BATUSHKA
Yekteníya VII
2015 - Witching Hour Productions
GIANCARLO PACELLI
15/02/2019
Introduzione recensione
La meteora è, secondo il campo delle scienze naturali, un qualsiasi fenomeno che si verifica all'improvviso, senza lasciare traccia o un annuncio dalle grandi dimensioni. Può accadere sul suolo terrestre o nel gergo astronomico è ciò che sprigiona luminosità dopo aver incontrato la fitta atmosfera terrestre . Un caso che accade, senza motivo o meglio con un motivo ma non ben definito. Ma la meteora è anche in campo musicale un gusto o un attitudine differente che esplode senza uno specifico preavviso, il quale cambia il modo nell'interpretare la materia musicale che prima nemmeno si pensava che si potesse attuare. E la meteora musicale che trattiamo noi oggi è abbastanza particolare, dato che, a differenza della sua definizione, sta lasciando un'importante traccia nel mondo del metal estremo: possiede tutti i tratti di una meteora "speciale" date le sue specifiche caratteristiche, che ne fanno un vero e proprio fenomeno esploso nel più profondo underground fino ad arrivare a tangere anche i migliori festival europei e mondiali. Di certo i Batushka, quando hanno iniziato la loro carriera, erano consapevoli di possedere una cosa chiamata "unicità", una peculiarità che non tutti ovviamente possono avere il lusso di possedere. Se proprio dobbiamo trovare una realtà che si muove su equilibri musicali simili, è bene mettere in luce la band ceca Cult Of Fire, che similmente ai polacchi impone l'interpretazione della loro proposta mettendo in luce l'assetto religioso e mistico (soprattutto di ispirazione mediorientale). Ma chi sono i Batushka, da dove provengono e come si deve interpretare la loro musica? Partiamo dal luogo di origine, la Polonia, che negli ultimi anni sta regalando, soprattutto in campo black metal, ottime realtà (basti pensare ai Mgla per fare un nome) che con le loro release hanno ravvivato un sottogenere che negli ultimi tempi si sta dando ad una proficua sperimentazione sonora, soprattutto in un'epoca che non può essere paragonata a quella di inizio anni novanta, anni in cui il genere è esploso diventando pane per molte realtà mondiali. Alla domanda sull'identità stessa dei Batushka è di se per se un vero e proprio rebus, dato che i nomi stessi dei membri fino anche ai vari modi di comunicazione della band sono tenute volutamente all'oscuro e reso misterioso al grande pubblico. Qualcuno dice che si nascondano personalità di notevole peso come Adam "Nergal" Darski dei Behemoth, ma c'è da lodare, con un lungimirante applauso, la capacità dell'etichetta discografica, la "Witching Hour Production" di non essere tentata di svelare i nomi reali dei membri, che in sede live raggiungono addirittura il numero di otto elementi. La musica del combo polacco racchiude un sound estremo come quello del black metal reso ancora più variegato con profonde influenze che raggirano il muro estremo con rimembranze doom e con sonorità che sfilettano multiforme aree musicali in cui i cori gregoriani posseggono un ruolo fondamentale nell'alchimia strumentale. Non solo, i Batushka si differenziano dalla canonicità del metallo nero, per alcuni piccoli spiragli melodici che non sono alleggeriscono il peso del suono, ma donano all'economia del pacchetto musicale estro e unicità in cui i cori di matrice ecclesiastica, un mood musicale non certamente comune in ambito metal, diventano invece una nuova chiave di interpretazione, quasi normale. L'esordio musicale dei nostri chiamato "Litourgiya" vede un solo singolo pubblicato alcune settimane prima del full-lenght d'esordio, chiamato "Yekteniya VII" che andrà ad accorparsi alla track list composta appunto da sette brani chiamati con il termine "Yekteniya", ossia una sontuosa preghiera rivolta verso un dio, e la corretta chiave di interpretazione è percepire la massa, la coralità. I Batushka, sin da questo singolo, si dimostrano agili nel mettere in pratica la loro idea di musica, accattivante e rilegata al sentimento di curiosità perchè sembra palese che una band del genere non esce tutti i giorni. Anche lo stesso singolo era marchiato da quella patina a mò di sorpresa dato che non fu dato un avviso al fine della sua uscita, un combo, quello est europeo, estremamente singolare da tantissimi punti di vista. Fatto questo preambolo non ci resta che immergerci nel singolo appena accennato, pubblicato con un numero esiguo di copie in edizione limitata e uscito ufficialmente il 20 Novembre 2015. Buona lettura!
