, compresi intro e outro del disco. Come avrete già potuto immaginare, si tratta di un progetto indipendente, senza alcuna label alle spalle; anche per quanto riguarda la produzione, questa è realizzata interamente da Haborym, unica mente dunque del progetto in tutte le sue fasi. La produzione è qui abbastanza moderna rispetto a quanto ci si potrebbe inizialmente aspettare, ma comunque non distante dal cosiddetto "vecchio stampo". Questo nuovo progetto, girando un po' nella rete, lo si trova già pubblicato in diversi canali: Museo del Black Metal italiano, Only Black Metal, BlackMetal Catalog, Notre Depression, e molte altre fonti che si sono interessate all'approfondimento e alla condivisione del lavoro. Sarebbe sbagliato, tuttavia, pensare che il percorso studio di questa band si chiuda necessariamente così; talvolta, in questi progetti molto "di nicchia" del metal estremo, viene rilasciato del materiale "a sé", senza poi avere la fortuna di arrivare ad ascoltare nuove release appartenenti allo stesso progetto: il che può far piacere se si tratta di musica disastrosa, ma il più delle volte potrebbe lasciare un certo senso di amarezza in bocca! Qui traspare del cauto ottimismo perché, al contrario, i Beyond Melancholy ci rendono speranzosi sul fatto che avremo altra loro musica, e che la recensione di cui si parlerà oggi dovrebbe, auspicabilmente, costituire solamente un punto di partenza. Attenti come sempre all'underground della nostra scena, siamo dunque anche noi curiosi più che mai di catapultarci nell'ascolto e di raccontarvi di questo full-length di debutto del 2021, intitolato appunto "Memories... of a Happy Life...". Non posso dunque che, come sempre, augurarvi buon ascolto, e, pronto a passare al nostro consueto track by track, augurarvi buona lettura!

Intro

Il lavoro si apre con "Intro", breve traccia di un minuto e venti malinconica ed evocativa come più non potrebbe essere. L'arpeggio in pulito, qui appunto contraddistinto da un'anima triste ed avvolgente, ci culla con pacatezza, e la lead di chitarra elettrica dopo trenta secondi d'ascolto è a dir poco perfetta nell'insieme. Solo reverbero e un po' di respiro dato alla sei corde, nessun particolare effetto, con il lavoro che viene presentato in maniera molto semplice ma efficace.

Happiness Gone

Si procede con "Happiness Gone" (Felicità andata), un pezzo che con due semplici accordi è potente, devastante, carismatico, coinvolgente. I power chord di Haborym sono ripetuti in sequenza, le variazioni non sono poi molte, qualcuno potrebbe dire, ma la lead di chitarra arricchisce il tutto e contribuisce a creare del dinamismo e del movimento. Un minuto di traccia e attacca il ride alla batteria, con i suoi continui "colpetti:" questa traccia è anch'essa interamente scritta da Haborym, qui fra l'altro anche allo scream e dunque vocalist unico del progetto: i "Beyond Melancholy" sono una one man band a 360 gradi. Arrivati al terzo minuto di brano, ecco la brusca accelerazione: una spinta opportuna, che conduce all'avvolgente arpeggio clean; dire che la melodia del brano rimane stampate in testa, è dire poco. "Happiness Gone" si protrae per circa sette minuti e trenta d'ascolto, una durata di tutto rilievo, ma come il genere vuole si concentra tutta sulla sua melodia. Stupenda anche la conclusione, forse la gemma di questo pezzo, e che in fade-out svanisce fino a condurci alla successiva terza traccia, con un buon gusto di primo rilievo e assolutamente da sottolineare. Le tristi liriche di questa traccia ci parlano di un protagonista spiritualmente piegato, schiantatosi contro i suoi sogni e le sue speranze spezzate. Una "vita morta", priva di emozioni e momenti che possano definirsi "felici". Un'anima così annerita, un'anima che ha perso ogni speranza, ed è giunta ad autodefinirsi "dannata", da condannare all'oscurità. La vera protagonista è la desolazione, una desolazione spirituale che avvolge un uomo senza più speranze né aspettativa alcuna.

Goodbye...

