BARON ROJO

Volumen Brutal

1982 - Chapa Discos

A CURA DI
STEFANO VIOLA
25/09/2015
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10

Introduzione Recensione

Se parliamo di Spagna, qual è la prima cosa che vi viene in mente? Il solito cliché stereotipato fatto di Corrida, Sangria, Paella, squadre di Calcio pluri-acclamate, belle donne (questo è uno stereotipo che ci piace parecchio) mare , Flamenco e gli immancabili Mondiali di Calcio vinti dalla Nazionale Italiana. Pochi di Noi sono a conoscenza del fatto che la terra Iberica, nei primissimi anni ottanta, ha vissuto un periodo di notorietà in campo musicale arrivando a toccare il vertice della NWOBHM grazie alla formazione Madrilena dei Baron Rojo (in Italiano Barone Rosso per via della colorazione del suo aeroplano), eponimo con cui veniva chiamato, durante la prima guerra mondiale, l'asso dell'aviazione Tedesca  Manfred Von Richthofen. Il profilo stilizzato della sua effige, con il tipico copricapo in cuoio, gli occhialoni e la sciarpa divenne il logo ufficiale della band la quale fu capace di donargli un simulacro di vita propria, al pari di altri simboli famosi nel modo del metallo pesante, primi fra tutti i Motorhead con lo Snaggletooth e gli Iron Maiden con l'inconfondibile Eddie. La band viene fondata nel 1980 dai fratelli De Castro, Armando e Carlos, rispettivamente Chitarra e Voce, i quali militavano in una precedente formazione conosciuta col nome di Coz e già detentrice di un certo seguito in patria il cui genere era caratterizzato da un solido Hard Rock che fu però indirizzato verso un suono più Pop commerciale nell'ottica di incidere il loro primo singolo dal titolo "Mas Sexy". Come sempre succede le controversie Gruppo/ Casa Discografica arrivarono a dividere il combo in due formazione separate le quali proseguirono in parallelo per un certo periodo sfruttando lo stesso moniker fino a che la "CBS" impose loro lo stop definitivo; è a questo punto che i fratelli De Castro, insieme al cantante Louis "Sherpa" Campuzano e al batterista di origine uruguaiana Hermes Calabria decidono di rinominare il loro sodalizio omaggiando la figura dell'aviatore più famoso di sempre; Il triplano del Barone Rosso era pronto al decollo. Il frutto della loro unione viene alla luce un anno più tardi, nel 1981, e viene battezzato "Larga Vida al Rock and Roll" ("Lunga Vita al Rock and Roll"), un mix di Rock Tradizionale, sonorità che evocano il classico stile del periodo Deep Purple "Mark 3", brevi excursus nella sfera Southern e un primo esempio di suoni NWOBHM riscontrabili nella track che dà il titolo all'opera, decisamente di ottimo livello; tutte queste influenze stilistiche tracciano un profilo molto marcato che dona decisamente carattere alla band. L'esordiente primogenito della formazione Iberica viene pubblicato dall'etichetta "Chapa Discos", stampato in vinile 33 giri e Cassette, mentre la "Kamaflage Records" si occupa di commercializzare la sola versione 12". Le positive impressioni suscitate da questa ventata di novità Mediterranea catalizzano l'attenzione sulla formazione Spagnola la quale, forte del successo ottenuto, concentra gli sforzi in previsione del secondo album ed è così che il Barone Rosso vola in Inghilterra (sarà anche il titolo della track strumentale presente sul 33 giri) entrando in contatto con i Big della scena NWOBHM del momento. Per il nuovo album che uscirà nel 1982 non si lascia nulla al caso, la scelta degli studi cade sui "Kingsway Recorders" la cui proprietà è registrata a nome di un certo Ian Gillan e la band, durante la propria permanenza in Albione, ha anche l'occasione di effettuare alcune apparizioni insieme a Bruce Dickinson, nel frattempo diventato il nuovo cantante degli Iron Maiden, accreditato sulla nuova produzione in qualità di traduttore dei testi che andranno a comporre la versione Anglosassone della stessa. Una curiosità legata a questa estemporanea Line Up vede il combo Iberico esibirsi sotto lo pseudonimo di "Red Baron" anche se le registrazioni per il nuovo LP procedono in lingua originale; nel mese di Febbraio esce "Volumen Brutal". E' proprio su questo album che vogliamo concentrare la nostra attenzione, per capire quali dinamiche hanno reso possibile la sua realizzazione descrivendo al contempo l'influenza stilistica che ha avuto la loro permanenza nella capitale Londinese; in quel momento di massimo livello creativo ed artistico che il movimento Metal ha conosciuto dalla sua apparizione nel 1979. La band era orientata ad ottenere il massimo in fatto di ispirazione e di apprendimento e la scelta di attraversare la Manica si rivelò fondamentale per la composizione