SCORPIONS + Planethard
Live At Mediolanum Forum (Milano)
MATTEO PASINI
15/11/2015
recensione
Il 2015 porta con sé quello che nella teoria dovrebbe essere l’ultimo tour dei mitici Scorpions, pronti a portare in giro per il Mondo il proprio Return To Forever Tour- 50th Anniversary. Ebbene sì, 50 anni di musica fanno della band tedesca come una delle più longeve della storia, allo stato attuale, non solo per quanto riguarda la scena rock, ma tutta quella musicale. In particolare questo tour tocca la nostra penisola nelle date del 9 Novembre a Roma, l’11 Novembre a Milano, e il 13 Novembre a Trieste. Queste date sanno d’addio per tutti i fan, specialmente per quelli che hanno goduto in passato della bellezza delle esibizioni live dei teutonici, anche se a dir la verità il commiato lo avevano già dato nel 2014 con una sfavillante prestazione in quel di Piazzola Sul Brenta (Padova) dove ero personalmente stato, perché vista l’occasione non volevo assolutamente perdermeli. Chiaramente quando ho saputo della possibilità di rivedermeli live, memore della precedente esperienza, non ci ho pensato su due volte e raccolte le truppe mi sono procurato i biglietti per la data di Milano dell’11 Novembre.
Partiti alle 18.30 circa ci dirigiamo con i nostri beveraggi e vettovaglie varie verso il Mediolanum Forum di Assago, ( premuniti visto i costi sempre abbastanza alti che circondano un concerto in termini di cibo e bevande) , che ospita molti concerti durante la stagione fredda ,e che ritengo essere ottimo per delle esibizioni live, sia per l’ottima posizione, proprio a due passi dall’uscita della tangenziale ovest di Milano, sia per il livello di acustica e di gestione degli spazi che il palazzetto offre. Scorrendo le pagine dei vari social noto con un po’ di disappunto che la band di apertura, ovvero i Gamma Ray di Kai Hanse, per motivi di natura logistica, a quanto pare dovuti ad un problema al pullman che li stava trasportando in Italia, hanno dovuto dare forfait. Così in fretta e furia gli organizzatori hanno dovuto trovare una band alternativa che ne facesse le veci; la scelta è ricaduta sugli italianissimi Planethard, gruppo che trova origine nell’hinterland milanese. Quando scrivo mi piace essere sincero, e con tutta l’onestà del caso devo ammettere di non aver mai sentito parlare di questo gruppo, tutto ciò nonostante la mia totale miopia naviga nel mondo dell’alternative rock da parecchi anni; come sempre però, è un piacere veder esibirsi sul palco formazioni nostrane, e rimane sempre una discreta occasione anche per conoscere qualcosa di cui non si era mai sentito parlare prima. La nascita della band è datata 2004, quando, dopo diversi cambiamenti di formazione, la line-up della stessa si stabilizza. Come quasi la maggior parte delle band emergenti, anche i nostri Planet Hard partono col fare delle cover, perché si sa che molte volte si attrae molta più attenzione riproducendo grandi successi piuttosto che sfornare musica propria, ma anche per farsi le ossa in un mondo che può risultare spietato e duro. L’attenzione viene incentrata sul panorama dell’Hard Rock anni ’80, proponendo le versioni estrapolate da band assai conosciute come Bon Jovi, Guns’n Roses, Skid Row, Motley Crue e Steelheart. Questo però è un breve periodo, perché da lì a poco incideranno un primo mini album, intitolato So Good, che porterà attenzione sul gruppo milanese, dandogli la possibilità di essere presenti alla presentazione dell’ultimo lavoro dell’epoca degli svizzeri Gotthard (Lipservice). Sembra che per i quattro ragazzi milanesi si siano aperte le porte della scena rock italiana, tanto che le apparizioni in pubblico diventeranno sempre più intense ed importanti nel corso degli anni. Dopo un ulteriore