Adversor

The End Of Mankind

2018 - Punishment 18

A CURA DI
FABRIZIO IORIO
09/07/2018
TEMPO DI LETTURA:
8

Introduzione Recensione

Esattamente un anno fa, avevo personalmente recensito il disco di debutto dei veneti Adversor. Nati dalle ceneri degli Harvester of Sorrow (H.o.S.) per volontà dei fratelli Dado e Jacopo Cardi, rispettivamente voce/chitarra e batteria, diedero alle stampe nel 2016 per Punishment 18 records il debut Rise to Survive, che dava così inizio alla carriera dei Nostri quattro ragazzi. Un lavoro improntato su un thrash metal vecchia scuola che faceva intravedere delle ottime potenzialità, ed una qualità dei brani proposti decisamente interessante ma forse non ancora espressa come avrebbe dovuto. Un buon disco, sicuramente, anche se non era riuscito ad emergere del tutto nonostante le ottime premesse, ma che ha comunque permesso ai Nostri di andare in tour in paesi come Olanda, Slovenia, Belgio ed Ungheria. Ora, a due anni di distanza dal loro debutto, ecco che gli Adversor si ripresentano sul mercato con un nuovissimo lavoro dal titolo The End Of Mankind, che prosegue le coordinate del suo predecessore ma che sicuramente avrà quella maturità in più che, grazie all'esperienza accumulata, si farà senz'altro sentire. Dico questo ancora prima di aver ascoltato l'album, perché come detto poc'anzi, avevo già intravisto in loro una capacità di migliorarsi che era talmente evidente che, sinceramente, ho pochi dubbi sulla qualità complessiva di questo nuovo disco. Iniziamo comunque col dire che già solamente guardando la copertina, si notano immediatamente delle enormi differenze rispetto al passato. Se la prima release infatti presentava una bella cover fumettistica che celava al suo interno significati importanti sul contenuto del disco, in questo caso ci troviamo di fronte ad una cover art macabra ed oscura che, invece, lascia poco spazio all'immaginazione, soprattutto se associata al titolo stesso. La Fine Dell'umanità, infatti, viene rappresentata benissimo ai nostri occhi con questo scheletro ormai privo di qualsiasi sostanza organica e soprattutto tremendamente sofferente. Di queste tematiche il nostro genere preferito ne è pieno, ma è anche altrettanto vero che certi argomenti hanno molte varianti interpretative e sinceramente, oltre ad essere curioso di scoprire in che modo abbiano sviluppato certe tematiche, è anche piacevole capire come queste vengono intese dagli Adversor. Quello che ci si aspetta, dunque, non può che essere del fottuto thrash metal che ti prende alla sprovvista e martella costantemente alle gengive fino a farle sanguinare. Per quanto riguarda la formazione che compone il Nostro quartetto, dobbiamo segnalare la dipartita della chitarrista Aurora Merci per motivi personali (comunque rimasta in ottimi rapporti con il resto del gruppo), la quale lascia il posto di secondo chitarrista a Filippo Parise, già membro della band death/thrash Warbutcher con all'attivo una demo dal titolo Angel of Burning Cross, pubblicato indipendentemente nel 2015. Qui la band si imbarca per un altro tour e va a toccare mete quali Parigi, Lucerna, Amsterdam e Milano. Vanno a completare la line up il cantante e chitarrista Dado, il bassista Emanuele Alimonti ed il batterista Jacopo Cardi. Per questa nuova uscita gli Adversor hanno registrato anche un videoclip per la quinta traccia dal titolo "Ignoble Blackmail", ma la cosa veramente curiosa sta nel fatto che, nel retro cover, sono presenti i titoli dei brani posti in maniera errata rispetto alla tracklist ufficiale, e questo fatto è dovuto ad un errore iniziale di stampa che, paradossalmente, potrebbe essere anche un motivo in più per avere tra le mani questo nuovo disco. Cosa andremo a trovare dunque in "The End Of Mankind"? In primis, sicuramente del thrash metal tutto orgogliosamente italiano e dieci tracce per un totale di poco più di mezz'ora di durata complessiva. Un bene? Un male? Chi può dirlo, in fondo molti album dotati di breve minutaggio sono ancora adesso delle pietre miliari del genere metal; basti pensare ai Napalm Death con il debut "Scum", con ben ventotto canzoni per trentatré minuti totali (giusto per fare l'esempio più eclatante). Insomma, non è detto che la scarsa quantità sia sinonimo di scarsa qualità, anzi, a volte è proprio il contrario. Pochi infatti sono i lavori di eccessiva durata che riescono nell' intento di non annoiare, alla lunga, e di certo non è un'impresa facile. Quindi non ci rimane che andare a scoprire insieme cosa ci abbiano riservato gli Adversor, e soprattutto, voglio vedere se le speranze che avevo riposto in loro sono state ampiamente ripagate. Quindi come dico sempre, salite a bordo ed inoltriamoci in questa nuova avventura alla scoperta della mente contorta che ci ha sempre contraddistinto.