di quello che, negli anni, è diventato il loro album simbolo, rappresentando anche l'apice artistica di questo quartetto dalla provenienza "anomala" rispetto alla grande maggioranza di gruppi che solcavano la scena. In Inghilterra la popolarità della band gode di un nutrito seguito grazie anche all'apparizione sulla copertina di "Kerrang", magazine considerato come la vera e propria Bibbia del Metallo Pesante. I numeri parlano chiaro, l'album vende due milioni di copie in tutto il mondo di cui venticinquemila solamente in Spagna, viene distribuito in tutta Europa nella versione in lingua originale mentre per il mercato Giapponese si provvede ad incidere una ulteriore versione cantata in Inglese a tutto vantaggio dei collezionisti e cacciatori di rarità; la somma di tutti questi fattori li porterà, sempre nel 1982, a calpestare il sacro suolo del Reading Festival dove avranno la possibilità di cimentarsi con gente del calibro di Iron Maiden, Twisted Sister e MSG volendo citarne solo alcuni. L'importanza di "Volumen Brutal" risiede nel fatto che riesce a scalfire in parte l'egemonia Britannica rappresentata da oltre un decennio di Band dai nomi altisonanti forti di una industria discografica indiscutibilmente al vertice del settore, portando una ventata di novità in un ambiente (quello della NWOBHM) alquanto conservatore. Il fatto di riuscire ad imporsi cantando in una lingua che non era propriamente indicata per il genere proposto e suonando in maniera impeccabile ne ha decretato il successo al di là della iniziale simpatia con cui veniva accolta la formazione. L'album è di assimilazione immediata, complice una certa assonanza dell'idioma, e le sonorità che lo pervadono sono caratterizzate da un ampio ventaglio di stili i quali riescono a soddisfare qualsiasi palato grazie alle innumerevoli contaminazioni di matrice Hard Rock/Blues/Prog/Rock'n'Roll. L'album colpisce dritto in mezzo agli occhi iniziando dalla copertina la quale raffigura un pugno borchiato sfondare quella che all'apparenza sembra una parete o, come suggeriva qualcuno, una lastra di metallo; la nostra impressione è che il succitato pugno sfondi una barriera fatta di carta o cartone, ma questa è un pura e semplice inezia confrontata allo spessore dell'opera. Nella parte superiore campeggia in rosso il moniker della band diversamente dal titolo posizionato nella parte inferiore e caratterizzato da una tonalità di colore bianco ghiaccio mentre, nella parte posteriore della copertina all'interno dello squarcio prodotto al pugno, possiamo vedere una splendida foto della band in azione sul palco del mitico "Marquee Club" di Londra. I quattro Rockers di Madrid riescono a combinare l'orgoglio patrio con il suono tipico della migliore NWOBHM e possiamo affermare che la versione originale cantata nella lingua madre è decisamente meglio di quella Inglese in quanto risulta molto più genuina. Successivamente a "Volumen Brutal" la band ritorna nel Regno Unito per incidere il terzo album dal titolo "Metalmorfosis" che vedrà la luce nel 1983 la cui produzione sarà sempre sotto l'egida della "Chapas Discos" e della band; i livelli di vendita saranno leggermente inferiori all'anno precedente ma il Barone Rosso riesce comunque a mantenere il suo triplano in quota senza apportare danni. Dopo la tripletta in studio sarà la volta di un doppio album dal vivo nel 1984, davanti a settantamila spettatori, dove tutto il potenziale dell'aereo più famoso nell'iconografia bellica può finalmente esprimersi; la produzione, per l'occasione, sarà affidata niente di meno che a Chris Tsangarides. Nella seconda metà degli anni ottanta il nome della band viene surclassato dai giganti arrivati da oltreoceano e dal cambio di rotta intrapreso sia dall'Heavy Metal, che continua la sua corsa evolvendosi in stili sempre differenti, oltre che da una visione interna alla formazione orientata a sperimentare nuove sonorità che di fatto la relegano ai margini di un genere ormai in via di estinzione. Come tutti sappiamo la NWOBHM, intesa come fenomeno tale, cessa di esistere nel 1983 e dopo l'85/86 è da considerarsi definitivamente scomparsa. La formazione che ha riportato in vita la figura del Barone Von Richtofen si scioglie nel 1989, i fratelli De Castro continueranno a suonare mantenendo inalterato il nome della band ma al loro interno apriranno le porte ad un continuo via vai di turnisti che, di fatto, non daranno più il vecchio splendore al triplano più temuto sui cieli d'Europa. Affrontiamo dunque la disamina dei brani preparandoci a vivere un'esperienza quasi unica nel suo genere, il Metallo Pesante almeno per questa volta parlerà Spagnolo.