Siamo alla terza "Goodbye..." (Addio...), monumentale terza traccia di 16 minuti. Un suono campionato di pioggia introduce il pezzo, sovrapponendosi ad una introduzione pulita ed emotiva più che mai. Più che una introduzione, è una vera e propria melodia che si protrae per i primi tre minuti di brano, cullandoci come solo un malinconico sottofondo saprebbe fare; insieme a questa parte iniziale, svanisce poi l'effetto pioggia, portandoci al capitolo successivo del brano. Alle porte del quarto minuto d'ascolto attacca la distorsione di chitarra, tre accordi si ripetono in modo avvolgente, e gli scream di Haborym qui si fanno ossessivi e laceranti. Per quanto riguarda la batteria, qui subentra anche il doppio pedale, contribuendo a creare un vero e proprio "tappeto" che in determinati termini irrobustisce l'ascolto. Al fianco di queste urla, apprezzo tantissimo proprio la traccia di batteria, con tanto di tom che a tratti scandiscono le ritmiche del brano. "Goodbye...", come se non bastasse, mette in risalto anche un ritornello magnetico e memorabile, davvero degno di nota. Arrivati esattamente a metà pezzo, la musica si interrompe improvvisamente, riportando l'effetto pioggia campionato ed un nuovo cupo arpeggio, differente rispetto a quello iniziale, ma che pregevolmente si collega all'insieme. Anche questo passaggio, come quello introduttivo, ha una durata superiore ai due minuti. Irrompe bruscamente lo scream di Haborym, ritorna la distorsione, siamo all'apice della traccia; abbiamo modo, fra l'altro, di constatare qui come il brano sia cantato anche in lingua italiana. La traccia vocale si apre in lingua inglese, parlando di una vita ricca di delusioni e momenti degni di essere definiti felici, per poi passare alla lingua italiana: pensieri negativi attanagliano la mente e l'anima, fragile, spezzata, messa a dura prova. La mente è tormentata, generando odio eterno, pensieri negativi, ricordi da scacciare. L'ultima parte del brano ripropone nuovamente il ritornello e l'arpeggio iniziale, per poi chiudersi nuovamente con il magnetico ritornello.

Vita Odiosa

Siamo al quarto brano, titolo in italiano, "Vita Odiosa": il sound a mio parere mette in mostra un'influenza da band come i norvegesi Ulver, e i magnetici accordi iniziali si evolvono presto in un esplosivo riff potente e d'impatto, con tanto di feroci scream di Haborym; anche qui, apprezzo molto i "colpetti" di ride. La travolgente distorsione iniziale, dopo due minuti d'ascolto, si interrompe bruscamente, lasciando spazio ad un triste arpeggio pulito, privo di ogni sostegno batteristico. Arriviamo, giunti a questo punto, ad un passaggio stupendo: si ritorna alla distorsione, la parte accelera e martella, le urla si fanno ancora più feroci e strazianti, e i cambi di velocità sono assolutamente da headbanging. Anche qui, il lavoro di doppio pedale fornisce un sostegno importante alla traccia, scandendo i ritmi e le qualità del pezzo. Per me, questa stupenda "Vita Odiosa" è uno dei brani forti di questo eccezionale lavoro. Le liriche qui rappresentano anche uno sfogo, rivolgendosi verso l'ipocrisia della società, la falsità degli sguardi, la "falsa innocenza", e le prediche che spesso non trovano riscontro nei reali comportamenti delle persone. "Dov'è la via d'uscita?", questo il quesito che si auto pone il protagonista, giungendo ad affermare di non voler più avere a che fare con questa vita, di volerla fare finita. "Solo solitudine, solo rabbia", è ciò che il protagonista prova, insieme a tanta stanchezza nel proprio cuore, a causa di una vita che definisce, come il titolo del brano potrebbe farci intuire, "odiosa". A voi questo lavoro sta piacendo? Personalmente apprezzo tantissimo tracce come questa, come del resto il mix fra canto in inglese e canto in italiano, cose che approfondiremo in fase di chiusura della recensione. E' tempo di dedicarci all'ultimo pezzo di questo lavoro, outro a parte.

Nostalgia

Siamo alla quinta "Nostalgia", brano stavolta in lingua inglese. Questo è un brano, volendo individuare sin da subito l'aggettivo più calzante, "avvolgente". Si tratta di una melodia piena, spaziosa, e anche Haborym prova a giocarci switchando i pan all'inizio del brano. Immancabili anche qui i "colpetti" sul ride, un vero e proprio trademark della band ma anche molto utilizzati nel genere. Superato il minuto d'ascolto, il brano esplode, la velocità aumenta, il doppio pedale irrompe, e gli scream contribuiscono a colorare questo momento d'aggressività. Dopo questo minuto più rapido, si torna su tempi più medi, con la distorta ritmica che assiste uno scream straziante di Haborym. Questo brano, di cinque minuti, è un pezzo depressive nel senso più stretto del termine, ma che non trascura frangenti potenti e sezioni accelerate. Il titolo "Nostalgia" bisogna intenderlo in senso inglese, non italiano. Le liriche parlano di un'anima sprofondata nell'abisso, schiantatasi contro l'oscurità, come del resto la stessa vita del protagonista, avvertita come inutile e priva di senso. "Non sono più nessuno", questo lo sfogo dell'uomo, nostalgico dei tempi passati, in cui tutto appariva avere più senso. Lacrime, tristezza, sensazione di vuoto, tutti sintomi e allo stesso tempo ricetta di un brano che non lascerà scontenti i fan del genere. Il brano si chiude, anche qui, in fade-out, una volta più volte proposta da Haborym nel corso del lavoro, e che a mio giudizio dà al lavoro una sensazione "quasi concept". Tutto si collega infatti perfettamente, le melodie si intrecciano, e questo album di debutto di Beyond Melancholy scorre in maniera molto unita. E' tempo, ora, di passare alla breve traccia finale.

