SAXON
27 APRILE 2013 - 02 SHEPHERD'S BUSH EMPIRE, LONDRA
DIEGO PIAZZA
04/05/2013
recensione
Londra in questo sabato di primavera mostra il suo caratteristico clima meteorologico: pioggia e sole si alternano ogni dieci minuti , con l’aggiunta di un venticello freddino. Al momento della coda in attesa dell’apertura del 02 Shepherd’s Bush Empire , splendido teatro dove suoneranno i SAXON per il loro Sacrifice Tour 2013 , un forte scroscio di pioggia si abbatte sui malcapitati , compreso il sottoscritto. Fortunatamente l’attesa non dura molto e alle 19 entriamo nella location. L’Empire è stretto e alto con tre grandi balconate che si affacciano di fronte al palco, abbastanza grande per permettere ai nostri un concerto di livello, sebbene non a sufficienza per la famosa “aquila” che, del resto viene riesumata solo nei grandi festival estivi. Sono due le band di supporto ai Saxon in queste date britanniche: i Redline e i Quireboys. Devo dire che pur impegnandosi a fondo, entrambe le band non mi sono sembrate straordinarie; i Redline sono un vecchia band inglese sul genere classico, appunto come i Saxon ma complice anche non una perfetto missaggio degli strumenti non ha lasciato ricordi memorabili. Dei Quireboys ricordiamo un momento di celebrità verso la fine anni ’80, glam rock inglese con il cantante Spike dalla caratteristica bandana sulla testa. Complice una partita di calcio pomeridiana contro la crew dei Saxon , Spike è visibilmente dolorante da un piede, che tende a non appoggiare per terra , e bisogna riconoscere la caparbietà comunque nel cercare movimenti con il microfono anche molto dinamici malgrado questo evidente handicap fisico. Purtroppo a non rendere memorabile in concerto di Londra è anche la voce, già particolarmente ruvida di sua ma che ogni tanto proprio non arriva e non solo, come in un paio di circostanze per colpa dello stesso vocalist che pestando il cavo ha staccato il collegamento con il microfono. Applausi comunque sinceri, anche per l’impegno generoso del cantante e devo dire per il buono lavoro anche del chitarrista. Alle 21 le luci si spengono per lasciare spazio alle note della intro “Procession” : Doug Scarratt da il via al riff elettrizzante di “Sacrifice” , Biff dalla stazza come sempre autoritaria arringa subito il pubblico londinese mentre sulla destra ovviamente troviamo Paul Quinn con la sua Les Gibson e bandana. Biff ricorda che “ è bello essere tornati allo Shepherd’s Bush !” e presenta ancora un nuovo pezzo “Wheels of terror”; da notare come Nigel Glockler picchia selvaggiamente sulle pelli, dimostrando ancora una volta la sua bravura e, come sempre, Nibbs Carter al basso si scateni selvaggiamente come se fosse sotto il palco a seguire i Saxon nelle vesti di un fan ! Sono passati trent’anni dall’uscita di “Power & the Glory”, come ricorda lo stesso Biff ed ecco che le chitarre di Quinn e Scarratt si uniscono le riff leggendario della title track , con il pubblico che idealmente nel ritornelli alza i calici con Biff per “il potere e la gloria”. Grande pezzo con un finale piuttosto roboante che mette in evidenza ancora una volta la velocità e la tecnica di Glockler con tanto di bandana con i colori della croce di San Giorgio. Ben presto viene lanciata sul palco una bandiera d’Inghilterra che esalta i Saxon come band storica britannica che Biff fisserà proprio davanti alla batteria Duellist (con le due casse con la “S” logo dei Saxon personalizzata con il nome “Nigel Glockler”). “Made in Belfast” prosegue con il tributo al nuovo album con Paul Quinn che fa da “menestrello” con la chitarra elettrica che riproduce il tipico suono di un “banjo” appunto irlandese. Ricordiamo che la canzone parla del “Titanic” ma non tanto riferito alla disgrazia ma di dove è stato costruito, appunto nei cantieri navali di Belfast. Biff presenta una canzone classica del repertorio, almeno negli ultimi anni che però non spesso fanno in UK, si tratta di “Rock ‘n’ Roll Gypsy” . Fino