Incomunicacion

Ad aprire le danze è "Incomunicacion", prima track firmata dai fratelli De Castro, come del resto lo sono quasi tutte le tracce dell'album. La nota che risulta subito positiva è ascoltare le basi classiche del Rock and Roll classico fuse con l'intensità e la grinta della prima NWOBHM, pura e ancora inalterata da suoni troppo arzigogolati. Stiamo parlando di una band che arrivando da una nazione completamente digiuna dal genere musicale proposto, e fortemente campanilista sul fattore musicale, ha reinventato i propri parametri operando un mix di ispirazioni dal respiro internazionale con le loro basi già ampiamente rodate nella precedente formazione (i Coz). Il soggiorno Inglese è servito al quartetto Spagnolo che dimostra di aver appreso al meglio quanto di buono circolava nell'aria in quel periodo, metabolizzandone la struttura e riproponendolo di conseguenza con quel pizzico di estro Mediterraneo capace di fare la differenza. Le chitarre suonano al meglio del sound tipico di quei giorni con la voce di "Sherpa" a fungere da traino in una sequenza mozzafiato sorprendente. Spicca in modo deciso la parentesi "anthemica" della track, "Estoy Solo Aqui', Yo me voy de Aqui' " (Qui sono solo, me ne vado da qui) che ci affresca immagini di fumosi locali entro la quale l'audience può scandirne il passaggio a squarciagola. Nel brano si possono ascoltare differenti influenze stilistiche legate alla NWOBHM che, per il periodo in cui è collocato questo album, erano assolutamente all'ordine del giorno in quanto le suddette formavano le basi stesse del genere in piena espansione. Riscontriamo a nostro avviso una certa preponderanza di scuola Saxon, specialmente nella parte ritmica, ma la curiosità più grande ce la suscita il suono oseremmo dire quasi analogo con lo stile nostrano della Strana Officina. Non vorremmo commettere peccato di Blasfemia ma la sorpresa, nel riascoltare questa traccia a distanza di anni, è stata troppo forte per ometterla nella descrizione. Musicalmente la band c'è in pieno, il groove dimostra che il combo è totalmente in sintonia e le sinergie tra le parti sono talmente legate tra loro da non lasciare spazio a nessun altro elemento; i quattro Madrileni si completano perfettamente. Sul piano testuale il brano ci parla della difficoltà di comunicazione che si è venuto a creare tra la gente intesi come esseri umani "Persone marciscono nelle loro gabbie di Cemento, Viviamo nel regno dell'isolamento", figure intente a farsi ipnotizzare dalla televisione con la conseguente perdita di stimoli socializzanti. Visto con gli occhi dei giorni nostri questo fatto viene notevolmente amplificato dagli anni che intercorrono tra il nostro presente e l'anno in cui è stata scritta la canzone; questo dovrebbe farci riflettere sul luogo comune che recita "si stava meglio quando non avevamo niente" in quanto il brano in questione appartiene ai primi anni ottanta. Molti che non hanno vissuto quell'epoca tendono infatti ad idealizzarla eccessivamente, non rendendosi conto che i difetti odierni, certamente amplificati da tante altre situazioni, comunque risiedevano anche nell'era di massimo splendore del Metal e molte band erano intente a denunciare una realtà che non propriamente si addiceva al loro stile di vita, puro e selvaggio. La televisione ed il suo potere ipnotico mietevano già le loro prime vittime, e le band non stavano certo a guardare, decidendo di svegliare qualche coscienza a suon di amplificatori e chitarre. Tematiche di impegno sociale scandite con una massiccia dose di decibel, il Barone Rosso non poteva presentarsi al meglio. 

Los Rockeros Van A L'Infierno

Giungiamo quindi a "Los Rockeros Van A L'Infierno", una delle tracce di maggiore successo contenute nell'album la cui struttura è rimasta intatta fino ai giorni nostri facendocela percepire nella stessa interezza che il tempo non è riuscito a scalfire. Le sonorità sono più orientate all'Hard Rock pre anni ottanta, che rimangono comunque le basi classiche della band, e risultano decisamente accattivanti sebbene l'incedere sia leggermente rallentato rispetto alla track d'apertura. Avremo modo di apprezzare nei brani che seguiranno la dinamicità della band nello spaziare in un ventaglio di sonorità comprendenti diverse contaminazioni derivante dalla inesauribile scuola del Rock. A livello musicale la traccia offre un respiro più ampio, sebbene la sua struttura rimanga sostanzialmente orientata ad un genere più pesante dove la differenza, in questo caso, si gioca sulla voce di Jose Luis "Sherpa" Campuzano; coautore insieme a Carolina Cortés del testo. Ottima esecuzione per quanto riguarda la parte strumentale che non smette di impressionare per la precisione di innesti e la fluidità con la quale questa formazione si esibisce dimostrando la professionalità dei singoli elementi perfettamente a proprio agio nei rispettivi ruoli. La naturalezza con cui la band si esprime è quasi palpabile e la compattezza del suono lo rivela pienamente senza possibilità di smentita. Da rimarcare è anche il lavoro fatto in fase di missaggio che dona al prodotto un ottima bilanciatura in cui sono riconoscibili i singoli strumenti che non devono invece soffrire di quell'odioso effetto " Piatto " di certe produzioni. Il brano è orientato anche in questo caso ad una tematica sociale riferita, purtroppo, a quel periodo in cui se eri un Metallaro (Rockero) eri sicuramente un poco di buono e l'inferno era l'unica via possibile, l'unica verso cui eri diretto. Per i canoni della Spagna bigotta e bacchettona dei primi anni ottanta non c'è da stupirsi se il modo di pensare era ancora così provinciale e ottuso, ma pensandoci bene anche nella nostra penisola le cose non è che andassero, meglio dopo tutto. "Se dai ascolto alla gente del posto, i Rockers non sono buoni e se non ti comporterai bene cadrai all'inferno", puoi cambiare paese ma le problematiche legate all'essere diverso dalla massa si assomiglieranno sempre, e la cosa è riscontrabile anche in questo caso dove, parallelamente all'anatema dei perbenisti nei confronti della persona in giacca di pelle lungocrinuta, si staglia l'onnipresente figura in divisa dello "Sceriffo" di turno con i suoi inutili luoghi comuni. Tagliarsi la barba e i capelli per avere la possibilità di trovare una ragazza per bene, non fumare (sigarette con pochissimo tabacco) perché è peccato sono solo alcune tra le motivazioni più gettonate per indurre il "Metallaro" a pentirsi e ritrovare la retta via. "Se devo scegliere tra loro e il Rock, eleggo la mia perdizione perché alla fine sarò Io ad aver ragione e non loro, la mia fede è il Rock" . Una formazione agguerrita non solo a livello musicale ma anche estremamente critica con la società di quel periodo (che non era molto differente da quella di oggi, salvo qualche leggera apertura mental ) la quale non vedeva di buon occhio chi tendeva a non uniformasi al resto della popolazione. 

