BELPHEGOR

Goatreich - Fleshcult

2005 - Napalm Records

A CURA DI
DAVIDE PAPPALARDO
09/03/2017
TEMPO DI LETTURA:
8

Introduzione Recensione

Ritorniamo a battere l'oscuro sentiero della discografia dei Belphegor, paladini austriaci del black/death più blasfemo e feroce, ma allo stesso tempo più accattivante ed elettrizzante;  un che di particolare, che nel corso della loro storia gli ha concesso di riunire una cospicua schiera di seguaci. Li avevamo lasciati con la pubblicazione del disco "Lucifer Incestus", il quale celebrava la loro passaggio sotto la major Napalm Records, e di conseguenza l'inizio della seconda fase del loro percorso sempre più lanciato verso un relativo successo commerciale nell'ambito del metal estremo. Passati quindi sotto l'etichetta austriaca i Nostri tornano ora con "Goatreich - Fleshcult - Regno Del Caprone - Culto Della Carne", lavoro che non cambia di molto le carte in tavola, riproponendo la loro unione di black e death conditi con assoli ed elementi thrash ed heavy, il tutto supportato da una buona tecnica ed un orecchio sempre attento alla melodia ed ai ritornelli. La band riesce ancora una volta, comunque, a non annoiare, grazie ad un uso controllato di synth e campionamenti in latino, e quindi delle atmosfere da film horror di serie B, e degli elementi del metal più trascinanti e sapientemente posizionati nei punti strategici, creando un songwriting che ci mostra un progetto il quale, dietro ad un immaginario delirante e dalla blasfemia forzata ed a tratti infantile, ha solide basi musicali. Questa è la forza dei Nostri, sia in sede live, sia su disco: condire quella che sulla carta è una proposta pacchiana con una solidissima base tecnica non comune tra le band che affrontano un genere votato alla violenza sonora, riuscendo così ad attirare un pubblico abbastanza vasto, mantenendo però quegli elementi tipici del metal estremo. Helmuth (voce, chitarra), Sigurd (chitarra), Barth (basso), coadiuvati dal batterista Torturer e dai synth di "der Hexer" (Mathias Roderer degli Atrocity) danno quindi per l'ennesima volta il meglio di loro stessi, consapevoli della nuova opportunità e del successo consolidato del gruppo. Growl e screaming si alternano in canti satanici mentre chitarre a motosega e batteria massacrante duellano su di un tappeto di melodie sinistre, assoli e ponti trascinanti dalle cesure ben studiate; tutti elementi che abbiamo già abbiamo riscontrato, ma che incredibilmente la band riesce a riproporre senza annoiare, grazie ad una sorta di inventiva istintiva che la porta a gestire al meglio determinati espedienti. Il risultato non può che essere un assalto continuo, arricchito dalla produzione curata da Alexander Krull dei già citati Atrocity, capace di mettere in risalto ogni strumento, dandoci un disco non di plastica, ma allo stesso tempo lontano da ogni tentazione lo-fi; è chiara la direzione intrapresa dagli austriaci, decisi a conquistare sempre più terreno, anche grazie ai concerti con MardukNapalm DeathFinntroll Vader (X-Mass Festival) ed al tour in promozione del disco. Il palcoscenico, il loro vero terreno di gioco, dove poter mostrare tutta la loro abilità. In ogni caso, ancora una volta il sodalizio con la label non durerà in eterno, e con il futuro "Pestapokalypse VI" i Nostri passeranno alla Nuclear Blast, accusando la Napalm Records di non averli supportati a dovere: una band, i Belphegor, insomma non facile da gestire e che non scende a compromessi, sicura della sua qualità tanto da sapersi muovere tra le varie etichette. Per ora comunque la loro carriera continua in uno stato di grazia che li porta verso il totale consolidamento del loro nome, anche se tra un po' la loro formula mostrerà qualche segno di crisi; godiamoci quindi quest'altro tassello in un'epoca d'oro per la band. 

