GIANLUIGI CAVALLO
INTERVISTA
A CURA DI R&MIMB
09/10/2015
In attesa dell'uscita dell'album "E=MC2 - Essenza di Macchina Cuore Cervello" targato IlNero, abbiamo fatto quattro chiacchiere con il frontman e fondatore del progetto, Gianluigi Cavallo (Cabo), per scoprire qualcosa in più di lui e sulla nuova band. Pronti per il 16 ottobre?
R&MIMB: Ciao Cabo e benvenuto su Rock & Metal In My Blood! Allora, iniziamo col parlare del tuo nuovo progetto: "ILNERO". Sappiamo che si riferisce al cielo stellato della notte ma come ti è venuto in mente questo moniker?
GIANLUIGI CAVALLO: Il concetto di nero è davvero nitido in me. Per osservare le sfumature della "luce" è necessario essere immersi nel vero buio totale cioè il nero. Se paragoniamo la luce alla verità tutto diventa chiaro. Lo stato di quiete della mente, il contatto con la nostra essenza avviene in uno stato di totale immersione dentro noi stessi. La percezione dell'essenza di ognuno è questione di sentire non di vedere. In un concetto, il nero è la madre della Luce. Sempre. IlNero per noi del team diviene una filosofia nel vivere, sentire. L'essenziale delle cose, la vera essenza è nascosta dalla troppa luce di cui ci circondiamo.
R&MIMB: Il progetto mira a fondere insieme musica ed arte (soprattutto visiva), due campi spesso paralleli. Da cosa è stata dettata questa scelta?
GIANLUIGI CAVALLO: Dalla voglia di trasferire un'emozione in modo completo. Musica e arti visive sono un'arma emozionale potentissima e il pubblico non deve essere sfamato a forza di McDonald's... Cerchiamo, tentiamo, di emozionare, trasferendo al massimo i concetti e le filosofie, utilizzando al meglio possibile quanto le nostre teste creano.
R&MIMB: All'interno de "ILNERO" militano tutti musicisti emergenti: secondo te che meccanismo ci deve essere fra "anziani" e "giovani" musicisti, di scambio reciproco, insegnamento o sfida?
GIANLUIGI CAVALLO: La sfida è parte dell'insegnamento, una delle parti più importanti. "Trova il Buddha uccidi il Buddha". Chi possiede esperienza e conoscenze deve sviluppare la capacità di insegnare, ma senza perdere la capacita di imparare. Chi ha visibilità deve dare visibilità a chi PUÓ competere. Questa è evoluzione e servire la vita.
R&MIMB: Con questa nuova band hai rilasciato il disco "Essenza di Macchina Cuore/Cervello (E= MC2)". Puoi spiegarci meglio cosa significa il titolo e cosa dovremmo aspettarci da questo lavoro?
GIANLUIGI CAVALLO: Nella nostra anima restano le tracce degli eventi e delle emozioni vissute. Tutto assume una forma concentrata, essenziale, non estesa. La distillazione di questa essenza è parte del lavoro della nostra meravigliosa macchina cuore / cervello che serve ogni giorno la vita che desideriamo.
R&MIMB: I tuoi testi spesso sono intrisi di poesia, passione e sentimento, da dove prendi ispirazione per creare la tua musica?
GIANLUIGI CAVALLO: Le "cose" arrivano dentro ogni macchina / cuore cervello. Il manufatto divino rinchiuso nella nostra testa deve solo sintonizzarsi per riuscire a cogliere la parte invisibile delle emozioni per trasformarla in opere musicali.
R&MIMB: Uno dei tuoi momenti di prestigio della carriera è stata la lunga militanza nei Litfiba. Che ricordo conservi di quell'esperienza? Ci ripensi con nostalgia o lo ritieni un capitolo chiuso?
GIANLUIGI CAVALLO: Un periodo intenso e formante, pieno di emozione di diversa natura. Ho avuto tanto e ho dato tanto credo. Conservo tutto quello che di quel periodo mi ha aiutato a crescere e conoscere me stesso e la mia musica. Il mio modo di pensare è sempre orientato al futuro e non ci sono nostalgie latenti, mai. Io amo esplorare il tempo che ho davanti cibandomi di evoluzione e futuro.
R&MIMB: Gli Aerosmith durante un'intervista dissero che, inizialmente, non si resero conto di essere diventati famosi, nonostante i loro singoli girassero da molto tempo nelle radio. Il momento in cui realizzarono fu quando al loro ritorno da un tour non c'erano familiari ad aspettarli ma i fan. A te è capitato qualcosa di simile?