Yekteníya VII
Un concentrato gettito strumentale, in cui primeggia un basso dalle rotonde quadrature, i avvisa che già siamo immersi nel sound dei Batushka con questo singolo che si preannuncia gustoso in ogni suo minimo assalto. Assalto è una parola più che giusta per intendere questa Yekteníya VII (Settima litania), che spezzetta l'atmosfera dall'aria potentemente religiosa verso un fine prettamente ritualistico, in cui la band ha la capacità di concentrare la propria proposta lirica con un chiaro messaggio dal sapore ecclesiastico in cui la figura di Dio primeggia, dove l'essere celeste sarà colui che raccoglierà tutti i peccati trasformando chi ha commesso questi ultimi in anime perdonate. Non perdonano invece i polacchi con l'essenza del sound nero che sprigiona maestosità da tutti i pori, mediante una sezione ritmica pungente e con un appeal "demolitore" dalle ampie vedute. Basso e alcuni giri armonici di batteria essenziali, primeggiano lungo i primi secondi in cui una sorta di spiritismo magnetico sembra assalire l'incauto spettatore, inserito tutto d'un tratto in una chiesa ortodossa, in cui l'eco della voce sembra sobbalzare da una parte all'altra delle magnifiche vetrate colorate. Il suono è compatto, concentrato e sfuma tutto d'un tratto appena il singer con la sua rigorosa voce da sacerdote, ammassa la sua presenza scenica con le credenziali ritmiche primeggiate dall'ascia della chitarra principale che sin dall'inizio giostra la sua imprimitura musicale con qualche interessante guizzo contornato da discreti cambi di tempo. Siamo soltanto agli inizi ma l'identità solenne della band polacca ha già molto da dire, soprattutto quando le vocals magniloquenti del vocalist principale/sacerdote scruta la platea religiosa, e ogni sguardo sembra però essere indirizzato li, al cielo, casa dell'essere celeste, del Signore Eterno. La pesantezza cresce secondo dopo qualche secondo, e lo screaming che emerge in background ha la funzione di portare tutto all'estremo, ma i solchi principali sono dettati dalla profondità, dal torpore, dall'oscurità che le vocals promulgano con diligenza e personalità, lungo un asse sonoro che si arricchisce di nuovi spunti man mano che le schegge del singolo si compattano su se stesse. Le chitarra fanno il loro ruolo di aumentare la forte emotività, stratificandosi lungo i pattern secchi del batterista, metronomo ed acuto nel non perdere la scia sonora che la voce principale tralascia lungo il cammino di questa settima litania (Yekteniya VII) che sembra non cedere. È un edificio assoluto compatto, che poggia le sue fondamenta "divine" grazie alla velocità d'esecuzione del pacchetto strumentale e la profonda attitudine vocale, a tratti asfissiante ed evocativa come il miglior black metal, come accade precisamente alle soglie del terzo minuto in cui i pattern del pellame continuano il loro gioco, addomesticando diverse armonie e immergendosi lungo quel riffing, a tratti scolpito da ottimi cambi di tempo. Tutto questo fino al quarto minuto in cui la chitarra prende le redini, il destino di questa traccia-singolo muovendosi con ancora più pesantezza, inquadrandosi lungo una corretta dose di colpi minimi di charleston, e tentando di diventate dominante in chiave solista, assieme al basso. Un singolo veramente di ottima fattura che preannuncia un grande debutto discografico.
Conclusioni
L'unicità nella proposta musicale di questo collettivo, marchiato da un alone oscuro di incontestabile valore, è chiaro alla luce del sole. Immettere i Batushka nel filone black metal sembra quasi difficile tanto è grande la capacità della band di mischiare le carte in gioco. Non serve un ascolto attentissimo per capire che la proposta della band est-europea gioca le sue fondamenta su millimetriche soluzioni che odorano di novità, a partire dalla spettacolarizzazione della musica che è funzionale alla proposta. I cori dalle grandi proporzioni, i cappucci da sacerdoti, gli incensi fragranti, sono tutti elementi che non solo ci danno indizi sulla pianificazione dei costumi dei polacchi (paletto abbastanza percettibile essendo i Batushka una realtà costruita su un tipo di spettacolo) ma si mostrano come accesso anche alla musica che necessita di questi punti per affiorare appieno ed esplodere con tutte le sue potenzialità che ha disposizione, e cari lettori, queste sono innumerevoli, dato che ogni elemento, anche quello più vago, è spiccatamente decisivo. Un bagaglio musicale quello del terzetto (in studio, dato che dal vivo i Batushka sono costituiti da ben otto elementi che creano un vero e proprio quadro "ecclesiastico") che ha quasi dell'impressionante, tenendo conto che questo singolo andrà a comporre lo scheletro di una track-list di debutto. E mi sovviene da dire che partire meglio di cosi non era assolutamente possibile data l'atmosfera che questi scarsi minuti sono in grado di sprigionare, intingendo l'involucro organico con una carica passionale in cui la stessa patina ecclesiastica gioca un ruolo interpretativo fondamentale. I polacchi vogliono mostrarsi con molta forza come un combo unico, proponendo un suono di fattura black metal reso abbastanza discontinuo con le differenti linee sonore che perpendicolarmente si insinuano nell'asse estremo mettendo in crisi i ritmi canonici, creando un ammasso sonoro perspicace e furbo anche quando entrano in funzione quei vocalizzi magniloquenti, che questa litania (Yekteniya) numero sette ci ha spiattellato con rigore cosmico. Chi lo avrebbe mai detto che una messa sarebbe stata cosi avvincente, cosi appassionante e cosi soddisfacente? I Batushka sono consapevoli di essere unici, di traslare sotto-forma musicale uno spettacolo che non ha rivali o comparazioni, e questo aspetto si dimostra essenziale per quando riguarda la preparazione dei musicisti presi in esame, che puntano a dare il massimo. Il ripieno evocativo di questa traccia basterebbe per gettare la band polacca nelle migliori black metal band a livello mondiale, ma è meglio partire cauti e attendere l'ascolto del completo full-lenght che però a partire da questo singolo si mostra ben cementificato secondo canoni ritmici e armonie metalliche dal valore sopraffino e anche abbastanza "grezzo" quanto basta, soprattutto lungo il collidere degli scream che contrastano, in una maniera a dir poco pungente con i cori profondissimi che prendono il pieno della spina dorsale dell'impostazione della traccia (e delle tracce). In conclusione possiamo dire che un brano rompighiaccio meglio di questo non poteva essere messo in porto, o meglio, la band polacca prepara la sua legione di supporters con una traccia dal sapore trionfale e di innegabile qualità, pilastro essenziale del debutto "Litourgiya" nel 2015.