Never Trust

Morning Light

2013 - Self

A CURA DI
ROBERTA D'ORSI
05/01/2014
TEMPO DI LETTURA:
6

Recensione

I milanesi Never Trust dal 2009 sulle scene on stage nel panorama underground, cominciano la loro scalata alla carriera vincendo alcuni contest nelle zone di Milano. Poi è la volta dei festival e di interviste per radio locali e carta stampata. Fino a quando i Never Trust entrano in sala d’incisione per registrare l' album dal titolo “Morning Light”. Undici sono le tracce presenti di cui l’ultima una bonus track in versione acustica. L’album autoprodotto è stato registrato e mixato da Onil Utsis & Jimmy Temper per NookStudio di Cleveland in Ohio  (USA) e masterizzato a Nashville in Tennesse. Il 10 settembre 2013 c’è stato il rilascio di Morning Light con relativo video ufficiale del singolo “Honey”. La band è composta da Elisa Galli alla voce, Massimo Buggio alla chitarra, Gianni Borgonovo alla batteria e Flavio Oggioni al basso. Il genere proposto dai Never Trust è un alternative rock pulito e senza pretese. Metto su il cd e faccio partire la musica, le prime note di “Fade Away” sono segnali disturbati di una radio o televisione, poi l’attacco degli strumenti prepara il terreno alla vocalist che entra in scena con il suo timbro caldo ma graffiato. Il giudizio immediato nel sentire Elisa cantare è “e poi qualcuno afferma che le donne non possano cantare rock o metal..”. Così come molte voci maschili non sono un granché o non adatte al contesto in cui si propongono, anche per le donne vale lo stesso principio, ed in questo caso Elisa sa far valere il suo strumento “naturale”. Il testo è piuttosto esplicativo di una relazione in cui uno dei due è stato un “padrone” che ha tenuto in gabbia l’altro, ma il karma fa il suo corso e la situazione si ribalta. La parte per così dire lesa, si ribella e sfoga tutta la sua rabbia inseguendo il carnefice diventato preda.. preda della vendetta di chi è stato oppresso. La modernità del sound di cui sono fautori i Never Trust è palese, il loro rock ha molte influenze alla Paramore, anche nello stile vocale, ma per fortuna il lato “pop” è molto meno palese, lasciando più spazio a ritmi strong. Nel secondo brano “Worthless” la Galli racconta come l’analizzare con gli occhi di qualcun’ altro, inteso come estraneo e non sentimentalmente implicato, chi ti sta vicino mette in risalto la vera natura di quella persona, ed in questo caso è palese quanto questa natura sia di un essere viscido e meschino. La chitarra produce riff taglienti e prestazione semplice e diretta. La sezione ritmica conduce con un buon accompagnamento questo brano dal carattere deciso. La melodia si paventa con “Rebound” il cui mood è amabile e scorrevole. Bello l’attacco. La track si erge su una struttura armonica di semi ballad, atmosfere in bilico tra Nickelback, i moderni Bon Jovi e i The Calling. Questo per dire un mix molto commerciale, forse troppo, ma allo stesso tempo gradevole da ascoltare. Tecnicamente e a livello compositivo nulla di nuovo. È il turno della traccia che gode del video ufficiale "Honey". La linea vocale scelta per alcune parti della strofa, proprio non mi piace, e pur sforzandomi cercando di collegarla al resto della melodia, proprio non riesco a farmela andare giù.. de gustibus! Per quanto riguarda il songwriting, c’è qualcosa che mi convince ed altro no! La parte prettamente strumentale con l’assolo di chitarra ha un buon approccio uditivo, di contro sulla parte vocale anche quella musicale perde. In definitiva l’idea di base non è malvagia, e la breve sezione iniziale lo conferma, poi i Never Trust si perdono con un arrangiamento troppo “alternativo”, così alternativamente pop da sembrare una canzone di Kate Perry che gioca a fare la rockettara. Per il lancio del cd avrei scelto sicuramente un altro brano, quell’assolo ben equilibrato non basta a salvare il pochissimo salvabile che c’è. Per quanto riguarda il testo, sembra la storia di una sorta di Bonnie & Clyde, di Diabolik ed Eva Kant, insomma due innamorati lestofanti, la cui parte femminile viene catturata dalla polizia e chiede al suo compagno di essere liberata. Si cambia  registro con “More Than This” il cui ritmo rimane sostenuto con un mood di fondo rockeggiante e privo di divagazioni di altro genere. Il brano parte subito con l’attacco di voce accompagnata da un arpeggio di chitarra pulita, poco più di una trentina di secondi per questa accoppiata avvolta da un’atmosfera melliflua. La sezione ritmica scende in pista apportando la scarica di adrenalina che serve al pezzo per movimentare la dinamica melodica. E così ci troviamo con le strofe dall’andamento cauto ed il ritornello che prende velocità. Da metà canzone si ha la miscela combinata di chitarra e batteria che suonano davvero all’unisono; la distorsione in fade out della chitarra porta a termine la canzone.  