GIANLUIGI CAVALLO: Sicuramente. Fa parte del Vivere questo lato della musica e la meraviglia di condividere emozioni con le persone/ amici che ti seguono. Incontrare i fan / amici /persone che ti seguono, condividere emozioni ed esperienze è la parte bella di questa attività.
R&MIMB: Quando venisti scelto per militare nei Litfiba eri un giovane ragazzo sconosciuto con un'eredità da portare avanti, molto pesante. Molti musicisti non avrebbero retto il peso oppure si sarebbero montati la testa, tu invece sei rimasto una persona molto umile, "il ragazzo della porta accanto". Quali sono le caratteristiche che permettono ad una persona che giunge al successo di rimanere se stessa?
GIANLUIGI CAVALLO: Mi sono sempre posto come un amico che ti aspetta al bar per fare due chiacchiere insieme, dopo i concerti. Molti di voi inizialmente trovavano strano questo comportamento fuori dal profilo delle "Rock Star", ma chi mi ha conosciuto un po' più profondamente ha poi scoperto che sono solo un uomo, che crede nel concetto di "allievo per sempre". Imparare e vivere conoscere e morire. Io sono solo uno che fa con passione il suo lavoro e i suoi hobbies, sempre. Uno che fa solo le cose che gli piacciono se può scegliere ma se non può, fa quelle che "deve" senza protestare con il sorriso sulle labbra, cercando di divertirsi e dare il massimo comunque. Sono solo uno che sa per certo che le cose importanti della vita si materializzano quando si riesce ad essere se stessi anche quando è scomodo.
R&MIMB: Quali sono le maggiori differenze nel suonare in piccoli palchi con un pubblico "limitato" e un grande palco davanti a migliaia di persone? Ricordi un concerto nel quale hai cantato che vorresti rivivere?
GIANLUIGI CAVALLO: Le differenze sono zero dal mio punto di vista. Zero. 20 persone o 20.000 non fanno la differenza dentro le emozioni di performer serio. Sei lì per emozionare e mostrare la tua arte. Non importa quanta gente è venuta a vederti, è importante che ogni singolo abbia potuto sentire la tua "anima".
R&MIMB: C'è un momento della tua carriera che ricordi con particolare piacere? E viceversa, il ricordo peggiore che hai qual è?
GIANLUIGI CAVALLO: Davvero nessuno in particolare, se non gli incontri con i fan che facevano chilometri e chilometri per venire a vederti. Vedi, quando qualcosa inizia per me non è un arrivo ma una partenza, e non esistono arrivi quando sei in viaggio per il piacere che ti dà il viaggiare.
R&MIMB: Puoi raccontarci come è nata la tua passione per la musica e come ti sei approcciato al canto? Hai amato subito il rock? Quali band ti hanno maggiormente influenzato?
GIANLUIGI CAVALLO: Sono nato nel rock più puro. Avevo 8 anni e un marchingegno strano pieno di pezzi rotondi e neri troneggiava in casa. Capito come funzionava è stato amore. Il giradischi di mia madre era pieno di pezzi di classico rock: Elvis, Chuck Berry, Little Richard, Bill Haley, Beatles, ecc. il cantarci sopra è stato istantaneo... Il voler imparare a suonare la chitarra... Praticamente una necessità. Adoro il rock in generale spaziando in tutti i generi. Credo sia necessaria una pagina intera di nomi di band che mi hanno influenzato, ma non solo rock come lo intendiamo in modo classico ma rock nell'anima come i 24 capricci di Paganini, Wagner, Bach.
R&MIMB: C'è stato un concerto a cui avresti assolutamente voluto partecipare ma non ne hai avuto possibilità?
GIANLUIGI CAVALLO: L'ultimo dei Queen.
R&MIMB: Ti piacerebbe poter condividere il palco con qualche artista in particolare?
GIANLUIGI CAVALLO: Con un sacco ma? I primi che mi vengono in mente: David Bowie, Muse, Foo Fighters.
R&MIMB: Purtroppo non capita spesso di poter vedere condividere lo stesso palco padre e figlio. Sappiamo che fra i musicisti della band c'è anche tuo figlio, Sebastiano. Come è stato passare da padre a "collega" in questo progetto? Come gli hai trasmesso la passione per la musica?
