MORBID ANGEL

Blessed are The Sick

Artwork

A CURA DI
NIMA TAYEBIAN
16/08/2015
TEMPO DI LETTURA:
10

recensione

Tante parole sono state spese dal sottoscritto, in questa rubrica, per parlare dei Morbid Angel, della loro storia e i loro retroscena. Al momento in cui scrivo ben tre recensioni di artwork sono state compilate per la nostra sezione ("Gateways Of Annihilation", "Formulas Fatal To The Flesh"e "Illud Divinum Insanus"), recensioni in cui non ho mancato di dare qua e la notizie sulla band in se oltre che, naturalmente, sulle copertine dei loro dischi, quasi sempre molto fascinose ed azzeccate (a parte certo quella per "Illud...", troppo modernista e con quel retrogusto di riciclaggio delle cover art dei Behemoth. Chi pensa che il mio parere sia influenzato da contenuto dell'album sbaglia di grosso: per la serie "se una copertina è bella è bella". Punto.). Dunque potrei, volendo, omettere ulteriori chilometriche pippe sulla storia dei nostri, sul loro "periodo formativo" etc etc. Potrei. Ma non lo farò. Anche stavolta dunque, inaugurando la recensione della cover art di "Blessed Are The Sick",indubbiamente uno dei picchi massimi, uno degli indiscutibili apici  dei nostri, cercherò, soprattutto per i meno attenti e per chi si fosse perso le puntate precedenti, di dare un breve spaccato su chi siano i nostri, sui loro primi passi, su una serie di informazioni che in tanti (troppi) sapranno ormai a memoria, ma essendo il mondo abbastanza vario (in questo caso il mondo dei metalheads) ci sarà sicuramente che non avrà la minima nozione di quel che concerne lo "year zero" dei M.A. . Dunque è il caso, prima di parlarvi della cover, di fare un passo indietro e darvi qualche info sulla band. Per parlare dei Morbid Angel bisogna parlare in primis di George Emmanuel III. "E chi è?" dirà qualcuno. Se dicessi Trey Azagthoth magari la memoria tornerebbe improvvisamente a molti. George Emmanuel III infatti è il nome di battesimo del futuro mastermind dei Morbid Angel. Un giovane cresciuto in seno ai principi della chiesa battista ma lasciato ben presto libero dai propri genitori di seguire la propria strada senza remore ne costrizioni di sorta. Una libertà che lo porta ad interessi quanto meno singolari, radicati a fondo nelle logiche dell'occulto. Qualcuno parla di un'iniziazione del giovane a tali argomentazioni grazie all'influenza di un suo zio "eccentrico", dotato di una vasta biblioteca sull'argomento, ma a dirla tutta è facile che tali dicerie siano più leggende che altro. Sta di fatto che il nostro cresce alimentando tale passione, accantonando qualsiasi stimolo alla mondanità (..."gli altri andavano alle feste e si sbronzavano, io restavo nella mia stanza ad ascoltare Mozart...") e cercando di sviluppare in solitario le proprie convinzioni. E' in questo periodo che Trey inizia a suonare attivamente la chitarra, influenzato in primis da Eddie Van Halen, uno degli artisti più amati dal giovane insieme ai Pink Floyd, dei quali invece ama il lato "spaziale", "lisergico" (si dice che durante l'ascolto dei loro pezzi più di una volta Trey si sia immerso in trip estatici grazie all'uso di funghetti allucinogeni). Comunque, eviterei ulteriori lungaggini sulla figura del mastermind, portando la nostra attenzione in maniera più specifica sulla band. I nostri nascono nel lontano 1984 sotto il monicker Ice. La genesi del "non-ancora-morboso-angelo" è frutto degli sforzi, come prevedibile, di Trey, coadiuvato da Mike Browning (batteria) e Dallas Ward (basso), quest'ultimo apparentemente attratto alla stessa maniera di Trey, dal fascinoso mondo dell'occulto e delle tenebre. Il nome comunque viene presto cambiato in Heretic, e solo successivamente in Morbid Angel. I nostri, al momento di inaugurare la morbosa creatura, si "nutrono" principalmente di Slayer, Angel Witch e Mercyful Fate, tre band che con l'occulto ci vanno totalmente a nozze, e anche il nome preso da George (Trey Azagthoth) rievoca una creatura a suo modo occulta (Azathoth, preso dal pantheon lovecraftiano, "il dio cieco che gorgoglia blasfemie al centro dell'universo"). Tutto dunque subodora di arcano, ancestrale, occulto, tutto sembra emergere dalle tenebre come uno spirito del male pronto per mietere le sue prime vittime. E' dunque tutto pronto per dare inizio allo spettacolo, l'"altare" è stato preparato e si attende ora di inizare con i cerimoniali. Dopo un paio di demo, la defezione di Dallas (arrestato per droga) e di Mike (cacciato dal dittatoriale leader perchè reo di aver beccato Trey a  baciare la sua ragazza) vediamo subentrare Dave Vincent (al secolo David Stuppnig), che da li in poi diverrà un'altro pilastro fondamentale per la crescita e l'evoluzione della band (oggi diremo anche per la sua morte) oltre che degli altri "indispensabili" Richard Brunelle e Pete Sandoval. Il primo viene conosciuto da Trey grazie a un suo amico: Trey, alla ricerca di una casa discografica, viene messo in contatto dal suo amico con Vincent, all'epoca bassista dei Buried In Cemetery e proprietario della Goreque Records. Dopo la registrazione di Abominations Of Desolation (primo parto non ufficiale dei nostri, considerato al giorno d'oggi una sorta di demo) in cui a cantare è relegato Browning, il sodalizio tra i due si stringe, sino a che, cacciato Browning, dopo