a questo momento sia dagli spalti sia in mezzo al pit, il pubblico londinese ha risposto con entusiasmo ai richiami del cantante dello yorkshire ma seguendo con una discreta compostezza britannica il concerto. Dal lancio della successiva dinamica “Heavy Metal Thunder” in poi i fan delle prime file si scateneranno in un pogo forsennato senza ritegno. Complici sicuramente le pinte di birra avidamente ingerite, giovani monelli devoti al metallo si aggiungono a due, tre energumeni piuttosto massicci creando ondate di spinte e movimenti che rendono complicatissimo seguire lo show. Certo, visto dai loggioni lo spettacolo deve essere stato divertente, meno forse per chi , come il sottoscritto si è trovato nel mezzo. Certo questo di fatto stronca anche i luoghi comuni sul fatto che noi latini, italiani, francesi, greci e spagnoli siamo quelli più casinisti, la bolgia infatti non si ferma durante il rock blues di “I’ve got to rock (to stay alive)” né nella bellissima versione dal vivo di “Night of the wolf”, forse una delle meglio riuscite del nuovo album. Peccato che “Conquistador”, ottimo pezzo tratto da Metalhead non sia uscita benissimo nella fase iniziale, le chitarre di Quinn e Scarratt risultano un po’ impastate nei suoni e forse anche lo stesso Nigel è troppo veloce nei tempi. Lo stesso drummer conquista la scena con un assolo di batteria molto old school, e non potrebbe essere diversamente visto la nobile età del protagonista. Piuttosto spettacolare e dinamico nei movimenti dietro le pelli risulta in totale contrasto quando lo si vede in piedi, quasi incerto nel camminare ! La band rientra al completo sullo stage e Biff si inchina platealmente in una sorta di “standing ovation” a Nigel prima che le note soffuse di “Crusader” vengono accennate da Paul Quinn. Inutile ricordare come la canzone susciti sempre entusiasmi enormi sia dai loggioni che nell’oramai inarrestabile magma della prime file. Ma i Saxon per l’ennesima volta dimostrano ancora una volta di non essere un band nostalgica basta, tanto è vero suonano ancora altri due pezzi in sequenza del nuovo album, l’ottima “Stand up and fight” , che parla delle difficoltà che un band deve affrontare per rimanere sempre sulla scena la epica “Guardians of the Tomb” che , in fase di recensione avevo sottolineato come uno dei refrain più belli dei Saxon degli ultimi anni. Tra l’altro la canzone gode di buoni cambi di tempo sottolineanti dalle chitarre mai così metalliche di Doug e Paul con anche arpeggi melodici dall’impatto meraviglioso. Da notare , quindi che hanno suonato compresa la intro ben 7 tracce sulle 10 che compongono l’album Sacrifice ! Non c’è tempo per rilassarsi quando succede che Biff vuole ricordare solo due parole, soprattutto alla generazioni più giovani di fan..quali potranno essere queste “due parole” ?: ovviamente “Never Surrender”. All’attacco della canzone con il meraviglioso riff di Doug e Paul all’unisono si scatena ancora un parapiglia infernale ma, non si sa come riusciamo ancora a rimaner molto vicini al palco , anche se le forze fisiche cominciano ad essere allo stremo. L’acciaccato e claudicante Spike dei Quireboys torna sul palco per il duetto con Biff in “Ride Like the Wind”, famigerata cover del 1988 dei Saxon di un pezzo di Christopher Cross. Spike e Biff scherzano molto e si abbracciano , del resto è da un po’ che sono in tour insieme, grazie anche alla trovata dei concerti sulle navi da crociera in cui hanno partecipato entrambe le band. “And the band played on” è un'altra super classica dei Saxon che non fa ancora un volta sconti sul campo di battaglia : come capita spesso qualcuno in preda all’alcol e completamente distrutto dal mosh pit cade rovinosamente, prontamente aiutato a rialzarsi dagli altri combattenti ! Per altro va notato come ai lati dell’Empire Shepherd’s Bush ci sia un avviso in cui viene vietato fare “body surfing” pena l’allontanamento da locale e, infatti non ho visto nessuno farsi sollevare tra la folla. Su “Dallas 1 p.m.” ancora accolta con grandissimo entusiasmo la situazione diventa veramente insostenibile, tanto da convincerci ad arretrare all’inizio di “Denim & Leather”, altro pezzo immancabile nella scaletta della band inglese. Del resto è una sorta di testamento di fede e su come i fan seguivano con passione la band negli anni ’80, adesso con il web molto è cambiato, basti pensare alla frase “Hai letto la rivista, dalla fine alla inizio, hai trovato dove suona la tua band ? Ha fatto la fila per prendere il biglietto in mezzo alla neve e al freddo ?”