BATTLE BEAST
Battle Beast
2013 - Napalm Records
PAOLO VALHALLA RIBALDINI
05/08/2013
Recensione
I Battle Beast si formano nel 2008 nel Sud della Finlandia, con base a Tapiola (un sobborgo di Espoo su cui Sibelius compose anche un poema sinfonico). Dediti ad un heavy metal classico incentrato su melodie coinvolgenti ed orecchiabili, si fanno notare con passi progressivi ma da veri giganti: dopo aver partecipato al Finnish Metal Expo ed aver vinto il concorso finnico "Radio Rock Starba", si impongono con il trionfo al contest per le band emergenti del Wacken Open Air 2010, altrimenti conosciuto come "Metal Battle". Non ci vuole molto, a questo punto, perché la Nuclear Blast si accorga di loro e proponga un contratto per entrare nel proprio roster. Il debutto discografico arriva poco dopo con Steel (2012), che raccoglie molteplici consensi per la genuinità del metal vecchia scuola, diretto e senza troppi fronzoli. Anche in sede live le soddisfazioni non tardano a venire, dato che i Battle Beast seguono i Nightwish in tour per l'Europa in qualità di opening act.
La vocalist Nitte Valo, a questo punto, decide di separarsi dalla band per perseguire altri orizzonti musicali. I Battle Beast non si perdono d'animo e trovano immediatamente una nuova grintosa frontman, Noora Louhimo. Noora ha subito l'occasione di mettersi in luce grazie al tour di supporto ai Sonata Arctica, probabilmente la band più famosa oltre i confini nazionali finlandesi insieme a Nightwish e HIM. La prova del fuoco per la rinnovata line-up arriva con il secondo album, l'omonimo Battle Beast, autoprodotto dal gruppo ai JBK Studios di Helsinki; nel frattempo, i Beast non fermano la macchina schiacciasassi dei concerti live, e macinano una dopo l'altra esibizioni sempre più infuocate in cui guadagnano enorme consenso.
L'album comincia con l'inno "Let It Roar", il cui testo tratta contemporaneamente di un'Odissea interstellare e della ricerca di una persona molto difficile da avvicinare; sin dall'opening track si possono notare i pilastri della musica dei Battle Beast: melodie semplici e facili da mandare a memoria, soprattutto nei chorus, coppia di chitarre potenti da heavy classico, una tastiera che riempie ottimamente il paesaggio sonoro sia presentando riff che provvedendo al tappeto armonico necessario ad amalgamare gli strumenti a corda. Le vocals di Noora sono - a seconda della necessità - pulite e morbide oppure aggressive e talvolta addirittura distorte, ed in generale riescono ad esprimere molto bene che atmosfera si respiri di situazione in situazione. Completano il quadro i cori di supporti (spesso dimenticati quando si tratta di scrivere musica, ma in realtà un vero e proprio strumento aggiuntivo) ben eseguiti dal chitarrista Anton e dal tastierista Janne. "Out Of Control", dopo la sfuriata iniziale di "Let It Roar", non accenna ad abbassare il ritmo, e la parte del leone la fanno il chorus assolutamente impossibile da non cantare sotto la doccia e un sintetizzatore "birichino" di Janne che suona proprio le note giuste per rendere la melodia ancora più accattivante. Noora continua a sfoderare un timbro distorto quanto basta, ma al momento di metterlo nel cassetto e passare all'arma dell'estensione non si lascia certo intimidire. Il testo si concentra di nuovo su argomenti battaglieri, che sono - senza farne troppo mistero - il fil rouge nelle liriche di Battle Beast. "Out On The Streets" si attesta sul tempo di grandi anthem del metal tradizionale, ma sempre senza rinunciare all'attenzione per la melodia. Il ritmo ed il groove dati da Eero al basso e Pyry alla batteria vengono ottimamente sfruttati dalle chitarre del già citato Anton e di Juuso, tanto che il chorus potente sembra quasi disco music (in senso buono, non vi spaventate)... Una risposta finnica al Tanzmetall dei Rammstein?!
"Neuromancer" prosegue su una china simile, con l'efficace alternanza tra la strofa - cantata da Noora e supportata da un riff serrato delle chitarre - ed il refrain che di nuovo fa venire voglia di scatenarsi sotto il palco anche se si è in salotto. Le liriche si riferiscono stavolta ad un classico del metal, la figura cyberpunk del Neuromante. "Raven" abbandona per qualche istante il focus melodico e si concentra su un sound molto vicino ai Judas Priest della reunion con Halford; il testo racconta della distruzione dell'umanità da parte di macchine senzienti (qualcuno ha detto Terminator?), con solo pochi sopravvissuti in grado di rifugiarsi nel sottosuolo e tentare di mettersi in salvo. Il contagiri cala leggermente con il mid-tempo "Into The Heart Of The Danger", che riprende la forza della melodia e vanta un'atmosfera di grande epicità. Come si evince dal titolo, la canzone tratta del coraggio necessario ad affrontare ogni battaglia a viso aperto, camminando appunto nel cuore del pericolo senza cedere un centimetro di terreno. "Machine Revolution" gioca enormemente sulla presenza cori maschili e su un paio di stacchi non male, ma onestamente non tiene molto bene il confronto con i brani proposti finora, pur essendo una canzone godibile ed ottimamente suonata.