un certo periodo di tempo viene messo proprio Vincent a ricoprire quel ruolo. Brunelle viene invece assunto (insieme al bassista John Ortega, la cui militanza nella band sarà breve) dopo la defezione di Ward (per un periodo anche vocalist, subentrato a tale Kenny Bramber che a sua volta era subentrato a un certo Terri Samuels). Sandoval è l'ultimo ad entrare: dopo la sua militanza nei Terrorizer (in fase di scioglimento) l'amicizia tra Jesse Pintando e i membri dei giovani Morbid Angel fa si che Sandoval sia scelto per ricoprire il ruolo di batterista nella band (nell'immediata precedenza vi era un certo Wayne Hartshell, durato decisamente poco). Con la formazione ormai assestata i nostri sono pronti per il primo disco "ufficiale" (ricordate? "Abominations Of Desolation" è stato relegato a "non ufficiale" anche se a tutti gli effetti rappresenterebbe il loro primo parto) ossia "Altar Of Madness" (che include parte del materiale di Abomination), disco veloce, ferale, autentica mazzata nelle ginocchia, rilasciato per la Earache nel 1989. Due anni dopo è la volta del più lento, strisciante, oscuro "Blessed Are The Sick", il disco preso in esame oggi per la nostra analisi "coveristica". Non meno potente del primo, il secondo rappresenta un'ulteriore evoluzione nel loro sound, dato che i vari brani contenuti al suo interno ora sono più possenti, ridondanti, catacombali: un disco capace di non infliggere più danni solo sfoggiando baionettate ma aprendo immensi baratri verso l'infinito degli orrori cosmici. E per l'appunto l'atmosfera evocata dal disco si fa decisamente più "lovecraftiana". Ma non è del contenuto musicale quanto della copertina che voglio parlarvi oggi. Una copertina sulfurea, luciferina griffata dal belga Jean Delville (1867 - 1953), simbolista, rappresentante del cosiddetto "idealismo classico". Il nostro essendo stato pittore, poeta, polemista, insegnante, teosofo sembra che non si sia fatto mancare praticamente nulla. Nell'ambito prettamente pittorico, Delville, da maggiore rappresentante del suo movimento, era animato da una convinzione: ossia che l'arte dovrebbe essere l'espressione di una più alta verità spirituale e che dovrebbe essere basata sul principio di Ideale o di bellezza spirituale. Visione artistica che penso non dispiacerebbe a Trey (non so dire se Azaghtoth sia o meno a conoscenza della "dottrina" di Delville, ma è certo che affinità tra i due pensieri, ambedue tendenti allo "spiritualismo" sembrano assolutamente palesi). Tra i suoi dipinti più celebri possiamo ricordare  "L'Homme Dieu" (1903), "Les Ames Errantes" (1942) e non ultimo, anche perchè cronologicamente è antecedente, "Les Tresors De Satan" (1895), il dipinto scelto dai nostri per ornare il loro ottimo disco. Il dipinto, come notiamo, è strutturato principalmente su due gamme, una prevalente - l'arancio - e una "di contorno" - il blu. Infatti, tutta la scena principale, strutturata per tre quarti della composizione si orienta principalmente su toni aranciati, che vanno verso il roseo e il giallastro dei colpi di luce sulle figure umane (o antropomorfe che siano) e si fondono con un marronastro in diverse gamme (sulla vegetazione, sul corpo di Satana, il protagonista del dipinto).Il blu invece è usato solo in maniera sparuta per il cielo, sullo sfondo. Dunque, quasi centrale, in alto vediamo Satana - piegato con il capo reclinato verso il basso - ad ergersi sopra un cumulo di anime, dannati o comunque figure empie, la cui lascivia non è assolutamente lasciata all'immaginazione ma risulta palese dalla posa lussureggiante delle varie figure. Satana, sopra questi svetta come una figura trionfante, si piega, si flette, ma presta attenzione a non calpestare le anime. Dietro di se un paio di ali decisamente singolari, che partono quasi canoniche, da demone, per divenire proseguendo delle specie di tentacoli. Ha una chioma di bragia che leonina guizza nel vento come un'assaggio delle fiamme d'inferno. Il suo sguardo, la sua espressione è tranquilla, quasi lussureggiante, un Satana molto differente da quanto rappresentato da altri artisti (prendiamo ad esempio il Dorè, che nelle sue incisioni per la "Commedia Dantesca" offre uno spaccato ben più inquietante del principe del male), e che richiama una visione "romantica" del Signore delle Tenebre. Nel braccio alzato regge un vello che quasi si schianta e si fonde con una delle appendici polipesche. Intorno masse, cumuli di vegetazione rese pittoricamente dall'autore con scarsa preponderanza per i dettagli. Sono principalmente "masse" vegetali in cui qui e li si nota, definito", un ramo, un fuscello, degli arbusti. Dietro, insieme alla vegetazione, possiamo vedere uno scorcio di cielo, dipinto in "acquamarina", molto suggestivo e decisamente in contrasto con i toni aranciati della quasi totalità del dipinto. Un capolavoro dunque, un'opera "classica" e senza tempo che ora definiremmo "solo" perfetta per adornare la copertina del secondo album dei Morbid Angel, ma che, riflettendoci, risulta addirittura "essenziale": il disco, senza quest'opera avrebbe sicuramente perso parte del suo fascino ancestrale, pur risultando perfetto a livello contenutistico. Ma si sa, le opere messe in copertina contribuiscono, e non poco, a creare un'alone di fascino nel disco destinato a perdurare.