GIANLUIGI CAVALLO: Ho avuto la fortuna di avere un ragazzo fantastico e dotato di una sensibilità davvero splendida. Il mio "Zeb" si è innamorato della musica da subito e l'ho nutrito con tutto, tutto, tutto, quello che io ritenevo Pregiato dal 1800 ad oggi. Oggi possiede praticamente la mia stessa conoscenza musicale. Suona chitarra e Pianoforte con passione e genio. Averlo sul palco con me è qualcosa che non riesco ad esprimere bene, quindi mi appenderò alla solo parola che si accende nella mia testa: GIOIA PURA. Alle volte mentre suoniamo vorrei essere sotto il palco e gustarmi lo show.
R&MIMB: Che consiglio vorresti dare ad un giovane ragazzo che intende intraprendere la carriera da musicista? E' davvero così dura, al giorno d'oggi farsi conoscere ed emergere dalla massa?
GIANLUIGI CAVALLO: La prima cosa che vorrei suggerire è guardare dentro se stessi e la propria band. Perché l'arroganza della mediocrità, è un rifugio facile da raggiungere e semplice da arredare. Giustificare le proprie probabili mancanze quando il gioco si fa difficile urlando: "Voi non capite nulla!", non ti farà avvicinare ai tuoi sogni. Se vuoi fare l'astronauta e guidare una navicella spaziale, comincia a guidare alla perfezione la tua cazzo di bicicletta. Siate allievi e cercate di misurarvi con i n.1 (I Buddha) una volta raggiunto un livello competitivo, trovare il mercato o... Fabbricarsene uno.
R&MIMB: Devi partire per un'isola deserta e hai la possibilità di portare un unico disco: quale sceglieresti?
GIANLUIGI CAVALLO: Nessuno. Troppi da portare, preferirei nessuno. A quel punto affiderei l'esecuzione alla mia macchina cuore/cervello che li contiene tutti.
R&MIMB: Siamo giunti alla fine, è stato un piacere poterti intervistare e ti auguriamo di avere l'agenda stracolma di date con la tua nuovissima band! Ultima domanda, però: puoi darci tre buoni motivi per cui vale la pena fare rock?
GIANLUIGI CAVALLO: Meglio uno. Ma solido. La differenza fra vivere e sopravvivere è la stessa che c'è fra essere e sembrare. Vivere è essere. Ad ogni costo. Ogni giorno. Pronti a vivere e a morire ogni giorno! Perché solo chi vive rischia di morire. Questo è essere rock, questo è essere un "Nero." Vi abbraccio forte.
(Intervista a cura di Lorenzo Mortai e Zuleika Cirio)
R&MIMB: Ciao Cabo e benvenuto su Rock & Metal In My Blood! Allora, iniziamo col parlare del tuo nuovo progetto: "ILNERO". Sappiamo che si riferisce al cielo stellato della notte ma come ti è venuto in mente questo moniker?
GIANLUIGI CAVALLO: Il concetto di nero è davvero nitido in me. Per osservare le sfumature della "luce" è necessario essere immersi nel vero buio totale cioè il nero. Se paragoniamo la luce alla verità tutto diventa chiaro. Lo stato di quiete della mente, il contatto con la nostra essenza avviene in uno stato di totale immersione dentro noi stessi. La percezione dell'essenza di ognuno è questione di sentire non di vedere. In un concetto, il nero è la madre della Luce. Sempre. IlNero per noi del team diviene una filosofia nel vivere, sentire. L'essenziale delle cose, la vera essenza è nascosta dalla troppa luce di cui ci circondiamo.
R&MIMB: Il progetto mira a fondere insieme musica ed arte (soprattutto visiva), due campi spesso paralleli. Da cosa è stata dettata questa scelta?
GIANLUIGI CAVALLO: Dalla voglia di trasferire un'emozione in modo completo. Musica e arti visive sono un'arma emozionale potentissima e il pubblico non deve essere sfamato a forza di McDonald's... Cerchiamo, tentiamo, di emozionare, trasferendo al massimo i concetti e le filosofie, utilizzando al meglio possibile quanto le nostre teste creano.
R&MIMB: All'interno de "ILNERO" militano tutti musicisti emergenti: secondo te che meccanismo ci deve essere fra "anziani" e "giovani" musicisti, di scambio reciproco, insegnamento o sfida?
GIANLUIGI CAVALLO: La sfida è parte dell'insegnamento, una delle parti più importanti. "Trova il Buddha uccidi il Buddha". Chi possiede esperienza e conoscenze deve sviluppare la capacità di insegnare, ma senza perdere la capacita di imparare. Chi ha visibilità deve dare visibilità a chi PUÓ competere. Questa è evoluzione e servire la vita.