gavetta, il grande salto avviene nel 2006 con il primo full-lenght Crashed on Planet Hard. Nell’anno successivo apriranno i concerti di Europe e di un Gods Of Metal ricco di grossi calibri come Scorpions e Thin Lizzy. Ormai il futuro sembra sempre più roseo, e nel 2011 viene rilasciato il secondo album, No Deal, che li porterà nell’estate del 2012 alla seconda partecipazione dell’ultimo (finora) Gods Of Metal in suolo Italico. Il 2013 segna un cambiamento all’interno della band, con Davide Merletto che si prende il ruolo di vocalist, ed insieme a Marco D'Andrea (Chitarra), Alessandro Furia(Basso) e Stefano Arrigoni (Batteria) inciderà nel 2014 l’album Now. Dopo tutto questo preambolo, che però mi pareva doveroso, si parla di musica sul campo, e devo ammettere che la band mi ha sorpreso molto in questa esibizione. Di certo non sono mancate convinzione nei propri mezzi e spavalderia, visto che dopo di loro sarebbe seguito un mostro sacro come gli Scorpions, e visto soprattutto la repentinità con la quale si sono gettati nella mischia nonostante il preavviso di poche ore avuto. Tant’è che il cantante ufficiale della band ha dovuto dare forfait per impegni inderogabili, cedendo il suo posto ad Alberto Zampolli degli Outrider, gruppo del comasco. La performance è apparsa solida e convincente, i riff di chitarra, di chiaro stampo Hard Rock, hanno riempito l’aria di un suono che appare nostalgico per chi ama quel particolare genere, rammentando band come Guns o Skid Row. Il suono è sempre stato pulito e preciso, non si sono avvertite particolari sbavature, anzi Il gruppo ha proceduto in maniera spedita e costante, ed è riuscita a sfruttare al meglio il tempo concessogli ,non ammorbando il pubblico con presentazioni e parlato, ma semplicemente scatenandosi sul palco per dimostrare il proprio valore. Come detto l’Hard Rock è la principale fonte d’ispirazione per questi ragazzi, la si avverte nelle sette tracce che vengono riprodotte davanti al pubblico, che nel frattempo pian piano andava a riempire gli ormai pochi spazi vuoti del Forum. Ho visto anche particolare coinvolgimento da parte della gente, che solitamente rimane un po’ freddina di fronte ad un gruppo che può essere (come nel mio caso) sconosciuto. I nostri sono partiti da Awake, e dando subito un impressione positive ed accattivante, passando da This World, Inglorius Time, Play Harder, The One, Ride Away e Kill Me. Dal mio punto di vista è bello scoprire che vicino a noi ci sono delle band così talentuose e vogliose di proporre della propria musica a questi livelli, e per questo credo vadano sostenute con il maggior sforzo possibile.
Dopo la bella prestazione dei Planet Hard cala il tendone con la corona marchiata dallo scorpione, inconfondibile stemma della band teutonica negli ultimi anni della loro carriera, e con la musica in sottofondo cresce l’attesa per la venuta sul palco degli Scorpions. Questa non dura moltissimo, e dopo circa 20 minuti il tendone cade, lasciando il posto alle cinque code di scorpione tedesche. Going Out With A Bang è la canzone prescelta per aprire il concerto, e proviene proprio da quel Return To Forever che segna l’ultima fatica discografica dell’immortale band. I nostri mettono subito le cose in chiaro, e con estrema precisione si calano nella parte dei veri rockers, scatenando l’allegria generale da parte del pubblico. Niente pausa, solo un”Ciao Milano, come va?” e via dritti alla seconda canzone, si tratta di Make It Real, tratta da Animal Magnetism del 1980; pare chiaro che ci sia l’intento di farci rimbalzare nel tempo, per ripercorrere la gloriosa carriera della band, ed ancora una vagonata di note ci invadono, in particolar modo Rudolf Schenker si dimostra mattacchione e