The Cruzifixus - Anus Dei

"The Cruzifixus - Anus Dei - Il Crocefisso - Ano Divino" si apre con campionamento da film horror, sottinteso da un'atmosfera non a caso misteriosa ed imperante: ecco che al ventesimo secondo parte un freddo riffing a motosega, il quale squarcia l'etere con tutta la sua carica oscura, mentre la batteria tempesta il tutto con i suoi rullanti furenti. Largo poi a costruzioni operistiche dai toni grandiosi, le quali alternano il movimento in un trotto maestoso fatto di corse improvvise e trattenute. Un brano dai tratti decisamente Black, una perfetta introduzione al disco del gruppo; ecco che al minuto e mezzo Helmuth interviene con il suo growl ruggente, narrandoci di blasfemie violente verso i cristiani: "Chop them into pieces in their cathedrals, slay them, mutilate them with fire. Under the whip with the pedophile pope, damned God, I'm so incredolous - Falli a pezzi nelle loro cattedrali, massacrali, mutilali con il fuoco. Sotto la frusta con il papa pedofilo, che Dio sia maledetto, sono così incredulo" ci raccontano i Nostri , mentre le scariche di doppia cassa e i giri circolari massacranti si prodigano nella loro nera lezione. Largo di seguito a nuovi attacchi verbali e sonori, dove i preti vengono soffocati e resi blasfemi, per poi bruciarli e saccheggiarli nell' "ano divino" (chiaro gioco di parole. La formula originale, "Agnus Dei", indica l'Agnello di Dio, ciò la purezza e l'innocenza in senso lato). E' una chiesa della scopata fatta di vergini ed eunuchi, dove si glorificano l'amore sterile e la dissacrazione, ed ecco che rinunciamo al battesimo, pulendoci il sedere con la tovaglia dell'altare. Scariche nervose ed altisonanti declamazioni sono all'ordine del giorno, ed è sulla loro scia che superiamo il terzo minuto: qui si configurano una serie di interruzioni e riprese, in un andamento martellante poi liberato in un assalto fatto di assoli squillanti e stridenti, i quali sembrano rotaie incandescenti che producono scintille. Bruciamo la croce, uccidiamo il prete, fottiamo la chiesa nell'ano divino, mentre la cacofonia sonora raggiunge i massimi livelli d'isteria con le sue chitarre vorticanti e con il drumming pestato e marziale. Il finale è quindi sorretto da un'ultima corsa gelida e maestosa, la quale s'interrompe bruscamente.  

Bleeding Salvation

"Bleeding Salvation - Salvezza Sanguinante" parte in quarta con rullanti marziali e torrenti di chitarre severe ed oscure, in un assalto senza scrupoli e ritmato; esso si ripete varie volte stordendoci fino ad arrivare ad una serie di bordate squillanti sottintese da un cupo verso in growl. Helmuth esplode con i suoi toni demoniaci, sovrapponendosi sulla marcia interrotta da corse improvvise: bugiardi, falsi profeti, codardi, troie sante, ecco come vengono definiti i rappresentanti della chiesa, i cui dogmi malati distruggiamo, considerandoli feccia clericale. Il songwriting si mantiene tumultuoso, arrivando ai toni epici ed uniti alle tastiere epiche del ritornello, giocato su cascate di riff taglienti; sogni decadenti del paradiso ci dicono che il sangue di Cristo è stato versato in vano, mentre le stanze del culto saltano in aria, e la loro caduta è la nostra vittoria. Ecco una serie di rullanti possenti, i quali fanno da cesura prima della ripresa del corso aggressivo del brano, ma non prima di nuovi suoni evocativi ed assoli dalle scale tecniche, il tutto sotto l'egida di un drumming spaccaossa; "Shovel your own graves, cutthroat , bleed to death. Croak in your excitement, wipe out your ulcerous kind - Scavate le vostre fosse, tagliatevi la gola, sanguinate fino alla morte. Collassate nella vostra eccitazione, spazzate via la vostra stirpe malata" riprende il cantato greve, intervallato come sempre da riff black di ottima fattura. Si ritorna ai toni maestosi del ritornello, sempre amplificati dai synth, così come alle cesure ritmiche ed agli assoli dall'atmosfera severa; parte quindi un locomotiva lanciatissima fatta di batteria impazzita, la quale all'improvviso si ferma, mettendo fine alla nostra corsa esagitata.

