ASIA
Rare
1999 - Resurgence

SANDRO PISTOLESI
31/01/2023











Introduzione Recensione
Che gli Asia avessero bisogno di una pausa era più che evidente, infatti dopo l'ottimo trittico di album con il nuovo frontman John Payne, i nostri sono praticamente spariti dai palchi. Anche le novità in studio lasciano a desiderare, dal 1995 in poi, hanno pubblicato due crestomazie di vecchie demo tapes e outakes denominate "Archiva" e una controversa raccolta denominata semplicemente "Anthology", che in scaletta vantava due stuzzicanti inediti. La raccolta rilasciata nel 1997 sollevò molti dubbi nel popolo Asiatico, a partire dai classici dell'era Wetton registrati con la nuova formazione che non dettero i frutti sperati. Delusi da questa antologia, a Febbraio del 1999, gli Asia rilasciarono una ulteriore doppia raccolta ben più sostanziosa che raccoglieva il meglio dell'era Payne, intitolata "Axioms", anche se a dirla tutti, chi scrive ha qualche dubbio anche sull'ampia scaletta, infatti fra i 23 brani, non compare "Don't Cut The Wire (Brother)", a mio avviso uno dei momenti più altisonanti dell'oscuro "Aria". Sono inorridito poi dall'opener "Bella Nova", l'unico brano Asiatico che non rientra nelle mie grazie, inserita al posto della suggestiva "Aqua Part1" ad annunciare l'epica "Who Will Stop The Rain?" Messi momentaneamente in stand by gli Asia, l'attività musicale di Geoff Downes ovviamente non si fermò. Il nostro fu ingaggiato dal celebre Sir David Frederick Attenborough per la colonna sonora del suo nuovo documentario intitolato "Salmon: Against the Tides" diretto dal regista John Macnish, lungometraggio che ripercorreva la dura vita del salmone, sempre costretto a lottare contro la forza delle maree, delle correnti e contro tutte le insidie messe sul suo cammino da Madre Natura. Nato a l'8 Maggio del 1926 a Isleworth, ridente cittadina del Middlesex ubicata ai confini occidentali di Londra, David Attenborough è una carismatica figura del Regno Unito che possiamo considerare il vero e proprio pioniere dei documentari naturalistici, nonché uno dei massimi divulgatori scientifici a livello mondiale. Per più di cinquanta anni ha realizzato documentari di storia naturale trasmessi da numerose reti televisive ed è noto soprattutto per aver scritto e presentato con l'Unità Di Storia Naturale della BBC le nove edizioni della Life Series, documentari che costituiscono una delle più complete indagini sulla vita del Pianeta Terra. Un'affascinante figura che a me ricorda molto da vicino il nostro compianto Piero Angela. Ma torniamo a noi, Downes, decise di coinvolgere nell'affasciante progetto anche il nuovo compagno di merende John Payne, con il quale nel primo scorcio degli anni Novanta aveva dato alla luce un discreto numero di ottime composizioni. I nostri dettero vita a ben sedici tracce piuttosto brevi, la cui durata oscilla tra i trenta secondi e i due minuti, non raggiungendo mai i tre minuti, tutte registrate presso i Loco Studios ubicati nel Monmouthshire, affascinate contea del Galles. Le sedici composizioni interamente strumentali, fatta eccezione di qualche oscura armonia vocale, spaziano fra la new age e il pop sinfonico e colorano perfettamente il magico mondo sommerso che fa da sfondo all'affascinate documentario di David Attenborough, rendendo ancor più suggestive le fantastiche immagini sottomarine. La suddetta colonna sonora, può essere considerato una sorta di concept, essendoci temi musicali ricorrenti che si ripropongono nel corso della track list e che legano perfettamente le varie tracce fra loro. Purtroppo, questo documentario che illustra l'avventuroso ciclo vitale del salmone è molto difficile da reperire, in rete sono riuscito a trovare solo