scatenato, avvicinandosi più volte alla fine del palco e attirando su di sé gran parte dell’attenzione. Il vero boato arriva quando parte The Zoo, uno dei maggiori successi dei teutonici, e targato sempre Animal Magnetism del 1980; chiunque conosce questa canzone e parte il grido di approvazione da parte del pubblico, che si lascia finalmente andare ed inizia a cantare al seguito della band. Ora la voce di Klaus Meine ha bisogno di un po’ di riposo, fino ad adesso si è espresso su livelli impressionanti, visto il particolare timbro di voce e le alte tonalità che le canzoni degli Scorpions richiedono, ma l’età si fa sentire, e così si lascia il tempo alle sue corde vocali di tranquillizzarsi un attimo. Va in scena quindi la strumentale Coast to Coast, dove Matthias Jabs (chitarrista entrato ufficialmente dall’album Lovedrive, in sostituzione del ben più settantiano Uli Jon Roth, che aveva coperto la prima parte di carriera della band come ascia da guerra) sfodera tutta la sua bravura nel far cantare la chitarra al posto di Klaus, si inizia a scatenare anche il batterista James Kottak, che al termine dell’esibizione inizia a lanciare bacchette e a pestare addirittura con le mani sui piatti, nel più puro stile Rock che ci sia. Rientra in scena Klaus e si passa a Top Of the Bill, un vero balzo indietro nel tempo fino all’album che ha segnato la nascita del tipico sound “da Scorpions”, parliamo di In Trance del 1975, altro enorme successo della band. Ormai il pubblico pende dalle labbra del vocalist, tutti, me compreso, seguiamo le movenze sul palco di questi allegri uomini, ormai attempati, ma che ci dimostrano quanto sia forte il rock in loro. Questa canzone apre una vera e propria mitragliata di performance che non ammettono interruzioni, e così via veloci verso Steamrock Fever (Taken By Force,1977), Speedy’s Coming (Fly To The Rainbow,1974) e Catch Your Train (Virgin Killer, 1976). Una cavalcata degna dei migliori Hard’n Heavy guerriglieri che si possa pensare; si passa dai fasti nettamente anni ’70 di Taken By Force, ad un balzo davvero all’indietro, con il primo vero album “da Scorpions”, dopo i primi vagiti di psichedelia avuti con Lonesome Crow, fino a chiudere con una delle tracce più energiche e devastanti mai composte dalla combo tedesca, contenuta peraltro in uno dei dischi che è un vero must buy per gli appassionati di questa band; un trittico di pura energia Hard’n Heavyu che si staglia sulle nostre teste, e le fa muovere a tempo con le roboanti note degli Scorpions. Dagli anni ’70 veniamo rispediti ai nostri giorni con We Built This House, tratta da Return To Forever, questa è meno conosciuta (ed è strano, considerando che è la canzone da cui è stato tratto uno dei videocip allegati all’ultimo album), e quindi cala un po’ di silenzio in sala, ma il pubblico continua a seguire con estrema attenzione la band che imperterrita continua a sfoderare note su note. Ancora un po’ di pausa per Klaus e sale in cattedra Matthias Jabs, che prende in mano la sua chitarra per dar vita ad un assolo di una raffinatezza incredibile, grande variazione e cascate di note che invadono l’intera platea e ci fanno stare ammutoliti a vedere le dita del chitarrista scorrere velocemente sulla sua sei corde, questo assolo si chiama Delicate Dance. Pausa finita, Klaus ritorna e si riparte con Always Somewhere, brano di grande intensità emotiva che fa parte di Loverdrive (1979); interpretazione ancora una volta pressoché perfetta, la voce del cantante raggiunge acuti spaziali nonostante la comprovata età, il frontman della band tedesca non perde un colpo. Questa è la prima di un trittico di canzoni che verranno sparate a ripetizione senza lasciare tempo neanche di rifiatare. La seconda è Eye Of The