Dame La Oportunidad

Con "Dame La Oportunidadnotiamo accenni di rock melodico di stampo Americano che si mescolano a sonorità le cui trame ricordano vagamente i Rainbow post Ronnie James Dio, quelli maggiormente orientati ad un sound più mainstream, per intenderci. Malgrado la voce di "Sherpa" rimanga caratterizzata da una timbrica possente, sebbene totalmente a proprio agio con l'idioma anglosassone, il tutto risulta gradevole senza per forza mantenere l'attenzione al massimo livello. Per come è strutturato il brano, lo potremmo collocare nella "discografia da viaggio", ovvero quei pezzi che solitamente fanno da colonna sonora a lunghi spostamenti on the road e sono capaci di evocarne, una volta ascoltati in contesto differente, le stesse sensazioni percepite strada facendo. Emerge la presenza dominante della chitarra la quale si colloca come colonna portante dell'intera struttura divenendone il tratto distintivo che dona carattere al pezzo. Questo genere di rock più morbido e dalle forme meno spigolose si addice alla perfezione allo stile della band, rimarcando la tesi espressa nelle disamine precedenti; la versatilità con cui la formazione si rapporta ai differenti stili e la naturalezza con cui questi ultimi scorrono dagli accordi dei loro strumenti non può che sorprendere positivamente l'ascoltatore erroneamente tratto in inganno dalla provenienza "anomala" del combo che, per i canoni dell'epoca, era presto tradotta in "se non è Inglese non è Heavy Metal". La capacità di mettere in atto cambiamenti repentini da un brano all'altro deriva dalla precedente formazione, i Coz, la quale si diresse verso sonorità più "morbide" per poter accedere al mercato discografico nazionale; questa rivoluzione unita al bagaglio di esperienze musicali precedentemente immagazzinate, a nostro avviso è stata la chiave di volta che ha completato lo stile della band. La firma del brano è opera dei fratelli De Castro i quali, oltre che ottimi musicisti si dimostrano essere anche abili songwriters . In questo caso, complice la melodia della track, il testo affronta quella che sembra essere una dedica a sfondo sentimentale. " Dammi l'opportunità di mostrarti come sono, apri il tuo cuore e lasciami vivere dentro di esso", la promessa di qualcosa che potrà cambiare la vita di entrambi si eleva dalle note di questo brano che, ascoltato a fondo, manifesta tutta la fragilità di un cuore innamorato. "A volte potrà essere differente ma non sarà peggio della solita routine", insomma un pezzo che si inserisce perfettamente in un contesto molto comune ad un certo tipo di Hard 'n' Heavy, quello dei rapporti uomo-donna, trattati da una moltitudine di band nelle maniere più disparate. Chi nel modo più "fisico" e diretto (leggasi Anvil), chi in maniera ben più sentimentale come i nostri Baron Rojo, che ci mettono in musica i tormenti e le pene di un'anima stretta nella morsa del sentimento. Al cuor non si comanda, e quando la freccia colpisce quel determinato punto è bene assecondare ed arrendersi, cercando di conquistare la persona amata con ogni mezzo possibile. Un brano che Traspira solitudine e ricerca di qualcuno a cui affiancarsi per affrontare insieme quello che la vita ci propone giorno dopo giorno. Anche questa prova viene magistralmente superata dal combo Iberico che continua imperterrito a sorprendere un brano dopo l'altro.

Son Como Hormigas

Arriviamo dunque alla quarta traccia, "Son Como Hormigas". Quella che inizia come una normale traccia dal taglio tipicamente Hard Rock/Heavy Metal si rivela essere una splendida sequenza di influenze musicali che caratterizzano lo stile dei Baron Rojo, band in attività dalla fine del 1970 la quale ha potuto attingere al meglio delle sonorità che il livello artistico/creativo di quegli anni ha generato. Succede così che ascoltando questa track irrompa in un contesto prettamente orientato alla NWOBHM una decisa inversione di tendenza complice l'ausilio di uno strumento, il sassofono, avulso ai canoni del metallo pesante; tale contaminazione rievoca all'istante le sublimi sonorità Crimsoniane di Robert Fripp e compagni. Non lasciatevi ingannare dalle differenti influenze presenti nel brano, il tutto scorre in modo estremamente fluido perfettamente tenuto insieme dalle capacità dei membri della band i quali dimostrano di avere una marcia in più, proponendo una visione del genere finora ancora inesplorata. Tutta la parte centrale del pezzo vive di una propria identità ben precisa, dall'impatto notevole, e ancora una volta i complimenti vanno alla voce di "Sherpa" ottimo cantante. L'album non è ancora arrivato a metà delle track inserite e già si delinea un profilo di alto livello per questa formazione che ha puntato tutto sulla sostanza del proprio stile, emigrando nel Regno Unito per apprendere sul campo quanto di buono c'era da imparare, dimostrando che questa mossa si sta rivelando la scelta giusta. Anche in questo caso il testo parla di condizioni sociali, riferite alla gran parte del genere umano, anche se nello specifico il quadro delineato descrive una precisa condizione che la Spagna stava attraversando in quegli anni; composto a più mani da Luis CampuzanoCarolina Cortés e dai fratelli De Castro il problema sul quale vertono le lyrics è alquanto attuale, se non addirittura peggiorato negli anni. Il genere umano è simile alle formiche, sempre in movimento per cercare cibo, costruisce per demolire per poi ricostruire; la vita nelle grandi città è alienante e costantemente di corsa con conseguente tensione e stress. Il governo emana sempre nuove tasse, nuove forme per spremere il più possibile i cittadini, ricevere una qualsiasi comunicazione ufficiale genera immediatamente uno stato di tensione e in tutto questo se si tende a ribellarsi manifestando per cercare di cambiare la propria condizione, si viene considerati dei sovversivi; un'immagine claustrofobica e senza apparente via d'uscita che non si rispecchia in pieno quella delle formiche, in quanto la loro gerarchia è strutturata in modo tale da conseguire l'obbiettivo finale che è quello di mantenere in vita la regina. Non esiste l'individualismo nel formicaio cosa che invece contraddistingue la società umana. "Quando riceveremo qualche buona notizia dal Potere? ", la domanda è legittima ma storicamente è destinata a rimanere fine a se stessa, purtroppo. 