il trailer. Averlo fra le mani avrebbe agevolato non poco il mio lavoro, ma dobbiamo accontentarci di quel che abbiamo. Ma la nuova esperienza stage & screan di Downes e Payne non si ferma qui; dopo poco tempo, i due furono ingaggiati dalla Sony per la colonna sonora del videogioco "The Exodus", un riadattamento videoludico alla trama della celebre pellicola "Exodus" diretta da Otto Preminger nel 1960 che a sua volta si era ispirato al romanzo scritto nel 1958 dall'americano Leon Uris che descrive la nascita dello Stato di Israele. Il titolo deriva dal nome della nave che nel 1947 portava in Israele un numeroso gruppo di immigranti, nave che originariamente si chiamava President Warfield, e che nel porto italiano di La Spezia venne risistemata a d'uopo per la mastodontica operazione e ribattezzata appunto Exodus. Per la cronaca, a causa di divergenze fra i vari produttori, il videogioco non è mai venuto alla luce. Sono rimaste in vita solo sei tracce che i nostri hanno registrato presso i loro nuovi studi di registrazione ubicati nel Galles, sei canzoni strumentali la cui durata oscilla fra i tre e i quattro minuti e che strizzano l'occhio alle classiche colonne sonore cinematografiche poppeggianti, andando talvolta a sconfinare pericolosamente nei meandri della musica techno dance e del rock industriale. Payne e Downes decisero di pubblicare un album che raccogliesse queste due affascinati operazioni, sarebbe stata la prima pubblicazione ufficiale extra Asia dei due. Proprio all'ultimo, non so se per il volere di Downes e Payne o della Resurgence, un distaccamento della Voiceprint Records, importante label britannica specializzata nel progressive rock, venne presa la dubbia decisione di pubblicare il lavoro sotto l'ingombrante brand Asia, con l'ingannevole titolo "Rare (Raro)", infrangendo così la regola che vede un album degli Asia intitolato con una parola che inizia e termina con la lettera "A", fatta eccezione delle raccolte e dei live, ovviamente. Io stesso caddi nell'inganno, quando alle prime armi con il famoso colosso informatico messo in piedi da Jeff Bezos che in quel periodo stava prendendo piede, cercando fra i CD del supergruppo albionico, vidi brillare questo a me sconosciuto album, il cui titolo lasciava presagire che si trattasse di una raccolta di raro materiale inedito, perfettamente in linea con i due "Archiva". Pervaso dall'entusiasmo di avere fra le mani del nuovo materiale Asiatico, senza approfondire più di tanto, misi l'oggetto nel mio carrello. Ovviamente, una volta arrivato a destinazione il prezioso CD, il mio entusiasmo fu smorzato. "Rare" non conteneva inediti o interessanti versioni alternative di brani Asiatici, ma era una raccolta di due colonne sonore, come si poteva dedurre dalle poche ma esaustive informazioni inserite nel booklet. Comunque sia, mi era già capitato in passato di avere fra le mani dischi che spaziavano fra la new age e la musica elettronica, vedi Rick Wakeman, ergo, la cosa non mi ha disturbato più di tanto. "Rare" è un disco di musica da sottofondo, perlomeno per le prime sedici tracce relative al documentario, piacevole al primo ascolto e con qualche spunto interessante nonostante l'effimera durata delle tracce, ma non è certo il disco che prendo dai miei scaffali quando ho voglia di ascoltare gli Asia. "Rare" è molto vicino al sound di alcuni lavori solisti di Geoff Downes, e forse sarebbe stato più giusto pubblicarlo come tale. La presenza del solo John Payne, non giustifica certo l'uso del marchio Asia. È giunto il momento di inseguire il salmone e ripercorrere la sua dura battaglia contro le forze della natura, un cammino lordo di ostacoli colorato dalla affascinate colonna sonora di Downes e Payne.

