EMERSON, LAKE & PALMER
BRAIN SALAD SURGERY
1973 - Manticore Records

ANDREA ORTU
04/12/2016











recensione
To this day, H.R. Giger's work remains distinctive in every sense. He's frighteningly unique. (Keith Emerson). Con questa affermazione, il tastierista e leader degli Emerson, Lake & Palmer volle ricordare - oltre che omaggiare - l'uomo dietro la cover art del quinto disco del gruppo, l'eclettico e ricercato Brain Salad Sugery, nonché ciò che tale album rappresentò non già per la musica, ma per l'intera arte figurativa di fine '900: la consacrazione del surrealista svizzero Hans Rudolf “Ruedi” Giger. Si era nel bel mezzo del 1973 quando, come racconta lo stesso Keith Emerson, gli ELP furono invitati a visitare l'abitazione dell'allora trentatreenne H.R.Giger, in Svizzera. Emerson racconta che l'incontro avvenne nel bel mezzo del tour europeo della band, grazie all'intercessione del loro promoter a Zurigo, Gustav Zumsteg. Sempre seguendo la descrizione del tastierista, la casa di Giger apparve da fuori come un "modesto bungalow" ben poco accattivante, salvo poi riscattarsi all'interno. Be', a dire il vero "riscattarsi" è un eufemismo. Emerson rimase letteralmente a bocca aperta, stupefatto di fronte ad un banale spazio abitativo trasformato in opera d'arte, in oscura e futuristica "cattedrale cyberpunk". Un'espressione, "cyberpunk", che allora non esisteva ancora, indizio inequivocabile dello spessore e dell'avanguardismo intrinseci nell'arte di Giger. Guglie gotiche, maschere a gas, braccia "tridimensionali" che allungandosi dal wc "abbracciano" chi vi siede sopra; ogni singolo metro nella casa dell'artista era espressione della sua arte. Keith Emerson non impiegò molto tempo a coinvolgere anche Lake e Palmer nel "tour" a casa di Giger, e dal momento che al nuovo album mancava ancora la cover art, i giochi furono presto fatti. Per comprendere il soggetto scelto dall'artista per la copertina degli ELP, bisogna considerare in primo luogo il titolo dell'album, che all'epoca era abbastanza diverso da quello che conosciamo oggi: Whip Some Skull On Ya. In realtà, sebbene suoni molto diverso da "Brain Salad Surgery", il significato è praticamente lo stesso: un'espressione slang che sottintende la fellatio. Giger non fece dunque altro che disegnare un teschio (skull), un viso dalle labbra prominenti e, naturalmente, un fallo. I soggetti scelti dall'artista svizzero non hanno quasi mai particolari pretese in termini di "contenuto", di spessore inteso come "messaggio". Al contrario, Giger esprime di solito un realismo prosaico ed assai descrittivo, surrealista ma non simbolista, né metafisico - almeno, non nel senso classico del termine. Quel che dell'artista stupisce ed affascina, anzi, proprio: quello che fa di Giger un tassello importantissimo del panorama artistico contemporaneo, è la profondità e l'unicità della sua estetica immaginifica. Quell'immaginario grottesco, oscuro, a volte delirante fino alla violenza visiva che, nel '79, fu alla base del primo Alien di Ridley Scott. E comunque, sebbene le singole opere di Giger non esprimano particolari velleità filosofiche, la sua arte in generale è pervasa da un'enorme, lucida e paurosa visione. Nelle sue opere, l'artista trasforma il sintetico in (dis)umane anatomie, l'uomo si fonde con la macchina, mentre il mondo è rappresentato attraverso nebbiose, sconfinate distese di carne ed acciaio, stanze biomeccaniche oscure e misteriose, intrichi di decorazioni i cui dettagli sembrano arrivare a fondere il più piccolo dei tendini al più insignificante dei microchip. In questa visione concettualmente neo-perversa, in cui l'uomo è parte integrante di un sogno biomeccanico alienante ed assoluto, la sessualità detiene un ruolo fondamentale, spesso perfino centrale. Nell'opera di Giger, ciò che è sessuale trascende le consuetudini dell'eros per divenire cosa altra: una grottesca e cibernetica seduzione fatta di tubi, di volti grotteschi, di