Las Flores Del Mal

 Condividendo l'omonimia con il titolo dell'opera più celebre di Baudelaire, " I fiori del male ", "Las Flores Del Mal" chiude la prima facciata del vinile. Questo brano è scritto interamente da Carlos De Castro e nel suo contesto è possibile intravedere quello che, di fatto, sta alla base degli scritti ottocenteschi del "poeta maledetto"; la visione di un mondo senza soluzione di continuità, avviato inevitabilmente verso la fine ovvero la rovina. "Il mondo cade senza remissione in un pozzo infernale, possibile che nessuno capisca che questa è la fine?", è il concetto che il chitarrista della band ha voluto esprimere tenendo come riferimento il famoso poema. Non è difficile affrescare l'immagine del mondo in cui viviamo (o vivevamo, all'epoca della pubblicazione dell'album) partendo da uno qualsiasi dei poemi o dei dipinti del passato, tutto quanto ruota intorno all'umanità è da sempre raffigurato con immagini, sia esse dipinte o espresse in versi, che trasmettono ansia e disagio se non addirittura paura di vivere. "Perché continuano a spuntare senza controllo i fiori del male? Cosa impedirà a questi pazzi geni di impedire che il nostro secolo volga al termine?" , il riferimento alle solite figure che detengono il potere di distruggere ogni cosa con la sola pressione di un dito sul fatidico bottone rosso è abbastanza evidente, e questo aumenta in modo esponenziale quanto scritto sopra evidenziando l'ingenuità della società che tende a non voler vedere quanto sta accadendo intorno a lei. "La gente finge di non vedere l'esistenza dei fiori del male, ma è sicuro che questi si stanno moltiplicando" . Una sorta di pessimismo di stampo decadente, spruzzato di attualità. Non più un dolore solamente esistenziale ma una forte volontà di sottolineare quello che è il marcio di una società corrotta sino all'osso, che schiaccia i deboli opprimendoli, pensando solamente alla salvaguardia di una tirannica oligarchia. Gli intenti di Baudelaire vengono così "attualizzati" vestiti di una sorta di coscienza "civile". Forse è un caso, ma la vicinanza della band ad una figura di spicco della NWOBHM come Bruce Dickinson che ha partecipato alla traduzione dei testi in lingua inglese di "Volumen Brutal" oltre alle diverse gig effettuate insieme, è stata d'ispirazione per la stesura di testi come il qui presente. Visto l'amore per la letteratura, siamo inclini a pensare che sia stato proprio il nuovo (all'epoca) cantante degli Iron Maiden a suggerirne lo sviluppo del testo in linea con gli eventi storici dei primi anni ottanta, ricordiamoci che di fatto si era ancora in piena guerra fredda e le tensioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica erano all'ordine del giorno, vista la sua passione per la letteratura in generale ed Inglese in particolare. Musicalmente parlando il brano presenta un mix di sonorità Hard Blues in stile Foghat, band Inglese formatasi negli anni '70, intersecate nella struttura con la cadenza ritmica tipica dello stile Status Quo, e ancora una volta assistiamo alla capacità di sfruttare al meglio quel bagaglio musicale che da alla band la giusta ispirazione per comporre il collage sonoro ideale. Nel complesso la track scorre via senza increspature, ulteriormente abbellita dall'assolo che rimanda alla memoria quel suono tipicamente riferito agli anni d'oro della musica Rock a cavallo tra gli anni '70 e '80 e va a chiudere magistralmente la prima parte dell'album il quale, fino ad ora, si sta dimostrando decisamente all'altezza della situazione. 

