SONATA ARCTICA

Tavastia Kluubi (Helsinki) 26

Live @Tavastia Club, Helsinki, Finland

A CURA DI
PAOLO VALHALLA RIBALDINI
29/09/2012
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recensione

In un freddo (ma non troppo) pomeriggio finlandese i Sonata Arctica si apprestano ad esibirsi per la seconda delle loro tre date al Tavastia Club della capitale. Il concerto è previsto per le ore 19, mentre le altre due esibizioni, una il giorno precedente e una quello seguente, sono programmate alle 21.15. La ragione è che l'ingresso al Tavastia, come per ogni pub finlandese, è riservato ai maggiorenni. Il concerto "pomeridiano" è pensato esattamente per chi maggiorenne non è, ma che lo stesso arde dal desiderio di vedere i propri idoli dal vivo. Usanza buona e giusta del popolo finlandese. Anche se con un po' di rammarico per non aver comprato il biglietto di una delle altre due serate (d'altro canto gli impegni sono quelli che sono), entro felicemente nel locale. L'ottima organizzazione, la gentilezza dello staff e le dimensioni ridotte del posto, già affollato quasi per metà, non mi fanno rimpiangere la scelta, ed in mezzo ai fans d'età "standard" ci sono anche, con mia estrema felicità, bambini molto piccoli accompagnati da nonni o genitori, signori di una certa età (uno che avrà avuto sui 60 anni canterà tutte le canzoni a memoria...), ragazzi e ragazze giovani e meno giovani. Insomma, l'aria sembra quella adatta per una festa cui tutti possano partecipare. Il palco, nonostante le dimensioni piuttosto ridotte del posto (non più di metà dell'Estragon o del Live di Trezzo), è ottimamente attrezzato e di buone dimensioni.
Puntuali come un orologio svizzero (domani la gente deve andare al lavoro), accompagnata dalle note di "Wildfire, Part III - Wildfire Town, Population 0" compare la band di Kemi. L'accoglienza del pubblico è molto calorosa, e soprattutto i fan più giovani dimostrano di divertirsi molto in un tripudio di magliette con il logo del gruppo o la copertina di qualche album. Apre le danze "Only the Broken Hearts (Make You Beautiful)", opener del nuovo album Stones Grow Her Name, manifesta intenzione della band di omaggiare il nuovo venuto in casa Sonata. In pochi minuti, però si ritorna nettamente alle origini con "Black Sheep", tratto da Silence, uno degli album ancora oggi più amato dai fan (dopo dieci e passa anni). Si scatena ovviamente il coro del pubblico, che magari non conosce perfettamente le nuove canzoni ma sul repertorio datato non ha niente da imparare. Da subito il frontman Tony Kakko, che sfoggia un taglio più "sobrio" dopo i tanti anni trascorsi tra i capelloni incalliti, si rivela in grande forma, capace di variare attraverso molte tecniche vocali e affermandosi sempre più come cantante "rock" piuttosto che come tipica voce da power metal. Una sorpresa solo a metà, e tra l'altro molto positiva, cosa che fa scattare immediatamente ulteriore interesse verso l'esibizione. Non manca un entusiasmo invidiabile da parte di Kakko, del biondo batterista Tommy Portimo e del chitarrista Elias Viljanen, ottimo alla sei-corde targata Ibanez. "Alone In Heaven" è il secondo brano tratto da Stones..., che stasera sarà ampiamente saccheggiato. La cosa più divertente è vedere Kakko scherzare in finlandese stretto con i connazionali, prendendosi simpaticamente in giro e dimostrandosi capace di autoironia molto poco "finnica"! Grande intrattenitore oltre che ottimo cantante.
Si rimane sull'ultima release con "Losing My Insanity", che chiude un quartetto d'apertura bevuto tutto d'un fiato dal gruppo e dai fans. Tempo dunque per qualche scambio di battute con gli spettatori, condito da burle ai danni di un seriosissimo Henrik Klingenberg, talentuoso tastierista della band (la cui barba lo fa sembrare veramente "vichingo"). "Broken" è un pezzo famoso ma tratto da un album un po' dimenticato, un fratellino minore intitolato Winterheart's Guild. Comunque un classico nella discografia dei Sonata. Più o meno coevo è "The Gun", tratto addirittura dall'EP Takatalvi, che merita più di una riscoperta da parte dei fan magari meno attenti... "The Day" invece ci riporta prepotentemente al nuovo nato, Stones..., che