The Waterfall
L'affascinante percorso del salmo salar, meglio noto come salmone atlantico, uno dei pesci più pregiati ed ambiti dall'essere umano, inizia con "The Waterfall (La Cascata)". L'immagine per eccellenza di un salmone è proprio quella che lo ritrae mentre con fatica, risale le turbolente acque di una cascata. Downes apre con un breve ed enigmatico pad di tastiera che annuncia una bellissima partitura di pianoforte. Le note del piano vengono assalite dalle classiche fanfare asiatiche e da un interessante partitura orchestrale dando un senso epico a questa bellissima introduzione. Roboanti tamburi d'altri tempi delineano la spartana ritmica. Sul finale entra in scena John Payne, con una oscura ed avvolgente armonia vocale che ci accompagna verso l'epilogo.

The Journey Begins
Come si evince dal titolo con "The Journey Begins", inizia il fantastico viaggio del salmone, che spinto dall'istinto della riproduzione lascia le acque saline dell'Oceano Atlantico per risalire i fiumi, un duro viaggio irto di pericoli che costerà caro a molti esemplari. Downes ci incanta con un dolcissimo pattern di pianoforte, ben ricamato da delicati tocchi dal sapore fiabesco. Questi primi quaranta secondi del brano, mi hanno ricordato istintivamente le affascinanti atmosfere emanate da "Jennifer", brano dei Goblin presente nella fantastica colonna sonora di "Phenomena" di Dario Argento. Dopo, spaziali ed avvolgenti tastiere dal sapore new age annunciano una bellissima partitura di pianoforte che sarà il main theme della colonna sonora. Downes esplora gli affascinanti cunicoli della musica classica, impreziosendoli con le sue classiche fanfare. Un'oscura armonia vocale dal sentore clericale di John Payne, suggella il brano.

The Season
Con "The Season" inizia la stagione degli amori per il salmone. Downes abbandona la musica new age e le epiche tastiere dalle reminiscenze progressive, addentrandosi nell'oscuro mondo delle colonne sonore. Dopo un inizio paradisiaco, veniamo assaliti da un'orda di suoni terrificanti che fanno affiorare un clima di tensione. La canzone sembra un collage di varie tracce, piena di sbalzi atmosferici e che a tratti ci fa respirare le angosciose atmosfere di un film horror. Forse, con il supporto delle immagini, la struttura della canzone avrebbe avuto più senso.

The Gods
Torna la calma con "The Gods", Sir David Attenborough dipinge i salmoni come gli dèi incontrastati dei fiumi, un predatore infallibile che si aggira nelle acque dei fiumi del nord, candidandosi al trono di re delle acque. Dopo un rilassante intro dai sentori new age, un epico pad di tastiera annuncia il fantastico main theme di pianoforte, stavolta ricamato dall'oscura armonia vocale. Quando il brano sembra finito un minaccioso colpo di gong riecheggia a lungo, lasciando il campo al tema portante di pianoforte, stavolta presentato con un oscuro abito da sera e sempre accompagnato dall'inquietante armonia vocale di Payne.

The Whales
"The Whales" ci presenta una delle tante creature incontrate dal salmone durante il suo avventuroso percorso, le balene. Invero il termine balena racchiude in senso lato, tutti i meravigliosi giganteschi cetacei come il capodoglio, le balenottere e le megattere, tutti esseri giganteschi che però non rientrano nella black list dei nemici naturali del salmone. Dopo un colpo di gong, arcane tastiere ed una ossessiva ritmica tribale replicano perfettamente la maestosità delle balene, regine incontrastate dei mari. Nonostante le balene possano ritenersi esseri viventi miti e per niente aggressivi, la musica si fa minacciosa per un minuto e mezzo, ovvero fino a quando viene sostituita da un'enigmatica trama orchestrale che non avrebbe sfigurato su una pellicola di Alfred Hitchcock.

The Journey Continues
"The Journey Continues" ci informa che il viaggio del salmone continua. La traccia viene aperta dalla ricorrente armonia vocale, che successivamente lascia il campo ad un pad di tastiera che ci tiene sulle spine, e ne ha ben donde, visto che annuncia uno dei momenti migliori di questa affascinate colonna sonora. Il main theme di pianoforte viene supportato da un pad orchestrale e ricamato splendidamente da John Payne con la chitarra acustica, procurandoci una buona dose di brividi e ricordandoci l'immensa classe di questi due straordinari zelanti musicisti.

