BADMOTORFINGER - It's Not The End

BADMOTORFINGER ? It?s Not The End

2013 - Logi(il)logic

A CURA DI
OLEG EGON BRANDO
20/11/2013
TEMPO DI LETTURA:
6,5

Recensione

Quando ho visto il nome della band da recensire ho pensato (e, confesso, un po’ sperato) che si trattasse di un gruppo ispirato ai primi Soundgarden. Così non è in quanto i Badmotorfinger possono essere inquadrati tranquillamente sotto l’effige di "Heavy Metal". La band si forma nel 2006  inizialmente come cover band per poi prendere presto la rotta della musica originale, guidata dal chitarrista/songwriter Federico "HeavyRico" Mengoli (che ha militato per qualche anno negli storici Tarchon Fist). Formazione classica -due chitarre, voce, basso e batteria-  per 13 pezzi raccolti sotto il nome di "It’s Not The End", pubblicato dall’etichetta Logi(il)logic e distribuito da Andromeda Dischi. Per facilità di lettura del sound e per accattivare all'ascolto, possiamo paragonare la proposta dei cinque ad un Heavy Metal classico alla Saxon "imbastardito" da una attitudine alla Motorhead (non per niente la traccia conclusiva del disco è una cover della loro "Rock 'n' Roll").  La produzione è in linea con la proposta musicale: grezza, praticamente priva di "effetti speciali", molto Live. A parer mio poteva comunque essere curata un pò di più, pur mantenendo l’impronta selvaggia ricercata. I suoni di tanto in tanto si impastano e mancano di definizione. La batteria è, a mio modesto parere, lo strumento più penalizzato dal lavoro di scelta di suoni e mixaggio. Comunque niente di grave, il prodotto è comunque dignitoso. Per quanto riguarda le capacità tecnico artistiche dei componenti ci si assesta su livelli più che dignitosi. Il guitar work è azzeccato pur non facendo nulla di innovativo o particolarmente ispirato. La sezione ritmica è discretamente solida anche se non sono assenti momenti in cui la band ha qualche incertezza ed imprecisione nel mantenere la compattezza e la metrica nel tempo. In alcuni stacchi si sente proprio che "si cercano ma non si trovano". Roba di frazioni di secondo, nulla di terrificante. La voce de "Il Reverendo" è grintosa e personale. Come tipo di timbro mi ricorda molto quella dei Sentenced (sia quella del simpatico Taneli Jarva dei primi album che quella del "bel tenebroso" Ville Laihiala) con una punta del sempre presente Lemmy. Menzione speciale per il lavoro svolto su cori ed armonie vocali : veramente ben fatto. Scelte azzeccate e performances notevoli. I testi trattano diversi argomenti – li eviscereremo brano per brano - e sono scritti in un inglese dignitoso anche se non scevro da diverse ingenuità ed imperfezioni di costruzione. Cosa assolutamente perdonabile per una band la cui lingua madre è un'altra ma da tenere presente per future nuove scritture visto che il tipo di proposta musicale è indubbiamente più invisa al mercato estero, dove l’inglese lo capiscono e giudicano meglio che da noi.Passiamo alla disamina del disco "track by track". "Introduction" è, appunto, una semplice introduzione strumentale che sfocia direttamente al primo brano effettivo ovvero "The Fear". Incalzante mid-tempo "metallozzo" con diversi "stop & go" che immagino molto efficaci in sede live. Una sorta di bandiera della band, il cui nome è spesso citato nel testo, un invito a fottere le proprie paure ed essere belli orgogliosi di se mentre ce la si gode, possibilmente a bordo di un cavallo d’acciaio. "Ghost" si mantiene sulle medesime coordinate di The Fear, aumentando di qualche punto la velocità. Un classic metal senza fronzoli e menate, semplice e diretto. Buono il ritornello, discretamente orecchiabile. L’assolo parte a la Wasted Years per poi svilupparsi in bending e svisate semplici. Il fantasma del titolo è il narratore stesso della storia, che torna dall'aldilà per proteggere la sua amata (almeno così pare). "Ride The Storm" alza ulteriormente l’asticella della velocità, pur senza esagerare, e i primi cori di cui lodavo la qualità fanno capolino. Musicalmente niente di incredibile, sicuramente meglio dal vivo che su disco. Più interessante il testo, basato sul genio di Nikola Tesla. Passiamo a "Loser", un ennesimo Metal classico con un riff portante carino. Bello il solo, semplice e melodico...molto fluido. La linea vocale delle strofe non mi convince appieno a differenza del ritornello, orecchiabile ed accattivante anche grazie ai già citati bei cori. Il testo è un invito a tirare fuori le palle ed affrontare la vita da vincente. Niente di nuovo, ma fa sempre piacere sentirlo. "Nightmares" si apre con un bel riff a la Van Halen