Storm, (Return To Forever,2015), e veniamo quindi rimbalzati nuovamente verso l’ultima fatica discografica, ancora un po’ di silenzio, però un silenzio fatto di ammirazione, anche se non si conosce bene la canzone, ed è inevitabile visto la freschezza dell’album, si cerca comunque di stare al passo con la band che prosegue a mille all’ora, le chitarre continuano ad avvicinarsi a bordo palco, sorridono e si ondeggiano, sono uno spettacolo da vedere. Ora si spengono le luci, la batteria tace, solo un tenue faro illumina il punto estremo del palco, i chitarristi imbracciano le acustiche, Kottak lascia la postazione dietro le pelli e prende una piccola cassa di legno. Il momento che molti aspettavano per dare fiato alle propria voce è arrivato, parte Send Me An Angel ( Crazy World,1990), e qui è inevitabile la partecipazione del pubblico, troppo famosa e troppo bella da essere ignorata o semplicemente canticchiata, la voce di Klaus viene spesso sopraffatta dal palazzetto che ci mette tutta la grinta ed il sentimento per far capire quanto sia apprezzato questo brano. Si riaccendono le luci, Klaus avvicina la bocca al microfono ed inizia a fischiettare, sappiamo benissimo tutti a cosa ci aspetta, l’intro di Wind Of Change. Canzone dal significato estremamente potente, composta dopo la caduta del muro di Berlino, che fra le altre cose ha il suo anniversario il 9 di Novembre, quindi molto vicino alla data di Milano. Indubbiamente questo fa scatenare ancora di più tutti noi, il pubblico ondeggia e canta in quello che sembra un abbraccio fraterno, quella sensazione che la musica dovrebbe dare sempre. Nuovamente si torna a Returno To Forever con Rock ‘N’ Roll Band, e nuovamente questo ping pong fra presente e passato, gli animi un po’ si spengono dopo le precedenti eccitanti canzoni, ma ciò non toglie alla perfetta macchina tedesca di proseguire imperterrita a fare Musica con la M maiuscola, il gioco di luci, la performance dei protagonisti sul palco e le immagini proiettate dietro la band aumentano il valore dello show. Momento esplosivo con Dynamite (Blackout, 1982), l’album che ha dato la visibilità totale alla band teutonica, che l’ha consacrata per sempre. Con un titolo così non poteva che esserci un’atmosfera scoppiettante, l’intensità luminosa aumenta, il pubblico si lascia andare a balli scatenati e urla di apprezzamento, e con una song del genere è d’obbligo muoversi! Si corre veloce verso In The Line Of Fire, ancora cascate di note ci avvolgono, ormai siamo al momento clou dello show, la band teutonica è un fiume in piena e non si ferma più, sempre più calata nella parte e rinvigorita dall’affetto che i fan le stanno dedicando. Il palco si svuota improvvisamente, e rimane soltanto Kottak con la sua batteria, le luci, e di conseguenza le attenzione sono puntate su di lui. Parte con un assolo tranquillo, ma che accelera subito, poi l’improvviso stop, la batteria viene sollevata da terra, e si scatena il putiferio, grida di sostegno gli vengono indirizzate. Riparte alla grande seminando il panico fra gli ascoltatori, che rimangono ammaliati dalla sua velocità di esecuzione, poi di nuovo stop. Prende il microfono ed introduce Rock ‘N’ Roll dei Led Zeppelin, e via di assolo nuovamente. Quando si ferma, si alza in piedi, si toglie la canotta, sale sulla sua batteria e voltando le spalle al pubblico mostra fiero il suo tatuaggio: Rock and Roll Forever! Applausi scroscianti per lui. Con ancora gli applausi che invadono il Forum ritornano on stage tutti i componenti della band, viene eseguita Crazy World (Crazy World, 1990), con ancora l’entusiasmo a mille per la performance di Kottak il pubblico si appresta a seguire un altro brano. Mi è sorta spontanea la domanda: ma quanta