Fornicationium Et Immundus Diabolus

"Fornicationium Et Immundus Diabolus - Fornicazione Ed il Diavolo Immondo" prende subito forma con un freddo motivo malinconico costellato da blast selvaggi e riff taglienti; Helmuth s'introduce sui toni epici della strumentazioni con i suoi growl poi commutati in grida piene di effetti e raggelanti: cacciati dal paradiso, i demoni della dissolutezza ed il "portatore della carne", definito la "figa della vita" (in generale la rappresentazione del peccato e della lussuria), vengono abbracciati dai morti. Fornicazione e diavoli immondi, in un'ascesa verso la malvagità più grande, mentre la strumentazione mantiene la sua cavalcata raggelante fatta di versi disumani ed atmosfere in qualche modo ammalianti grazie alle melodie delle chitarre. "Baptized through thy blackest arm, again and again. Bloodfukked by the embryo inside, Unholy parturition - Battezzata tramite il braccio più nero, più volte. Scopata a sangue dall'embrione dentro, parto sacrilego" riprende il testo, mentre si ripetono le alternanze già incontrate, tra giri cacofonici ed esaltazioni oniriche; ritroviamo anche le masnade black ed i toni ritmici duri, mentre Helmuth sembra un posseduto dalla voce sdoppiata. Il songwriting non è qui particolarmente complicato, ma funziona grazie ad un andamento ipnotico che gioca proprio sulle ripetizioni e sui momenti familiari, nonché sull'impatto emotivo e trascinante delle chitarre, Proprio esse quindi ci portano all'improvvisa digressione finale con feedback, al quale mette fine al pezzo in maniera alquanto diretta e senza fronzoli.

Sepulture Of Hypocrisy

"Sepulture Of Hypocrisy - Sepoltura Ipocrita" parte con una serie di chitarre maestose e rullanti preparatori, in un'atmosfera altisonante e tesa ben strutturata e dalla tensione trattenuta: ecco che Helmuth introduce un trotto lento e sincopato, il quale avanza strisciante e monolitico mentre i suoi toni grevi declamano l'ennesimo oscuro racconto. Il protagonista affonda nel fuoco per curare le sue ferite, e pugnala il crocefisso in un atto di estrema rinuncia a tutto ciò che è sacro, ed ecco che la strumentazione mantiene i suoi toni doom pesanti e distorti, presentandoci un aspetto non del tutto inedito, ma diverso dal solito death-black dei nostri; Dio è morto, strangolato con un rosario, nella sepoltura dell'ipocrisia, strillando come un maiale. Assoli melodici ci sorprendono mentre il drumming controllato prepara il prossimo assalto, in un'atmosfera evocativa e di grande effetto, la quale ci mostra il lato più tecnico dei Nostri; riprendono di seguito le ondate pachidermiche, mentre il growl prosegue con le sue declamazioni blasfeme in "We burn your scriptures, damned in fire, you fukking failed, so take your - your last breath. Feel the iron through your veins - Bruciamo le vostre scritture, maledette nel fuoco, Avete fottutamente fallito, quindi respirate un ultima volta. Sentite il ferro nelle vostre vene". Ritroviamo tutti gli elementi ormai familiari, in una cantilena ripetuta in modo ipnotico tra riff a motosega lenti e batteria cadenzata, e non mancano poi suoni dissonanti dalla nera essenza; si prosegue quindi fino alla digressione finale, la quale mete fine a questo brano monolitico.

Goatreich - Fleshcult

"Goatreich - Fleshcult - Regno Del Caprone - Culto Della Carne" mantiene fede al suo nome, venendo introdotto da un campionamento di un verso dell'animale in questione, seguito subito da mitragliate ritmiche e da bordate taglienti, creando in clima marziale dal gusto thrash, sottolineato da parti squillanti e giochi dai tempi ben cronometrati. Helmuth arriva con toni sardonici e dittatoriali, parlandoci dell'imperatore della sodomia e di un purgatorio di serpenti, dove il predatore della purezza ed il culto del bacio infame hanno residenza; i suoni death si aprono così a fredde melodie black, mentre celebriamo il culto della carne ed il regno del capro. Tornano quindi i suoni rocciosi di matrice thrash, con fraseggi severi e corse lanciate, senza dimenticare assoli stridenti ed infernali, uniti a rullanti di batteria dai movimenti spaccaossa; "Sacrilege and scorn, curses escape your chanting throat. Praised and blessed be thy flesh. Cultus osculo ignominae - Sacrilegio e disprezzo, maledizioni scappano dalle vostre gole in coro. Che sia santificata ed adorata la vostra carne. Culto del bacio vergognoso" continua il testo, mentre poi si ripetono gli andamenti di poco prima, tra asperità ariose e raffiche serrate. Ed è così che il bravo va ad interrompersi, dopo aver riempito l'etere con il suo assalto blasfemo militante e ripetuto.