Il testo parla sostanzialmente di un cambiamento da parte di una delle due parti di un rapporto d’amore, più che un cambiamento un arrendersi agli ostacoli o ai problemi creatisi nella relazione. E se uno molla la presa, accontentandosi di passare dall’amore all’amicizia, all’altro la cosa non va bene dichiarando che le colpe per il fallimento sono di entrambi, e di volere di più che quella situazione. “Heartbreak Warning” è una semi ballad nello stile pulito e senza pretese dei Never Trust. Piccolo arpeggio iniziale seguito dall’entrata della sezione ritmica e della voce. Per il resto a livello compositivo non c’è granché da dire, il brano risulta orecchiabile e scorrevole, la melodia è ben strutturata, così come il complesso delle ritmiche, ben dosate tra loro. La paura di soffrire ancora ma al contempo i forti sentimenti provati, portano ad un’accelerazione del battito cardiaco così forte da temere di avere un infarto. La sofferenza passata produce fragilità, i dubbi si insinuano e ci si chiede se si potrà stare bene, se la persona nuova che ci sta accanto, potrà asciugare le nostre lacrime e prendersi cura di noi. Arrivati alla title track del cd “Morning light” mi trovo ad ascoltare un altro brano orecchiabile dal refrain di facile assorbimento, col solito riff di chitarra breve e ripetuto più volte e supportato da colpi macchinosi della batteria dopo metà canzone. Ritmiche al limite della semplicità, nessuna variazione significativa del songwriting, ma che dire la melodia cattura. Ma se tanto ho apprezzato fin ora la semplicità da cui sono costituite le tracce, all’ennesimo testo in cui si parla di rapporti di coppia, mi chiedo se davvero non ci siano altri argomenti ai quali i Never Trust siano interessati. Bugie su bugie del partner che inducono l’altro a terminare il rapporto, dicendo che ben presto si renderà conto di cosa ha perso. “Against The Tide” ha la prima metà della canzone piuttosto con effetto fotocopia di alcuni brani precedenti. In realtà un po’ tutto il disco da questa impressione, di ripetersi molto e di essere troppo somigliante a gruppi moderni usciti negli ultimi dieci anni. Alcune rullate alla batteria sono interessanti, lievi variazioni nella seconda metà della canzone, sia dal punto di vista strumentale che vocale, ma niente di esaltante o vagamente complesso. Finalmente dopo la bellezza di sette canzoni, nel testo si cambia registro. Andare contro corrente, non omologarsi per non essere come gli altri vogliono, lottando e contando sulle proprie forze scordandosi della paura. Arriviamo al penultimo inedito di questo album targato Never Trust, la traccia “Lucky Star” ha una base solida in cui spicca in modo particolare il tocco alle pelli, la chitarra c’è ovviamente, ma è più in sordina e funge da accompagnamento per la voce assieme al basso. I riff in sottofondo però sono solo il preludio ad un assolo che enfatizza lo spirito effervescente della canzone. La stella porta fortuna al quale si riferisce il testo, potrebbe anche essere una metafora, riferendosi ad un essere umano, o comunque ad una presenza che vegli il nostro cammino di vita sostenendoci e spianandoci la strada verso i sogni che bramiamo realizzare. I primi secondi eseguiti alla chitarra di “What is Mine” mi riportano alle meravigliose ballate hard rock old school, ricordandomi l’inizio di Please Don't Leave Me dei Pretty Maids. Il mid tempo su cui si erge la ritmica ha delle variazioni durante il percorso della traccia, alternando momenti armoniosi ad altri carichi di vitalità, pur mantenendo un assetto melodico delicato. Solito fade out della chitarra  distorta a conclusione. Di sicuro questo è uno dei brani più riusciti dei Never Trust. Il testo pare parli ancora di un rapporto di coppia, del perdersi e del ritrovarsi. Scorgo riferimenti a quel principio che anche se una storia finisce, o ci si perde, se è destino che si deve stare insieme, prima o poi accadrà. Gli inediti sono finiti ma il cd continua con un’ultima canzone la bonus track, ovvero la versione acustica di “Against The Tide”. Se i Never Trust avessero direttamente proposto questa canzone in versione acustica, eliminando l’altra, avrebbero reso il cd inutilmente più lungo come hanno fatto, e sostituito una canzone con arrangiamento che sa troppo di stantio, con questa versione acustica sicuramente più d’impatto e convincente. L’acustico ha sempre e comunque il suo fascino. Questo lavoro dei quattro ragazzi milanesi non può considerarsi un'uscita col botto. Le idee che hanno proposto non hanno nulla di nuovo e questo penalizza molto. Certo alcuni brani sono orecchiabili e gradevoli da ascoltare, così come alcuni spunti di chitarra e batteria, e brava ad Elisa, per la grinta e per il suo timbro vocale che mi ha del tutto convinta.


1) Fade away
2) Worthless
3) Rebound
4) Honey
5) More than This
6) Heartbreak Warning
7) Morning Llight
8) Against the Tide
9) Lucky Star
10) What is Mine
11) Against the Tide - acoustic
(Bonus Track)