Outro

L'ultimo capitolo del lavoro si intitola "Outro" e si ricollega in tutto e per tutto alla breve traccia d'apertura, riproponendo l'arpeggio iniziale in una salsa leggermente diversa: il sound è infatti più cupo, la lead di chitarra si fa ancora più malinconica, dando un senso di chiusura e di completezza all'album. La durata di questo breve episodio conclusivo è di un minuto e quaranta, dunque una ventina di secondi più lunga rispetto all'intro iniziale. L'album si chiude in fade-out, con l'arpeggio che svanisce, portando il lavoro alla conclusione, proprio nel modo in cui era stato introdotto.

Conclusioni

Ho apprezzato tantissimo, davvero in linea con i migliori all'interno del genere, e questa sensazione di "unità" e "completezza" ha a mio giudizio contribuito moltissimo al mio apprezzamento e alla mia valutazione positiva. E' un lavoro che, magari, specialmente per chi non è abituato al genere, potrebbe mostrare "poche variazioni", ma al contrario questi brani non stancano mai, cullando l'ascoltatore grazie a melodie evocative, coinvolgenti, avvolgenti. "Memories... of a Happy Life...", della durata complessiva di quaranta minuti circa, è un album di debutto assolutamente notevole, che sono assolutamente certo i fan del genere sapranno apprezzare, e forse non solo. Aperto da un intro e chiuso da un outro di simile natura, il full-length di Beyond Melancholy ha non solo un senso compiuto, ma anche un'anima suscettibile di lasciare a chi ascolta parti memorabili e assolutamente non anonime. Se questo è importante per qualunque frangia del metal, o meglio della musica in generale, ritornando al mondo "metallaro" all'interno del black è se possibile ancor più degno di nota: abbiamo tante volte parlato di band veloci, potenti, ma alquanto stereotipate fra loro e che all'ascoltatore qualche minuto dopo la conclusione dell'album non lasciano nulla. Al contrario, il "black metal" valido è quello che riesce a esprimersi, il che potrebbe sembrare (e dovrebbe) essere un'ovvietà, ma ahimé non sempre, per ricorrere ad un dolce eufemismo, è così. Come anticipavo in fase d'apertura della recensione, questo è il vero e proprio debutto discografico del progetto, un lavoro indipendente, e questo non fa che sottolinearne il valore: voce, chitarra, traccia di batteria, qui tutto è realizzato dall'unico artista, Haborym. Per quanto riguarda invece la cover del lavoro, questa è una foto scattata dall'artista personalmente al mare pugliese, in bianco e nero; effettivamente, si unisce benissimo all'album, ed è davvero calzante il modo in cui si collega alle melodie e atmosfere del pezzo: un mare di malinconia, di riflessioni, di momenti passati in solitudine, senza turbamenti esterni. La produzione è completamente home made, realizzata dunque in casa, come del resto nel genere non di rado accade. Da sottolineare che i Beyond Melancholy non vanno presi per progetto parallelo ai Suicidal Anxiety, per la figura "protagonistica" del medesimo songwriter e main artist. Come discorso più generale, qui in Puglia, la scena depressive black, a parte nomi come Suicide Emotions, non ha altri protagonisti, quindi questo lavoro sarà sicuramente ben visto da chi attendeva qualcosa dal territorio, anche perché la qualità certo non manca. Fra l'altro, anche la durata di quaranta minuti complessivi, dunque quella di un vero e proprio full-length, non è sempre da dare per scontata, visto che anche formati come demo e EP nel genere spesso non mancano. Ansiosi di scoprire se questo progetto ci riserverà altro in futuro, noi speriamo che abbiate apprezzato la musica e la lettura di quest'oggi, e vi attendiamo alla prossima recensione, in prima linea come sempre. A presto!

1) Intro
2) Happiness Gone
3) Goodbye...
4) Vita Odiosa
5) Nostalgia
6) Outro