Swarm Of Rats

"Swarm Of Rats - Sciame Di Topi" ci accoglie con una doppia cassa martellante coniugata a riff circolari di matrice black, gelidi ed ossessivi nel loro loop tagliente. Presto s'innestano anche fraseggi malinconici, i quali regalano una melodia tetra ben adatta al suono qui presente; il movimento creato va ad infrangersi poi verso una cesura greve contornata da colpi cadenzati di batteria, la quale presto lascia spazio ad una corsa squillante dove il growl di Helmuth sottintende un susseguirsi di chitarre e rullanti: baciamo i demoni della creazione mentre un desiderio crocefisso distrugge la nostra santa volontà. Si tratta di uno sciame di topi in un mondo di merda, dove Gesù è il figlio del puzzo, un redentore castrato; nel ritornello abbiamo anche grida rauche ed avvincenti montanti. La ritmica sale d'intensità, mentre le fredde melodie creano momenti frostbitten dal sapore classico legato alla scuola scandinava; largo quindi a loop esaltanti, alternati con grandiosità orchestrali potenti e sentite. "Burning crosses, invoke the powers. Rape the crown, hell awaits 666 baphomet. The christians to the lions - Croci che bruciano, invoca il potere. Stupra la corona, l'Inferno attende, 666 il Bafometto. I cristiani ai leoni" prosegue il testo, mentre di seguito si rallenta con un fraseggio contornato da assoli più tecnici, presto però alternato con alcune accelerazioni in doppia cassa, regalandoci una cacofonia dall'ottimo effetto trascinante; riecco quindi il galoppo precedente, con i suoi groove pulsanti, i quali collimano nei toni severi dei riff frastornanti e del ritornello con punte di screaming. Ora una corazzata magistrale prende piede, alternandosi con la serenata oscura di poco prima, creano l'ennesimo gioco di lasciate e riprese, non dimenticando fredde corse black e parti stridenti dai vortici gelidi; si conclude poi il pezzo con alcuni fraseggi ed un colpo di batteria, lasciando spazio a campionamenti di ratti squittenti.

Kings Shall Be Kings

"Kings Shall Be Kings - I Re Saranno Re" parte con un fraseggio evocativo e perentorio, il quale prosegue strisciante insieme alla batteria cadenzata, accumulando un'epica tensione trattenuta; Helmuth porta con se una serie di riff thrash infernali, mentre narra la sua ennesima lezione blasfema: schiacciamo gli idioti che adorano il bene, tiriamo giù lo spettro bugiardo vecchio di secoli, lasciamo che muoiano nella loro miseria, torturati senza scrupolo alcuno, perché non hanno sentimenti. Il trotto raggiunto prosegue, aggiungendo freddi torrenti e blast pulsanti, mentre vengono evocati Gesù e Maometto, dichiarando come sputiamo sul loro credo, e come la morte attende i cani, ovvero i loro fedeli; le vocals si sdoppiano tra growl e screaming, mentre ecco che torniamo ai toni iniziali più lenti, giungendo però assoli stridenti in sottofondo. "Let Mary inviolate, be torn wheels, drag their souls to awful torment. Throw them into the hellish pits, and perish with their crap dogs - Lasciate che Maria inviolate venga schiacciata dale ruote, trascina le loro anime nel tormento atroce. Lanciali negli abissi infernali, e che muoiano con i loro schifosi cani", riprende la marcia monolitica, mentre di seguito ritroviamo le evoluzioni precedenti con tanto di ritornello sincopato ed ossessivo: giungiamo quindi a nuove cesure ritmate con fraseggi thrash dal gusto classico e belle costruzioni di chitarra, degenerando poi in rullanti di batteria violenti e grida infernali altrettanto martellanti. Il clima è quello della cacofonia, protratta fino al finale, lasciato ad un campionamento vocale in tedesco. 