e si sviluppa in un mid-up tempo che francamente non mi ha conquistato particolarmente nel suo incedere, forse anche per la somiglianza coi precedenti brani. Come per Loser, le strofe non mi prendono ma il ritornello salva il brano con la sua orecchiabilità, aiutata dalle armonie vocali di una guest vocalist femminile (Viviana "LaViv" Cappelli). Il testo è un efficace sfogo di ribellione del protagonista, stufo delle menzogne che lo circondano. La successiva "Brand New Day" vede la collaborazione con Luigi "Sange" Sangermano dei Sange:Main:Machine  come co-autore di linee vocali e testo. L'introduzione arpeggiata da qualche secondo di respiro alle nostre orecchie prima che vengano soffocate nuovamente da una colata di metallo pesante. Il pezzo viaggia su coordinate simili agli altri già descritti con ancora il ritornello a fare la parte del leone, anche in questo caso aiutato non poco dalle azzeccate ed intonate armonie vocali (del coautore Sange)  Non ho apprezzato il guitar solo, poteva essere migliore, per quanto mi riguarda. Le parole sono una affermazione di rinnovata forza e stima di se stessi.  La verità sputata in faccia ad un vecchio amico colpevole di tradimento è il tema di "No Second Chance", un brano leggermente più veloce della media dell’album fino ad ora. Come per altri brani, è giusto il ritornello (che comunque non è poco) a tenere in piedi il brano. In questo caso assieme all'assolo, pregevole nel suo incedere. "Afterlife" "sporca" di un Blues Sabbathiano il sound dei Badmotorfinger, almeno nel suo riff iniziale. Le atmosfere diventano poi più eteree con un arpeggio che ricorda parte di quello di The Call of Cthulhu (devo dire di chi è?) . La voce de "Il Reverendo" si destreggia sui toni più bassi del suo registro ricordandomi vagamente Phil Anselmo , soprattutto nella sua partecipazione al disco solista di Tony Iommi di inizio millennio. Bello il pre-chorus dove dagli arpeggi si passa ad una semplice quanto efficace pennata in pulito per poi sfocare allo stile Sabbath dell’intro. Il ritornello mi è piaciuto, molto melodico. Non si può certo dire che sia una ballad, ma è quanto di più vicino possa esserci in questo album. Il testo è una riflessione su cosa vi possa essere dopo l’inevitabile colpo di falce dell’oscura signora. Uno dei brani migliori del disco. "Beginning Of The End" torna sulle coordinate della maggior parte del disco : mid tempo roccioso con diversi stop & go. Il riff principale è vagamente Maideniano. Il testo è quanto di più classic metal ci possa essere: L'Apocalisse. Al contrario di tutti gli altri pezzi del cd,  mi piacciono più le strofe che il ritornello. Per il tipo di sonorità, questo è il brano che più mi ricorda i Sentenced (quelli di Amok o Down). "Rebel" è una mazzata di metallo anni 80 sparata in piena faccia. Pezzo dignitoso, buono per un motoraduno, ma certo meno efficace di altri. La cosiddetta "morte sua" è essere suonato su un palco più che dalle casse di un autoradio. "Inside Insanity" è l’ultimo brano del disco ad avere la firma della band. Il riff portante è spettrale e sulfureo. La cadenza del brano è sempre quella del mid-up tempo con qualche spunto di doppio pedale in più rispetto alle canzoni precedenti. Dopo una strofa poco accattivante e prima di un ritornello che non mi è piaciuto granché troviamo un interessante bridge al quale avrei dato più spazio. Il testo è una visione della pazzia dal punto di vista del pazzo. La cover di "Rock 'N' Roll" dei Motorhead chiude "It's Not The End" con un ultima scarica di energia. Il Brano viene riproposto tale e quale all’originale, con una notevole resa finale. Per concludere: "It's Not The End" è un disco che si fa ascoltare, decisamente dedicato ai Die-Hard fans di un certo tipo di Heavy Metal classico che non digeriscono innovazioni e trovate originali. Una cosa dannatamente indubbia è che si tratta di un album fatto con cuore e dedizione. Sicuramente questi Badmotorfinger devono essere una buona live band ed il loro repertorio ben si adatta a contesti come i già citati motoraduni o birrerie rock. Sarei curioso di sentire nei futuri lavori discografici del gruppo una maggiore voglia di diversificare e di osare (per lo meno nella scelta di tempi e nella strutture dei brani) pur mantenendo la propria identità. Ah, un ultimissima nota: E' un peccato che l’artwork sia veramente poco curato ed anonimo.


1) Introduction
2) The Fear
3) Ghost
4) Ride The Storm
5) Loser
6) Nightmares
7) Brand New Day
8) No Second Chance
9) Afterlife
10) Beginning of the End
11) Rebel
12) Inside Insanity
13) Rock ‘n’ Roll