The Reservation
Con i sui quasi tre minuti di clock "The Reservation (La Prenotazione)" è la traccia più lunga di questa affascinate colonna sonora che accompagna il salmone durante il suo viaggio. Con i suoi molteplici sbalzi atmosferici e cambi di tempo è il momento in cui i nostri si avvicinano maggiormente alla musica progressive. Nei primi trenta secondi, il brano raccoglie tutti i main theme già sentiti precedentemente. Il tema portante di pianoforte viene ben mixato all'armonia vocale e alle pompose fanfare di Downes. La parte centrale è caratterizzata da una danza tribale che ci catapulta nel bel mezzo di un PowWow dei nativi americani. Gli ossessivi vocalizzi vengono ben supportati da un evocativo pattern di pianoforte, che poi si prende i suoi trenta secondi di gloria con una triste partitura in solitario. Nel finale, l'ossessiva danza tribale, supportata dal pianoforte, ha il compito di accompagnarci verso l'epilogo.

The Bears
"The Bears" ci presenta forse quello che il nemico naturale per eccellenza del salmone, l'orso. Gli orsi attendono impazientemente il momento della frega dei salmoni, quando i fiumi si popolano di queste splendide creature che da temibili predatori si tramutano in facili prede. I pesci, stremati dal lungo viaggio, sono manna caduta dal cielo per gli orsi, che non si lasciano sfuggire questa succulenta opportunità di procurarsi del cibo con estrema facilità. Downes per musicare il momento più critico del cammino del salmone, sconfina nella musica classica. Un pattern orchestrale dall'aria irridente e minacciosa allo stesso momento, illustra perfettamente la maestosa e caracollante andatura dell'orso. I pad di archi creano la giusta tensione, mentre le classiche tastiere made in Asia di tanto in tanto fanno capolino nei momenti cruciali della colonna sonora. Geoffrey Downes replica in maniera impeccabile i vari elementi di un'orchestra, accompagnandoci alla traccia successiva.

Under the Seas
"Under the Seas" è la colonna sonora perfetta per valorizzare lo spettacolo mozzafiato del mondo sottomarino. Geoff Downes azzecca in maniera impeccabile l'introduzione; se chiudiamo gli occhi la magia della musica ci accompagna verso un fondale marino dove pullula la vita. Piccola pausa e poi il nostro ci incanta con una bellissima escursione pianistica, dove la musica classica si fonde con la colonna sonora di un thriller psicologico. Altra pausa e poi la campionatura di un'armonia vocale ci fa sussultare, spazzando prepotentemente via l'idilliaca atmosfera creata dal piano. Quando il brano sembra giunto al termine, ricompare l'enigmatico main theme sentito all'inizio del disco, quando la musica ci portava al cospetto di una maestosa cascata.

At the Graveyard
Una solenne trama di tastiera predomina nella triste "At the Graveyard". Purtroppo, il rito della riproduzione è fatale a molti esemplari di salmone. Dopo la riproduzione la maggioranza dei maschi muore. Le femmine sono più fortunate, il 40% riesce a sopravvivere, ma solo una minima parte di esse riuscirà ad affrontare una nuova migrazione riproduttiva. Un celestiale pad di tastiera apre il brano, per poi lasciare il campo alle funeree tastiere di Downes. Oscuri colpi di tamburo accentuano l'alone di mestizia che regna lungo le acque poco profonde del fiume, trasformato in un vero e proprio cimitero dei salmoni.