R&MIMB: Con questa nuova band hai rilasciato il disco "Essenza di Macchina Cuore/Cervello (E= MC2)". Puoi spiegarci meglio cosa significa il titolo e cosa dovremmo aspettarci da questo lavoro?
GIANLUIGI CAVALLO: Nella nostra anima restano le tracce degli eventi e delle emozioni vissute. Tutto assume una forma concentrata, essenziale, non estesa. La distillazione di questa essenza è parte del lavoro della nostra meravigliosa macchina cuore / cervello che serve ogni giorno la vita che desideriamo.
R&MIMB: I tuoi testi spesso sono intrisi di poesia, passione e sentimento, da dove prendi ispirazione per creare la tua musica?
GIANLUIGI CAVALLO: Le "cose" arrivano dentro ogni macchina / cuore cervello. Il manufatto divino rinchiuso nella nostra testa deve solo sintonizzarsi per riuscire a cogliere la parte invisibile delle emozioni per trasformarla in opere musicali.
R&MIMB: Uno dei tuoi momenti di prestigio della carriera è stata la lunga militanza nei Litfiba. Che ricordo conservi di quell'esperienza? Ci ripensi con nostalgia o lo ritieni un capitolo chiuso?
GIANLUIGI CAVALLO: Un periodo intenso e formante, pieno di emozione di diversa natura. Ho avuto tanto e ho dato tanto credo. Conservo tutto quello che di quel periodo mi ha aiutato a crescere e conoscere me stesso e la mia musica. Il mio modo di pensare è sempre orientato al futuro e non ci sono nostalgie latenti, mai. Io amo esplorare il tempo che ho davanti cibandomi di evoluzione e futuro.
R&MIMB: Gli Aerosmith durante un'intervista dissero che, inizialmente, non si resero conto di essere diventati famosi, nonostante i loro singoli girassero da molto tempo nelle radio. Il momento in cui realizzarono fu quando al loro ritorno da un tour non c'erano familiari ad aspettarli ma i fan. A te è capitato qualcosa di simile?
GIANLUIGI CAVALLO: Sicuramente. Fa parte del Vivere questo lato della musica e la meraviglia di condividere emozioni con le persone/ amici che ti seguono. Incontrare i fan / amici /persone che ti seguono, condividere emozioni ed esperienze è la parte bella di questa attività.
R&MIMB: Quando venisti scelto per militare nei Litfiba eri un giovane ragazzo sconosciuto con un'eredità da portare avanti, molto pesante. Molti musicisti non avrebbero retto il peso oppure si sarebbero montati la testa, tu invece sei rimasto una persona molto umile, "il ragazzo della porta accanto". Quali sono le caratteristiche che permettono ad una persona che giunge al successo di rimanere se stessa?
GIANLUIGI CAVALLO: Mi sono sempre posto come un amico che ti aspetta al bar per fare due chiacchiere insieme, dopo i concerti. Molti di voi inizialmente trovavano strano questo comportamento fuori dal profilo delle "Rock Star", ma chi mi ha conosciuto un po' più profondamente ha poi scoperto che sono solo un uomo, che crede nel concetto di "allievo per sempre". Imparare e vivere conoscere e morire. Io sono solo uno che fa con passione il suo lavoro e i suoi hobbies, sempre. Uno che fa solo le cose che gli piacciono se può scegliere ma se non può, fa quelle che "deve" senza protestare con il sorriso sulle labbra, cercando di divertirsi e dare il massimo comunque. Sono solo uno che sa per certo che le cose importanti della vita si materializzano quando si riesce ad essere se stessi anche quando è scomodo.
R&MIMB: Quali sono le maggiori differenze nel suonare in piccoli palchi con un pubblico "limitato" e un grande palco davanti a migliaia di persone? Ricordi un concerto nel quale hai cantato che vorresti rivivere?
GIANLUIGI CAVALLO: Le differenze sono zero dal mio punto di vista. Zero. 20 persone o 20.000 non fanno la differenza dentro le emozioni di performer serio. Sei lì per emozionare e mostrare la tua arte. Non importa quanta gente è venuta a vederti, è importante che ogni singolo abbia potuto sentire la tua "anima".
R&MIMB: C'è un momento della tua carriera che ricordi con particolare piacere? E viceversa, il ricordo peggiore che hai qual è?