sembra reclamare l'attenzione confacente ad un bambino appena arrivato in famiglia, bisognoso di molte attenzioni e che magari oscura per un po' i fratelli più grandi. Con dispetti annessi. Continua l'alternanza tra canzoni e scherzi col pubblico: Tony è lanciato all'ennesima potenza, Elias si atteggia a vero duro ma in fondo sappiamo tutti che è una posa simpatica, Tommy si scatena alla grande dietro le pelli mentre un po' più compassati rimangono Henrik (talvolta non precisissimo negli attacchi tra un pezzo e l'altro, soprattutto a metà concerto) e soprattutto Marko Paasikoski, non membro originale del combo ma comunque bassista "storico" in quanto presente senza soluzione di continuità dal 2000.
Ecco dunque la toccante "I Have A Right", anche questa tratta (addirittura singolo) da Stones..., il cui testo parla del difficile rapporto di un figlio con il genitore e dei diritti che tale rapporto implica: protezione, amore, ascolto, libertà di parola e di ricerca della propria identità, libertà di non odiare chi è odiato dai predecessori (il ciclo Atride e quello Tebano, colonne portanti della nozione di "colpa" nel mondo Greco, ci vengono qui fortemente riportate alla vista). Dopo questa emozionante parentesi arriva il turno degli strumenti acustici: tutta la band schierata a fronte palco per una splendida "Tallulah", superclassico da tanti anni, poi "The Dead Skin", unico brano tratto da The Days Of Grays, album controverso e dal sapore quasi-prog, accolto senza troppi entusiasmi qualche anno fa da un pubblico che, inevitabilmente, è legato alle sonorità melodiche e addirittura un po' retro dei primi due o tre album. Non a caso si procede con "Wanted Dead Or Alive", sempre in acustico, omaggio ai Bon Jovi cui Kakko e compagni dimostrano di dover accendere più di un cero la domenica.
Unico brano imprestato da Unia è "Paid In Full", preceduto da una comica interazione tra Henrik e Tony in "Increasing Chances". "Shitload Of Money" è ancora una volta partorito da Stones..., cui i Sonata Arctica dimostrano di voler dare una bella spinta nei cuori del pubblico con questo tour, che non è mirato a racimolare facili guadagni con i soliti vecchi pezzi ma sciorina più di metà del disco recentemente pubblicato. Man mano che il concerto si avvicina alla fine, la carica emotiva del quintetto ed il coinvolgimento della platea aumentano di pari passo. Ai Finlandesi serve un po' di tempo per scaldarsi, ma una volta presa la corrente poi non la mollano! L'immortale "Replica" e la velocissima "Fullmoon" sono un tuffo nei sentimenti del passato e in un album, Ecliptica, che al di là di facili ironie ha segnato positivamente la storia del metal al volgere del Millennio.
Giusta una breve "finta uscita" per dare spazio agli applausi, poi "Cinderblox" e "Don't Say A Word" chiudono perfettamente il cerchio. Rimane ancora tempo per una spassosa interazione con gli spettatori in una "Vodka" usata come outro: Tony imita la vocina dei Chipmunks tra l'ilarità generale, e il concerto finisce con la sensazione di essere andati, più che ad un evento musicale, ad una baldoria festosa e sincera tra amici, in una cornice splendida in cui grandi e piccini ascoltavano i propri idoli fianco a fianco. Insomma, Finlandesi a casa loro. Tutto funziona alla grande. I brani del nuovo disco, con l'aiuto di qualche base registrata e dei cori cantati dalla band in sede live, rendono molto bene e sanciscono un ritorno alle sonorità primordiali dopo Unia e The Days Of Grays, dischi un po' più complicati e forse non troppo nelle corde di una band melodica, orecchiabile, sanguigna che della complicatezza del prog non ha nulla, e che funziona benissimo così..

1) Intro (Wildfire, Part: III)
2) Only the Broken Hearts (Make You Beautiful)
3) Black Sheep
4) Alone In Heaven
5) Losing My Insanity
6) Broken
7) The Gun
8) The Day
9) I Have a Right
10) Acoustic
11) Tallulah
12) The Dead Skin
13) Wanted Dead or Alive
(Bon Jovi cover)
14) Paid in Full
(preceded by "Increasing Chances")
15) Shitload of Money
16) Replica
17) FullMoon
       
Encore:
18) Cinderblox
19) Don't Say a Word (w/ Vodka Outro)

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