energia hanno? Ci stiamo avvicinando a degli altri pezzi da novanta, tempo di Blackout (Blackout, 1982). Grinta da vendere per Klaus e soci, ma mentre il vocalist si limita a girare il microfono verso il pubblico per far cantare il ritornello il resto della band si muove in maniera quasi ossessiva per il palco, sembrano tarantolati. Ora è il turno di Big City Nights, altro brano che scatena i fan e li porta a cantare a squarciagola, i nostri danno tutto quello che hanno in corpo senza mai scomporsi, caricati a molla dall’affetto che li circonda, avvolti da un tricolore lanciatogli sul palco dal mio vicino proseguono imperterriti nella loro missione! Sembra tutto finito, le luci si spengono, la musica si interrompe, e la band fa i saluti di rito, ma voi pensate che se ne vadano senza fare Still Loving You e Rock You Like a Hurricane? Neanche per sogno. Ed infatti, dopo una brevissima pausa, risalgono sul palco e sfoderano due dei pezzi più celebri della loro storica carriera. Non ce n’è più per nessuno, ormai sappiamo che il concerto sta finendo, ma questi ultimi brani ci lasciano una tale soddisfazione , che siamo fieri comunque di essere arrivati in fondo. Chiaramente queste due canzoni saranno cantate quasi interamente da noi, con Klaus che talvolta si ferma quasi ad ammirare chi gli sta di fronte, penso dovuta alla soddisfazione provata nel ricevere tanta stima da chi ti ascolta.
Un concerto agrodolce, lo definirei così. Dolcissimo nei suoi contenuti, a partire dalla band di supporto, gli italiani Planethard, rinnovo il mio applauso anche a loro, fino al main stage degli Scorpions. La performance dei tedeschi è come sempre ammirevole, per me che solo un anno fa ero stato in quel di Piazzola Sul Brenta a godermeli, è una nuova conferma di quanto essi siano terribilmente Rock fino nell’anima. Tanto per ricordare un anno: 1965, questa gente suona da 50 anni, e sembra che salgano sul palco ogni volta come se fosse la prima, con l’allegria e la spensieratezza da ragazzini e con il carisma e l’esperienza di una band che è attempata solo dagli anni, ma non dallo spirito. Fra le altre cose, Schenker e Maine hanno la bellezza di 67 anni, eppure triano fuori dal cilindro uno show filato di un’ora e quaranta, senza mai fermarsi ne perdersi in chiacchiere, ma soltanto inondandoci di una musica che spazia dall’Hard Rock all’Heavy, per inframezzare il tutto con le classiche ballad da cantare fino all’inverosimile. Band così dovrebbero essere immortali, dovrebbero clonarle. Ecco il perché dell’agrodolce, perché come tutte le cose belle prima o poi finiscono, e questo sembra proprio l’ultimo tassello di un viaggio lungo 50 anni e che ha regalato emozioni a diverse generazioni, basti pensare che attorno a me avevo dei ragazzini e degli uomini molto più anziani, ma si sa, quando la buona musica scuote gli animi, riesce a raccogliere verso di sé un bacino di utenza altamente variato. Un ultimo appunto, sono uscito dal concerto, e parlando con i miei amici ho chiesto: “ Non è che posso avere Kottak sul comodino che mi da la sveglia tutte le mattine?” Mai visto tanta grinta, tanta violenza e tanta pulizia di esecuzione, vedevo le pelli tremare sotto i colpi del batterista, chapeau Scorpions, non vi dimenticheremo mai!
1) Going Out With a Bang
2) Make It Real
3) The Zoo
4) Coast to Coast (instrumental)
5) Top of the Bill
6) Steamrock Fever
7) Speedy’s Coming
8) Catch Your Train
9) We Built This House
10) Delicate Dance
11) Always Somewhere
12) Eye of the Storm
13) Send Me an Angel
14)Wind of Change
15) Rock ‘n’ Roll Band
16) Dynamite
17) In the Line of Fire
18) Kottak Attack (drum solo)
19) Crazy World
20) Blackout
21) Big City Nights
Encore:
22) Still Loving You
23) Rock You Like a Hurricane