Downstream
La mestizia della traccia precedente viene cancellata dalle epiche fanfare di "Downstream (A Valle)". Si respira una gloriosa atmosfera che odora di rinascita e di vittoria. Gli avannotti del salmone, venuti alla luce, crescono precocemente e già da piccoli sono in grado di procacciarsi del cibo. Dopo circa un anno, di solito durante la stagione primaverile, i giovani salmoni iniziano una lunga discesa a valle, per poi assaporare per la prima volta la bellezza dell'Oceano. Le gloriose trame della tastiera celebrano l'ennesimo miracolo della vita, lasciando poi il campo a spettrali trame che tornano ad avvicinarsi alle rilassanti atmosfere della new age. Sul finale torna il main theme sentito ad inizio brano, celebrando la vittoria di tutti i giovani salmoni che sono riusciti ad arrivare incolumi nelle salate e fredde acque dell'oceano Atlantico, pronti ad iniziare un nuovo ciclo.

The Ghosts
Non avendo mai avuto il piacere di vedere il documentario, non posso dire con certezza quali siano i fantasmi della successiva "The Ghosts", a me piace pensare che siano le anime di tutti quei salmoni che hanno perso la vita per far sì che la loro specie continui a nuotare nelle acque del Pianeta Terra. Visto il titolo sarei aspettato una canzone dolce ed eterea; invece, si discosta del resto di tutta la colonna sonora. Dopo uno spiazzante inizio caratterizzato da colpi di piatti privi di un'apparente senso a causa della mancanza delle immagini, una sorprendente drum machine fa la sua apparizione a pieno regime, accompagnando una dolce escursione chitarristica di Payne che va ad esplorare i caldi lidi della musica fusion. Difficile capire il senso di questa canzone, senza un supporto visivo delle immagini a cui è legata. Per quanto mi riguarda è la traccia più debole del lotto.

The Sun
La successiva "The Sun" è la traccia più breve dell'album con i suoi appena trentaquattro secondi. Dopo un inizio etereo e spirituale, le tastiere di Downes vanno ad esplorare i misteri del cosmo, portandoci al cospetto della stella madre del nostro Sistema Solare, un corpo incandescente che ha il potere di incidere sulla vita di ogni essere vivente del Pianeta Terra.

The Moon
A far compagnia al Sole troviamo il suo alter ego notturno, la Luna, astro che ha molta influenza sulle maree e sugli abitanti di tutte le acque del Pianeta Terra, ergo ha una buona influenza anche sulla vita del nostro amico salmone. In "The Moon" le tastiere di Downes assumono toni più oscuri e lunari innalzando notevolmente la tensione. Successivamente, fantascientifici pad di testiera creano una tetra atmosfera lunare. Brano che non avrebbe sfigurato nella colonna sonora di una pellicola sci-fi.

The Sharks
Con la successiva "The Sharks" sale ulteriormente la tensione. A tenerci sulle spine è un minaccioso pattern di tastiera che strizza l'occhio alla celebre colonna sonora di John Williams che nel 1975 valorizzò le scene cruciali dell'imperituro "Jaws" di Steven Spielberg. Durante la permanenza nelle acque dell'Oceano, sovente al salmone capita di incontrare quelli che possiamo definire i predatori per eccellenza di tutti i mari, gli squali, vere e proprie macchine da guerra capaci di fagocitare un salmone in un sol boccone. Downes crea brillantemente una buona dose di tensione. Sicuramente, se associata alle immagini del documentario, questa traccia aumenta di valore.

The Journey Ends
Come si evince dal titolo "The Journey Ends" sancisce la fine di questo affasciante viaggio insieme ai salmoni, e di conseguenza l'epilogo del documentario di Sir David Frederick Attenborough. Un effimero reprise di trentaquattro secondi del main theme che suggella questa incantevole colonna sonora dal piacevole retrogusto marino.

The Indians
Le successive sei tracce fanno parte della colonna sonora del videogioco mai rilasciato dalla Sony "The Exodus", un'opera senza ombra di dubbio meno affascinate della precedenza e che svaria su più fronti. Le danze vengono aperte da "The Indians", traccia che, come si evince dal titolo, vede protagonisti i nativi americani e le loro caratteristiche ed inquietanti danze tribali. Downes e Payne ci catapultano nel bel mezzo di un villaggio indiano, dove tra i colorati tepee ed il sacro totem i nativi americani invocano la pioggia. L'inquietante cantilena perdura per quasi un minuto, per poi lasciare il campo ad un sibillino pattern di tastiera ben ricamato dalla chitarra elettrica. In sottofondo il classico "who ah eh who" degli indiani d'America accompagna per qualche secondo. Con un crescendo rossiniano, il tema di chitarra di John Payne prende le sembianze di inno, reso più epico dalle tastiere di Downes, mentre l'ossessivo pattern di tastiera continua imperterrito in sottofondo. Siamo di fronte ad un brano molto vicino alle classiche colonne sonore di b-movies che imperversavano negli anni Ottanta.

