VISION DIVINE
9 Degrees West of the Moon
2009 - Frontiers Records

SAMUELE MAMELI
26/08/2011











Recensione
Davanti all'ultimo lavoro dei Vision Divine, mi sorgono in mente alcuni titoli cinematografici di fama internazionale, film come "A Volte Ritornano" e "Ritorno Al Futuro", non per le tematiche trattate, lungi dall'essere frainteso, ma per la situazione del momento che rivede tra le file della band, il nostrano Fabio Lione (Rhapsody), tornato alla sua postazione dopo quel Send Me An Angel del 2002.
Per qualcuno si è parlato di vilipendio, per altri di manna dal cielo, per il sottoscritto semplicemente di mossa azzeccata per il bene del gruppo, visto e considerato i rapporti inclini tra il leader Olaf Thorsen e il vecchio vocalist Michele Luppi. Stiamo parlando di cantanti tra i più bravi e noti a livello nazionale e permettetemi, anche mondiale, con impostazioni e timbriche vocali differenti ma adatte alle musiche proposte dalla squadra, tale da evitare il giudizio univoco su chi dei due è capace o meno.
Il progetto Vision Divine, ebbe inizio nell'anno 1999 con l'omonimo album, fu concepito dal guitar player Olaf Thorsen per essere un side project interamente strumentale, presto tramutato in una vera e propria band con l'entrata in formazione di Fabio Lione. Dopo cinque studi album, si arriva alla sesta fatica 9 Degrees West Of The Moon che rispetto al suo predecessore The 25th Hour, suona più potente e diretto, moderno, con invitanti testi così personali quanti intimisti, prodotto e mixato dal guru Timo Tolkki; dimenticate marginalmente il singer apprezzato nei Rhapsody, qui abbiamo qualcosa in più da ammirare, una libertà stilistica intenta a riprendere diversi frangenti sentiti nel debutto degli Athena, a suo agio nel coprire un ruolo, pressapoco schematico, come nella band madre accade.
Suoni futuristici, inserti elettronici avanguardisti per un canto di soprano intenzionato a sollecitare sensazioni sinistre, da il via libera all'opener "Letter to My Child Never Born", il tutto sfocia in un buon refrain di chitarra, pezzo ritmato su cui si scaglia la grintosa voce di Fabio, lesto a deliziarci di un rigoroso chorus... estratto grintoso per liriche profonde.Stiamo parlando di un brano iniziale che supera gli otto minuti di durata, ben strutturato, un interludio ricco di pathos dove fa l'ingresso un dolce pianoforte; avvio promettente carico di energia... si respira tanta preziosa aria fresca e già sono intento a crogiolarlo per bene.
Si continua a sognare con "Violet Loneliness", melodica quanta basta per tenerci a mente quel motivo catchy, con possenti riff accarezzati dal sempre presente piano... si avverte un certo flavour pop tipico anni'80 per via delle armonie leggiadre. "Fading Shadow" è la track, per certi versi più difficile dell'intero cd, innesti di keyboards su una sezione ritmica prorompente, viaggia a ritmi alternati, delineati da una struttura semi dissonante, ci si esalta nei fraseggi chitarristici e tastieristici ottimamente eseguiti.
"Angels in Disguise" incanta per la sua verve invocativa, mid tempo trascinante su linee vocali appetibili dal primo ascolto fregiate da nobili inserti sinfonici. Ritmiche serrate per un impetuoso wall of sound, danno il benvenuto a "The Killing Speed of Time", canzone sostenuta che dona evidenza allo screaming di Lione come raramente è capitato di sentire, per poi cambiar registro nel ritornello sin troppo tenue, lasciando a metà le intenzioni violente, quasi mancasse quel quid per farlo esaltare.
"The Streets of Laudomia", ha il punto di forza nel chorus... brillante pezzo vivace e avvincente, perfetto per decantare l'ottimo lavoro alle chitarre."Fly", è sicuramente un buon hit per il mercato discografico, musica che riporta agli esordi della band grazie alla melodia ruffiana così coinvolgente... inammissibile non cantarla in coro.
"Out in Open Space", lascia spazio al groove di guitars intente a presentarci una track dal retrogusto hard rock e articolato su cui si susseguono diverse accelerazioni, assaporando mascherate melodie delicate, abili a esplodere in grinta focosa. Arriviamo così, alla consueta semi ballad "9 Degrees West of the Moon", la ritengo unicamente geniale, un brano ispirato, ben impostato, ricorda qualcosa del grande Arjen Lucassen... quell'inizio leggiadro di semplici note di carillon, la voce calda del vocalist pronto a cesellarne la sua bellezza, si riversa in tastiere spaziali che ne accrescono il fascino sino a sfiorar le stelle, un testo malinconico capace di scaraventare l'ascoltatore in quel cosmo misterioso... nella mia sincerità, commovente! Si giunge alla cover di turno "A Touch of Evil", francamente troppo simile all'originale dei Judas Priest tuttavia squisita da assaporare. Termina l'album con la versione demo di "Fading Shadiw".
In conclusione, affermo tranquillamente che dagli esordi, codesto gruppo ha sfornato lavori sopra la sufficienza, è rimasta coerente, puntualmente alla ricerca di nuove soluzioni protratte a non snaturare del tutto il trade mark. Quest'ultima fatica, non tocca i livelli qualitativi del capolavoro Stream Of Consciousness, in questo non vi son dubbi, ma di sicuro presenta brani ispirati e permeati di freschezza. Per chi li ha sempre apprezzati, può prenderli a scatola chiusa.

1) Letter To My Child Never Born
2) Violet Loneliness
3) Fading Shadow
4) Angels In Disguise
5) The Killing Speed Of Time
6) The Streets Of Laudomia
7) Fly
8) Out In OpenSpace
9) 9 Degrees West Of The Moon
10) A Touch Of Evil
11) Fading Shadiw
(Demo Version)


