SEPULTURA

Chaos A.D.

1993 - Roadrunner Records

A CURA DI
LUCA CRAVANZOLA
23/03/2011
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Recensione

Dopo la pubblicazione di "Arise" (1991) i Sepultura iniziarono una lunga serie di tournèe per promuovere il nuovo disco:a quanto ricordo,i loro sforzi vennero premiati dal momento che l’album fu un vero successo di vendita e fece conoscere la band in pressoché tutto il pianeta.

Intorno alla fine del 1992 i quattro musicisti tornarono in studio per iniziare a comporre e registrare il successivo lavoro:considerando il successo ottenuto da "Arise" le aspettative erano davvero elevate e,forse per questo,venne scelto di lasciare il continente americano per cercare un poco più di tranquillità e solitudine nel Vecchio Mondo. Alla fine furono scelti i "Rockfield Studios" nel Galles del Sud ed il precedente produttore Scott Burns venne sostituito dal famoso Andy Wallace:fu così che,nel Settembre del 1993 venne pubblicato "Chaos A.D.",quinto favoloso capitolo della saga dei Sepultura.

Il primo lato si apre con un brano divenuto un vero classico del quartetto brasiliano,cioè "Refuse/Resist":dopo un avvio possente e distorto il pezzo immediatamente mostra come sia cambiato il sound del gruppo dal disco precedente senza che la ferocia musicale sia venuta meno,lasciando affiorare secondo me,moltissime influenze punk ed hardcore,peraltro disseminate ovunque nell’album. Dopo una veloce introduzione di batteria ad opera del sempre validissimo Igor Cavalera si giunge alla seconda traccia "Territory",altro cavallo di battaglia dove,tuttavia,la velocità lascia ampio spazio alla pesantezza.Nella successiva "Slave new world" si torna su ritmi più sostenuti e c’è da notare come in questo brano la band si sia avvalsa della collaborazione di Evan Seinfeld dei Biohazard nella stesura del testo,incentrato sul concetto della libertà. "Amen" è un altro potente esempio di come sia in evoluzione il corso musicale dei 4 carioca:la voce di Max è alterata con effetti elettronici e vengono utilizzati campionatori,se non sbaglio per la prima volta nella storia della band. Una menzione speciale merita la seguente "Kaiowas",un breve strumentale acustico che porta alla mente immagini esotiche e tribali proprie della terra natia del gruppo,sempre più appassionato di sonorità collegate alle proprie origini. "Propaganda",che chiude il lato,riporta l’andatura allo stile dei tempi passati con le chitarre ed il basso a creare una muraglia sonora che non concede pause alcune.

Con la furiosa "Biotech is Godzilla" inizia il secondo lato,un brano scritto con la collaborazione di mr. Jello Biafra,leggendario ex-cantante dei veterani hardcore Dead Kennedys da sempre interessato alle tematiche sociali e molto apprezzato da Max:si tratta di un pezzo assai veloce che rimanda,secondo me,proprio al genere di cui il buon Jello è stato,per tanti anni,un fiero portabandiera. Si prosegue,poi,con "Nomad" che,dopo un attacco quasi "rumorista" diviene un altro esempio di come la band sembri privilegiare la potenza alla velocità,salvo poi trasformarsi in una cavalcata selvaggia nel finale. "We who are not as others" si apre con un arpeggio impreziosito dai veloci passaggi di Igor per diventare un brano cadenzato e possente dominato dalle chitarre di Andreas e Max. Con "Manifest" tornano i riffs rapidi ed intricati che mi ricordano molto lo stile del progetto "Nailbomb" di Max ed Alex Newport,grazie anche al sapiente uso degli effetti elettronici,qui presenti ma mai in quantità eccessiva. "The hunt",un vecchio brano dei New Model Army,lascia,infine spazio alla conclusiva di lato e disco "Clenched fist",altro assalto monolitico che rimanda,anche qui,ad una musica abbastanza lontana dal Thrash più canonico,genere che i Sepultura comunque ancora rappresentano in pieno.

Ricordo che quando ascoltai "Chaos A.D." per la prima volta rimasi stupito,dal momento che conoscevo molto bene i suoi illustri predecessori e mi sarei aspettato un qualcosa di più "affine” alle sonorità che avevano caratterizzato la produzione musicale dei Sepultura fino ad allora. Ricordo anche i commenti di molti amici che,al contrario del sottoscritto,non amano le contaminazioni con altri generi e rimasero profondamente delusi dall’evoluzione sonora intrapresa dai 4 musicisti. Per quanto mi riguarda io penso che la band abbia mostrato grande coraggio nel modificare in questo modo il proprio sound,rischiando di perdere molti fans:con me questo non successe,tuttavia,perchè mi innamorai all’istante di questi 12 brani e questo fu uno dei dischi che ascoltai di più in quel periodo,così come lo apprezzo ancora oggi moltissimo.


1) Refuse/Resist
2) Territory
3) Slave new world
4) Amen
5) Kaiowas
6) Propaganda
7) Biotech is Godzilla
8) Nomad
9) We who are not as others
10) Manifest
11) The hunt
12) Clenched fist