The Angels
La successiva "The Angels" apre scenari paradisiaci. Un ridondante giro di basso e un delicato charleston determinano la ritmica spartana. Un angelico pad tastiera si fonde con un rilassante motivetto, sporcato più avanti da una gracchiante chitarra iper-effettata che assume sentori sintetici, una chitarra che possiamo definire asettica, incapace di suscitare emozioni. Nella seconda metà del brano, caustici fraseggi di chitarra richiamano la drum machine, che entra in scena con un tempo sincopato e ci accompagna verso l'epilogo.

The Horizons
"The Horizons" (Orizzonti)" innalza notevolmente il livello di questa seconda parte di "Rare". Il brano viene aperto da un vellutato tappeto di tastiera, dove danzano inquietanti suoni e misteriosi aliti di flauto. Dopo quasi un minuto, le tastiere di Downes spalancano affascinati orizzonti, la progressione di accordi istintivamente mi ha riportato alla mente la bellissima colonna sonora di "I Segreti Di Twin Peaks" di Angelo Badalamenti. Dopo qualche istante John Payne ci incanta con una fantastica trama con la chitarra acustica che emana sentori latini, le cui note vengono trasportate letteralmente dagli struggenti pad orchestrali. Brividi.

To The Deep
La successiva "To The Deep" ci porta nello spazio profondo, suoni lunari, lancinanti fraseggi di chitarra e rumori inquietanti tempestano un motivo ossessivo di testiera. Il brano sembra uscito da una colonna sonora di un film di fantascienza anni 80. Istintivamente mi ha ricordato vagamente il main theme della serie tv "Stranger Things". Nella marea di elettronica, Payne fa stridere la sua chitarra, sembra che un minaccioso uccello rapace volteggi in aria in cerca di una preda da afferrare con i suoi robusti artigli. Nonostante sia molto ripetitiva, è una canzone di forte atmosfera, sicuramente sentirla senza poter vedere le sequenze del videogame per cui era stata concepita, ne sminuisce le potenzialità.

The Game
Con "The Game" i nostri si addentrano pericolosamente nei meandri del rock elettronico industriale. Per chi scrive è la traccia meno interessante dell'intero lotto. Una forsennata drum machine trascina un ossessivo pattern di tastiera, bombardato da acidi power chord sparati da Payne. Dopo una quarantina il brano diventa ancora più ossessivo, suoni disturbanti si alternano con lancinanti fraseggi di chitarra. Siamo letteralmente risucchiati in una spirale psichedelica di suoni. Al minuto 01:33 calano leggermente i bpm, tastiera e chitarra si fondono dando vita ad un terrorizzante wall of sound. Sbalzi atmosferici e cambi di tempo si alternano senza però aggiungere niente di nuovo. Alla lunga, la canzone finisce per assumere toni disturbanti. Si sente chiaramente che questa è una forzatura dettata dalle circostanze e che questo genere non rientra nelle corde dei nostri.

The Exodus
"The Exodus" chiude le danze, le sperimentazioni sonore continuano, i nostri si avvicinano alla techno dance degli anni'80, sicuramente con risultati migliori rispetto alla precedente escursione nel rock elettronico industriale. Downes spara un light motive prettamente dance, affiancato da spaziali trame di tastiera. Dopo circa un minuto entra in scena un bellissimo motivo di tastiera e pianoforte che rievoca vagamente le splendide colonne sonore del maestro Morricone. Al minuto 01:50 un simpatico riff di tastiera tipicamente anni'80 spazza prepotentemente via le epiche atmosfere da spaghetti western. Den Harrow, gli Alphaville e i Modern Talking sono dietro l'angolo. Ritornano le evocative trame di tastiera che abbiamo sentito ad inizio brano, accompagnandoci piacevolmente verso l'epilogo e confermandoci la versatilità di questo eclettico duo di compositori.

