BEAST IN BLACK

Dark Connection

2021 - Nuclear Blast

A CURA DI
ELENA BAIARDI
14/12/2021
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Recensione album

Quello dal 2019 ad oggi è stato un periodo difficile per tutti noi, e quantomeno insolito oserei dire; tra termini quali "pandemia", "lockdown", "isolamento"...insomma, termini che fino a pochi anni fa avremmo considerato quasi fantascientifici, e propri forse di un romanzo futuristico e distopico. Ed è proprio in questo contesto che si colloca perfettamente il nuovo album dei Beast In Black, band fondata dall'ex chitarrista e mente dei Battle Beast, Anton Kabanen. Per questo suo nuovo progetto, Kabanen recluta tra le proprie file il vocalist Yannis Papadopulos (Crosswind, Until Rain, Wardrum), il batterista Máté Molnár (Before The Dawn), il bassista Atte Palokangas (Wisdom) ed il chitarrista Kasperi Heikkinen (Amberian Dawn, U.D.O.), esordendo nel 2017 con l'acclamato "Berserker", seguito poi nel 2019 da un altro deciso successo, "From Hell With Love". Arriviamo quindi al 29 ottobre 2021, quando vede la luce il terzo album della band, dal titolo "Dark Connection", pubblicato tramite Nuclear Blast. L'album mantiene il carattere melodic heavy/power metal come i due lavori precedenti, quelli che avevamo già conosciuto ed apprezzato durante la Kabanen-era dei Battle Beast (di gran lunga la migliore, se permettete), ma con un'ulteriore ventata di aria fresca apportata dall'aggiunta di moltissime parti elettroniche. In particolare, possiamo riconoscere una pesante influenza dell'Eurobeat anni 90, dello space-synth e del loro genere antenato, nato peraltro nel nostro paese: l'Italo-disco di, ad esempio, Den Harrow. Queste aggiunte appartenenti a generi così distanti, che faranno sicuramente storcere il naso ai fan del "vero metal duro e puro" (ma esiste ancora questa cosa, nel 2021? Spero di no...), non solo rinnovano e danno un'ulteriore spinta allo stile musicale della band ma si adattano perfettamente al tema principale dell'album: il cyberpunk. Navigando tra i testi possiamo infatti trovare numerosi riferimenti ai temi chiave di questo genere cinematografico e letterario: intelligenze artificiali alla ricerca della propria autodeterminazione, paesaggi al neon, il sottile confine delle relazioni tra umani e creature artificiali... insomma, tutto quello che potete trovare nelle opere più conosciute appartenenti a questo genere. Da quello che è considerato il libro capostipite, Neuromante di William Gibson, ai manga anni 90 come Alita: Battle Angel ed Armitage III, sino a quello che i più considerano oggi l'emblema rappresentativo del neo-noir e del cyberpunk: Blade Runner. Anche solo dalla copertina si potrebbe dedurre senza ombra di dubbio quale sia il concept principale: disegnata da Roman Ismailov, è un artwork molto semplice ma diretto ed efficace nel rappresentare questa tematica, e riesce a creare un tutt'uno tra la musica stessa, l'idea di base dell'album e l'osservatore/ascoltatore. Unendo tutte queste variabili infatti, l'artwork crea delle "connessioni" su più livelli, e non solo nel titolo dell'album: da quelle più materiali rappresentate dai circuiti stilizzati e dai cavi sullo sfondo, a quelle più personali con la figura femminile in primo piano che si allunga verso l'esterno del disegno. Ma andiamo a dare un'occhiata più da vicino alle undici tracce (più due cover) che compongono "Dark Connection".

Blade Runner

Partiamo con un'opener che incarna perfettamente l'essenza cyber-fantascientifica dell'album. La sezione elettronica la fa da padrona con una melodia semplice ma veloce ed incalzante, che scolpisce questo brano nel cervello. La voce di Yannis alterna registri molto alti a tratti in cui suona molto più sporca e graffiante spingendo ancora di più nel ritornello, soprattutto in quello finale in cui i due stili vocali che si alternano durante tutto il brano vengono mischiati con un ottimo controllo. Per quanto riguarda la fonte d'ispirazione di questo brano...beh, onestamente credo che un film come Blade Runner abbia bisogno di ben poche presentazioni, se non nessuna. Come dicevamo, uno dei pilastri della fantascienza e del cyberpunk, che non poteva certo mancare in un album come questo.