Resistire

Il secondo lato del vinile si apre con uno dei brani maggiormente conosciuti nel repertorio del Barone Rosso, "Resistire", e la sua introduzione lascia già presagire quale sarà la portata della track in questione. Diciamo che, per i canoni dell'epoca, la formazione spinge verso sonorità che strizzano l'occhio ad una forma molto primordiale di Speed Metal mettendo in campo il meglio delle contaminazioni assorbite in quel di Londra che, nella fattispecie, si traducono in uno stile molto attinente ai Tank di Algy Ward. Quando "Volumen Brutal" uscì sul mercato, le recensioni della prima ora paragonarono immancabilmente il pezzo ai Motorhead per via del suo incedere incalzante, purtroppo i termini di paragone dell'epoca complice anche la scarsa reperibilità di fonti attendibili molte volte lasciavano spazio al pressapochismo di sedicenti redattori in erba (inteso come novizi del genere, non pensate male) i quali generalizzavano i vari contesti stereotipandoli con lo stile dei Big del momento. Sta di fatto che il brano suona secondo i migliori canoni della NWOBHM chiaramente riconoscibili dagli splendidi riff "Period Perfect" di cui è composta la track la quale annovera al suo interno, oltre che i succitati Tank, anche una buona dose di Tygers of Pan Tang ampiamente supportata da ripetute incursioni che richiamano tutto il sottobosco di formazioni minori che in quel periodo spopolavano ogni week end nei vari locali dove si suonava "roba pesante". Su queste basi si appoggia la voce di "Sherpa" che funge da pilastro portante intorno al quale ruota tutta la sezione ritmica vera e propria forza trainante in cui, i quattro Spagnoli, danno prova di aver speso al meglio il tempo passato in Albione traducendo il tutto con la grinta tipica delle popolazioni mediterranee. E' ancora una volta improntato a tematiche sociali quello che emerge dalle liriche composte a quattro mani dai fratelli De Castro insieme all'accoppiata Louis Campuzano e all'immancabile Carolina Cortés; quest'ultima figura di spicco come song writer nel panorama musicale Iberico. "Diffidate dai profeti che parlando della guerra mondiale nascondono le trame per distruggere il genere umano, fingono di interessarsi al nostro bene nascondendo invece delle armi mortali": la classe politica, quella che rappresenta il potere, è il bersaglio di questi versi che incitano la gente comune a diffidare da chi, facendoci credere che vuole il nostro bene, in realtà è pronto a scatenare una guerra dalla quale nessuno si salverebbe se non i potenti stessi. "Anche se siete vigili e controllate i miei dati non sarà facile mettermi a tacere, Io resisterò fino alla fine", la ribellione nei confronti di chi governa è sintomatica delle popolazioni sparse in tutto il globo, la sete di potere di pochi si antepone sempre alla voglia di libertà e uguaglianza delle masse e, al giorno d'oggi, questo testo sembra confezionato apposta per i tempi che stiamo vivendo; confermando che la storia non è nient'altro che un susseguirsi di eventi che si ripetono ciclicamente. Cambiano solo i volti di chi comanda, anche se le loro nefandezze rimangono sempre le stesse, forse anche più amplificate. Del resto, non c'è modo migliore di far la guerra se non nascondendo le armi e facendo credere di essere venuti in pace.. è proprio in quel momento, a fiducia conquistata, che si può sfoderare l'arsenale e colpire senza pietà.

Sanico Plan (Volumen Brutal)

Siamo giunti al settimo pezzo, "Sanico Plan (Volumen Brutal)". Fino ad ora abbiamo ascoltato riferimenti sonori che oscillavano tra il genere più tradizionale e quello più estremo, magistralmente accoppiati e fusi insieme fino a trarne una nuova linfa musicale caratteristica stessa della band; quello che non avevamo ancora preso in esame era la deriva "Southern" che il combo Madrileno riesce a mettere sorprendentemente in campo, mischiando ulteriormente le carte, andando ad ampliare ulteriormente il ventaglio di influenze di cui si è strategicamente appropriato il Barone Rosso. Le incursioni operate con il suo triplano lo hanno portato a conquistare tutti i territori in cui il Rock and Roll ha germogliato facendo in modo che tutto il potenziale musicale ricadesse nelle sue mani a suo arbitrario uso e consumo. Possiamo dire senza remora che il consumo di quest'ultimo ha contribuito ad una crescita musicale della band a trecentosessanta gradi mettendola in condizioni di suonare, sempre al meglio, i differenti stili che il Rock ha generato. E' su questa perifrasi che ci addentriamo nell'analisi del presente brano, andando a scoprire sonorità diametralmente opposte a quelle della NWOBHM le quali appartengono più alla realtà Sudista degli Stati Uniti, nella fattispecie facciamo riferimento agli esponenti della cosiddetta ala "dura" del genere, ovvero i Molly Hatchet del periodo embrionale. L'uso dell'effetto "Slide" ne tradisce subito l'analogia anche se, disseminate qua e la, possiamo riscontrare evidenti riferimenti agli altri Big della scena "South" rappresentati dai Blackfoot del compianto Dave Mattlock. Ad un orecchio più raffinato non sfuggirebbe ulteriormente la leggera venatura di stampo più "ignorante" caratteristica degli Australiani Rose Tattoo, formazione che deve molto del suo circoscritto successo alla somiglianza con il sound degli AC/DC. Energico, Anthemico, decisamente contro gli schemi, figlio di un album registrato nel pieno del fermento di un genere che in quel periodo era in fortissima crescita, "Satanico Plan" è la chiave di volta che dimostra di cosa è capace di fare la formazione dei fratelli De Castro. La firma del brano è accreditata a Armando, Carlos e al solo Campuzano ed il testo ci illustra la condizione del classico Rocker ai margini della società o, per dirla con le parole originali, "Non so pronunciare un discorso, né essere una persona formale, sono abituato a stare per strada al margine della giustizia statale" . Isolamento dal resto della società e, per dirla con il lessico dei giorni nostri, vita in ambienti di contro cultura che trova la sua dimensione ottimale solo quando il musicista è davanti al suo pubblico, come si evince dalle parole della canzone "Il pensiero di suonare la mia chitarra ad un volume Brutale, la mia espressione è questa perché posso dire che trovo me stesso quando sono davanti a te". Dall'analisi emergono due tratti distintivi che vanno a formare il significato del brano, il primo è la continua ribellione verso una società perbenista che nella Spagna dei primi anni ottanta doveva essere parecchio ottusa, mentre il secondo è a nostro avviso da riferirsi come omaggio ai fan; solo davanti alla propria audience la band riesce ad essere se stessa, lontana dalle convenzioni della borghesia, lontana dalle imposizioni e dalle regole castranti di una società cieca e sorda, che ci vuole inquadrati come automi incapaci di avere una propria personalità. 