Psychotropic Nightmare

Iniziamo il nostro viaggio con "Psychotropic Nightmare (Incubo Psicotropico)", un brano che vede un inizio affidato a delle urla disperate con un sottofondo degno di un film horror. Le chitarre subentrano prepotenti con rasoiate in puro thrash style molto ben assestate e decisamente interessanti. La sezione ritmica fin qui si rivela essere in procinto di esplodere, ma si fa attendere quel tanto che basta per creare la giusta atmosfera. Ecco che infatti, una volta subentrata la voce di Dado, si scatena tutta la potenza distruttiva dei nostri Adversor. Parliamo di una sostanza... per la precisione di una sostanza psicotropica in grado di alterare le nostre capacità mentali. Il nostro cervello, quindi, ci trasporta in una dimensione corrotta, violenta e piena zeppa di insidie, dove il nostro mondo si avvia a scontrarsi per essere violentemente annientato a causa di una malvagità di fondo che ormai è diventata legge. Siamo dunque in preda al panico, la comunicazione delle nostre cellule nervose iniziano a collassare in maniera inesorabile e tutto ciò che è vita viene improvvisamente inghiottita dall'oscurità. Essa, l'oscurità, scende, è li davanti a noi, e paralizzati dalla paura, o meglio dal terrore vero e proprio, un senso di vuoto infinito ci sovrasta senza alcuna pietà. Il brano viaggia spedito come un treno in piena corsa, e a poco servono delle momentanee pause a livello strutturale per allentare la tensione, la quale viene espressa egregiamente dalla band facendoci rimanere sempre in questa dimensione decadente senza mai permetterci di trovare una uscita. Il basso è devastante, lo si può distinguere benissimo in maniera talmente evidente che si apprezza il lavoro spaccaossa e distruttivo. Le due asce sono veramente taglienti, riescono con i propri riff a creare un muro sonoro di assoluto spessore. L'assolo offertoci dalla band è decisamente interessante, certo nulla di trascendentale, ma è perfetto per cercare di far riprendere fiato all'ascoltatore che fino a questo momento viene martoriato da ritmiche a dir poco assassine. Ad un certo punto veniamo catapultati in una stanza dove non c'è nulla, solamente muri e soffitto. Ci guardiamo intorno, qualcosa non va. È tutto troppo calmo, il respiro inizia a farsi affannoso ma ancora nulla è successo. Ecco che però qualcosa accade, i muri iniziano a stringersi ed il soffitto cede lentamente alla gravità. Un senso di disagio ed angoscia, ma soprattutto di pericolo, ci avvolge in un tormento che da li non ci abbandonerà mai più. Questo maledetto incubo psicotropico inizia il proprio lavoro, ed è tremendo. Veniamo così schiacciati dal peso della solitudine, una solitudine che ci accompagnerà per il resto dei nostri giorni. L'angelo della morte ora ci ha intimorito, ed è alla ricerca disperata della nostra anima. Sta marciando verso di noi, cerchiamo invano una via di fuga che sappiamo benissimo non troveremo mai. Un gioco mortale, quello che stiamo creando con il mietitore, ma è un azzardo che non potremo mai vincere perché lui ha tutto quel che serve per poterci incastrare e portarci via per sempre. Le urla del frontman, sul finale, trasudano quel senso di angoscia e di terrore che pervade l'intero brano, ma proprio alla fine il cantante conclude con una timbrica che sa proprio di rassegnazione; come se avesse capito che alla morte non può proprio sfuggire. Questo primo pezzo della durata di poco meno di tre minuti è una bordata impressionante che gode anche di momenti più riflessivi ed articolati, ma che colpisce duro praticamente per quasi tutta la sua durata. Ottimo il lavoro del batterista Jacopo, il quale è una vera e propria macchina di distruzione. In sostanza, ci troviamo davanti ad un ottimo inizio caratterizzato da una ruvidità di base che non può certo passare inosservata.

The End Of Mankind

Con il secondo brano arriviamo direttamente a parlare della title track, ovvero "The End Of Mankind (La Fine Dell'Umanità)". Un titolo che lascia poco spazio all'immaginazione e che si presenta con un riff immediato e secco, facendo partire a cannone una sezione ritmica che si rivela fin da subito imponente e distruttiva. Facciamo finta per un attimo di essere degli studiosi del comportamento umano, dove secoli di teorie e certezze vengono spazzate via come se niente fosse. Studiando la mente dell'uomo, andiamo a scoprire che quello che si cela dietro di essa è un qualcosa di terribile e ripugnante. Bisogna scavare a fondo per comprendere le anomalie del genere e bisogna addirittura scendere nell'abisso più oscuro per andare a scovare cosa rende l'uomo un essere abominevole. Scopriamo a nostro malgrado che man mano che il tempo passa, le nostre ambizioni vanno a puntare sempre punte di bassezza infinita creando ogni volta delle creature sempre più orribili ed ignoranti, bruciando così secoli e secoli di storia dove l'uomo stesso è stato protagonista di grandi opere e di grandi successi evolutivi. Gli Adversor pestano veramente duro, ma arrivati intorno al primo minuto troviamo con grande sorpresa una sospensione musicale molto interessante che dà il via ad un mid tempo bellissimo, dove le due chitarre si cercano in questo manicomio chiamato cervello con in mezzo un basso come al solito devastante che svolge un lavoro potentissimo. La voce invece riesce a mantenere un livello di aggressività decisamente alto, ma una volta interrotta ecco che arriva l'assolo che si rivela essere decisamente vincente sotto ogni aspetto. Dopo questa breve parentesi i Nostri ragazzi tornano a picchiare come se nulla fosse successo, e lo fanno con una naturalezza disarmante. Un altro assolo ci viene proposto e vi assicuro che è ancora più interessante di quello precedente. La doppia cassa è spettacolare e inesorabile, così come inesorabile è la brama di potere dell'essere umano che lo porterà a marcire a causa della propria ambizione. La fine è ormai vicina ed il regno del terrore è qui davanti a noi. La famosa teoria di Charles Darwin viene così smontata pezzo per pezzo, e se lo scienziato partiva dal presupposto che l'uomo derivasse dalle scimmie compiendo così un processo evolutivo che lo avrebbe portato a diventare sempre più intelligente e consapevole dei propri mezzi, ecco che in questo caso avviene praticamente il processo inverso, con l'uomo che si ritrova a dover affrontare una involuzione preoccupante che lo porterà all'estinzione per sua stessa mano. È arrivata dunque la fine, nessuno si salverà dall'autodistruzione. Questa title track è ancora più interessante del precedente brano che già di per sé era un ottimo esempio di cosa sono oggi gli Adversor. Un episodio praticamente perfetto dove la vera essenza del thrash viene espressa con grande perizia dai nostri ragazzi, i quali hanno saputo confezionare una song che deve per forza di cose essere ascoltata varie volte, ma non tanto per cercare di estrapolare ogni singola sfumatura, ma proprio perché si rivela essere una droga da assumere regolarmente durante la giornata. Ottimi gli stop and go posti a metà brano, grandissimo il lavoro delle due chitarre con assoli di grande spessore, ottima come sempre la voce di Dado e di grande impatto la sezione ritmica, come al solito imponente e grandiosa.