Bella Donna

É 13 maggio 1984. Sarah Connor, braccata dal Terminator T-800, telefona al Luogotenente Traxler dal club Tech Noir. Ricordate la canzone in sottofondo, Burnin' In the Third Degree di Tahnee Cain & The Tryanglz? Ecco, Bella Donna potrebbe tranquillamente collocarsi al suo posto in questa scena e non risultare assolutamente fuori posto, pur essendo un brano di quasi quarant'anni dopo. Il suo groove musicale è quel mix tra ritmi pop e contaminazioni rock tipiche degli anni 80, che si fonde perfettamente col tocco moderno e decisamente più accattivante che Kabanen sa infondere alle sue composizioni. Anche le liriche rimandano molto a quelle canzoni pop che, volenti o nolenti, tutti noi ci siamo ritrovati prima o poi a canticchiare (Tell me why!!! [...]): un binomio assolutamente vincente per un genere molto melodico come l'heavy-power.

Highway To Mars

Lasciamo per un attimo l'universo cinematografico e spostiamoci a quello degli anime. L'incipit parlato di questo pezzo proviene infatti dal primo episodio della miniserie Armitage III, la cui trama ricorda tantissimo quella di Blade Runner e che vi consiglio davvero di recuperare. La diffusione del genere umano nell'universo è un tema spesso presente nella fantascienza, ma qui parliamo anche di cambiamenti, del lasciarsi alle spalle il passato. E quale modo migliore che cambiare addirittura pianeta? Anche qui la voce alterna delicatezza e potenza, con ancora un'ottima performace che chiude il pezzo con un acuto formidabile, e nonostante abbia un ritmo meno frenetico del brano precedente resta comunque accattivante, ed è sicuramente uno dei miei preferiti dell'album.

Hardcore

Non è certo insolito nelle opere sci-fi imbattersi nel dilemma etico riguardo le reazioni tra umani ed esseri sintetici, che siano esse di natura sentimentale o più "fisiche". I nostri in questo caso, hanno scelto di affrontarlo da punto di vista del "pro". Il brano infatti è una dichiarazione d'intenti tutt'altro che soft e discreta da parte del protagonista, umano, nei confronti di un'ipotetica parthner, una sintetica che incarna ciò che dal punto di vista sessuale è per lui la "donna ideale". Musicalmente, la parte elettronica in questo brano si fa leggermente meno preponderante, a favore della batteria che detta in modo preciso, cadenzato e dominante l'andamento dell'intero pezzo. La voce nei ritornelli è accompagnata da un coro, idea espressa perfettamente anche nel video che accompagna il brano, in cui vediamo la band prendere il controllo da remoto di un uomo ed utilizzarlo, quasi fosse un loro avatar, per divertirsi con un'androide argentata. Solo che le cose non vanno esattamente come programmato: l'androide si ribella ed uccide brutalmente l'uomo costringendo i cinque a scollegarsi bruscamente dai loro terminali. Un'allusione molto ben orchestrata a quel sottile confine tra uomo e macchina, a quanto sia legittimo o meno per gli umani poter sfruttare a proprio piacimento un essere dotato di intelligenza, seppur essa sia artificiale. D'altronde le IA sono create dall'uomo, quindi quanto può una creazione essere differente dal proprio creatore? E, così come l'essere umano non vuole essere schiavo, così non vuole esserlo nemmeno l'intelligenza artificiale, seguendo quell'imprinting che la spinge ad imitare in modo sempre più perfetto ciò che definisce il termine di "umanità". D'altronde, non era proprio la Tyrell Corporation, in Blade Runner, ad utilizzare lo slogan "Più umano dell'umano"?.

One Night In Tokyo

Se nel brano precedente la linea elettronica si era leggermente tirata indietro, ecco invece che la ritroviamo qui come melodia cardine ed assolutamente predominante rispetto a tutti gli altri strumenti. Una melodia che trae ispirazione dalle vecchie colonne sonore dei videogiochi anni 80-90, come Castlevania, Metroid, Sonic e Super Mario Bros, ma con un'energia mille volte più spinta ed un'accesa contaminazione dell'Eurobeat più energica (mi salta subito alla mente Deja Vu di Dave Rodgers). Anche il video si rifà a quelle atmosfere, con una grafica retro e dei colori accesi e sgargianti che sembrano trasportarci nella cut-scene di un videogioco di vecchia generazione. Un altro brano che si fissa facilmente in mente, trascinante e sicuramente molto divertente da ascoltare, come i Beast In Black hanno dimostrato di saper fare sin dall'inizio con "Crazy, Mad, Insane".