Concierto Para Ellos

Non vi sono cali di tensione, nemmeno con l'avvento di "Concierto Para Ellos". Quello che affrontiamo ora potremmo definirlo un brano "corale" dove tutte le influenze di stile hanno uguale importanza e vanno a chiudere una track la cui struttura verte maggiormente sul genere Hard Rock/Prog riuscendo ad incastrare al suo interno anche una contaminazione Rock/Blues di chiara matrice Whitesnake, decisamente apprezzabile per le calde tonalità che la tastiera riesce ad infonderle. Si riconosce in apertura lo stile dei Black Sabbath nel periodo in cui Ronnie James Dio incarnava il loro frontman, mentre nel resto dello stesso si odono estensioni vocali di foggia Halfordiana i quali, se non propriamente simili, sono quantomeno efficaci al perfetto confezionamento del brano. Andando a ritroso La dinamicità del quartetto nell'esprimersi ogni volta secondo uno stile leggermente differente dalla precedente canzone è il valore aggiunto al genere proposto il quale, ricordiamolo, è decisamente più arduo da perseguire per una formazione che vive la propria realtà lontana dall'epicentro musical/culturale che è il Regno Unito. Anche in questo caso c'è un che di anthemico capace di catturare l'attenzione dell'ascoltatore rivelandosi il brano perfetto in chiave "live" per scatenare l'audience. Quello che ci piace maggiormente nel pezzo è l'assolo che, sviluppandosi da una base prettamente Hard/Heavy riesce ad incastrare al suo interno delle sonorità che si erano fino a quel momento udite solo nella deriva più commerciale del genere. Non dimentichiamoci che la band, sotto la precedente denominazione "Coz", si cimentava in uno stile POP alquanto convincente e tali sonorità devono aver decisamente contaminato il DNA del Barone Rosso. La teoria del testo è alquanto facile da intendere, "Concerto per Loro" è una liturgia dedicata a quelle figure divenute "Mitiche" nell'immaginario collettivo dei Rockers di tutto il mondo e divenuti immortali in seguito alla loro scomparsa prematura. Encomiabile tributo da parte del combo Iberico a questi personaggi che hanno contribuito a fare la storia del genere musicale da noi più amato, la coralità del brano si estende oltre che a livello musicale anche a livello soggettivo in quanto, tutte le figure citate nella track, assurgono alla stessa importanza andando a creare una sorta di Pantheon pagano riservato ai seguaci del culto "elettrico" che è la musica Rock. "In ogni concerto di rock and roll la campana suona per Bon Scott, Janis, Lennon, Allman, hendrix, Bolan, Bonham, Brian Jones-Rolling Stones & Keith Moon-The Who". Ogni concerto quindi è una consacrazione alla memoria di questi  "profeti " che, con le loro canzoni o con il proprio modo di suonare, hanno catechizzato generazioni di proseliti influenzando nuove figure in grado di mantenere e perseguire negli anni la sacralità di un genere musicale che continuerà a perpetuarsi nel tempo. 

Hermano Del Rock n Roll

 Il penultimo pezzo, "Hermano Del Rock n Roll", è un brano dalla struttura cadenzata che si pone come punto d'unione tra lo stile Hard Rock del decennio appena terminato (siamo agli inizi degli anni ottanta) e la dilagante nuova generazione di metallo pesante in decisa ascesa. Non ci troviamo di fronte a velocità pazzesche o virtuosismi da standing ovation, siamo piuttosto al cospetto degli elementi basilari di cui è costituito il DNA della musica Rock; riff energici fini a se stessi che si fanno maggiormente apprezzare proprio per la loro semplicità. La collocazione "periferica" dei Baron Rojo rispetto all'epicentro Anglosassone della scena Heavy Metal, ha prodotto quella spasmodica ricerca di identità da parte della formazione Madrilena che li ha portati ad assimilare le diverse influenze musicali tradotte in seguito nello stile da loro proposto. A nostro avviso questo decentramento rispetto al cuore pulsante del genere ha decisamente giocato a loro favore. La band si muove a proprio agio suonando in modo fluido e istintivo dimostrando una perfetta sincronia, oltre che sintonia, tra gli elementi; fatto quest'ultimo che si era evinto anche in fase di scrittura dei testi i quali sono firmati a turno da tutti i membri del gruppo. In questo caso la mano che redige le liriche del brano è la stessa che ci propone l'assolo ovvero quella di Armando De Castro, insieme al fratello Carlos fondatore dei Baron Rojo. La storia è autobiografica e narra del suo anno di nascita, lo stesso in cui è nato etimologicamente parlando il Rock and Roll, la crescita negli anni e l'inevitabile incontro con il genere che gli ha cambiato la vita. La sua prima chitarra comprata con lo stipendio di un mese, il primo amplificatore acquistato con lo stipendio di tre mesi, l'inevitabile cacciata di casa e la consapevolezza finale di essere "Fratello del Rock and Roll" fanno di questo semplice testo qualcosa di più profondo che emerge dalle sue parole; dietro a pochi versi c'è tutta la passione, la dedizione e la durezza della vita di un musicista che, basandosi solo sulla propria fede nel R'n'R, arriva a toccare l'apice del successo. Forse la semplicità con cui sono scritte le loro canzoni e le tematiche trattate non hanno quell'appeal di cui godono altre formazioni più in vista nel panorama del metallo pesante, gli argomenti trattati ci ricordano quelli dei Francesi "Trust" anch'essi molto attenti al sociale, ma è proprio questo parlare di quotidianità che li rende a nostro avviso speciali. "Sono Fratello del Rock and Roll" è un testo che ognuno di noi può sentire suo perché, in fondo, tutti quanti abbiamo fatto sacrifici per seguire questo genere che più amiamo; e per questo possiamo capire lo stato d'animo che trasmette questo pezzo.