The Fall Of The Empire (We Must Unite)

È il turno del terzo brano presente in The End Of Mankind, e andiamo dunque ad analizzare "The Fall of the Empire (We Must Unite) - La Caduta dell'Impero (Dobbiamo Unirci)". Il riff iniziale è solamente un antipasto per permettere alla band di spingere fin da subito sull'acceleratore in una maniera a dir poco violenta. Una violenza che trova dimora nello stato d'animo della gente, la quale, ormai stanca di essere presa in giro dalla guerra che è costantemente scatenata per il denaro, vuole in qualche modo ribellarsi. Tutti sono corrotti, dai politici agli imprenditori, gente insomma abituata a maneggiare grosse quantità di denaro. Il volere a tutti i costi mantenere l'ignoranza tra la gente per poter arricchirsi sempre di più, scatena una psicosi di massa causata da paura e terrore costanti. Il brano rallenta vistosamente, inanellando un sound massiccio e molto ben assestato prima di riprendere la corsa su di un cavallo ormai imbizzarrito. Il cantato è ruvido, le musiche rasentano il caos che questa vergognosa dittatura vuole imporci. Dobbiamo reagire a tutti i costi, dobbiamo in qualche modo trovare le forze per dire basta a tutti questi soprusi psicologici. Tutto ormai è sull'orlo del collasso, ogni cosa sembra essere lasciata allo sbando e abbandonata a se stessa. Bisogna reagire a tutto questo potere, i poveri accusano i poveri, mentre il denaro continua a governare la gente. All'orizzonte non si riesce ad intravedere un futuro per le nuove generazioni, figuriamoci per quelle che verranno. È tutto sbagliato, non si riesce a dare una stabilità ai giovani e la continua crescita della disoccupazione non fa altro che confermare questa triste verità. Bisognerebbe trovare il modo di poter aiutare chi è in cerca di un lavoro, di una occupazione che potrebbe dargli quel minimo di futuro che sembra ormai irraggiungibile. Cosa è successo in tutti questi anni? Non si riesce a capire il motivo del perché fino a qualche anno fa fioccavano opportunità per chiunque, mentre ora non si riesce a trovare uno straccio di occupazione. Questo fatto demoralizzerebbe chiunque dal voler anche solo tentare di costruirsi un futuro o di rendersi in qualche modo autonomo e libero di poter fare delle scelte. I soldi; ecco qual è il vero problema. Ormai ogni cosa è governata dal denaro, e chi ne ha vuole averne sempre di più, mentre chi non ne ha è condannato a non averne. Fa male vedere chi sta bene, e fa rabbia osservare che tanti di questi patrimoni vengono sperperati nelle cose più inutili mentre c'è gente che fa veramente fatica a mangiare. Ottima la cavalcata guidata dalla doppia cassa, la quale permette ad un ottimo assolo di manifestarsi in tutta la sua bellezza. Grandissimo anche il mid tempo offertoci immediatamente dopo, con tanto di solo di basso che spacca il brano in due tronconi, permettendoci di mettere insieme una vera e propria squadra per combattere finalmente queste ingiustizie. Seguiamo una volta per tutte il nostro cuore, aiutiamoci l'un l'altro a non combattere tra di noi, ma a debellare questo scempio. Le nostre vite sono il bene più prezioso che possiamo avere e non è giusto buttarle al vento per colpa di egoisti e manipolatori. Davanti a noi è presente una barriera di odio che dobbiamo ad ogni costo buttare giù, e dato che con le buone maniere non sempre si ottengono risultati positivi, è il caso questa volta di usare veramente le maniere forti. Dobbiamo unirci per far si che questo maledetto impero crolli definitivamente, ma solo rimanendo uniti potremmo farcela. Il brano continua con una dose di thrash veramente impressionante, e si conclude con la disfatta totale di questa gente orribile. Ho trovato questo brano veramente ben fatto, soprattutto perché risulta essere piuttosto variegato nonostante superi appena i tre minuti e mezzo di durata. Velocità, aggressività, rallentamenti repentini con tanto di soluzioni estremamente ragionate. Insomma, un pezzo di grande impatto che non disdegna essere anche riflessivo. Le liriche non sono certo una novità per la band, ed è un argomento che molti altri hanno toccato e messo in musica. Il potere: quella maledetta parola che sta rovinando l'esistenza dell'uomo e che già in passato ha fatto danni incalcolabili a discapito della povera gente, la quale può solamente assistere inerme all'evolversi delle situazioni. Un giorno, si spera, finirà tutto questo ed avremo finalmente la nostra rivincita.