The Crown Massacre

"The Crown Massacre - Il Massacro Della Corona" viene introdotta da un drumming pulsante sottinteso da fredde chitarre, il quale si alterna a corse improvvise: ecco che poi prende piede una cavalcata da tregenda, anch'essa delimitata da giri circolari. Andiamo quindi ad infrangerci contro una cesura fatta di basso greve e batteria cadenzata, alternata con bordate improvvise; essa si lancia con assoli mastodontici, raggiunti dalle vocals rozze di Helmuth, le quali ci narrano di come dobbiamo castrare l'agnello divino, incolpando il creatore della bibbia, attendendo che i chiodi gli attraversino finalmente mani e piedi, mentre il sangue divino scorre sul suo petto e mento, in un impeto di sofferenza inaudita. Nel frattempo attacchi continui di chitarra e batteria si uniscono al cantato dalla cantilena demoniaca, con toni cavernosi e sferrate soniche che non disdegnano trotti rocciosi e melodie severe ed oscure; cascate di riff e martellamenti ritmici, si concedono anche da assoli elaborati, mentre riprende poi il movimento iniziale: è il massacro del corvo, la morte sulla croce, la cremazione dei santi. "Nazerene your creation will fall, I've lost my belief in this world, I skin your face and chop your balls. So tell me who is going to save you now ...fukk you... - Nazareno la tua creazione fallirà, ho perso la mia fede in questo mondo, ti spello la faccia e ti taglio le palle. Ora dimmi chi ti salverà...fottiti?" prosegue eloquente il testo, mentre rullanti di batteria e montanti nervosi scuotono l'etere, ed il lavoro viene completato dai vortici di chitarra, i quali si prolungano fino alla conclusione improvvisa del pezzo.

Festum Asinorum / Chapter 2

"Festum Asinorum / Chapter 2 - Festa Dei Folli / Parte 2si configura come un brano decisamente black, con freddi fraseggi ripetuti e batteria lanciata a tutta velocità, creando una cavalcata frostbitten dal forte impatto, la quale si infrange contro degli arpeggi delicati uniti a tastiere sparse: ecco quindi un bel motivo ammaliante e misterioso, il quale ci offre il alto più pensato dei Nostri. Le vocals in latino di Helmuth esplodono come ruggiti, narrandoci della festa delle feste, la festa dei folli, ovvero la celebrazione della nascita di Cristo, naturalmente qui vista in negativo; il songwriting qui guarda molto alla Norvegia, tra screaming demoniaci e movimenti da classico brano black metal, senza molte variazioni nei loop freddi e ripetuti. "Aurum de Arabia. Thus et Myrrham. Tulit in ecclesia. Virtus Asinaria - L'oro d'Arabia, Incenso e Mirra. Presi in Chiesa. Potere della macina" prosegue il testo, finendo poi di descrivere il parto in oriente, la venuta dell'asino, e la bellissima e fortissima forza della macina. Questa volta nonostante l'intento sacrilego mancano le blasfemie più dirette, forse a causa dell'uso del latino, non proprio conosciuto a livello accademico dal gruppo; intanto ecco che torniamo ai toni più delicati iniziali, fatti di arpeggi, digressioni, tastiere grandiose ed assoli malinconici. Riecco infine la doppia cassa ed i riff vorticanti, rigettandoci nella cacofonia infernale ormai a noi familiare, perpetrando i propri attacchi fino ad arrivare ad una cesura solenne con campionamenti vocali ed assoli notturni uniti a rullanti cadenzati; un'atmosfera nervosa e malata, la quale striscia ossessiva in una digressione che chiude il brano sfumando nel nulla.

Bonus Track: Heresy Of Fire

"Heresy Of Fire - Eresia Del Fuoco" è la bonus track strumentale presente nella versione limitata del disco uscita all'epoca; essa s'introduce con una serie di rullanti ritmati ed un riff ronzante di chitarra, elementi che poi si uniscono a fraseggi freddi in un vortice sonoro dalla bora continua. Ecco però poi attimi più calmi ed atmosferici, mentre il drumming cadenzato ed i rullanti di batteria ne scolpiscono i modi, salvo poi tornare alle cose veloci iniziali. La sensazione è quella del demo, ed in qualche modo la mancanza della voce rende il tutto più spoglio, anche se in qualche modo la strumentazione ci da una narrativa tutta sua: al secondo minuto e mezzo i toni si fanno più roccioso grazie ad attacchi thrash, i quali come una locomotiva che si ferma in alcune stazioni, s'intervalla con toni più squillanti. Ed ecco che arriviamo alla conclusione del breve pastiche, il quale non è nulla di memorabile, ed onestamente non fa rimpiangere la sua mancanza dall'edizione standard dell'album. 

