GHOST
If You Have Ghost
Artwork

NIMA TAYEBIAN
17/09/2015











recensione
Abbiamo speso parecchi kb (fosse stato qualche anno fa avrei detto "abbiamo speso fiumi di inchiostro", ma da allora i mezzi sono alquanto cambiati...) per parlarvi del connubio tra i grandi maestri dell'arte e la musica metal: in soldoni dell'utilizzo di grandi nomi che teoricamente potreste trovare su libri come l'Argan (anche se a dirla tutta sono un po' scettico, dato che su libri come quello citato non si scava troppo nel profondo, nel "sottobosco" come lo chiamerei io, alla ricerca di nomi "meno blasonati e più importanti") per l'abbellimento delle cover dei dischi metal. Abbiamo dunque parlato di Beksinski e di Delville, a loro modo ugualmente importanti, indiscutibili maestri capaci nella loro carriera di creare immaginifici capolavori ancestrali ed evocativi. Conscio del fatto che parlare sempre e solo dei grandi maestri potrebbe mettere in secondo piano quei "nuovi maestri" che stanno emergendo prepotentemente, carichi di tecnica e poetica e sicuramente con qualcosa da dire, stavolta ho deciso di pescare per voi un nome sicuramente meno conosciuto dei due precedentemente citati ma non per questo da sottovalutare. Un nome nuovo, sicuramente (ma a noi piacciono le novità, vero?), sicuramente capace dal punto di vista tecnico e dotato dell'abilità non da tutti di evocare visioni, giocare di rimandi, citare in maniera colta senza copiare. Parliamo di Mattias Frisk, pittore ed illustratore svedese, e della sua opera con gli ottimi Ghost B.C. (ex Ghost: il cambio di monicker è dovuto, come spesso succede, per motivi legali) dei quali analizzeremo l'Ep "If You Have Ghost" (Spinefarm Records, 2013), in sostanza una raccolta di cover che spazia dagli ABBA, ai Depeche Mode, sino a Roky Erickson (il titolo dell'Ep è quasi lo stesso di un celebre pezzo di Erickson: quasi perchè il pezzo coverizzato si chiama "If You Have GhostS, con la esse finale). Naturalmente, prima di parlarvi del disco in questione, mi perderò come spesso capita in qualche breve ma utile digressione, stavolta su Frisk, sul quale punteremo quasi esclusivamente i riflettori lasciando eventuali digressioni sulla band possibilmente ad una prossima recensione. Frisk, come già accennato è un pittore ed illustratore svedese, la cui opera, focalizzata in primis su artisti di stampo metal, può essere definita non a torto prolifica ( possiamo trovare il suo contributo artistico su band quali (King Of Asgard, Fordarv, Miasmal, Siberian, Under the Church...e tante altre, tra le quali figurano anche i Ghost). La carriera di Mattias prende il via in maniera "ufficiale" subito dopo aver conseguito la laurea alla Linköping University: infatti, al termine dei suoi studi universitari questi decide di dedicarsi anima e corpo all'arte pittorica, maturando un suo stile personale e "riconoscibile" - il suo trademark, insomma - basato soprattutto su soggetti ed ambienti che si ispirano ad una sorta di "oscuro mondo fatato", dipingendo figure e scenari inseriti sempre in un contesto macabro/malinconico. Mattias si dostra così un pittore capace di di spaziare - ma non spiazzare, il suo modus operandi si mantiene perlopiù intellegibile - tra varie tecniche: dal normale olio su tela al collage, non disdegnando anche l’apporto di mezzi moderni come i vari “media” digitali. Una peculiarità che lo contraddistingue è quella di suddividere il lavoro in base ai momenti della giornata: al mattino preferisce illustrare le cover per le band, alla sera invece si dedica ai dipinti su tela, cercando sempre di “mescolare” le varie esperienze per capire come far interagire i vari metodi di approccio ai due tipi di opere. Come già detto Frisk è stato ed è molto attivo artisticamente: le sue cover musicali sono innumerevoli, e quella che andiamo ora ad analizzare, dell'Ep If You Have Ghost è solo un esempio della sua bravura, della sua capacità di "creare situazioni" affidandosi ad un palese esempio di "rimando cinematografico". Oltre, certo, che della sua capacità tecnica, indiscutibilmente buona. I Ghost, o Ghost B.C. che dir si voglia, sono un gruppo circondato da un'aura maledetta, una band irrorata di effluvi neanche tanto lontanamente satanici. Autori sino a questo momento di tre full length e un ep (l'oggetto dell'attuale analisi) i nostri sguazzano in