Evil Impulse

Una volta passati al brano successivo, ci aspetta il singer Dado che ci dice di voler raccontare una storia. Una storia su come la pazzia abbia prevalso sull'intelletto umano e come le persone riuscivano a distorcere la realtà per colpa dell'ignoranza. Il tutto espresso con un sottofondo di grande impatto che vede l'esplosione vera e propria con l'inizio della prima strofa, la quale è di una bellezza disarmante. Le distorsioni sono perfette, la sezione ritmica è impostata meravigliosamente bene, ed il tutto è amalgamato alla grande dai nostri Adversor. Si presenta dunque come meglio non potrebbe "Evil Impulse (Impulso Demoniaco)". Siamo in Europa, precisamente nel 2016. Ad una giovane ragazza viene diagnosticata la leucemia, e la chemioterapia sembra essere l'unica soluzione per salvarla. Eppure qualcuno vuole provare a sperimentare su di lei una cura al limite della follia. Spinto dalla voce del male e con una mente corrotta, induce a questa povera ragazza una sofferenza talmente crudele che si fa fatica a credere che stia succedendo veramente. Questa voce dice di essere la cura, e stuprando la sua anima riesce in qualche modo a farle il lavaggio del cervello. Ora la band si cimenta in una corsa priva di ostacoli, martellando a più non posso per poi rallentare nuovamente e dimostrando di avere anche una buona tecnica individuale nel proporre parti piuttosto articolate ed estremamente interessanti. Altra corsa, ma questa volta corredata da un assolo frenetico e "nervoso" che si spegne inesorabilmente con la voce del frontman che vuole per un attimo dimenticare la pietà dell'uomo, criticandolo per le sue scelte. L'essere umano è ormai un giocattolo rotto, come rotta è la propria fede e la propria vita. Non si ha più fiducia ormai di nessuno, non possiamo fare affidamento nemmeno su noi stessi. Questa ragazza era un angelo, un angelo con dei gravi problemi, la quale si è affidata ad esperti del settore per poter per lo meno allungare le proprie aspettative di vita. Ed invece è successo che l'ennesima vita è stata spezzata e gettata nelle fiamme dell'inferno. Sembra di essere tornati negli anni quaranta, dove la sperimentazione sul genere umano era orribilmente una prassi. Esistono numerosi casi al limite della follia che sono accaduti in quegli anni, e di esempi ne è pieni la storia. Pensiamo ad esempio ai ricercatori dell'ospedale di Cincinnati, che nel 1943 tennero sedici pazienti con disturbi mentali in stanze con una temperatura di poco al di sotto dei zero gradi. Oppure a quei presunti scienziati che nel '44, a Knoxville, iniettarono quasi cinque microgrammi di plutonio nelle vene di alcuni soldati per studiarne gli effetti. Iniezioni di malaria, di arsenico, di uranio, torture indicibili a livello medico su prigionieri di guerra. Insomma, se ci pensiamo bene non possiamo certo dire che la nostra razza, che dovrebbe essere superiore ad ogni cosa proprio per il fatto che siamo esseri pensanti e soprattutto dotati di una coscienza, sia intelligente come crede di essere. Certi atti sono vergognosi, al limite di ogni tipo di ragionamento. I Nostri sono spettacolari nel procedere con perizia tecnica verso il momento in cui bisogna correre all'impazzata, e durante questa folle corsa finale promettiamo di dare la caccia a questo maledetto bastardo che ha spezzato questa giovane vita solamente per i propri scopi. Fino alla morte, finché non vedremo il suo cadavere steso a terra e fatto a pezzi, continueremo a cercarlo finché avremo fiato in corpo. Questa è una storia triste, anche se non sappiamo se è frutto di un'esperienza personale da parte di qualche membro della band. Fatto sta che è terribile pensare che sia accaduta una cosa del genere ai giorni nostri. Non è umanamente pensabile nemmeno anni fa, ma ormai quello che è fatto è fatto. Bisognerebbe imparare dalla storia, bisognerebbe avere un minimo di buon senso prima di provare determinate soluzioni che potrebbero avere conseguenze irreparabili. Ed invece a quanto pare siamo ancora qui a descrivere atti osceni che non avremmo mai voluto sentire e mai vorremmo sentire in futuro. Anche questa "Evil Impulse" è veramente bella da ascoltare, diciamo che è uno di quei brani da assaporare, ma è anche uno di quegli episodi che fanno riflettere e fanno capire realmente quanto l'uomo sia più una bestia che un essere dotato di una ragione. Ottimo il cantato, espressivo come non mai e soprattutto coinvolgente ed a tratti toccante.