. Attualmente le riviste, anche quelle specializzate sono in crisi totale, come tutta l’editoria, per non parlare di come adesso la gente prende i biglietti, lamentandosi spesso anche senza fare sacrifici. Doug Scarratt introduce al riff micidiale di “Wheels of Steel” dove Biff come sempre chiede la collaborazione del pubblico per cantare. Sembra tutto sommato anche divertito dal’entusiasmo ribollente della folla che saluta e applaude per la momentanea uscita di scena della band. Il basso di Nibbs Carter riporta la band sul palco sulle note conosciutissime di “Strong arm of the law”, con Biff che si diverte come in passato a trascinare per il collo lo stesso simpatico bassista. Non può esistere concerto dei Saxon senza essere eseguita un alta perla tratta da Wheels of Steel del 1980, ovvero il misterioso atterraggio nella notte senza corrente del volo di fantasia Scandinavian 101 , descritto in “747 Strangers in the Night”. Il pubblico dello Shepherd’s Bush Empire illuminato dai riflettori è chiamato a cantare da Biff con battimani ritmati il sempre splendido ritornello. Purtroppo le due ore di concerto della straordinaria band anglosassone stanno giungendo a termine e, come tradizione Biff chiama vicino a se Paul Quinn, “the mighty Quinn” come lo apostrofa appunto Biff per dare lo start al mitico riff senza età di “Princess of the Night”. Quanti ancora, non di lingua inglese ovviamente, hanno sempre pensato e forse pensano ancora che questa canzone sia dedicata ad un splendida fanciulla, in realtà è dedicata alla locomotiva a vapore del treno che nella notte portava la posta nel villaggio dove vivevano i Byford. Vista tra sbuffi e fumate in mezzo alla neve e con la fantasia di un ragazzino degli anni ’60 doveva sembrare una macchina straordinaria ed è diventata , come scritto sui muri, “La principessa della notte”. Applausi sinceri dai loggioni e ovviamente dal pit, strepitosa l’accoglienza del pubblico , chi aveva detto che gli inglesi sono freddi ai concerti ? Teoria quanto mai balzana visto quello che ci è capitato di vedere anche la sera successiva al Forum di Londra con i Kreator ma, questa è un'altra storia che vi racconteremo. Intanto nelle fredda serata di questo anomalo sabato primaverile rimangono suggestioni e ricordi vividi di una altra grande serata vincente per un band che non intende mollare un centimetro né da studio (“Sacrifice” è destinato a rimanere un classico senza tempo dei Saxon ) né dal vivo. Finchè Biff saprà tenere con questa autorità il palco e la sua band ne vedremo ancora delle belle. Per il vostro umile cronista la soddisfazione di avere per la secondo volta incontrato personalmente Biff, con tanto di foto e autografi anche con gli altri membri della band, non senza aver atteso pazientemente per un paio di ore e oltre all’esterno dello Shepherd’s Bush Empire insieme a pochi temerari.
1) Procession (intro)
2) Sacrifice
3) Wheels Of Terror
4) Power & The Glory
5) Made In Belfast
6) Rock’n’Roll Gypsy
7) Heavy Metal Thunder
8) I’ve Got To Rock
(To Stay Alive)
9) Night Of Wolf
10) Conquistador / drum solo
11) Crusader
12) Stand Up And Fight
13) Guardians Of The Tomb
14) Never Surrender
15) Ride Like The Wind
(duet with Spike)
16) And The Bands Played On
17) Dallas 1PM
18) Denim And Leather
19) Wheels Of Steel
20) Strong Arm Of The Law
21) 747 (Strangers In The Night)
22) Princess Of The Night