GIANLUIGI CAVALLO: Davvero nessuno in particolare, se non gli incontri con i fan che facevano chilometri e chilometri per venire a vederti. Vedi, quando qualcosa inizia per me non è un arrivo ma una partenza, e non esistono arrivi quando sei in viaggio per il piacere che ti dà il viaggiare.
R&MIMB: Puoi raccontarci come è nata la tua passione per la musica e come ti sei approcciato al canto? Hai amato subito il rock? Quali band ti hanno maggiormente influenzato?
GIANLUIGI CAVALLO: Sono nato nel rock più puro. Avevo 8 anni e un marchingegno strano pieno di pezzi rotondi e neri troneggiava in casa. Capito come funzionava è stato amore. Il giradischi di mia madre era pieno di pezzi di classico rock: Elvis, Chuck Berry, Little Richard, Bill Haley, Beatles, ecc. il cantarci sopra è stato istantaneo... Il voler imparare a suonare la chitarra... Praticamente una necessità. Adoro il rock in generale spaziando in tutti i generi. Credo sia necessaria una pagina intera di nomi di band che mi hanno influenzato, ma non solo rock come lo intendiamo in modo classico ma rock nell'anima come i 24 capricci di Paganini, Wagner, Bach.
R&MIMB: C'è stato un concerto a cui avresti assolutamente voluto partecipare ma non ne hai avuto possibilità?
GIANLUIGI CAVALLO: L'ultimo dei Queen.
R&MIMB: Ti piacerebbe poter condividere il palco con qualche artista in particolare?
GIANLUIGI CAVALLO: Con un sacco ma? I primi che mi vengono in mente: David Bowie, Muse, Foo Fighters.
R&MIMB: Purtroppo non capita spesso di poter vedere condividere lo stesso palco padre e figlio. Sappiamo che fra i musicisti della band c'è anche tuo figlio, Sebastiano. Come è stato passare da padre a "collega" in questo progetto? Come gli hai trasmesso la passione per la musica?
GIANLUIGI CAVALLO: Ho avuto la fortuna di avere un ragazzo fantastico e dotato di una sensibilità davvero splendida. Il mio "Zeb" si è innamorato della musica da subito e l'ho nutrito con tutto, tutto, tutto, quello che io ritenevo Pregiato dal 1800 ad oggi. Oggi possiede praticamente la mia stessa conoscenza musicale. Suona chitarra e Pianoforte con passione e genio. Averlo sul palco con me è qualcosa che non riesco ad esprimere bene, quindi mi appenderò alla solo parola che si accende nella mia testa: GIOIA PURA. Alle volte mentre suoniamo vorrei essere sotto il palco e gustarmi lo show.
R&MIMB: Che consiglio vorresti dare ad un giovane ragazzo che intende intraprendere la carriera da musicista? E' davvero così dura, al giorno d'oggi farsi conoscere ed emergere dalla massa?
GIANLUIGI CAVALLO: La prima cosa che vorrei suggerire è guardare dentro se stessi e la propria band. Perché l'arroganza della mediocrità, è un rifugio facile da raggiungere e semplice da arredare. Giustificare le proprie probabili mancanze quando il gioco si fa difficile urlando: "Voi non capite nulla!", non ti farà avvicinare ai tuoi sogni. Se vuoi fare l'astronauta e guidare una navicella spaziale, comincia a guidare alla perfezione la tua cazzo di bicicletta. Siate allievi e cercate di misurarvi con i n.1 (I Buddha) una volta raggiunto un livello competitivo, trovare il mercato o... Fabbricarsene uno.
R&MIMB: Devi partire per un'isola deserta e hai la possibilità di portare un unico disco: quale sceglieresti?
GIANLUIGI CAVALLO: Nessuno. Troppi da portare, preferirei nessuno. A quel punto affiderei l'esecuzione alla mia macchina cuore/cervello che li contiene tutti.
R&MIMB: Siamo giunti alla fine, è stato un piacere poterti intervistare e ti auguriamo di avere l'agenda stracolma di date con la tua nuovissima band! Ultima domanda, però: puoi darci tre buoni motivi per cui vale la pena fare rock?
GIANLUIGI CAVALLO: Meglio uno. Ma solido. La differenza fra vivere e sopravvivere è la stessa che c'è fra essere e sembrare. Vivere è essere. Ad ogni costo. Ogni giorno. Pronti a vivere e a morire ogni giorno! Perché solo chi vive rischia di morire. Questo è essere rock, questo è essere un "Nero." Vi abbraccio forte.
(Intervista a cura di Lorenzo Mortai e Zuleika Cirio)