Ignoble Blackmail

Un'ottima sezione ritmica con tanto di riff preparatorio, "Ignoble Blackmail (Ricatto Ignobile)" parte in quarta e non ha nessuna intenzione di fare superstiti. L'inizio infatti è tremendo, veloce e spietato come un killer che non conosce emozioni. La vita di tutti i giorni scorre sempre nel solito e monotono modo, ma se ci fermiamo un attimo a pensare noteremo sicuramente che c'è qualcosa di innaturale nel nostro modo di affrontare il trascorrere del nostro tempo. Quello che sto cercando di farvi comprendere, è che tutto quello che facciamo è programmato da chi sta al di sopra di noi. Ci dicono quando essere felici come se la felicità fosse quell'ora d'aria che si da ai detenuti. Sì, perché è la sofferenza il sentimento preponderante. "Anni di delusioni hanno tagliato le tue ali", come se tutto quello che abbiamo immaginato di fare o di essere improvvisamente si spegnesse per colpa delle continue delusioni provocate da questa società malata e corrotta. La nostra generazione, ma soprattutto quella che verrà successivamente, viene miserabilmente sprecata e stroncata sul nascere, perché l'uomo è conduttore di disgrazie in continua ricerca di schiavi da poter sfruttare per il solo scopo di sentirsi "grande". Insomma, si convive in un locale con un inquilino scomodo, ovvero quella disperazione che ti consuma dall'interno fino a farti desistere. Un tuffo nel baratro se vogliamo, dove non esiste un modo per poter risalire. La dignità che ognuno di noi dovrebbe avere per natura è ormai andata persa da tempo e questo fatto è dovuto proprio al costante convivere con angoscia e paranoia crescenti. Si scatena così il caos, dove la guerra dei deboli genera una competizione disumana in grado solamente di portare ancora più povertà. Il brano corre, è veloce e a tratti annichilente, ma quando si ha la sensazione che poco o nulla possa cambiare, ecco che il sound si fa più soffocante e lento per permettere ad un riff veramente ben fatto di assecondare per un attimo il disastro imminente. Da segnalare sicuramente il solo di basso posto proprio in questa precisa fase musicale, che riesce a dare quella piacevolissima variante che innalza sicuramente il livello generale di tutta la song in questione. "Ignoble Blackmail" è cattiva, di una cattiveria bilanciata che sa quando colpire e tramortire. Ottimo giro di tom da parte di Jacopo e si riparte a cannone, quasi a volersi in qualche modo ribellare a tutti questi soprusi psicologici. Ne abbiamo abbastanza di tutti questi trucchi ed è giunto il momento di farla finita. Prendiamo le nostre armi, riprendiamoci il coraggio che ci è stato tolto per anni e andiamo a riconquistare ciò che deve essere nostro di diritto. Perché devono spezzare le nostre speranze? Ognuno deve essere libero di vivere la propria vita nella maniera che preferisce e nessuno mai si deve permettere di dire come dobbiamo comportarci. Certo, sempre nel rispetto reciproco, ma così è veramente lobotomizzare la gente per fargli fare ciò che non vorrebbe fare. Riprendiamoci il nostro trono, riconquistiamo la fiducia perduta e andiamo ad abbattere queste maledette barriere. Devo dire che a tratti mi ha sorpreso, questo brano. È sicuramente un pezzo piuttosto lineare nel suo insieme, ma la variante centrale espressa in un rallentamento quasi claustrofobico è pressoché geniale. Certo non è un qualcosa di eclatante, sia chiaro, ma secondo il mio parere è una soluzione azzeccatissima e soprattutto invoglia a scapocciare a più non posso.

...On Death And Dying

Arriva il momento di "...On Death and Dying... (Sulla Morte e sul Morire)", ed andiamo a trattare giusto un minuto e quaranta di espressione strumentale atta un po' a spezzare la tensione generale fin qui ottimamente esplicata. Un arpeggio di chitarra classica ci introduce in una valle desolata e desertica, dove possiamo udire indistintamente il soffio del vento caldo del deserto e dei corvi che si sentono prima in lontananza, poi alzando lo sguardo li vediamo girare proprio sulle nostre teste. Sembra proprio di essere in questo luogo dove siamo lì, appesi ad un filo tra la vita e la morte, dove l'arpeggio proposto si tramuta in una marcia tristissima che però ha quel non so ché di speranza. I corvi ad un tratto non si odono più, ma rimane il vento. Quella calda brezza che accarezza il nostro volto e che spinge granelli di sabbia proprio all'interno dei nostri occhi, non permettendoci così di vedere ciò che sta accadendo. I capelli danzano in maniera sinuosa, i vestiti ormai malconci perdono pezzi di stoffa che si allontana sempre di più. Ecco, questa è l'immagine che ho potuto scorgere ascoltando questa canzone strumentale. Un'immagine un po' sbiadita per via di questa sabbia che non voleva proprio saperne di mirare altrove, ma si sa, quando arriva il nostro momento, comunque sia la morte si farà vedere.

Poisoned Lymph

Dopo la parentesi strumentale, giunge il momento di riaccendere i motori ruggenti per presentare "Poisoned Lymph (Linfa Avvelenata)", la quale si presenta con un riff stonatissimo che inizialmente fa storcere un pochino il naso. Diciamo che gli Adversor hanno optato per una introduzione piuttosto inusuale, ma che si rivela essere quel qualcosa di diverso che potrebbe anche piacere. Il brano si riprende praticamente nell'immediato sfoderando una velocità non certo indifferente e mostrando una carica dirompente degna del miglior thrash anni ottanta. La voce di Dado è sempre incisiva, e forse in questo caso deve esserlo ancora di più visto che ci troviamo di fronte ad una vera e propria critica verso chi sta cercando in tutti i modi di avvelenare una società che risulta essere sempre più piegata su se stessa. Un veleno questo che non conosce difficoltà nell'infiltrarsi in ogni angolo della nostra vita, ed il problema è che non esiste un antidoto per poterlo sconfiggere. Purtroppo il mondo è pieno di questa gente schifosa che vuole solamente arricchirsi senza nemmeno considerare minimamente il male che sta facendo verso gli altri e verso il nostro stesso pianeta. Siamo costretti a guardare inermi intere generazioni che vengono spazzate via senza un reale motivo costruttivo, ma sono vittime del dio denaro e di persone senza rimorso che non hanno emozioni e che non si fanno certo scrupoli per poter arrivare alla grandezza intesa come potere supremo. La song gode di un leggero rallentamento dove possiamo sentire il solito basso che detta legge per un brevissimo momento, per poi permettere alla band di picchiare nuovamente duro con tanto di urla strazianti dello stesso singer che si trova letteralmente disgustato da tutto ciò che ci sta accadendo intorno. Tutto quello che ci viene detto, ogni cosa che ci viene proposta, non è altro che un'immagine fasulla di quello che in realtà è l'intento finale. Un cavallo di Troia che nasconde questa linfa avvelenata pronta a colpire inesorabile una volta liberata. Un veleno che una volta passato non lascia altro che un terreno contaminato dai detriti della sofferenza e della disperazione altrui. Arriviamo al momento dell'assolo, il quale si rivela proprio come questa sostanza micidiale che penetra nelle vene fino ad uccidere. Veloce, spietato e privo di ogni freno, il lavoro chitarristico di Filippo è sicuramente di ottima fattura e riesce a colpire in pieno volto l'ascoltatore. Ricavare più denaro possibile da ogni situazione, questo è l'obbiettivo primario e principale di questi maledetti parassiti che non conoscono vergogna alcuna e che non sanno cos'è veramente il vero valore della vita. Ottimo come sempre il lavoro dietro le pelli di Jacopo, perfetto nel dettare i tempi inesorabili per la venuta dell'estinzione. Si perché prima o poi è li che si arriverà. Un giorno saremo anche noi un ricordo e lasceremo spazio ad una nuova specie che studierà i nostri comportamenti e le nostre abitudini. Purtroppo però, scopriranno che non avremo abbandonato il pianeta per causa di chissà quale catastrofe naturale, no, capiranno quanto siamo stati idioti nel ridurci in queste condizioni, ed una volta oltrepassato il punto di non ritorno, non esisteremo più. Poison Lymph si conclude in maniera decisamente classica, con un ultimo riff che si spegne proprio come la nostre vite. Diciamo che questo è fino ad ora il brano che mi ha convinto meno rispetto a quanto ascoltato fino ad ora a livello musicale, ma non si tratta di un brutto pezzo chiariamolo subito. E' che a parer mio le altre song godono di più varietà e soprattutto di maggior mordente. A livello di liriche invece è certamente in linea con il concept del disco, e ho trovato il testo molto interessante e ben espresso. Un buon brano insomma ma che non mantiene la qualità generale vista fino a questo momento.