Moonlight Rendezvous

Torniamo nuovamente al mondo degli anime con "Moonlight Rendezvous", in cui troviamo nuovamente un intro parlato preso ancora una volta dall'anime Armitage III. In questo caso è parte di un discorso fatto dalla protagonista, Naomi Armitage, quando si scontra con Renè D'Anclaude:
"Yeah, that's right. I'm a monster. I'm the monster society created! I'm the thing they blame for recession and social problems! I'm the scapegoat! If humans don't want me, why did they make me?".
Un discorso altamente simbolico, la cui tematica possiamo trovare anche in altre opere di questo genere, come Blade Runner ed Alita: Battle Angel. Una creazione artificiale, che una volta diventata inutile o non più necessaria al proprio creatore, viene abbandonata o eliminata. Ancora una volta il testo di questa canzone ci porta a considerare che seppur artificiale, la protagonista è creata per essere umana, per essere come noi. Ha quindi sentimenti ed emozioni, nonostante i ricordi che la definiscono siano sostanzialmente finti, e non accetta di essere trattata come un oggetto, anzi quasi non capisce come mai gli umani dovrebbero comportarsi così con una creatura così simile a loro. A questo riguardo, vorrei citarvi un altro pezzo della strofa iniziale, che inquadra ad hoc questo concetto: "Dreaming of a past I may have never had, everything was false and planned. Aching, just a wind-up toy designed to feel. But the tears are real". Una scelta stilistica molto azzeccata in questo brano, è stata secondo me quella di utilizzare per la quasi totalità delle strofe una tonalità di voce molto calma e delicata, in contrasto con la durezza delle parole dell'incipit ed i sentimenti e le sensazioni espresse dalla protagonista del brano. Anche per questo pezzo è stato realizzato un video, anche se potremmo quasi definirlo uno short-movie, per il quale la band ha scritto uno strutturato script che seguisse le liriche del brano e che è stato realizzato veramente con una grande cura grazie alla regista Katri Ilona Koppanen (che ha lavorato anche ai video di "Hardcore" e "One Night In Tokyo").

Revengeance Machine

Questo pezzo introduce una nuova tematica che ancora l'album non aveva trattato, ma comunque caratteristica del cyberpunk: in una società totalmente dipendente dalla tecnologia, una macchina o una IA fuori controllo potrebbero facilmente mettere in ginocchio un'intera città. Di nuovo, un intro parlato preso da un'anime, questa volta parliamo di Cybercity Oedo 808, che si sposa perfettamente con il concept del brano: "- Haha, what a fucking mess! A whole city outta control and all because some shit-for-brains computer got hijacked. What's that saying? To make a mistake is human but to really fuck things up you need a computer. Ain't that right chiphead? - The building's computer and myself has been designed, and built by humans, therefore we inherit their thoughts.".
Come risponde la macchina però, essa è creata dall'uomo, quindi ne ha ereditato le caratteristiche, i pregi, ma anche i difetti. Potremmo assimilare questo concetto ad uno più attuale, forse: le armi sono solamente oggetti, non sta forse nell'utilizzatore la responsabilità di come le si usa? Tornando a ciò che ci compete, ovvero il lato musicale, ho trovato molto intelligente usare qui una tonalità vocale molto più graffiante e cattiva, quasi a sottolineare gli intenti omicidi della macchina ed il suo essere totalmente fuori controllo. Di tutt'altro registro quindi rispetto al brano precedente, grazie anche a un ritmo molto più veloce, incalzante e decisamente più orientato al lato heavy, assimilabile ad una delle mie preferite del loro primo album, "Zodd The Immortal".

Dark New World - To The Last Drop Of Blood - Broken Survivors

Possiamo forse pensare ai Beast In Black senza che il nostro pensiero viaggi automaticamente a Berserk? Decisamente no. Nonostante il concept dell'album sia il cyberpunk, troviamo qui ben tre brani dedicati a quello che è uno dei manga più famosi ed amati. Lo stesso album, come affermato dalla band, è dedicato all'autore, Kentar? Miura, prematuramente scomparso a maggio 2021. La sua opera ha profondamente influenzato il songwriting di Kabanen, e non poteva certo mancare un omaggio al Maestro mangaka anche in "Dark Connection". Nella copertina dell'album, inoltre, possiamo vedere nella lente a destra il riflesso di una specie di "lupo mannaro" - passatemi il termine - una bestia insomma, che mi fa subito pensare alla copertina del primo album, incentrato proprio sull'opera di Miura. "Dark New World" è ambientata subito dopo l'Eclissi, un evento fondamentale nella storia di Berserk, che impregna il mondo umano di demoni e mostri volti a corromperlo, divorarlo e distruggerlo. "To The Last Drop Of Blood" è quello che potremmo definire come il manifesto del protagonista, Gatsu. Il suo obiettivo infatti è quello di vendicarsi di ciò che ha subito da parte delle orde di demoni e dai loro padroni, gli adepti della Mano di Dio, e fa voto di non fermarsi per nessun motivo, finché anche l'ultimo di loro non sarà morto. Non solo nella tematica, ma anche nello stile musicale, questi due pezzi si distaccano dai precedenti e riprendono sonorità più simili a quelle del primo album, in cui la parte elettronica è meno preponderante e più amalgamata con la parte strumentale. Dei tre, "Broken Survivors" è il pezzo più soft, forse perché vuole affrontare quello che significa, per Casca e Gatsu, essere gli unici sopravvissuti alla mattanza dell'Eclissi, che li ha privati dei loro amici e compagni, e che li ha lasciati profondamente feriti, non solo nel fisico ma anche e soprattutto nella mente. Gatsu si rivolge all'amata Casca, terribilmente traumatizzata dagli eventi, cercando di capire il suo trauma, di renderlo tutt'uno col proprio ed aiutandola ad affrontarlo, lasciando che la colpa ricada su se stesso. Un testo molto toccante, soprattutto per noi lettori del manga. Ho trovato questi tre pezzi un po' troppo distaccati da tutto il resto però. Finora abbiamo ascoltato infatti canzoni decisamente più energiche, forse anche grazie alle aggiunte elettroniche, ma mi è sembrato che la spinta dell'album sia venuta leggermente meno qui. Sono comunque dei bei lavori, che ho apprezzato, ma personalmente avrei cercato di mantenere lo stesso tiro dei precedenti.