cavi che si insinuano tra carni e macchine. In molti casi, membri maschili ed organi femminili sono nascosti fra la moltitudine di soggetti deformi, divenendone spesso parte integrante - proprio come nel caso di Alien. Oggi, grazie al web, sono in molti a conoscere le forme ed i riferimenti sessuali dell'opera di Ridley Scott, ma non tutti sono consapevoli di quanto quei riferimenti siano voluti e ricercati, frutto soprattutto di un’estetica grottesca che affonda le radici in ciò che è familiare ma, al tempo stesso, proibito, culturalmente infarcito di concetti quali “vergogna” o “peccato”. Ma soprattutto, non tutti sono a conoscenza che dietro ogni geniale elemento di design della saga di Alien c’è proprio Giger, e che l’oscar del 1980 per i migliori effetti speciali andò proprio allo svizzero (oltre che a Carlo Rambaldi ed altri professionisti). Ma torniamo a Brain Salad Surgery ed al racconto dell’artista. Il graphic designer degli ELP ebbe l’idea di rendere l’album “apribile come un portone”, scelta che all’epoca creò problematiche di stoccaggio, per poi sostituire completamente il suo nome a quello di Giger. Prevedibilmente, il nostro cibernetico surrealista non la prese affatto bene, ma come ebbe in seguito da dire (con un umorismo inquietante almeno quanto i suoi quadri), “l’ho perdonato, in ogni caso, perché poco tempo dopo ha perso la vita in un incidente stradale”. Tutto è bene quel che finisce bene… suppongo. Pochi mesi dopo, il 19 novembre 1973, Brain Salad Surgery uscì finalmente nei negozi. L’opera degli Emerson, Lake & Palmer rimase senz’altro impressa nel mercato discografico per la sua grazia sconclusionata, per il suo virtuosismo parossistico e la consueta, notevole ricercatezza stilistica; tuttavia, a rimanere impressa nell’immaginario collettivo, fu la sua copertina. Guardiamola dunque da vicino, fermo restando che a differenza di altre opere legate alla musica progressive, la cover art di Brain Salad Surgery non è un tripudio neo-fiammingo di dettagli e minuscoli particolari, anzi: è una sintesi statuaria dall’equilibrio classicista. Il soggetto principale, un teschio umano, è parte integrante di un rozzo meccanismo industriale; tale soggetto è tagliato all’altezza della mandibola da un cerchio, al cui interno è raffigurato parte di un volto di donna - mento, naso e labbra - mentre sotto, sul lato inferiore dell’album, campeggia in finto altorilievo il logo del gruppo, disegnato per l’occasione dallo stesso Giger. Aprendo le “ante” della copertina, dunque osservando idealmente ciò che si cela dietro il grezzo meccanismo, vi è il ritratto di una donna, la stessa del dettaglio racchiuso nel cerchio. Modellato sull’allora compagna dell’artista, l’attrice svizzera Li Tobler, il ritratto in questione mostra un viso logorato da segni e cicatrici. Sulla fronte, il simbolo dell’infinito è inscritto tra i segni di una lobotomia frontale, mentre una fascetta stringe capelli simili a tentacoli cibernetici, estremamente simili a certi dettagli visti in seguito su Alien. L’intera opera è una monocromia grigio-bluastra, anche se, occorre precisarlo, l’originale stampato in Svizzera ha sfumature piuttosto diverse. In effetti, Giger aveva fatto stampare l’illustrazione in un negozio specializzato in stampe pornografiche, ed il risultato fu un definitivo dalle tonalità marrone-rossastre. Anzi, marrone "merda di mucca", come descritto dallo stesso Giger. La scelta dell’autore sul “negozio specializzato in stampe pornografiche” potrebbe avere avuto una motivazione pratica: osservando il mezzo volto di donna all’interno del cerchio è possibile infatti notare un misterioso alone bianco che, originariamente, altro non era che la rappresentazione di un membro maschile. In seguito, come sovente accade in casi come questo, la produzione bocciò l’idea del fallo, che fu quindi cancellato con l’aerografo dall’autore stesso. Notiamo dunque come la cover art di Brain Salad Surgery sia