Eternal Damned

Un arpeggio malsano con un sottofondo disturbato sottolineato da ride e pedale dove possiamo udire due persone che stanno correndo, o meglio, scappando da qualcosa. Stanno ansimando, il respiro inizia a mancare fino a che le forze non li abbandonano. Un tonfo e poi le urla. Inizia così "Eternal Damned (Eterno Dannato)". Il riff che ne segue è un colpo allo stomaco, così come la ritmica che prende forma in maniera violentissima e spietata. Dado è cattivo e ruvido mentre tutta la strumentazione è bellissima nello svolgere un lavoro certosino nel creare una sensazione di pericolo imminente. Finalmente arriva il momento della venuta della giustizia a fare piazza pulita del continuo dolore che l'uomo ha creato ed è in grado ancora di creare. Sotto forma delle nostre paure più remote, queste creature spuntano dal nulla per compiere la loro vendetta. Non ci si rende conto, è un attimo, un istante che ci faranno pagare in maniera drastica. Colpiscono con una brutalità bestiale, con una furia disumana che acceca per violenza e spietatezza. I nostri occhi ormai non riescono più a vedere, accecati da anni dal potere e dalla voglia di diventare sempre più ricchi, ma le nostre orecchie sentono benissimo, eccome se sentono. Devono ascoltare tutto ciò che accade intorno, devono trasmettere quell'angoscia che per anni ha arrecato danni verso altra gente. Ecco dunque che d'ora in poi saremo degli eterni dannati, perseguitati da una giustizia che finalmente si scatena in tutta la propria violenza. Come al solito il lavoro di basso di Emanuele è fenomenale, innalzando con il compagno di sezione ritmica Cardi, un muro sonoro di tutto rispetto. Grandissime la distorsioni di chitarra, bellissime da ascoltare, le quali sono in grado di sprigionare un'energia pazzesca. La follia è ormai esplosa, questi demoni sono venuti fin qui per restituire tutto il male fatto. E' piacevole e soddisfacente vedere la povera gente sopperire ed inchinarsi davanti a chi ha soldi e fama vero? Ora saranno proprio loro a godere nel vedere i cosiddetti "padroni" soccombere a tanta rabbia riversata su di loro. Continui stop and go non fanno altro che aumentare la tensione generale già ottimamente ricreata dalla band, per poi lasciarsi andare con una splendida doppia cassa che lascia il posto ad un rallentamento generale atto a proporre un assolo di chitarra veramente ben fatto e godibilissimo nel suo essere così semplice tanto efficace. Dado urla disperato, sono grida di disperazione queste che possiamo ascoltare; si perché finalmente la giustizia ha colpito. Ora saremo condannati ed isolati per sempre perché il destino ormai ci ha voltato le spalle definitivamente. Ora saremo noi gli schiavi di qualcuno e non avremo più alcuna speranza di poter ribaltare ancora una volta la situazione a nostro favore. Abbiamo abusato per tutta la vita del nostro potere che ora ci si ritorce tutto contro. Siamo caduti in definitiva in un incubo che non conosce la parola fine, in un vortice di disperazione da cui non risaliremo mai più. Il nostro destino è compiuto; dannati per l'eternità. Grandissimo brano questo Eternal Damned, carico di energia negativa a livello di liriche ma carico di quella positiva per quanto riguarda la musica. Una spirale di energia che avvolge l'ascoltatore e lo trasporta nel mondo dell' headbanging più furioso. Il lavoro della band è spettacolare e la voce di Dado è grintosa ed aggressiva come non mai. Brano di un livello qualitativo esagerato per i suoi tre minuti e mezzo abbondanti di durata.