Il breve strumentale "Golden Age" è un intermezzo rilassato e suonato con strumenti acustici, in cui l'ambiente sonoro ricorda un misto tra i nostrani Rhapsody e le soundtrack di grandi film colossal (la prima che viene in mente è "The Last Samurai" di Hans Zimmer). Segue a ruota e senza soluzione di continuità la maestosa "Kingdom", in cui la fanno da padrone la doppia cassa della batteria e l'inizio del chorus in cui il titolo del brano viene solennemente scandito da un coro di voci maschili. Il testo stavolta si allontana dal cyberpunk e torna sulle coordinate del fantasy più classico, anche in questo paragonabile - ma ad un livello notevolmente più semplice - alle creazioni dei Rhapsody per le loro grandi saghe. "Over The Top", le cui liriche praticamente ripetono l'espressione inglese, è un brano di sincero heavy tradizionale ispirato ai grandi capisaldi del genere: se ne possono citare a valanghe, ma basti ricordare di nuovo i Judas Priest, i Saxon, Dio, ecc.
"Fight, Kill, Die", oltre a ricordare tre delle parole preferite dai Manowar, omaggia il sound di masterwork come "Screaming For Vengeance" condendolo con un ritmo veloce e talvolta in levare come nelle migliori famiglie à-la-"Ace Of Spades"! Il singolo scelto per il videoclip ufficiale dell'album è "Black Ninja", in cui la voce di Noora può spaziare di più tra una dimensione pulita ed quella consona al resto dell'album, con le corde vocali rombanti come il motore di una Harley. Il solo chitarristico, questa volta, è in parte semiacustico ed in questo richiama l'idea dei suoni orientali del Giappone (da cui appunto proviene la figura del ninja). Anche questo brano, come già "Out On The Streets", è un ottimo anthem in cui gli strumentisti possono mettersi in luce ed arricchire la canzone con un paio di soli brevi ma molto incisivi. Conclude il disco "Rain Man", leggermente più lunga della media, che condensa in un unico brano buona parte delle idee espresse dal combo Finlandese nel corso del disco.
Battle Beast è un disco di heavy metal sincero fino al midollo, tradizionale e senza compromessi. Le strutture dei brani sono brevi, semplici e lineari, senza per questo risultare noiose (anzi...). Il gusto per la melodia diventa un grande pregio e rende almeno 5-6 canzoni assimilabili al primo ascolto ed assolutamente adatte ad una scaletta live trascinante. Dal punto di vista dei testi, i Battle Beast si mantengono su argomenti e registro basilari, senza avere la presunzione di raccontare chissà quali verità: la forza della loro musica sta nel grande coinvolgimento, non nel messaggio contestuale. Un plauso meritato va alle capacità strumentali di tutti i singoli musicisti, bravi a mettere in campo evidenti doti virtuosistiche quando ce n'è bisogno, ma evitando di varcare il confine delle sbrodolate senza costrutto. Ogni nota è finalizzata alla resa complessiva dei brani - che traggono enorme beneficio dalla breve durata - e non a pavoneggiarsi mostrando meraviglie sugli strumenti; ascoltando i soli di chitarra, per esempio, si può percepire distintamente e chiaramente ogni articolazione. Naturalmente per i fan di vecchia data l'esame più grosso è sostenuto dalla vocalist Noora, al suo primo impegno in studio nella nuova line-up: superfluo dire come la prova sia passata a pieni voti e permetta di considerare la potente frontman come una sorprendente novità tra le cantanti metal della nuova generazione.
Per una volta, considerare una band heavy metal senza che ci siano ulteriori specificazioni di genere non pare affatto azzardato. Le fonti di ispirazione sono tante, tutte di gran classe e si sente: dai già citati Dio, Judas Priest, Saxon (che incarnano lo spirito del metal tradizionale) a molte realtà di un heavy più recente come Helloween e Stratovarius (che segnano un decisivo avanzamento della componente virtuosistica). Insomma, l'ipotetico "meglio dei due mondi", senza avere la pretesa di rivoluzioni copernicane.
Fieri araldi del panorama classico, ma con competenze aggiornate al 2013, i Battle Beast sono "100% heavy, 0% bullshit" a tutti gli effetti! Provare per credere.
1) Let It Roar
2) Out Of Control
3) Out On The Streets
4) Neuromancer
5) Raven
6) Into The Heart Of Danger
7) Machine Revolution
8) Golden Age
9) Kingdom
10) Over The Top
11) Fight, Kill, Die
12) Black Ninja
13) Rain Man
Bonus Track:
14) Shutdown