El Baron Vola Sobre Inglaterra

"El Baron Vola Sobre Inglaterra" è il brano strumentale che racchiude come uno scrigno delle gemme preziose sotto forma di riff e stili musicali. La traccia è un compendio della migliore miscellanea di Prog Rock, Hard Rock e primordiale Heavy Metal mai assemblata insieme prima d'ora dove è possibile distinguere, nell'arco della sua durata, influenze dettate da band di pregiata caratura. Partendo da una riff di base che ci riporta ai fasti di inizio anni settanta della Premiata Forneria Marconi (si, avete capito bene), passando per un assolo in perfetto dualismo chitarra/ basso degno dei migliori Judas Priest pre "British Steel", per finire nel panorama sonoro della NWOBHM si attraversa tutta una decade, forse la migliore a livello creativo, da brividi per quanto riguarda le sonorità riproposte. "Il Barone vola sopra l'Inghilterra" è una immagine epica che rievoca le battaglie aeree sostenute da Von Richthofen durante tutto l'arco della prima guerra mondiale, fino al suo abbattimento nel mese di Aprile 1918, ma è oltremodo da intendersi come un gioco di parole che stanno a significare l'impresa compiuta dalla formazione Madrilena; volata nel Regno Unito per incidere l'album che ha conquistato i cuori dei rockers d'Oltremanica. Una curiosità a parte nel contesto legato al brano in questione vede nel 2014, in occasione del concerto al Sonishpere, il Triplano Fokker Dr1 realmente impegnato sopra i cieli d'Inghilterra in una battaglia simulata per commemorare i cento anni dall'inizio della prima Guerra Mondiale; ai comandi troviamo niente meno che Bruce Dickinson, proprietario di uno splendido modello replica del famoso velivolo passato alla storia. Sembra che negli anni il nome dei Baron Rojo, quello del Frontman degli Iron Maiden e dell'asso dell'aviazione Tedesca si siano intrecciati e fusi insieme in un'unica identità. Se potevano esserci ancora dei dubbi sull'ottima qualità della band, la presenza di questo brano nell'album è sicuramente orientata a farvi cambiare idea. Lineare, semplice, senza particolari velleità tecniche atte a soddisfare principalmente l'ego del musicista, il brano scorre via come l'aria spostata dal triplano del Barone Rosso in un volo rasoterra; la bellezza sta nelle cose semplici, e i Baron Rojo in questo album sono stati semplicemente perfetti.

Conclusioni

Ho provato a giudicare questo album lasciando da parte la sfera emotiva che mi lega ad esso, cercando di scindere ogni brano dai ricordi che inevitabilmente affiorano alla mente, concentrandomi solo ed esclusivamente sulla parte tecnico/strumentale del prodotto. Ebbene, dopo attenta analisi e ripetuti ascolti ( erano diversi anni che non lo ripescavo dallo scaffale ) ho potuto constatare quante sorprese sono emerse dal suo interno. Partirei col dire che la band aveva già a quell'epoca una preparazione professionale con i " contro cosiddetti", per usare quel lessico forbito tipico del nostro entourage, e il bagaglio musicale che si portavano appresso ne rappresentava il valore aggiunto; la collaborazione con uno dei futuri pilastri del genere, Bruce Dickinson, è stata sicuramente vincente in termini di composizione e influenze, ma quello che emerge alla fine di tutto è sempre e comunque la farina del loro sacco. Questo album, che a mio avviso rappresenta al meglio i Baron Rojo nel loro periodo di massimo splendore artistico/creativo e con la migliore formazione di sempre ( non a caso la band sta pianificando una reunion), è anche il simbolo (uno dei tanti) di un periodo irripetibile per quanto riguarda il genere Heavy Metal; periodo il quale ha dato vita, nei cinque anni in cui questo filone musicale si è evoluto, a innumerevoli formazioni degne di nota. "Volumen Brutal " mi piace perché suona in modo differente da tutto quello che arrivava in quel periodo dal Regno Unito e le analogie riscontrate al suo interno con le sonorità tipiche dei mostri sacri del genere, sono comunque presentate in una chiave più personalizzata che dona all'opera un carattere e una identità unica nel suo genere. Personalmente ho focalizzato la mia attenzione sulla presente opera in quanto, oltre ad essere l'album di maggior successo della band, risulta essere anche una fotografia indelebile di quella parentesi magica legata al tipo di musica cui si rivolge R&MIMB ed è per questo che mi permetto di giudicarne imperdibile l'ascolto e l'approfondimento. Mi sembra quindi logico, dopo aver speso lodi sperticate nei confronti della Band, valutarne l'artefatto con il massimo del voto; il Barone Rosso prende Dieci, Manfred Von Richthofen può dirsi soddisfatto di aver legato per sempre il suo nome al quartetto Spagnolo. Vorrei ringraziare, a margine, Paolo, un mio carissimo amico di lunga data per la consulenza chiarificatrice riguardo ad una track che stentava a delinearsi; l'apporto della sua conoscenza in fatto di musica è stato fondamentale.

1) Incomunicacion
2) Los Rockeros Van A L'Infierno
3) Dame La Oportunidad
4) Son Como Hormigas
5) Las Flores Del Mal
6) Resistire
7) Sanico Plan (Volumen Brutal)
8) Concierto Para Ellos
9) Hermano Del Rock n Roll
10) El Baron Vola Sobre Inglaterra