Museum Of Suffering

Colpi molto ben assestati di pedale e crash e si parte alla grande con "Museum of Suffering (Museo della Sofferenza)". Una spettacolare cavalcata in puro thrash style che ci accompagna all'ingresso di questo museo della sofferenza, dove ad accoglierci c'è un'importante struttura che simboleggia le fasi della vita e del comportamento umano. Entriamo dal cancello principale e quello che vediamo è un edificio imponente che nasconde alcune delle più tristi verità. Passiamo attraverso un corridoio fino ad arrivare ad osservare ed esaminare la prima stanza. Quello che troviamo ha quasi dell'incredibile: ragazzi che ridono spensierati perché hanno davanti a sé un vero futuro. Non esiste nessun tipo di conflitto e nessun tipo di ingiustizia e sembra che tutto sia meravigliosamente vero nella sua falsità. Tutto è perfetto, forse troppo, eppure un senso di pace finalmente riusciamo a percepirlo, anche se sappiamo benissimo che questo posto non fa certo per noi. Passiamo questa prima stanza per approdare nella seconda, dove troviamo questa volta il lusso più sfrenato. Gente abituata a vivere nelle comodità, individui adagiati nelle loro poltrone da ricchi con il sigaro costantemente in bocca ad atteggiarsi come padroni dell'universo. Gli intoppi sono all'ordine del giorno, ma questi piccoli e spiacevoli inconvenienti sono diventati ormai loro amici e non si curano minimamente di queste cose. Carte dorate, specchi d'acqua a non finire e tanta lussuria per assecondare ogni loro desiderio. Tocca ora fare un giro turistico verso la terza stanza, dove questa volta ci attende il degrado vero e proprio della razza umana. Esseri plagiati mentalmente per fare in modo che questi pensino come dei topi, pronti ad esaudire ogni desiderio altrui senza poter battere ciglio. Vengono costantemente sodomizzati dai piani alti, ma l'abitudine di essere inferiori è ormai diventata la loro armatura e non fanno nemmeno più caso a tutto questo sfruttamento. È una routine che va bene così perché probabilmente non hanno mai assaporato la vera essenza della vita e la parola libertà non è nemmeno presente nel loro vocabolario. Un'abitudine che condurrà certamente alla morte, ma che non produrrà alcun tipo di sofferenza oltre a quella già provata. Dopo questa visione così distante dalle due precedenti, si rimane scioccati nel vedere quanta differenza ci sia tra ceti sociali così diversi ma appartenenti alla stessa razza. Arriviamo dunque al quarto locale, dove ci attende un impero vero e proprio fatto di droga e gioco d'azzardo, dove regna praticamente il potere della logica del male e soprattutto del profitto. La disgrazia è li pronta ad accoglierci nella sua spirale malata, dove il vizio è il signore del male ed è pronto a fare le proprie vittime. Gli Adversor qui ci danno una lezione di graniticità nel loro sound, il quale si rivela martellante ma mai veloce come ad inizio brano, ma è dannatamente bello e coinvolgente. Sezione ritmica come al solito impeccabile, chitarre sugli scudi e voce maligna al punto giusto, fanno di questa porzione di brano un vero e proprio godimento per le orecchie e per l'animo. Abbiamo visto come è strutturato questo dannato museo ma abbiamo soprattutto visto il vero volto della Terra che ci si sta rivoltando contro. Pensate che la visita sia terminata? Assolutamente no. La quinta stanza è un qualcosa di perverso, è il luogo dove vediamo che il nostro destino è nelle mani di questi bastardi. Il loro unico scopo è quello di distruggere la razza umana a colpi di schiavitù e sottomissione, ed un giorno sembra che ci riusciranno proprio. Sesta ed ultima stanza, ed è anche quella in cui possiamo vedere la realtà così come si sviluppa attraverso le altre fasi. Violenza nelle strade, guerre che mietono costantemente vittime su vittime. Cadaveri sparsi ovunque, bambini affamati che vivono costantemente nella paura di non poter vedere una nuova alba per colpa di chi vuole avere a tutti costi fama e gloria da sbandierare ai quattro venti. Questo è quanto. Colui che ci ha condotto in questo tour è colui che guida le nostre vite, e seduto lì sul suo bel trono ci ha condannati ad essere per sempre dei disgraziati in cerca di aiuto; un aiuto che non arriverà mai da nessuno. Altro rallentamento generale e si riparte con una doppia cassa violentissima scandita da un urlo disumano che fa partire il brano ancora più spedito fino alla sua conclusione. Una mazzata finale degna di un ottimo pezzo che ci accompagna attraverso le stanze di questo museo come fossero i gironi infernali di Dante. Ottime le sfuriate ed altrettanto ottime le ripartenze. Altra grande prova di maturità espressa egregiamente.

The Cult Of Apocalypse

Siamo giunti al termine di questo disco e ci apprestiamo a raccontarvi dell'ultimo brano dal titolo "The Cult of Apocalypse (Il Culto dell'Apocalisse)", il quale si presenta con un solo di basso accompagnato dai tom di batteria e da un riff che si palesa ogni tanto per preparare il terreno al singer. Il cantato è meno incisivo e notiamo subito che la struttura è meno elaborata e molto più lineare. Ci troviamo radunati in cerchio in attesa che venga effettuato un rituale. Il tempo passa inesorabile e dalle profondità degli abissi qualcosa inizia a venire allo scoperto. L'apocalisse sta arrivando, tutto ciò che vedevamo con colori brillanti improvvisamente diventa tutto grigio e bianco ed il mondo, per come lo abbiamo sempre conosciuto, scompare sotto i nostri occhi. Saremo tutti dannati per l'eternità e pagheremo per tutte le azioni orribili che siamo stati in grado di compiere. Come ormai la band ci ha abituato, dopo un inizio violentissimo il brano si assesta su un mid tempo per un brevissimo periodo per poi riprendere con meno foga a favore di un assolo ben fatto ma non eccezionale come accaduto in alcuni brani precedenti. La doppia cassa martella che è un piacere ed il pezzo si fa violentissimo grazie ad una chitarra ritmica che ricama un riff bellissimo e tutto da assaporare. Uno stop improvviso permette al frontman di riprendere il discorso facendoci conoscere l'architetto del caos, colui che ha generato tutto questo disastro. I demoni ormai sono stati risvegliati dal loro torpore ed emergono dalle profondità per compiere il loro dovere. Ormai il male controlla il nostro mondo, il lato oscuro è diventato il padrone di tutto il nostro pianeta ed il culto dell'apocalisse regna ormai sovrano su ogni cosa. Il testo in sostanza termina qui, ma la musica fortunatamente no. Troviamo infatti un ottimo basso che rintocca come fosse una sentenza e fa crescere intorno a lui un'aurea malsana che pervade tutto il nostro stato d'animo. The Cult of Apocalypse ha un testo brevissimo se guardiamo la durata del pezzo stesso, ma è più che sufficiente per dare quella sensazione di abbandono totale grazie soprattutto ad una musica che trasuda disperazione e desolazione da tutti i pori. L'esplosione che si può ascoltare al termine della stessa chiude di fatto la permanenza della nostra razza su questo maledetto pianeta, un pianeta che ha dato tutto il possibile per permetterci di vivere al meglio offrendoci ogni tipo di risorsa necessaria per vivere. Dato che però noi siamo egoisti e soprattutto non riconoscenti, abbiamo fatto di tutto per poterlo rovinare, non rispettandolo e non rispettando soprattutto noi stessi. Questa è la punizione finale e forse anche la nostra stessa volontà. Ci meritiamo tutto ciò perché siamo degli animali privi di rimorsi e avidi, che non hanno alcun risentimento nel vedere crollare ogni cosa costruita con il sudore e la fatica.