Conclusioni

In definitiva un disco che reitera lo stile d'assalto dei Belphegor mantenendone tutti i punti salienti e le caratteristiche che hanno difatti costituito il successo della band, dagli inizi sino a quest'aurea fase della loro carriera: assalti death-black taglienti ed aggressivi, melodie fredde e ben strutturate, assoli di stampo "classicista" e discretamente tecnici, elementi thrash e doom ben ponderati e mai abusati troppo, vocals grottesche, atmosfere e liriche blasfeme contornate con effetti da film horror. Il tutto semplice, diretto, ma ben suonato: questa la ricetta dei Nostri, reiterata senza grossi cambiamenti, seguendo una formula ormai collaudata che non stupisce più, ma riesce comunque a risultare incredibilmente godibile e di presa sugli ascoltatori. Motoseghe come chitarre, incudini come batteria, ringhi infernali come cantato, ma allo stesso tempo tanta melodia, un po' di tecnica, ed elementi presi da tutta la storia del metal; questa è la ricetta degli austriaci, i quali conquistano sempre più il pubblico estremo con i loro dischi e con i loro concerti, dove mostrano tutta la loro bravura e capacità d'intrattenimento. La strada è stata fin qui tutta verso l'alto, ed è qui che viene mantenuto un apice ormai presente da circa tre dischi: come detto al formula è collaudata ed ormai ben strutturata, ed i Nostri incominceranno un po' ad adagiarsi su di essa, forse inevitabilmente. Questo non vuol dire che ciò che verrà dopo sarà privo d'interesse, ma di sicuro non allo stesso livello d'impatto di dischi come "Lucifer Incestus", i quali hanno segnato una crescita totalmente realizzata nello stile del gruppo; il passaggio alla Nuclear Blast lancia a tutti gli effetti gli austriaci nel mondo del metal estremo più "patinato", cosa che non rifuggono minimamente, sicuri, non senza ragioni, dei propri mezzi e della loro possibilità di successo sempre più grande. Fotografiamo quindi ancora una volta un progetto in uno stato di grazia, ma che inizia a sorprendere meno ed ad usare l'autopilota; possiamo dire che "l'età dell'oro" sia stata superata, e che ora siamo in un periodo più adagiato, dove i Nostri godono dei frutti raggiunti senza sentire la stessa urgenza di prima. Questa tendenza continuerà nei dischi successivi, dove le cose si semplificheranno sempre di più, togliendo parte del fascino insito nel suono rozzo, ma allo stesso tempo pensato dei Belphegor: le melodie si faranno più semplici, gli attacchi più ripetuti, i cori più prevedibili, spesso riprendendo tecniche già sentite durante il percorso. Tutto questo naturalmente, visto dall'esterno ed a posteriori, per quanto riguarda la band tutto è perfetto, raggiungendo anzi obbiettivi prima solo desiderati, ora concrete realtà: il successo, i contratti con etichette importanti, i tour ed i concerti con nomi altrettanto grandi, conferme dei risultati raggiunti. Una strada insomma che entra nel suo periodo meno esaltante, ma che non cade per questo in un dirupo, offrendoci ancora pezzi solidi e trascinanti, ma che lasciano un'impressione minore rispetto a prima: il prossimo "Pestapokalypse VI" sarà il primo tassello in questo nuovo quadro, dandoci la parte più commerciale della carriera del progetto.

1) The Cruzifixus - Anus Dei
2) Bleeding Salvation
3) Fornicationium Et Immundus Diabolus
4) Sepulture Of Hypocrisy
5) Goatreich - Fleshcult
6) Swarm Of Rats
7) Kings Shall Be Kings
8) The Crown Massacre
9) Festum Asinorum / Chapter 2
10) Bonus Track: Heresy Of Fire
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