un immaginario arcano ed evocativo, fuso alchemicamente ad una musica di reminiscenza "occult rock" (sono di casa rimandi stoner, doom e psichedelia) perfetta per dare corpo alla loro aura di tetra dannazione. Per un gruppo del genere ci voleva sicuramente un tocco artistico capace di translare figurativamente la loro bieca ancestralità. E una copertina, magari, pregna di scorie orrorifiche essenziali per mettere in scena una "giusta ambientazione", ideale a dare l'idea del loro mondo, del mondo dei Ghost. Non a caso ho usato il termine "scorie orrorifiche", dato che la fonte d'ispirazione primaria per la suddetta copertina sembra essere il "Nosferatu" di Friedrich Wilhelm Murnau, il cui protagonista, in simbiosi con il mastermind e vocalist del gruppo Papa Emeritus (il primo, dato che ne hanno cambiati tre: come si dice "morto un papa..") troneggia in posa ieratica alla destra dell'artwork. Ma andiamo per ordine: la cover è virata in una rigorosa bicromia, blu e ocra gialla. Alla sinistra, in alto vediamo svettare il logo, fuso in maniera sagace con il titolo del disco (il gruppo inutile ricordarlo si chiama Ghost, mentre l'Ep s'intitola If You Have Ghost: il "Ghost" in questo caso è usato in maniera duplice, sia per evidenziare il monicker, sia per completare il titolo dell'album), e mentre la scritta iniziale ("If You Have") è fregiata a caratteri stampati molto piccoli e bianchi, la scritta Ghost è evidenziata a caratteri cubitali e fantasiosi, con una G iniziale ad uncino e la T finale a rimembranza di una croce ribaltata, icona per eccellenza del satanismo anticristiano. A destra svetta la figura "iconica" di Nosferatu/Papa Emeritus: lo sguardo è arcigno, fisso verso sinistra, i denti scheletrici digrignati. Il capo glabro di Nosferatu è qui coperto dal tipico copricapo papale abitualmente portato da Papa Emeritus, suo immancabile orpello scenico. L'abito invece è quello tipico di Nosferatu, senza grandi aggiunte o modifiche. Dietro pochi elementi ci danno subito l'idea di uno scorcio di nave. Tutto sembra essere molto simile ad uno dei fotogrammi del celebre film di Murnau, se non fosse per due elementi, che pur palesi nella mia descrizione, vado comunque a sottolineare: 1) il fatto che la figura protagonista, il celebre Nosferatu, è in qualche modo fuso con il singer della celebre band svedese creando una sorta di ibrido (diremo pure "horror/rock"); 2) la scelta di virare tale fotogramma in una fantasiosa bicromia, considerando che il film originale era - logicamente - in bianco e nero (prima di darvi qualche appunto sul fil in questione voglio ricordare che la pellicola è del 1922, dunque è normale che all'epoca i film fossero in b/n). A proposito del "film ispiratore" è bene spendere qualche parola: "Nosferatu Il Vampiro" (in originale "Nosferatu, eine Symphonie des Grauens") è un film muto girato da Friedrich Wilhelm Murnau nel 1922, e proiettato per la prima volta in quello steso anno. Sono in molti, non a torto, a considerarlo il capolavoro del regista tedesco - per quanto questi sia responsabile di altre pellicole di estremo valore artistico come "Fantasma" (1922) "Faust" (1926), "Aurora" (1927) - oltre che uno dei massimi pilastri del genere horror e di tutto l'espressionismo tedesco, di cui Murnau era considerato tra i massimi rappresentanti. Nosferatu, ossia Orlok è ispirato liberamente al "Dracula" di Bram Stoker: inizialmente Murnau avrebbe dovuto girare un film proprio sul celebre conte transilvano, ma per motivi legali fu costretto a cambiare il nome e diversi punti sulla sceneggiatura iniziale. Poco male diremmo, perchè la sua rinterpretazione è diventata un assoluto classico del cinema di tutti i tempi, e forgiando un personaggio come Orlok/Nosferatu, Murnau è riuscito non solo a sfigurare rispetto al romanzo originale, ma a consegnarci una figura vampirica altrettanto credibile, forse addirittura maggiormente carica di pathos. Inutile specificare che la citazione di Frisk è stata ben gradita dal sottoscritto, sfegatato amante del cinema horror ed espressionista, e considerando la fantasia con cui è stata effettuata questa particolare rielaborazione non posso che plaudire e alzare il pollice in segno di completa approvazione. Bravo Mattias Frisk. Sicuramente uno dei futuri pilastri capaci di rivaleggiare con tanti blasonati, storici maestri!