caratterizzata, in tempi ancora non del tutto sospetti, da quegli elementi che col tempo avrebbero caratterizzato in toto l'arte di Hans Rudolf Giger, ovvero: l'avveniristico ed ancora sconosciuto concetto di "cyber punk", gli elementi mortuari e "dark", i dettagli "alieni" e grotteschi e, infine, quei riferimenti alla sessualità che costarono la censura all'album degli ELP. E non è una cosa da poco, anzi. Per quanto mi riguarda, Brain Salad Surgery non è stato solo la "gavetta" di un eccellente illustratore, ma la consacrazione di un artista di spicco del tardo ventesimo secolo. H.R. Giger è stato un vero e proprio innovatore figlio del suo tempo, ma con alle spalle un bagaglio artistico che inizia nel medioevo di Bosch, passa per il neoclassicismo ed approda al surrealismo, a Dalì, raccoglie l'eredità di Blake e l'immaginario di Lovecraft ed infine si reinventa, trasformando quell'enorme eredità secondo le paure e gli inconfessabili feticismi dell'era moderna - del sintetico, dell'alieno inteso anche e soprattutto come alienazione. Ma l'aspetto che amo di più di questo folle esploratore dell'incubo è il suo rapporto ambiguo con l'arte intesa in senso "tradizionale", la sua relativa estraneità ai salotti, alle accademie ed a quegli ambienti che, specialmente qui in Italia, tendono a considerare l'accostamento dell'arte figurativa a contesti "pop" con malcelata sufficienza. Giger, del tutto indifferente a qualsivoglia tradizionalismo ed al moralismo che v'è intrinseco, ha saputo altresì sfruttare ogni campo utile alla proliferazione del suo immaginario, dall'arredamento al cinema, dalla musica al design. Oggi, Giger lo vedete ovunque: nel cinema - dai borg di Star Trek all'inquietante distopia della saga di Matrix -, nei videogiochi - basti pensare a Sarah Kerrigan, di Star Craft, o a tutta una schiera di vecchi titoli germinali di quelli attuali -, e naturalmente nelle opere di innumerevoli pittori, illustratori, fumettisti e perfino scrittori. Con ogni probabilità, viceversa, difficilmente troverete il nome di Giger sui testi accademici di arte contemporanea, ma che importa? L'artista svizzero ha un intero museo a lui dedicato, a Gruyeres, in Svizzera, completo di quadri, sculture, design d'arredo e cinematografico, il tutto in mostra permanente. Adiacente il museo, poi, vi è uno dei quattro bar a lui dedicati, in cui ogni elemento, dalle sedie alle pareti, dal bancone al soffitto, ricorda da vicino l'arte del surrealista, dando ai clienti l'idea di bere un cappuccino direttamente nella tana di uno xenomorfo. Altri bar a lui dedicati, oltre a quello di Chur (Svizzera), si trovavano a Tokyo e New York. Insomma, a dispetto delle difficoltà, nonché dell'ostilità di determinati ambienti, l'arte di Giger è riuscita ad imporsi in ognuno di quei campi nei quali oggi diamo per scontata l'intrusione del creativo, dell'artista inteso come intrinsecamente pop, percorrendo a modo suo quel solco tracciato anni prima da Andy Whorol nonostante le ovvie, diversissime premesse stilistiche e filosofiche. E di tutto questo, Brain Salad Surgery è stato la consacrazione; non l'inizio, perché Giger aveva già creato opere di gran lunga superiori alla cover art degli ELP; né il compimento, poiché ne avrebbe create innumerevoli altre, migliori e diversissime. Ma da quel momento in poi, grazie anche alla vetrina offerta dagli Emerson, Lake&Palmer, l'arte di Hans "Ruedi" Giger rimase "distintiva in ogni senso, spaventosamente unica". Per chiudere degnamente, una curiosità: I disegni originali di Brain Salad Surgery - sia il ritratto femminile che il teschio - sono stati rubati in Repubblica Ceca, nel 2005, a seguito di una mostra di Giger al National Technical Museum di Praga. Su ognuna delle opere c’è tutt'oggi una "taglia" di 5000 dollari, comprensiva di un weekend, pagato, all' H.R. Giger Museum di Gruyeres. A chiunque sia in grado di dare informazioni utili al ritrovamento dei dipinti, non saranno fatte domande.