Conclusioni

Siamo arrivati dunque alle battute finali, e devo dire che sono rimasto colpito perfino più del dovuto da questo nuovo lavoro degli Adversor. In fase di introduzione avevo detto, ed ero sicuro, che mi sarei trovato di fronte ad un disco più maturo del precedente ed anche più accattivante. Ecco, devo ammettere che tutto ciò è esatto, ma non mi sarei mai aspettato un salto di qualità di questo livello. Il primo disco, "Rise to Survive", aveva delle buone basi ed era un platter sicuramente buono e ben suonato che faceva intravedere delle grandi potenzialità. Mai però mi sarei aspettato un balzo in avanti di questa portata. Intendiamoci, la base del precedente debutto è ancora a tratti presente in questo "The End of Mankind", ma è portata ad un livello più avanzato che mi ha letteralmente stupito. Ogni brano è una lezione di thrash e se volgiamo proprio fare i pignoli, giusto un paio di song risultano un pochino sottotono, ma complessivamente siamo di fronte ad un qualcosa che non può non rendere orgogliosa la band veneta. Probabilmente il cambio di chitarrista ha dato nuova linfa al gruppo, ma con questo non voglio togliere quanto fatto di buono dalla precedente Aurora. La voce di Dado è cresciuta tantissimo in quanto ad aggressività ed espressività, e tutte le emozioni ruotano proprio intorno alla sua bravura di saper riuscire a trasmettere disagio attraverso i testi narrati. Il lavoro di chitarra dello stesso Dado e di Filippo Parise è svolto ottimamente e a volte è veramente esaltante, da non riuscire a stare fermi per un secondo. Jacopo Cardi (fratello di Dado tra l'altro) è bravissimo dietro le pelli; un chirurgo impegnato in un'operazione delicata nel condurre i suoi assistenti verso la totale distruzione sonora. E che dire del bassista Emanuele Alimonti, se non che è sbalorditivo il suo lavoro con il proprio strumento. Un totale mattatore che non cerca certo di nascondersi dietro le chitarre per compiere il proprio compitino, come fanno tanti altri colleghi. Prende iniziative, si propone alla grande ed è spettacolare sentire finalmente uno strumento tanto importante quanto decisivo uscire allo scoperto e diventare anche protagonista. Ottimo anche il concetto su cui ruota tutto il lavoro, ovvero la distruzione dell'umanità in tutte le sue forme. Interessante vedere il punto di vista della band sull'argomento, e devo ammettere che non ci troviamo davanti a testi banali ma bensì a riflessioni vere e proprie che, di riflesso, fanno meditare anche noi che ascoltiamo. È tremendamente orribile vedere quanta cattiveria l'uomo sia in grado di generare, ma la cosa che stupisce maggiormente è che tutto quello che ci viene raccontato non è frutto di fantasia, ma è purtroppo una verità che troppi vogliono nascondere, o peggio, far finta di non vedere. Avevo visto subito dalla cover che qualcosa era cambiato nella mentalità del gruppo, ma ripeto, mai mi sarei aspettato di ascoltare una cosa del genere. Sono orgoglioso e soddisfatto di aver conosciuto questi ragazzi attraverso le loro prime due opere, e devo dire che ora mi sembra di conoscerli quasi personalmente. È così che si porta avanti un genere, senza dover per forza inventare niente di nuovo, ma semplicemente mettendoci l'anima e tramutando le sensazioni, positive o negative che siano, in un qualcosa che si possa toccare con mano. Vorrei veramente fare i complimenti a tutti e quattro, ma penso di non essere abbastanza gratificante nei loro confronti. Quindi dico solamente che se l'evoluzione continua in questo modo, il terzo disco sarà sicuramente un capolavoro di puro e sanguinoso thrash metal. Concludo spendendo due parole sulla produzione del disco: ottimamente registrato e dotato di quella sporca attitudine che un genere come questo deve avere. Lasciamo perdere i dischi perfetti con un sound cristallino e luccicante, perché è così che deve suonare il fottuto thrash metal.

1) Psychotropic Nightmare
2) The End Of Mankind
3) The Fall Of The Empire (We Must Unite)
4) Evil Impulse
5) Ignoble Blackmail
6) ...On Death And Dying
7) Poisoned Lymph
8) Eternal Damned
9) Museum Of Suffering
10) The Cult Of Apocalypse
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