Conclusioni
"Rare" è un lavoro particolare, molto difficile da analizzare e giudicare. Dobbiamo farcene una ragione, non ha niente a che vedere con nessun lavoro della precedente discografia Asiatica. Come già sottolineato, di Asia ha solo il logo, ma ascoltandolo con attenzione e aprendo i nostri orizzonti musicali al massimo, possiamo ugualmente apprezzarlo. In passato, Geoffrey Downes aveva lavorato su jingle pubblicitari e si sente. Il nostro tira fuori dal cilindro una manciata di idee vincenti sulle quali ha costruito l'affascinate colonna sonora dedicata al documentario sui salmoni, durante la track list, sovente incontrerete momenti pianistici di spessore. L'apporto di Payne si limita alle oscure armonie vocali e a qualche intarsio con la chitarra e con il basso. La prima parte, quella dedicata al documentario, si lascia ascoltare in maniera omogenea, musica rilassante che ha il potere di metterci a stretto contatto con la Natura. Più difficile da giudicare è la parte finale dell'album, quella dedicata alla colonna sonora del videogame targato Sony. Qui i nostri, per esigenze da parte del committente, sono costretti a svariare su più fronti, e l'ascolto si fa meno omogeneo, comunque anche qui, non mancano momenti degni di nota. Sicuramente aver avuto a disposizione le immagini del documentario e del videogioco, avrebbe agevolato il mio compito e alcune tracce, apparentemente prive di senso avrebbero giustificato la loro presenza. Questa escursione nello stage & screan è stata sicuramente un'esperienza molto produttiva che ha contribuito ulteriormente alla crescita tecnico compositiva di Payne e Downes, che oltre a classe e talento hanno ostentato una innaturale versatilità musicale. Registrato nei Loco Studios ubicati nel Galles, "Rare" è stato rilasciato dalla Resurgence in un imprecisato giorno del 1999. Composizione, esecuzione e produzione sono tutte ad opera dell'ormai collaudatissimo duo Goeffrey Downes e John Payne. L'artwork è opera della L-Space Design. Si tratta di una affascinante riproduzione di uno scorcio di fondale marino, dove predominano il verde e l'azzurro. In alto campeggia lo storico logo made in Roger Dean, stavolta proposto in una sciccosa e luccicante veste platinata. Al centro un organismo unicellulare giallorosso, che al giorno d'oggi può risultare inquietante, in quanto ricorda vagamente il coronavirus. In basso troviamo il titolo. Manco a farlo apposta, con il tempo "Rare" è divenuto un raro pezzo da collezione, ancora reperibile ma a prezzi esorbitanti. Gli amanti delle colonne sonore troveranno senza ombra di dubbio interessante questo disco. Gli irriducibili storici fan degli Asia storceranno la bocca ascoltandolo, specie se in maniera superficiale, ben consci però che non deve assolutamente mancare nelle loro collezioni. Pur confessando che dopo averlo acquistato nel lontano 1999 l'ho riascoltato in questi giorni per esigenze lavorative, non posso esimermi dall'affibbiare una valutazione più che sufficiente. Difficilmente capiterà fra le mie mani in un prossimo futuro, ma ascoltandolo con attenzione l'ho rivalutato moltissimo, le idee ci sono, la classe non manca.

2) The Journey Begins
3) The Season
4) The Gods
5) The Whales
6) The Journey Continues
7) The Reservation
8) The Bears
9) Under the Seas
10) At the Graveyard
11) Downstream
12) The Ghosts
13) The Sun
14) The Moon
15) The Sharks
16) The Journey Ends
17) The Indians
18) The Angels
19) The Horizons
20) To The Deep
21) The Game
22) The Exodus