My Dystopia

Cosa manca in questo album? Una power ballad forse... ed eccola qui! Scelta particolare forse, piazzare una ballad alla fine di un album, ma onestamente trovo che crei un'atmosfera adatta a chiudere il disco smorzando l'energia dei pezzi precedenti nella prima parte, ma riprendendola parzialmente in seguito per chiudere comunque in bellezza. La voce si accoppia con la melodia di tastiera delle strofe per formare un duetto delicato e armonico, ma che ritorna in tutta la sua potenza dopo l'intermezzo strumentale, quasi a ricordarci la varietà delle ottime skill vocali di Yannis, che abbiamo ampiamente potuto apprezzare durante tutto l'album e che qui trovano ulteriore conferma. "My Distopya" è un brano che, sia nella sua interezza così come suddiviso in spezzoni singoli, mi immagino si adatterebbe da solo a sostenere l'intera colonna sonora di un film. Una partenza soft, alternanza di momenti più o meno spinti, ed un crescendo finale adatto a quel tipo di scene d'epilogo che chiudono il tutto col botto. Sicuramente uno dei miei pezzi preferiti dell'album, ed un ottima traccia di chiusura.

Battle Hymn - They Don't Care About Us

Come extra, in questo album abbiamo due cover. La prima è un brano sicuramente conosciuto dalla maggioranza di voi, Battle Hymn dei Manowar, mentre il secondo è di tutt'altro genere, parliamo infatti di una canzone di Michael Jackson, They Don't Care About Us. Entrambe eseguite in maniera impeccabile, sono pezzi che adattano molto bene allo stile della band, che ha aggiunto tracce in background in entrambi i pezzi che richiamano la massiccia presenza elettronica dei pezzi di "Dark Connection". Soprattutto per quanto riguarda il pezzo di Michael Jackson, trovo che il modo in cui è stato rimaneggiato dalla band riesca a migliorarne notevolmente l'impatto sull'ascoltatore, aggiungendo quel plus di energia che un brano così significativo richiede. Il mio preferito tra i due resta comunque "Battle Hymn": la voce di Yannis suona perfetta in ogni parte del brano, e non ha assolutamente nulla da invidiare all'originale di Eric Adams. L'aggiunta massiccia di tastiere che ricalcano la linea principale riesce a rendere la melodia del brano più corposa rispetto all'originale e lo trasforma in un pezzo in puro stile Beast In Black. Decisamente una scelta azzeccatissima, che spero possa trovare spazio in futuro per essere eseguita anche live.

Che dire infine di questo album? Un ottimo passo avanti per la carriera della band. I brani risultano molto ben interconnessi e formano un insieme coeso, grazie anche alle aggiunte degli intro parlati in alcuni pezzi che contribuiscono a legarli come in un'unica storia. Nonostante ciò restano comunque ben distinguibili l'uno dall'altro, con un proprio "carattere" che resta sempre in linea con quanti trattato nel testo. Ho apprezzato tantissimo le aggiunte ispirate all'Eurobeat, trovo che si possano amalgamare davvero bene con l'heavy-power dei Beast In Black, nonostante appartengano a due generi molto diversi. Sono sicura che "Dark Connection" sarà molto apprezzato dai fan della band e che saprà riscuotere successo anche in chi ancora non li conosce ma nutre una passione per il cyberpunk.

Tracklist:

1. Blade Runner

2. Bella Donna

3. Highway To Mars

4. Hardcore

5. One Night In Tokyo

6. Moonlight Rendezvous

7. Revengeance Machine

8. Dark New World

9. To The Last Drop Of Blood

10. Broken Survivors

11. My Dystopia

12. Battle Hymn (Manowar Cover)

13. They Don't Care About Us (Michael Jackson Cover)

Lineup:

Yannis Papadopulos

Anton Kabanen

Máté Molnár

Atte Palokangas

Kasperi Heikkinen